La luz de Diana (Ávila)
No he tenido lamentablemente ¡y solo yo sé cuánto deseaba abrazarla! la ocasión de conocer personalmente Diana Ávila.
Cuando he estado en Lima apenas tres días, el pasado noviembre, ya estaba muy enferma. Falleció de hecho, el 2 de diciembre.
Llevo conmigo la pena de haber perdido una ocasión.
Me comuniqué con Diana la primera vez en el 2008, gracias a la común amiga Rosina Valcárcel, en ocasión de la campaña internacional para la solidaridad a Víctor Polay Campos y los demás presos, ex miembros MRTA, y de una entrevista que con Marinella Correggia estábamos realizando a Víctor para el periódico italiano il manifesto.
Rosina describía Diana como una mujer extraordinaria, incansable, comprometida hasta la médula con las mejores causas de los pueblos de nuestra América. Un gigante en la tierra, era Diana. Aprendí con el tiempo a conocerla más, a través de sus notas periodísticas y textos, pude conocer un poco más de su trabajo por los desplazados y su indignación frente a la prisión injusta que llevan Víctor y los demás presos en la cárcel de la base naval del Callao.
La estimaba y apreciaba y la noticia de su enfermedad me impactó mucho. Se necesitaban muchas Diana para llevar la lucha por la libertad de Víctor y sus compañeros. Teníamos muy pocas personas comprometidas por esta causa. Estábamos perdiendo una pieza clave, una mujer extraordinaria. En Perú la venganza política y social es muy fuerte y el país no ha logrado salir adelante, con la objetividad necesaria, de sus años de violencia.
Sin embargo, todos me contaban de la fuerza de esa mujer, de su lucha contra la enfermedad, de su no rendirse.
Navegó “mares infinitos antes de poder viajar por los espejos” escriben de ella Manuel Dammer y la misma Rosina en un hermoso libro titulado “Cartas a Diana” impreso en abril del 2018. Un homenaje a Diana en vida, fruto del amor y cariño de todos y todas sus amistades: Poetas, intelectuales, periodistas, compañeros de lucha.
Un hermoso libro acompañado por fotografías, recuerdos, poemas y textos y adornado por las imágenes del pintor Carlos Ostolaza.
Cuando Eduardo González Viana, su compañero, me pidió de escribir un texto para su libro en memoria de Diana, La luz de Diana, tuve miedo de no ser a la altura de poder conmemorar esa mujer. Lo pensé, y decidí dar mi aporte con el texto “La feminización de los flujos migratorios: cuando mujeres explotan otras mujeres”.
¿Cual mejor forma de conmemorarla con algo que hable de la explotación de mujeres migrantes, a ella que se ha solidarizado toda la vida con los de abajo, los desplazados, las víctimas?
Espero de no haberte defraudado Diana, nos une el amor por los emarginados, los últimos de la tierra, y la esperanza en las luchas de nuestros pueblos.
Nos debemos un abrazo.
Annalisa Melandri
Santo Domingo, 24 de marzo de 2017
La presentación del libro La luz de Diana será el 18 de abril en San José de Costa Rica. El volumen es un homenaje internacional a Diana Ávila Paulette (1950–2017), una peruana que luchó por los derechos de los desplazados en las guerras internas que han sacudido América Latina durante las últimas décadas. El coordinador del libro es Eduardo González Viaña y escriben con él Agustín Haya de la Torre, Gustavo Espinoza, Carlos Urrutia, Luis Pásara, Francisco Adrianzén, Annalisa Melandri, Gordon Hutchison, Gloria Cano, Javier Mujica, Víctor Caballero, Gerardo Saravia, Luz Elena Calle, Walter Palacios, Lucy Borja, entre otros.
El libro está a la venta a este enlace:
Libri/shelfie
Insomma, viva gli ebook, che ci mettono in tasca la biblioteca di Babele. Ma nei file delle loro casette di silicio non si vedono, non ci circondano, i loro dorsi sono stringhe di bit, non ci guardano più severi e ironici dallo scaffale, non ci parlano.
