Dossier Curuguaty (Paraguay) a cura di Francesco Cecchini

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Di quanto accaduto a Curuguaty (Paraguay) nel 2012 e cioè il massacro nel quale persero la vita 11 contadini e sei poliziotti nel corso di uno scontro armato che provoco  l’impeachment con cui il presidente del paese, l’ex vescovo Fernando Lugo fu destituito. 

Massacro di Curuguaty (Paraguay), ucciso testimone scomodo

Pubblico adesso qui di seguito un appello che sta circolando sulla situazione dei contadini ingiustamente detenuti per tale vicenda prodotto da Francesco Cecchini , scrittore e giornalista  che si sta interessando attivamente al caso e che conosce bene il paese.

Francesco, che ringrazio per avermi inviato il materiale e con il quale mi scuso pubblicamente per non aver avuto il tempo materiale per rispondergli ma anche per pubblicare il tutto, ha scritto anche un articolo che appare di seguito all’appello. (altro…)


Il Paraguay teme il nucleare argentino

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di Annalisa Melandri — In esclusiva per L’Indro  — 10 luglio 2013

Santo Domingo - La decisione del Governo argentino di costruire una centrale nucleare  di nuova generazione nella Provincia di Formosa, a soli 35 chilometri dalla frontiera  con il  Paraguaynon  piace affatto alle autorità del piccolo Paese latinoamericano.

Un rapporto diffuso dal Ministero della Salute di Asunción e consegnato al Ministro degli Esteri, informa infatti che in caso di emergenza il Paese più colpito sarebbe proprio il Paraguay.
In particolare la radioattività, informa il rapporto, «potrebbe  contaminare le riserve d’acqua delle città che si trovano sulle rive dei fiumi Paraguay e Paraná», un bacino d’utenza di circa  tre milioni di persone.

Il Governo argentino ha annunciato la decisione a San Pietroburgo in Russia, durante la Conferenza Internazionale Ministeriale sull’Energia Nucleare nel Secolo XXI, senza tuttavia  informare le autorità del Paraguay che avrebbero, nel frattempo, redatto due note, una indirizzata a Yukiya Amano, direttore generale  dell’Organizzazione dell’Energia Atomica e una per il Ministro degli Esteri argentino Héctor Timermann, chiedendo maggiori informazioni rispetto al progetto.

Il quotidiano paraguayo ‘ABC Color’,  avrebbe inoltre  confermato la notizia, grazie anche a indiscrezioni trapelate dalle autorità locali di Formosa.

Il Presidente del Paraguay, Federico Franco, in conferenza stampa ha dichiarato di essere disposto anche a ricorrere alle istanze internazionali, prima l’OSA (Organizzazione degli Stati Americani) e poi l’ONU e  di  respingere «rispettosamente  ma energicamente» l’installazione di una centrale nucleare sulla linea di frontiera.
«L’Argentina, per una situazione meno importante, ha fatto reclamo a L’Aja» ha ricordato, riferendosi alla cosiddetta ‘crisi delle cartiere’  avvenuta nel 2006 tra Uruguay e Argentina, quando l’Uruguay decise unilateralmente di costruire due cartiere  sul fiume Uruguay, condiviso da entrambi i Paesi. L’ Argentina  ricorse allora alla Corte Internazionale dell’Aja, accusando il  Paese vicino di aver inquinato il fiume.

L’Argentina, con le sue tre centrali nucleari, di cui quella di Embalse è la più grande in America latina,  è un Paese leader nella regione per quanto riguarda l’utilizzo pacifico dell’energia nucleare. Attualmente il  Governo presieduto dalla Presidente Cristina Fernández è in fase di rilancio del  Piano Nucleare del 2006 con la ristrutturazione della  Commissione Nazionale per l’Energia Atomica, fondata nel 1950 e che  aveva risentito negli  ultimi anni della mancanza di investimenti e di risorse. Il Vecchio Piano Nucleare è diventato politica di stato nel 2009 e regolamentato da  una  legge.

