Il Treno elettromagnetico venezuelano

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prototipo del treno elettromagnetico venezuelano

Prototipo del treno elettromagnetico venezuelano (TELMAGV)
 
Il progetto del Treno Elettromagnetico Venezuelano è del 1967.
Il suo ideatore fu il Dr. Alberto Serra, ricercatore dell’Istituto di Ricerche Scientifiche .
Questo progetto è stato rispolverato dopo 40 anni e adesso nel giro di tre anni e mezzo potrebbe essere realizzato ad un costo pari a quello di un treno convenzionale.
Il 90% delle materie prime per la realizzazione del treno saranno prodotte direttamente in Venezuela, si importeranno dalla Cina solamente alcune parti elettriche.
Per tutti coloro che non vedono un futuro “tecnologico e di sviluppo” del Paese e per quelli che vedono nelle politiche economiche e di sviluppo di Chávez pura demagogia.

Italia-Venezuela tra falsità della stampa ed amicizia tra bloggers..

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Vorrei ringraziare pubblicamente il mio amico Bruno Spelorzi. Dal suo Blog Politicamente Incorrecto, dal Venezuela, ha approfondito in due post particolarmente interessanti alcune tematiche già trattate qui.

Nel primo, ironicamente, facendo la parodia di un programma televisivo statunitense, Who Wants to Be a SuperHero, Bruno immagina che un simile programma venga realizzato in Venezuela dal titolo Quien Quiere Ser  Un AntiHeroe Venezuelano. Non sarebbe sorprendente che  dopo aver fallito in tutti i modi democratici e non (Enrique Salas nel 1998, Francisco Arias Cárdenas nel 2000, l’opzione del SI nel referendum del 2004, Rosales nel 2006), l’opposizione venezuelana, sconfitta dalla forza dirompente del popolo che finalmente é “protagonista del proprio destino”, si affidi ai mezzi televisivi privati (disinformativi di opposizione o laboratori di guerra sporca) al servizio delle multinazionali per creare “controfigure mediatiche che si oppongano “con tutte le loro forze, con tutta la loro mente e tutto il loro cuore al presidente Hugo Chavéz”.
Tra i possibili aspiranti a partecipare a questo reality show, il nostro Bruno immagina per esempio, a nome della  società civile Alejandro Peña Esclusa e Maria Corina Machado, per i mezzi di comunicazione privati, Nixon Moreno, Carlos Alberto Montaner e Miguel Rodríguez, e per la chiesa cattolica venezuelana, Il Cardinale Rosalio Josè Castillo Lara e Monsignor Roberto Luckert.
Uno dei primi protagonisti dello show  potrebbe essere per esempio  Nixon Moreno, oppositore e studente della Università delle Ande (ULA), resosi recentemente  protagonista di uno show mediatico con il quale si è rifugiato nella Nunziatura Apostolica chiedendo a Benedetto XVI che gli concedesse un salvacondotto come esiliato politico.
Nixon Moreno è un volgare criminale con un mandato di cattura nel suo paese per omicidio e tentata violenza carnale che fu trasformato come per magia in “vittima del regime”. Nello stesso modo in cui un fascista e golpista come Peña Esclusa nel nostro paese viene fatto passare come “oppositore moderato di Chávez.
Conclude  testualmente Bruno:
“Se decidente di votare per lui o per qualsiasi altro partecipante — del fenomeno dei mass media venezuelani — potete chiamare lo 0–800-dissociazione o scrivere a href=“psicoticaatchivuolessereunantieroevenezuelanodotcomm“>dissociazionepsicoticaatchivuolessereunantieroevenezuelanodotcom e vincere un simpatico dizionario Rosales-Spagnolo Spagnolo-Rosales edito da MonteAvila Editrice e un magico tour alla Casa Bianca per conoscere di persona il presidente con più desiderio di vendetta di tutto il pianeta”.
 