Peccato, perché quando i libri parlano, scrive Roversi, “volano come farfalle impaurite nelle stanze / e calano sulle spalle dell’uomo seduto / per riposare. / Per parlare e per chiedere aiuto. / Loro e lui. Nessun altro”.
di Michele Smargiassi, tratto da:
http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2017/04/19/bookshelfie-tempo-di-libri-robinson/
Hernando Calvo Ospina: “Stai zitto e respira a fondo”
E’ con estremo piacere che annuncio l’uscita in Italia dell’ultimo libro dello scrittore e giornalista colombiano Hernando Calvo Ospina: “Stai zitto e respira a fondo” in cui ricorda e racconta l’esperienza in carcere in Ecuador negli anni ’80 in cui subisce prima la sparizione forzata e le torture della polizia segreta, e poi il carcere. Una prosa fluida e brillante ne rendono la lettura estremamente gradevole nonostante il tema affrontato. La traduzione è a cura di Stefania Russo e Annalisa Melandri.
La presentazione sarà il 25 maggio prossimo:
Víctor Polay Campos: “Sul banco degli accusati. Terrorista o ribelle?” (Il libro– Capitolo VI)
INDICE /Dedica /Prologo /In memoria /Introduzione
RIBELLIONE E NON TERRORISMO
Durante il nostro primo processo nel 1990 richiedemmo l’opinione tecnico-giuridica di diversi Collegi di Avvocati del Perù sulla possibilità di qualificare come “Delitto di ribellione” l’azione guerrigliera dell’MRTA, così come veniva previsto dal Codice Penale allora vigente.
Il Collegio Professionale di Avvocati di Junín, che raggruppava circa un migliaio di affiliati, fu il primo a pronunciarsi il 28 maggio 1990. Quando era ancora incorso un dibattito presso altri Collegi di Avvocati, come quelli del Cusco e del Callao, si realizzò la nostra fuga da Canto Grande e così non più furono necessari altri pronunciamenti.
Collegio Professionale di Avvocati di Junín
RIBELLIONE E NON TERRORISMO!
L’illustre Collegio Professionale di Avvocati di Junín si pronuncia rispetto al parere richiesto da numerosi uomini del Foro Nazionale, che gli si sono rivolti in data 8 maggio 1990, richiedendo un’opinione tecnica e giuridica su quanto segue:
“1. L’Art. 302 del Codice Penale, che definisce il DELITTO DI RIBELLIONE, è stato derogato espressamente o tacitamente dalle disposizioni che hanno tipizzato e tipizzano il delitto, come: il Decreto Legislativo N° 046 (derogato dalla Legge N° 24953)?”.
OPINIONE: L’art. 302 del C.P. non è stato derogato dalla Legge 24953 né da altra disposizione legale; di conseguenza detta norma è ancora vigente.
“2.- In quali circostanze procedono la denuncia fiscale, l’apertura di istruzione e il Giudizio Orale per il delitto di Ribellione?”. (altro…)
Víctor Polay Campos: “Sul banco degli accusati. Terrorista o ribelle?” (Il libro– Capitolo V)
INDICE /Dedica /Prologo /In memoria /Introduzione
CAPITOLO 5
E i diritti umani?
In materia di diritti umani la giurisdizione internazionale è sussidiaria e complementare alla giurisdizione nazionale. La Costituzione Politica del Perù del 1979 e quella del 1993, all’articolo 205, sanciscono il diritto a ricorrere alla giurisdizione internazionale nel caso in cui quella interna non sia esaustiva, riconoscendo a tal fine i Tribunali o gli Organismi Internazionali costituiti attraverso trattati o convenzioni stipulati anche dal Perù e la cui competenza sia stata riconosciuta.
E’ così che il Perù sottoscrisse, approvò, ratificò e depositò il Protocollo Facoltativo per i Diritti Civili e Politici, riconoscendo in questo modo la competenza del Comitato per i Diritti Umani dell’ONU il 30 ottobre 1980.
