Argentina cinque anni dopo
Eric Toussaint e Damien Millet
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Argentina, molto si è parlato di te da quella sera tra il 19 e il 20 dicembre del 2001, quando dopo tre anni di recessione economica, il tuo popolo si è ribellato alla politica neoliberista applicata dal governo di Fernando de la Rúa e il suo funesto ministro dell’Economia, Domingo Cavallo. Hai dimostrato che l’azione dei cittadini e cittadine può cambiare il corso della storia. Argentina, la situazione che ha portato alla rivolta alla fine del 2001 è cominciata con la decisione del Fondo Monetario Internazionale di non concedere un finanziamento previsto sebbene i tuoi dirigenti avessero sempre applicato le impopolari misure che il FMI esigeva. De la Rúa reagì bloccando i conti bancari dei risparmiatori e così scese in piazza la tua classe media, alla quale si unirono “i senza” ( i senza lavoro, gli abitanti delle baraccopoli, la maggior parte dei tuoi poveri). Il 27 dicembre del 2006 la tua Corte Suprema finalmente ha ordinato alle banche di indennizzare totalmente i suoi risparmiatori truffati.
Argentina, esattamente 5 anni fa, si successero in pochi giorni tre presidenti della repubblica: de la Rúa fuggì il 21 dicembre del 2001 e il suo successore, Adolfo Rodríguez Saá fu sostituito da Eduardo Duhalde il 2 gennaio del 2002. Decretasti la più storica sospensione del pagamento del debito estero. Era di circa 100.000 milioni di dollari e ciò danneggiò tanto i creditori privati come i paesi ricchi raggruppati nel Club de Paris*. Centinaia di fabbriche abbandonate dai suoi proprietari furono occupate e fatte funzionare sotto il controllo dei lavoratori. I tuoi “senza lavoro” rafforzarono la loro capacità di azione nell’ambito del movimento dei “piqueteros”, la tua moneta fu fortemente svalutata, i tuoi cittadini crearono monete locali. Tutti gridarono ai tuoi politici una richiesta unanime: “que se vayan todos!” “che se ne vadano via tutti!”.
Argentina, dopo un quarto di secolo di accordi continui tra il FMI e i tuoi governanti (dalla dittatura militare tra il 1976 e il 1983 fino al governo di de la Rúa, passando per il corrotto regime di Carlos Menem), hai dimostrato che un paese può sospendere il rimborso del suo debito per un tempo prolungato, senza che i creditori siano capaci di attuare ritorsioni efficaci. Il FMI, la Banca Mondiale, i governi dei paesi più industrializzati, i grandi mezzi di comunicazione, tutti avevano pronosticato il regno del caos. Ma che accadde? Ben lungi dall’affondare, cominciasti a risollevarti.
Argentina, il tuo presidente eletto nel maggio 2003, Néstor Kirchner, sfidò i creditori privati proponendogli in cambio dei loro titoli altri di nuova emissione di minor valore. Dopo lunghe negoziazioni concluse nel febbraio 2005 , il 76 % di questi creditori accettarono la rinuncia a più del 60 % del valore dei titoli che possedevano. Il mondo aveva gli occhi su di te e dimostrasti che un popolo può dire no.
Argentina, il resto della storia è deludente. Questo accordo finalmente segnò la ripresa dei rimborsi ai creditori privati. Per di più , esattamente un anno fa, il tuo governo rimborsò in forma anticipata la totalità del tuo debito con il FMI: 9800 milioni di dollari. D’accordo, risparmiasti 900 milioni di dollari di interessi, ma coloro i quali presero questa decisione sembrava soffrissero di una grave amnesia. La dittatura del generale Videla, appoggiata dal FMI e dalle grandi potenze, aveva utilizzato il debito con il fine di rafforzare il suo potere, arricchire i suoi dirigenti e affiancare il paese al modello dominante. Per rimborsare, i regimi seguenti liquidarono gran parte del patrimonio nazionale e contrassero nuovi debiti, i quali sono anch’essi odiosi.. E il colmo, la concessione di questi nuovi prestiti fu condizionata all’applicazione di misure di liberalizzazione massicce, di privatizzazioni sistematiche e alla riduzione della spesa sociale.