Il reattore CAREM (Centrale Argentina di Elementi Modulari), un progetto di ultima generazione a bassa potenza (25MW) che verrà costruito a Formosa, è il primo disegnato completamente in Argentina.  Attualmente a Buenos Aires è in costruzione il suo prototipo.

 

 

 

 


Paraguay: “Los Colorados” riacquistano il potere

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di Annalisa Melandri — esclusiva per L’Indro 24 aprile 2013

La destra paraguayana ha il volto di Horacio Cartes, presidente neoeletto

In Paraguay l’elezione alla presidenza del ricco imprenditore Horacio Cartes (56 anni), avvenuta domenica scorsa, ha segnato ilritorno al potere del Partido Colorado, il partito dell’ex dittatore Alfredo Stroessner.

Significa anche il ritorno della destra più corrotta, dopo la breve parentesi segnata dal governo di Fernando Lugo, l’ex vescovo, di sinistra, che per le sue simpatie verso i governi progressisti latinoamericani, fu deposto con un colpo di stato parlamentare avvenuto nel giro di appena di 24 ore, lo scorso anno. (altro…)


Un intenso anno elettorale per l’America latina

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di Annalisa Melandri — per l’Indro* 4 gennaio 2012

Il 2013 appena iniziato si profila  un anno denso di appuntamenti elettorali per l’America latina. Si chiude invece il 2012, almeno per i venezuelani,  con molta  apprensione per le  condizioni di salute del presidente Hugo Chávez Frias,  che l’11 dicembre scorso è stato sottoposto  a Cuba ad un nuovo intervento chirurgico (il quarto in un anno e mezzo) per rimuovere una lesione cancerosa al colon.

Il decorso post’operatorio di quest’ultimo intervento appare notevolmente più complicato dei precedenti per una serie di gravi complicazioni, tanto da far circolare in queste ore alcune agenzie rispetto ad  un suo probabile ‘coma indotto’. Non è stato  tuttavia sufficiente l’intervista rilasciata il 1 gennaio scorso da l’Avana del vicepresidente Nicolás Maduro appena dopo il suo incontro con Chávez, nella quale afferma di averlo visto con una “forza gigantesca” a tranquillizzare i venezuelani simpatizzanti del presidente.    (altro…)


Massacro di Curuguaty (Paraguay), ucciso testimone scomodo

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di Annalisa Melandri per L’Indro* 14 dicembre 2012

Vidal Vega era scampato per miracolo al massacro di Curuguaty — una località nei pressi del confine con il Brasile — avvenuto il 15 giugno scorso, massacro nel quale persero la vita 11 contadini e sei poliziotti nel corso di uno scontro armato. Non si è salvato invece dall’ agguato che gli hanno teso due sicari davanti casa sua appena qualche giorno fa, il 1 dicembre. Il sacerdote gesuita Francisco De Paula Oliva, figura di riferimento dei movimenti sociali e contadini del Paraguay, ha scritto nel suo blog che con l’omicidio di Vega “è stato cancellato un archivio”.

Vidal Vega era infatti uno dei testimoni chiave di quella carneficina e come tale aveva iniziato a rendere testimonianza, soprattutto agli organismi internazionali, di come si fossero svolti i fatti a Curuguaty, che provocarono l’impeachment con cui il presidente del paese, l’ex vescovo Fernando Lugo, fu destituito per “inadeguatezza nello svolgimento delle sue funzioni”.

A Curuguaty un gruppo di contadini aveva occupato a maggio di quest’anno una terra della quale un signorotto locale ed ex senatore del Partido Colorado rivendicava la proprietà, pur avendola acquisita con metodi poco leciti durante la passata dittatura di Alfredo Stroessner.  (altro…)


Golpe in Paraguay: aggiornamenti, analisi e comunicati

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Già nel 2009 a pochi mesi dal colpo di Stato in Honduras, scrivevo proprio questo articolo, dal titolo inequivocabile: “Paraguay, segnali di golpe?”. Si rumoreggiava allora infatti, che il governo di Lugo non avrebbe concluso l’anno. Già in quell’occasione a dirigere il tentativo di golpe istituzionale c’era Federico Franco, il vicepresidente, che in varie occasioni aveva accusato Lugo di essere un traditore e di “essere pronto ad assumere la presidenza del paese” nel caso il presidente fosse stato sottoposto a impeachment.