Nell’articolo 205 della Costituzione del 1993 e negli articoli 30 e 40 della Legge 23506, che fanno parte della Giurisdizione Internazionale, si riconoscono come organismi internazionali a cui è possibile ricorrere: il Comitato per i Diritti Umani dell’ONU e la Commissione Interamericana per i Diritti Umani.
L’articolo 40 della Legge di Habeas Corpus e Protezione recita testualmente: ”La sentenza dell’organismo internazionale, alla cui giurisdizione obbligatoria si sia sottomesso la Stato peruviano, non richiede per la sua validità ed efficacia di riconoscimento alcuna revisione o esame previo. La Corte Suprema di Giustizia della Repubblica recepirà le risoluzioni emesse dall’organismo internazionale e disporrà la loro esecuzione”.
Come è noto al popolo peruviano, la dittatura che si prendeva gioco delle leggi nazionali, lo ha fatto anche con gli accordi e i convegni internazionali che potevano andare contro i suoi interessi.
Nonostante il Comitato per i Diritti Umani dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), formato da 13 membri di diversi Paesi del mondo, il 16 novembre 1997 si fosse espresso a favore della mia liberazione o di un nuovo processo con adeguate garanzie, lo stesso Fujimori, in uno dei suoi interventi pubblici, si burlò di questo parere e sostenne che nessuno lo avrebbe obbligato a realizzarlo. (altro…)
Víctor Polay Campos: “Sul banco degli accusati. Terrorista o ribelle?” (Il libro– Capitolo IV)
Riprende, dopo una pausa, la pubblicazione del libro di Victor Polay Campos “Sul banco degli accusati. Terrorista o ribelle?” tradotto in italiano da Marisa Masucci.
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Capitolo VI
CAPITOLO IV
Nella residenza dell’ambasciatore del Giappone
LA SOLIDARIETÀ DEI NOSTRI COMPAGNI…
Nel dicembre del 1996 fa il giro del mondo la notizia che un commando del MRTA, capeggiato da Néstor Cerpa Cartolini, ha occupato la residenza dell’ambasciatore del Giappone. La stampa mondiale punta gli occhi sul Perù, Le Monde, uno dei quotidiani più prestigiosi del pianeta, e la sua rivista Le Monde Diplomatique, edita nelle principali lingue del mondo e con una tiratura globale di quasi due milioni di copie, trattano questo evento in due interessanti articoli.
Le radici della violenza
Articolo pubblicato sul quotidiano Le Monde il 10 gennaio 1997 e riprodotto su La República domenica 19 gennaio 1997
Alain Abellard
Com’è che un gruppo proveniente da un movimento di guerriglieri militanti sconfitti, che non conta su nessun appoggio popolare, sia arrivato – con un’efficacia che ha sorpreso il mondo intero – ad attaccare la residenza dell’ambasciatore del Giappone a Lima, il 17 dicembre 1996? Dove il Movimento Rivoluzionario Túpac Amaru ha trovato l’energia e i mezzi per concepire ed attuare, in Perù, il più spettacolare sequestro di ostaggi mai realizzato nel continente americano? (altro…)
Víctor Polay Campos: “Sul banco degli accusati. Terrorista o ribelle?” (Il libro– Capitolo III)
Qui parlavamo della decisione di pubblicare il libro di Víctor Polay Campos a puntate in questo sito.
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Capitolo VI
CAPITOLO III
A NEMESI
“Nemesi” è il nome della dea greca della vendetta. Con questo appellativo la dittatura battezzò il centro di reclusione della Base Navale. Il suo obiettivo era intimorirci e renderci ancora più indifesi. Quando arrivammo in questa prigione non sapevamo ancora che avremmo passato gran parte della nostra vita sotto il manto del silenzio e dell’isolamento in un regime di detenzione inumano.
Che succede con Polay?