Argentina, i tuoi dirigenti potrebbero aver agito in modo migliore e questo esempio potrebbe aver fatto scuola in tutti i continenti. Avrebbero potuto rescindere dagli accordi con il FMI e con la Banca Mondiale. Avrebbero potuto avvalersi della sentenza Olmos , emessa da una Corte Federale e apportare validi argomenti giuridici per decretare che il debito è odioso e non deve essere rimborsato.
Argentina, siamo rimasti sconcertati quando abbiamo saputo che le tue autorità attualmente stanno negoziando con il Club de Paris, questa specie di scandalo istituzionale, che riunisce tutti i mesi a porte chiuse i rappresentanti dei 19 paesi più ricchi nella sede del ministero francese dell’Economia. Saprai, senza dubbio che l’obiettivo di questo Club così discreto è obbligare i paesi in via di sviluppo molto indebitati a rimborsare la maggior parte possibile dei loro debiti, senza tenere conto delle conseguenze sociali. Gli devi 6.300 milioni di dollari , ma un volta di più questi prestiti non hanno beneficiato il tuo popolo. Al contrario, i paesi del Club de Paris, il FMI, la Banca Mondiale, le grandi multinazionali, utilizzarono il debito durante decenni per opprimerti, per far sì che i tuoi governanti gli consegnassero i tuoi servizi pubblici privatizzati, deregolamentassero la tua economia e dimostrassero maggiore docilità, mentre nello stesso momento riducevi le spese sociali. Il film “La dignità degli ultimi” di Fernando Solanas mostra molto bene le situazioni di estrema povertà che causò tutto ciò.
Argentina, il tuo presidente deve scegliere se servire il tuo popolo o se servire i tuoi creditori. Disgraziatamente, sta alle regole, addirittura ha partecipato lo scorso settembre alla Borsa di New York per il tocco di campana inaugurale. Con il risultato che le cifre che pagherai nei prossimi anni faranno sì che sia impossibile l’applicazione di una politica alternativa al modello neoliberale. Le tue richieste sociali, anche se giuste, non potranno essere soddisfatte se non ripudi questo debito. Argentina, cinque anni fa i tuoi manifestanti avevano indicato un’altra direzione che poteva modificare la situazione a favore dei popoli in forma durevole. Ancora oggi è quella che ci auspichiamo.
* http://www.clubdeparis.fr
Eric Toussaint e Damien Millet (presidente del CADTM Francia, Comitato per l’Abolizione del Debito del Terzo Mondo, www.cadtm.org), coautore del fumetto “Dette Odieuse”, CADTM/Syllepse, 2006. Éric Toussaint è presidente del CADTM Belgio, autore di “Banca Mondiale: colpo di stato permanente”, Ediciones de Intervención Cultural, Mataró, 2007 — in stampa)
Eric Toussaint e Damien Millet
Fonte: http://www.rebelion.org
LInk: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=44023
31.12.2006
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANNALISA MELANDRI
Scelte di governo
Ma non dicevano che il governo era ostaggio della sinistra radicale? Certo che si tratta di un sequestro anomalo…i sequestrati che fanno praticamente come gli pare.…
Basta che Berlusconi gridi all’anti-americanismo e si corre ai ripari…ma non avevamo cambiato governo ad Aprile dell’ anno scorso? e dove si è visto che il governo neo eletto deve seguire le linee di quello precedente? E soprattutto, se è così PERCHE’ SI VA A VOTARE?
SOLIDARIETA’ AI VICENTINI
Erba: il miracolo del sangue.
C’è stato bisogno del mostro, anzi dei mostri, di una carneficina, perché un paese venisse allo scoperto con tutta la sua ipocrisia e falsità.