Ha dovuto attendere tre anni e alla fine ce l’ha fatta. In soli tre giorni Federico Franco è diventato presidente del paese, un “golpe de estado express”, come lo hanno definito. Lui non se ne cura e sta cercando di convincere il mondo che si è trattato di qualcosa di assolutamente costituzionale, avvenuto nel rispetto della legge. (altro…)


Golpe in Paraguay: scrivi all’ambasciata

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Per chi volesse in queste ore manifestare solidarietà  al presidente Fernando Lugo e condannare il colpo di Stato “costituzionale” , gli indirizzi delle sedi diplomatiche in Italia sono i seguenti:

AMBASCIATA DEL PARAGUAY A ROMA

Indirizzo: Via Firenze 43 - 00184 Roma

Telefono: 06 4741715

Fax: 06 4745473

E-mail: embaparitaliaattiscalidotit  (embaparitaliaattiscalidotit)  

 

 


CONSOLATO DEL PARAGUAY A MILANO

Indirizzo: Via Vincenzo Monti 79 — 20145 Milano

Telefono: 02 34530359, 02 34534515

Fax: 02 34534515

E-mail:  consulparmilanatbetamdotit  (consulparmilanatbetamdotit)  

 

 


CONSOLATO DEL PARAGUAY A TORINO

Indirizzo: Via Vittoria 32 — 10147 Torino

Telefono: 011 8171218

 

 


CONSOLATO DEL PARAGUAY A VICENZA

Indirizzo: Piazzetta Santo Stefano 1 — 36100 Vicenza

Telefono: 044 44547836

Fax: 044 4321826

 

 


CONSOLATO DEL PARAGUAY A NAPOLI

Indirizzo: Viale Gramsci 18 — 80122 Napoli

Telefono: 081 7616383

Fax: 081 7616373

E-mail: glauriniatnotariatodotit  (glauriniatnotariatodotit)  

QUESTO IL MIO MESSAGGIO:

La sottoscritta, Annalisa Melandri, attivista per la difesa dei diritti umani e giornalista indipendente, cittadina italiana, ci tiene a far sapere alla rappresentanza diplomatica del Paraguay in Italia, qualsiasi sia la sua posizione, che e’ solidale con il presidente eletto Fernando Lugo e che considera quanto sta accadendo in queste ore in Paraguay un colpo di Stato.
Appoggio la lotta e gli sforzi dell’America latina per il raggiungimento della democrazia dopo tanti anni di dittature di vario tipo. Oggi finalmente abbiamo un organismo regionale, l’UNASUR, che raccogliendo le voci di paesi e governi  liberi e democratici,  condanna a viva voce ogni tentativo di ritorno al più’ oscuro dei passati.
Spero che il popolo del Paraguay sappia  reagire con dignità  a questa evidente violazione della democrazia. 
Distinti saluti.

 


L’America latina risponde al golpe in Paraguay

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di Mark Weisbrot*
The Guardian Unlimited, 22 giugno 2012


Un colpo di Stato sta avvenendo questo venerdì pomeriggio in Paraguay. 
Così lo descrivono alcuni paesi della regione. L’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR) lo sta affrontando come tale, prendendolo molto sul serio. I 12 ministri degli esteri (incluso quelli di Argentina e Brasile, molto preoccupati) si sono recati in nottata ad Asunción per riunirsi con il Presidente del Congresso del Paraguay.

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Martin Almada: “Il Condor vola ancora, è un Condor globalizzato.”