Il secondo post di Bruno è ugualmente molto interessante. Egli ha raccolto il mio invito ad approfondire un articolo apparso tempo fa sul quotidiano La Stampa dal titolo “In fuga da Chavez” di Paolo Manzo, secondo il quale, migliaia e migliaia di italiani residenti in Venezuela, stanno velocemente facendo ritorno in patria terrorizzati dalla “dittatura” di Hugo Chávez e dalla possibilità di perdere i privilegi acquisiti in quel paese dopo anni di duro lavoro. (“Espropri in vista, c’è paura”).
Nota Bruno, che non una parola viene spesa dal giornalista per ricordare che gli italiani giunsero in Venezuela fuggendo da un continente  distrutto da due guerre e che furono amabilmente accolti da questo popolo grazie al quale poterono ricostruirsi una vita.
In Venezuela non si sta espropriando niente, si sta solamente applicando la Legge delle terre riconsegnando ai contadini porzioni di terreno fertile ma improduttivo che erano in mano di alcuni latifondisti i quali non ne erano nemmeno i legittimi proprietari.
E gli espropri di cui l’opposizione va parlando da anni,  semplicemente non esistono..
Di esproprio si parla anche a proposito del mancato rinnovo della licenza all’emittente RCTV, anche in questo caso vengono diffuse menzogne volte a creare timore nella popolazione verso una deriva totalitaria del governo di Hugo Chavez.
Chiarisce Bruno infatti: “E’ insindacabile potere del governo nazionale, come amministratore, in nome del popolo venezuelano, dello spazio radioelettrico, il rinnovo o il non rinnovo delle licenze operative.  In nessun caso si tratta di espropriare l’emittente televisiva ai suoi legittimi proprietari: essi potranno continuare a produrre e ad emettere le loro programmazioni via cable e non, attraverso il segnale aperto.. Ma questo sicuramente non implica nè la chiusura dell’emittente nè la sua espropriazione.”
Ma l’aspetto sul quale occorre riflettere è se sia giusto o meno che a un’emittente televisiva chiaramente coinvolta in un tentativo di colpo di stato, come fu confermato successivamente, venga permesso di utilizzare ancora uno spazio pubblico.
Bruno, sicuramente da italo-venezuelano, comprende molto bene il desiderio degli italiani di ricongiungersi ai loro familiari in Italia dopo una vita di lontananza, anche per recuperare il filo delle origini e della memoria. Indubbiamente ci sono Italiani ai quali non piace Chávez e che temono una “presunta” dittatura alla Castro, e così molti venezuelani, sicuramente non appartenenti ai segmenti più umili della popolazione, vanno al consolato e all’ambasciata statunitense per richiedere il visto per trasferirsi negli Stati Uniti.
Purtroppo La Stampa si unisce al coro dei media italiani quali Il Tempo, La Repubblica, L’Espresso che diffondono notizie opportunamente manipolate e false e mai le reali conquiste del Venezuela: che è diventato il paese a maggior crescita economica in America Latina, che l’emissione dei Buoni del Sud e di quelli di PDVSA è stato un successo, che il Venezuela ha preso il controllo della Falda Petrolifera dell’Orinoco, che promuova il Banco del Sud per liberare le nazioni del continente dal FMI, che è l’unico paese dove la metà dei suoi abitanti sta studiando, che lancerà prossimamente un suo satellite per raggiungere una sovranità tecnologica informatica, che l’UNESCO lo ha certificato come libero dall’analfabetismo, che il paese ha un’ assistenza sanitaria e di educazione gratuite e di qualità.
Questo conta molto meno di tutte le bugie e le falsità.
Vorrei inoltre segnalare  il commento che Gloria, ha lasciato sul blog di Bruno: fa notare infatti come la ridicolaggine si è spinta ben oltre, probabilmente ai più è sfuggita infatti  una puntata della trasmissione di RAI 1 “Il treno dei desideri” condotta da Antonella Clerici dove tempo fa intervistarono una donna venezuelana e i suoi tre figli, secondo i quali il regime costringendoli alla fuga,  gli aveva fatto abbandonare tutti i loro averi e ora si trovavano in miseria. La signora doveva fare pulizie nelle case (ed è così brutto? nemmeno avesse detto prostituirsi..)per sopravvivere ed erano anni che non potevano far ritorno in patria, lontani da amici e parenti. Il programma alla  fine regalava quattro biglietti A/R affinché visitassero i loro cari in Venezuela.
Certo che se ci si mette pure la Clerici….
 