Manuel D’Ornellas
Sull’Expreso, 14 ottobre 1993
Manuel D’Ornellas, riconosciuto uomo di stampa, fu editorialista del quotidiano Expreso per lunghi anni e referente importante della stampa nel nostro Paese. Rappresentava senza alcun dubbio un’opinione rilevante e senza sospetti di simpatie o vincoli con le organizzazioni armate e, al di là delle discrepanze, sapeva essere rispettoso con l’avversario che secondo lui meritava questo trattamento.
Riproduciamo questo articolo per compararlo con l’attuale atteggiamento dell’Expreso, che sta seguendo una linea politica giornalistica che propugna l’odio eterno e la divisione dei peruviani.
Molta gente che contempla attonita la caduta personale di Abimael Guzmán si chiede quale sarà l’attuale atteggiamento del suo omologo del MRTA, Víctor Polay Campos: anche lui si dedicherà a scrivere lettere condiscendenti come quelle quasi striscianti che è andato producendo l’ex “Presidente Gonzalo”?
Le informazioni di cui disponiamo indicano che no, assolutamente. Polay sta resistendo con maggiore stoicismo di Guzmán alla reclusione nello stesso carcere del Callao, sottopoto a condizioni carcerarie altrettanto rigorose di quelle imposte al dirigente senderista per meno tempo. (altro…)
Agostino Spataro: Osservatore del PCI nella Libia di Gheddafi-Un viaggio a Tripoli
Informazione del libro
Editore:
Centro Studi Mediterranei
6° edizione, luglio, 2013
Codice ISBN n. 9788891052650
Pagg. 268
Prezzo di copertina € 17,00
Acquisto:
Il libro può essere acquistato presso tutte le librerie
Feltrinelli e presso diverse librerie on line fra cui:
www.lafeltrinelli.it / www.ilmiolibro.it
Formato Kindle in: www.amazon.com
€ 2,00
Prima presentazione del libro, 8 ottobre 2013 in Messico, presso la Benemerita Università di Puebla.
Regalo a Rosina Valcárcel Carnero
Hoy 1 de mayo es el cumpleaños de mi amiga Rosina Válcarcel Carnero[1], hija del poeta Gustavo Válcarcel y de Violeta Carnero, ella misma poeta, antropóloga, escritora, estudiosa, periodista, militante. Cumple sus 65 años:
PALABRAS
Hoy tomo las huellas de mis 65 años, los pasos de la romántica pálida, trasnochada, fuera de moda. El alba escribe en mi calle. Música del coro de los astros. Mi vida, un latido irregular susurra, rodeada de visiones sobrenaturales. La rosa roja ya no florecerá ni estas manos podrán decirles cómo los quiero. Vuela mi corazón a lugares remotos. Vana es la fe. El remero me aguarda.
Ros. 30, abril, 2013.
Ese es mi regalo para ella:
Estas dos fotografías como el poema son parte del libro “Obra Poética (1947–1987)” Ediciones Unidad (altro…)
Víctor Polay Campos: “Sul banco degli accusati. Terrorista o ribelle?” (Il libro– Capitolo II)
Qui parlavamo della decisione di pubblicare il libro di Víctor Polay Campos a puntate inquesto sito.
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Capitolo VI
CAPITOLO 2
DA YANAMAYO AL CALLAO
Tutta la stampa della capitale diede la notizia del nostro trasferimento da Yanamayo (Puno) a Lima. Tuttavia l’ossequiosità e il servilismo alla dittatura di alcuni giornalisti li portò a scrivere che avevamo fatto gesti osceni e avevamo mostrato il didietro durante lo show che Fujimori aveva preparato al nostro arrivo all’aeroporto del Callao. Ciò che successe è che, siccome eravamo ammanettati con le mani dietro, avevamo dovuto voltarci perché i giornalisti potessero osservare che facevamo la V della vittoria con le dita. Come è noto, la V è un simbolo dell’MRTA. Questi giornalisti “obiettivi” trasformarono un atto di dignità e ribellione in gesti osceni. Smentendo la versione del giornalista de La República, il quotidiano conservatore di Parigi-Francia “Le Figaro” scrisse nella sua edizione di mercoledì 28 aprile 1993 al piè di una nostra foto : (altro…)