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Martin AlmadaJean Ziegler nella prefazione del libro “Paraguay il carcere dimenticato”  scritto da Martin Almada, definisce l’avvocato e difensore dei diritti umani paraguaiano come un “profeta e testimone”   e parla della sua  vita come di “esempio di non assoggettamento alla dittatura”.
 
Martin Almada, quest’uomo piccolo e  minuto, stupisce per la grande forza e serenità che riesce ad trasmettere.  Difficile capire dove trovi entrambe,  conoscendo la sequenza di eventi terribili e dolorosi che ha affrontato nel corso della sua vita proprio per non essersi mai piegato alla dittatura. Quella del generale Alfredo Stroessner, una delle più violente e sanguinarie  dell’America latina. Anche una  delle più lunghe, durata 35 anni, dal 1954 al 1989,  che è costata a Martin Almada tre anni di carcere, dal 1974 al 1977, durante i quali ha subito terribili torture , che lo ha costretto all’esilio e che gli ha portato via sua moglie, Celestina Pérez, morta di infarto dopo aver ricevuto una telefonata in cui i carcerieri di suo marito gli avevano  fatto ascoltare le sue grida  durante le torture.
 
Almada è stato recentemente in Italia invitato dall’ONG Terre Madri e ha tenuto una conferenza presso l’Università Roma Tre con la partecipazione della Prof.ssa Maria Rosaria Stabili e di María Stella Cáceres, giornalista argentina.
 
Martin Almada è stato lo scopritore, nel 1992,   dell’archivio della polizia segreta, meglio conosciuto come “archivio del terrore”, considerato di fondamentale importanza in quanto unica testimonianza  delle violazioni dei diritti umani avvenute in Paraguay durante gli  anni della dittatura (1954–1989). Questo archivio è   la prova “regina” delle relazioni internazionali tra regimi militari che stavano alla  base del  Plan Condor ma anche e soprattutto è  la prova del  coinvolgimento diretto della CIA e di Henry Kissinger, ex– segretario di Stato statunitense,  la “cabeza (testa) del Condor, anche lui premio Nobel per la Pace, come Obama”, dice Almada.
 
Il Plan Condor fu un patto criminale tra le dittature militari negli anni ’70 in America latina, stipulato proprio in Paraguay tra il novembre e il dicembre del 1975, che   fu creato, come disse il dittatore cileno Pinochet “per salvare la civiltà occidentale e cristiana dalle grinfie del comunismo”. Costò all’America latina più di centomila morti tra il 1975 e il 1985  tra dirigenti sindacali, studenti, giornalisti, religiosi, artisti, politici.
 
“La memoria è uno spazio di lotta politica”  spiega Martin Almada ai giovani universitari presenti a Roma Tre. Partire dalla conoscenza del passato anche per prevenire orrori futuri perché,  come Almada è solito ripetere nel corso delle sue interviste e conferenze, “il Condor vola ancora”. Un  Plan Condor 2 “globalizzato” è stato ripristinato  infatti  già a partire dal 1997. Allora, un  colonnello paraguaiano di nome  Francisco Ramón Ledesma scrisse  a un suo pari ecuadoregno comunicandogli una lista di nomi di “sovversivi” del suo paese, da aggiungere alla lista completa dei sovversivi latinoamericani. Il colonnello Ledesma chiamato a rendere dichiarazioni di fronte a un giudice, ha ammesso  che a capo di tali operazioni ci sono ancora una volta gli Stati Uniti e che le operazioni sono dirette  dalla Conferenza degli Eserciti Americani (CEA) che si riunisce ogni due anni e che controlla “la sovversione” nella regione.
 
Rispetto alla situazione attuale che vive il Paraguay, dove sembra esserci una situazione politica interna simile a quella dell’Hondura pre-golpe, Almada ci spiega che in effetti il presidente Fernando Lugo ha  una minoranza assoluta e che nel governo c’è perfino un nipote del dittatore, il senatore Gustavo Alfredo Stroessner. Inoltre il vice presidente Federico Franco agisce apertamente contro il presidente   Lugo, fomentando una sorta di golpe interno.
 