Vorrei segnalare inoltre questo articolo de La Patria Grande, sull’ennesimo attacco al governo venezuelano ancora una volta da parte del quotidiano La Stampa di Torino. In un articolo anonimo, infatti, La Stampa, affermerebbe che il Venezuela sia in rivolta contro Hugo Chávez, presidente populista (come va di moda questa parola!) per l’applicazione della Ley Seca nella Settimana Santa.
Invito tutti infine ad aderire all’appello di La Patria Grande, scrivendo all’ambasciata venezuelana in Italia href=“embaveitatioldotit“>embaveitatioldotit , per chiedere all’Ambasciatore Venezuelano di far sentire la propria voce contro un giornale che sta sistematicamente cercando di screditare il Governo Chavez ed il Venezuela.
 
 
 

Bush e Chávez

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viaggio Bush

Resosi conto forse troppo tardi che mentre si trovava impegnato nelle sue guerre preventive  il “patio trasero” (il cortile di casa)  cambiava velocemente destinazione d’uso, George W. Bush viaggia in America Latina e precisamente in Colombia, Brasile, Uruguay, Messico e Guatemala dall’8 al 14 Marzo. Promettendo demagogicamente più democrazia e aiuti contro la povertà,  in realtà cercherà di incrinare e minare il processo di integrazione latinoamericana.
Si tratta di uno sforzo diplomatico volto a confermare alleanze già collaudate con la Colombia, il Guatemala e il Messico e a tirare dalla sua parte in un ultimo maldestro tentativo di isolare Chávez, i governi di Uruguay e Brasile.
Bush nel suo ultimo discorso ha paragonato gli obiettivi di questo suo viaggio a quelli del programma dell’Alleanza per il Progresso del 1961 di Kennedy , promosso a Punta del Este nella riunione del Consiglio Interamericano Economico e Sociale dell’Organizzazione degli Stati Americani. In quella riunione c’era anche una delegazione cubana capeggiata da Ernesto Che Guevara, il quale in un appassionato discorso carico di orgoglio e amore per la Rivoluzione Cubana denunciò apertamente l’aspetto politico della Conferenza e cioè quello di “essere concepita contro Cuba e contro l’esempio che Cuba rappresenta per tutto il Continente latinoamericano”. 
E così questo viaggio di Bush è politico nel senso che i suoi intenti sono i medesimi di quelli dell’Alleanza per il Progresso di Kennedy, contro Chávez adesso, contro Castro allora, contro la Rivoluzione Cubana allora, contro quella Bolivariana adesso.
Ma è come se Bush e il modello neoliberale e imperialista che tenta ancora di imporre all’America Latina si trovassero alla resa dei conti finale. Realtà  contadine, indigene,   operai,    movimenti ecologisti ognuno con un suo programma e metodologia di azione, manifestano  a gran voce contro il modello neoliberale che proprio nella regione ha dimostrato tragicamente sulla pelle di milioni di persone tutti i suoi errori.
In tutti gli stati che saranno visitati da Bush si leva in alto la voce del popolo contro il “genocida”, il “terrorista n. 1″, il “nazi” e via di seguito.
E così mentre Bush tra imponenti misure di sicurezza si chiude nei palazzi governativi, Chávez acclamato dal popolo nelle piazze  viaggia in Argentina e Bolivia.
E’ come se idealmente il testimone della lotta antimperialista sia passato idealmente da Che Guevara a Hugo Chávez. Mentre Che Guevara a Punta del Este nel lontano 1961 lanciava accuse contro la politica statunitense e i suoi tentativi di isolare Cuba dal resto del  mondo e auspicava l’unità economica e politica latinoamericana  altrettanto fa Chávez dal Venezuela e dall’Argentina dove si trova in questi giorni, difendendo il suo Socialismo del XXI secolo e l’unità della regione, e se Punta del Este segue di poco l’invasione della Baia dei Porci non dimentichiamo che questo viaggio di Bush segue di poco il tentato golpe in Venezuela organizzato in combutta con la Cia, e l’arresto di due militari venezuelani nei giorni scorsi accusati di essere gli organizzatori di un complotto per attentare alla vita di Hugo Chávez.
Attento Hugo, stessi metodi…