Lugo ha fatto molti errori dall’agosto del 2008, quando  ha assunto la presidenza. L’ultimo in ordine di tempo  è stato quello di aver ceduto  alle pressioni interne dichiarando uno stato d’assedio  in cinque regioni nel nord del paese, della durata di 30 giorni a partire dalla fine di aprile, con lo scopo di sconfiggere la guerriglia. Guerriglia praticamente inesistente, dice Almada,
 
I  fatti violenti registrati negli ultimi tempi sono da ricondursi ad episodi di criminalità legata al  traffico di stupefacenti ma che l’opposizione vuole vincolare invece al gruppo armato Ejército  del Pueblo Paraguayo.
 
Lugo ha dovuto cedere in questo senso anche per le accuse che gli erano state mosse di  avere amicizie tra alcuni membri del EPP e sebbene come si è detto, abbia commesso errori e sia debole nei confronti dell’opposizione, gli si deve comunque il merito di aver ribaltato la situazione politica del paese in cui il Partido Colorado dominava lo scenario da oltre 70 anni. Si è impegnato molto inoltre rispetto a un tema urgente quale era quello  della salute pubblica ma molti paraguaiani non gli perdonano di non aver fatto nulla  per una riforma  agraria: “se affronta il tema della riforma agraria lo cacciano” spiega Martin Almada. Forse in pigiama all’alba,  come hanno fatto in Honduras con Manuel Zelaya gli oligarchi spaventati da una virata a destra troppo decisa.
 
Leggi anche:
Intervista a Martin Almada di Gianni Tarquini
qui invece l’articolo di Mauro Pigozzi dove è possibile leggere per intero anche quello di Pablo Stefanoni tratto da Il Manifesto.
 
 
 

Paraguay, intervista al senatore del Partito Liberale Alfredo Luís Jaeggli

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Quest’intervista realizzata da tre giornalisti argentini della Radio Nacional di Buenos Aires il 17 dicembre 2009 al senatore del Partito Liberale Alfredo Luís Jaeggli,  conferma in modo inequivocabile le voci di un processo di impeachment  al quale il Parlamento del Paraguay sta cercando di sottoporre il presidente Fernando  Lugo per permettere al vicepresidente Federico  Franco di assumere il mandato.  Un “golpe istituzionale” come quello realizzato in Honduras. L’intervista è sconcertante. Si legittima il golpe (perché tale sarebbe) in nome della libertà di applicare nel paese quelle politiche neoliberali che a detta di Luís Jaeggli hanno per esempio fatto il Cile di Pinochet un paese dal quale trarre esempio. Scavalcare la volontà popolare in nome di un “noi” ripetuto varie volte nel corso dell’intervista. Un “noi” che sarebbe stato interessante chiedere al senatore a che percentuale della popolazione del paese si riferisce … (AM)
Programma “Carbono 14” , Radio Nacional, Buenos Aires Argentina, 17 dicembre 2009
Intervista realizzata dai giornalisti Pedro Brieger (PB), Eduardo Anguita (EA) e Miriam Lewin (ML)
PB – A proposito della situazione complicata in Paraguay e  per capire qualcosa di più di quello che sta succedendo,  abbiamo deciso di intervistare il senatore liberale Alfredo Luís Jaeggli, presidente della commissione finanze e della bicamerale sulla legge finanziaria. Lo salutano da Radio Nacional Pedro Brieger, Eduardo Anguita y Miriam Lewin.
ALJ – Buona sera, come stanno gli amici argentini? Sono Alfredo Luis Jaeggli, senatore liberale presidente della commissione finanze e della bicamerale sulla legge finanziaria di quest’anno.
PB – Senatore ci spiega quello che sta succedendo in Paraguay. Si  sta parlando molto di un possibile impeachment al presidente Lugo. Di cosa si tratta?
ALJ – Guardi, si sta parlando veramente  di impeachment. La discussione non è ancora ad un livello formale all’interno del partito liberale e dico “ non ancora” perché c’è un gruppo di senatori, tra i quali il sottoscritto,  che è a favore di un giudizio politico del presidente. Non si stanno realizzando quelle promesse e quei  cambiamenti che il Partito Liberale si era impegnato ad attuare e quindi c’è una divisione all’interno dello stesso rispetto al giudizio politico al presidente Lugo. In tal caso il vicepresidente Federico Franco assumerebbe la presidenza.
PB – Dal momento in cui il Parlamento avvia  l’impeachment deve assumere la presidenza il vicepresidente? Qual’ è l’iter giuridico?
ALJ – L’accusa formulata dalla Camera dei Deputati deve essere trasmessa ai senatori, c’è bisogno di 30 voti e noi siamo 45 e quindi va avanti il giudizio politico, come ben sapete. Questo ovviamente comporta  instabilità e turbamento  ma …
EA – Durante l’epoca di Stroessner si viveva meglio in Paraguay?
ALJ – No, no, no, sotto nessun punto di vista.
EA – Allora perché la necessità di forzare una situazione per impedire che un presidente termini il suo mandato?
ALJ – Io vi dico che il Paraguay è l’unico paese insieme ad Haiti e Cuba che non ha ancora fatto riforme di modernizzazione. Voi avete avuto la vostra modernizzazione, lo sapete bene,  con il governo di Menem. Sapete a cosa  mi riferisco. Anche il Brasile e anche  che l’Uruguay, anche la Bolivia che purtroppo  ha avuto un ritorno involuzione. Il Paraguay sta ancora come negli anni ’50, le istituzioni sono completamente obsolete, c’è bisogno di riforme moderne e questo è uno dei problemi che ha il Presidente Lugo…
ML – Scusi, che intende lei per riforme moderne?
ALJ – Le spiego rapidamente, lei sa che il Paraguay è ancora produttore di canna. Le sembra possibile che uno Stato possa produrre canna? Lei sa cosa è la canna vero? Bene,  c’è una produzione  di canna che è in perdita. Le sembra che questo possa essere uno stato moderno?