El Caracazo — 18 anni dal massacro

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Oggi è un giorno triste per il Venezuela, il 27 febbraio del 1989 una grande protesta popolare in Venezuela contro le misure  neoliberali adottate dal governo  di Carlos Andrés Perez fu duramente stroncata con il sangue. Migliaia di morti, migliaia di venezuelani  furono assassinati dalla repressione  militare. Migliaia di uomini, donne e bambini. Non si è saputo mai esattamente quanti furono, forse 10.000. Migliaia di uomini, donne e bambini che semplicemente  reclamavano un tozzo di pane, una arepa, un piatto di pasta, furono uccisi.
Tra i responsabili di questo massacro, che ancora reclama giustizia, ci fu anche l’italo-venezuelano, il Ministro della Difesa Italo del Valle. Per questo italiano, uomo ripugnante il disprezzo e l’indignazione di tutti gli italiani.
Nessuno dei responsabili del massacro è stato condannato, nè Carlos Andés Perez, allora Presidente della repubblica, né il suo ministro più coinvolto, Italo del Valle. Sappiamo che è possibile che questi miserabili, questi codardi capaci di ordinare un massacro di uomini e donne che semplicemente reclamavano al governo di non potere più andare avanti con la fame, non  faranno mai un giorno di carcere e moriranno senza essere giudicati dalla giustizia degli uomini. E’ possibile che siano altri Pinochet e che moriranno di vecchiaia senza trascorrere un solo giorno in carcere. E’ possibile, quasi certo. A questo indegno, ripugnante e codardo italiano il disprezzo e l’indignazione di tutti gli italiani.
 
Traduzione di Annalisa Melandri

El Caracazo — 18 años de la masacre

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Hoy es un día triste por el Venezuela, el 27 de febrero del 1989 una grande protesta popular en contra de las mediads neoliberales del Gobierno de Carlos Andres Perez termino reprimida en la sangre. Miles de muertos, miles de venezolanos fueron asesinatos por la represion policial. Miles de hombres, de mujeres, de niños. Nunca se supo exactamente cuantos fueron los muertos, quizas 10.000. Miles de hombres, mujeres, niños que simplemente reclamaban un trozo de pan, una arepa, un plato de pasta, fueron matado.

Entre los responsable de esta matanza, que todavia reclama justicia, tambien un indigno italo-venezolano, el Ministro de la Defesnsa Italo del Valle. Por este italiano, per este asqueroso hombre el desprecio y la indignacion de todos los italianos.

Ninguno de los responsable de la matanza ha sido condenado, ni Carlos Andres Peres, el presidente de la Republica, ni su ministro mas involucrado, Italo del Valle. Sabemos que es posible que estos miserables, estos cobarde capaz de ordenar la matanza de hombres y mujeres que simpleemnte le reclamavaban al gobierno de no poder mas seguir con la hambre nunca haran un dia de carcel y moriran sin pasar por la justicia de los hombres. Es posible que sean otros Pinochet y que moriran de viejez sin conocer un solo dia de carcel. Es posible, casi cierto. A esto indigno, asqueroso y cobarde italiano todo el desprecio y la indignacion de todos los italianos.

Fuente La Patria Grande


Venezuela y ley habilitante

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In Italia la diffamazione a mezzo stampa é punita dall’articolo 595 del Codice Penale che recita: “Se l’offesa é recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicitá, ovvero in atto pubblico, la pena é della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a lire un milione” (da aggiornare ad euro — ndr).

Ció premesso, continuamente su stampa e televisione venezuelana leggiamo ed ascoltiamo notizie false, tendenziose e diffamatorie. Questi media, ripresi dai suoi alleati all’estero, vogliono far apparire Chavez come un dittatore. La scusa, adesso, é la cosidetta Legge Abilitante per la quale il Presidente del Venezuela, in questo caso Hugo Chávez, avrá podestá legilativa in alcune materie.

C”e da dire che queste leggi comunque dovranno essere ratificate dal Parlmento. Inoltre, non c’é assolutamente niente di dittatoriale; noi, in Italia abbiamo la stessa figura: i decreti legge. I decreti legge sono presenti, con nomi differenti (chi ha studiato diritto costituzionale comparato conosce la materia) in tutte le costituzioni democratiche del mondo. I decreti legge altro non sono che la possibilitá per il governo di legiferare, in eccezione alla Legge che prevede la podestá legislativa riservata al Parlamento. In Venezuela prendono il nome di Ley habilitante. Siamo di fronte alla stessa figura giuridica.

E’ vero che in italia a volte si criticano i governi per l’uso eccessivo di questa figura, peró nessuno si permetterebbe di paragonare il presidente del Consiglio di turno che utilizza i decreti legge, a Hitler, come succede in Venezuela. La copertina che mostriamo é del giornale “Tal Cual”. Una copertina del genere, in Italia avrebbe provocato dibattiti a non finire. Diffamare il presidente del Consiglio in tale modo avrebbe comportato non solo le pene di cui all’articolo corripondente del Codice Penale, ma conseguenze ben piú pesanti per il giornale colpevole di una simile diffamazione.

Secondo questi media, Il Venezuela sarebbe il paese della dittatura, il paese della repressione della libertá di stampa. La veritá, sotto gli occhi di tutti, é che in questo paese manca l’apparato giudiziario. I media possono dire tutto e di piú, con la piú assoluta impunitá fino al punto di permettersi di confessare in diretta di essere attori protagonisti di un colpo di stato e continuare a trasmettere anno dopo anno. Immaginate in italia, una televisione implicata in un fallito colpo di stato? Cosa gli succederebbe? Pensate che starebbe ancora in linea? Si accusa il governo Chavez di voler chiudere le televisioni! Negli otto anni di Governo Chávez (meno 47 ore di dittatura; é bene non dimenticarlo) le uniche televisioni silenziate sono state VTV, la televisione dello Strato ed una piccola televisione privata di nome Catia TV; entrambe silenziate dal breve governo del dittatore Carmona e suoi complici (nella fattispecie il sindaco di Caracas, Alfredo Peña).

La copertina in questione ha provocato la reazione, non solo nostra, ma anche di giornalisti seri ed obiettivi come Piero Armenti, giornalista de La Voce d’Italia, giornale notoriamnte vicino alle posizioni dell’opposizione, che nel suo Notizie da Caracas, titola TEODORO PETKOFF E’ IMPAZZITO”

 

Dedico la vittoria al mio popolo

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TE QUEREMOS, PRESIDENTE!

Hugo Chávez ha dedicato la sua vittoria al popolo. Al suo popolo, a quel popolo che in queste ore sta ballando e cantando per le strade festeggiando la sua speranza e il suo futuro. Quel popolo che Omero Ciai dalle pagine di La Repubblica con l’arroganza di chi è servo del potere e non capisce cosa sia l’orgoglio civile, non esita sfacciatamente e senza vergogna a chiamare “sussidiato e fannullone”. Quel popolo a cui non importa nulla se, come il buon giornalista fa notare, Hugo Chavez troppo impegnato a “costruire la sua immagine di leader di un nuovo e in gran parte indefinito, socialismo planetario” ha dimenticato di ricostruire un ponte per cui da Caracas all’aeroporto si impiegano tre ore. A quel popolo non importa di arrivare all’aeroporto perché forse prendere un aereo è un lusso ancora troppo lontano ma festeggia il suo presidente perché i suoi figli, i figli del popolo, hanno di che curarsi gratuitamente e probabilmente avranno un futuro migliore dei loro genitori in quanto l’istruzione è diventata un’opportunità, per tutti a differenza di quanto avveniva in passato. E probabilmente grazie a quest’opportunità un domani avranno un lavoro che permetterà loro di prendere un aereo.
Dalle parole del buon giornalista: “La maggioranza reale del paese, ossi i poveri, sono chavisti perché in questi anni hanno avuto le “misiones”, scuola e sanità gratuite, il piccolo credito e le regalie a fondo perduto.” (ti pare poco in America Latina, Ciai?)…”Vivono come prima (mica tanto, i bambini non muoiono più di dissenteria, studiano e mangiano pure perché a scuola hanno tre pasti assicurati), senza prospettiva di trovare un lavoro (ma l’istruzione a cui hanno adesso sì diritto non permetterà loro di trovare un lavoro in futuro?) ma un po’ meglio perché nessuno gli chiede neppure di pagare la luce e l’acqua”. Insomma, vivono come prima o un po’ meglio? La risposta nel risultato elettorale e negli occhi del popolo venezuelano.
“E allora lunga vita a Chavez. Ce ne fossero.” (Per dirla con Maurizio Matteuzzi de Il Manifesto.) 

 


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