PB – Il presidente Lugo quindi rappresenta un ostacolo per questa modernizzazione?

ALJ – Si, si si, infatti, come le  sto dicendo …
PB– Quindi la cosa migliore è metterlo da parte e che assuma la presidenza Franco il quale potrebbe dare impulso alla modernizzazione.
ALJ – Per lo meno questa è la mia idea e quella di molti altri. Non possiamo tornare indietro, dobbiamo avviare una rivoluzione. Abbiamo avuto 60 anni di dittatura! Di vandalismo, di sofferenza. Dobbiamo democratizzare, dobbiamo rendere attraente questo paese agli investimenti.
EA – Ah ecco, quindi per far arrivare investimenti stranieri  mettereste da parte Lugo per quella che voi chiamate sicurezza giuridica
ALJ– Non solo investimenti stranieri, ma anche fantastici, formidabili investimenti nazionali. Quelli nazionali! Sappiamo che ci sono ingenti somme di denaro ma per l’insicurezza giuridica e politica che abbiamo nel paese, nessuno investe i suoi soldi …
 EA–  É qualcosa di simile a quanto accaduto in Honduras, cacciare Zelaya affinché sia più sicuro il capitale da investire.
ALJ– Guardi, ho idee diverse da quelle che ha lei rispetto a quanto accaduto in Honduras , me ne rendo conto.  Faccio parte della Fundación Libertad e la Fundación Libertad fa parte della Fundación Naumann. Il  presidente honduregno aveva assunto il mandato  secondo un modello neoliberale ma poi lo ha tradito e si é dato al socialismo del secolo XXI. Scusatemi ma quello che é successo in Honduras per me é assolutamente legale.
EA– Assolutamente legale?
ALJ– Dal mio punto di vista.
PB– Per questo potrebbe accadere qualcosa di simile in Paraguay come lei segnala, per questo sarebbe legale un impeachment per far assumere la presidenza al vicepresidente Franco. Non stiamo parlando di uno strappo  alla Costituzione in nessun momento…
ALJ– In nessun momento e sotto nessun punto di vista. Qui il giudizio politico é costituzionale, é totalmente regolamentato e lo decidono i voti …
ML– Quali sarebbero i crimini  di cui è accusato il presidente? Quali sarebbero le omissioni commesse da Lugo nell’esercizio dei suoi doveri secondo il suo punto di vista?  Perché fino a questo momento quello che lei sta dicendo è soltanto che si tratta di un ostacolo per l’applicazione delle politiche neoliberali che lei invece sostiene … In nessun momento ha indicato però secondo il suo punto di vista cosa è che giustifica un giudizio politico …
ALJ– Lei sa che cosa é un giudizio politico? Sa qual’é la differenza tra giudizio politico e giudiziario? Nel giudiziario  uno deve essere un delinquente, un assassino,  in un giudizio politico ci sono 30 senatori e 43 deputati che affermano che questo non va più bene, che non funziona. È semplice, mi perdoni…
ML– Ma ci devono essere dei motivi.  Lei ci può dire quali sono?
ALJ– Il primo é che questo povero paese non ha nessuna possibilità di cambiamento e con questo signore avremo un’involuzione invece di una rivoluzione, questo signore quello che vuole é cancellare i partiti e  dare denaro alle organizzazioni sociali. Quello che vuole é presentare come una panacea il socialismo del XXI secolo e per la maggior parte nella Camera dei Deputati e in quella dei Senatori, che siamo rappresentanti eletti, non é così. Noi dobbiamo fare il contrario di tutto ciò. A noi non piace quello che sta succedendo in Bolivia , in Venezuela e nemmeno in Argentina, dobbiamo essere onesti. E meno che meno in Nicaragua. Forse ci stiamo sbagliando, ma gli indici economici di Bolivia e Venezuela sono peggiorati molto rispetto al  passato  e allora quello che vogliamo evitare è questo, perché qui la povertà è estrema e dobbiamo mandare avanti questo paese. Dobbiamo far sì che ci siano industrie, investimenti che l’economia cresca, dobbiamo democratizzare, aprire il paese e questo signore vuole fare tutto il contrario …
ML– In quali paesi dell’America latina questi piani economici di orientamento neoliberale hanno diminuito la povertà?
ALJ– In Cile. Non le sembra? Non é d’accordo con me? O lei crede che i socialisti in Cile sono quelli che hanno fatto crescere l’economia, non hanno cambiato nemmeno il diritto del lavoro. Il diritto del lavoro è ancora quello di Pinochet,  che crede!
ML– E a lei sembra positivo questo?
ALJ– Che crede! Il Cile é l’esempio del progresso. Perché ci sono meno poveri, la gente lavora, c’è benessere e democrazia.
ML– Mi sembra strano senatore che lei non abbia ancora fatto riferimento alle abitudini personali del presidente Lugo e glielo domando come donna.
ALJ– Guardi,  in tutta onestà le dico che sono pratico e molto sincero. Se Lugo avesse avuto la condotta  morale che ha avuto ma avesse fatto delle  riforme che avessero portato benefici come li hanno portati in Cile…
ML– Ah!  Non ho più  domande grazie.
EA– Buona sera senatore.
ALJ– Grazie, arrivederci.
PB– Abbiamo parlato con  Alfredo Luis Jaeggli,  senatore liberale presidente della Commissione Finanze e della bicamerale sulla legge finanziaria,  che in qualche modo conferma le voci che stanno circolando rispetto a un giudizio politico contro il presidente Fernando Lugo e di una destituzione alla maniera honduregna– come si sta iniziando a utilizzare adesso – pensando in un colpo di Stato  non guidato da militari ma condotto dai propri parlamentari. Dargli un volto di costituzionalità per discutere dopo sulla sua legittimità o meno, ma da lontano, prendendo esempio dall’Honduras. Il golpe si mantiene e il destituito non può tornare al potere.
Traduzione Annalisa Melandri
 

 

 


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