Una lezione morale intrisa di sangue purtroppo.
Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi sono stati solo il braccio armato di una cittadina intera che non ha mai visto di buon occhio e che non aveva mai accettato il tunisino “faccia di cioccolato” con precedenti penali e la sua giovane moglie “viziata figlia di ricchi mobilieri”.
Ognuno in questa storia ha fatto il proprio dovere fino in fondo interpretando magistralmente la sua parte, dal comandante della stazione dei Carabinieri che solerte, anni prima aveva avvertito i genitori di Raffaella che la ragazza frequentava un poco di buono, alla dirimpettaia Gaia che da dietro le finestre controllava tutti i movimenti della coppia dello scandalo e ancora oggi tra Azouz e Olindo sceglierebbe il mostro che “appare così gentile”, mentre l’altro era sempre violento e irascibile, al proprietario del bar che chissà quante ne aveva sentite e dette tra un caffè e un bicchierino sulla strana Raffaella e il suo balordo marito, ai vecchi amici “perbene” della ragazza che la avevano isolata appena lei aveva conosciuto Azouz “faccia di cioccolato”, alle centinaia di comparse che si voltavano dall’altra parte o abbassavano lo sguardo al loro passaggio o spettegolavano agli angoli delle strade.
Ognuno ha recitato il suo ruolo, anche Olindo e Rosi lo hanno fatto, da bravi psicopatici, forse tragici portavoce di un intero paese sono passati diligentemente come era nella loro natura dalle parole ai fatti e con il sangue hanno lavato via tutto: ipocrisia, falsità razzismo, diffidenza. Tutto l’intero vocabolario dell’intolleranza spazzato via come per magia.
Ora il paese si è stretto intorno ad Azouz, tutti gli tendono la mano, lo consolano e gli chiedono scusa, lui con la sua “faccia di cioccolato” dice che lo hanno fatto sentire finalmente cittadino di Erba.
Grazie Jousef, Raffaella, Paola e Valeria, il vostro sangue ha compiuto il miracolo.
Caro (si fa per dire) G.W.Bush.…
Caro (si fa per dire) G.W. Bush , le sue dichiarazioni spesso e volentieri mi lasciano sconcertata spingendomi più di una volta a chiedermi se lei “ci è o ci fa”.
I suoi discorsi contengono infatti talmente tali e tante insensatezze che sto pensando seriamente di farne un’enciclopedia, magari in fascicoli raccolti per argomenti: per esempio
Strano destino il suo, abituati come ci ha fino a questo momento alle sue sparate quasi quotidiane, una volta tanto che le esce di bocca una sacrosanta verità questa rischia quasi di passare inosservata.
L’affermazione che “Chávez sta andando contro la storia” perché intende nazionalizzare elettricità e telefoni nel suo paese e soprattutto restituire ai venezuelani il controllo dei giacimenti petroliferi è quanto di più vero lei abbia affermato ultimamente.
Se intendiamo il corso della storia come lei lo intende e come fino ad ora è stato inteso dai suoi predecessori, ebbene sì Chávez sta andando contro la storia.
E meno male…
Caro (sempre si fa per dire) G.W.Bush ho sempre pensato che gli Stati Uniti il corso della storia lo hanno modificato e manipolato a proprio esclusivo uso e consumo: avete bruciato civili con il Napalm, avete raso al suolo città e ipotecato con metastasi e leucemie le vite delle generazioni future di un intero paese, avete creato dittatori “ad personam” salvo poi impiccarli quando troppo scomodi, ne avete creati altri talmente sanguinari che solo Satana avrebbe potuto, (mi sa che quasi quasi è vera la storia della puzza di zolfo…), avete creato guerre e conflitti esclusivamente per i vostri interessi considerando il pianeta alla stregua di un enorme tabellone di Risiko.
Avete ucciso o fatto uccidere chiunque abbia intralciato i vostri piani criminali e forse con uno solo non ci siete riusciti e a lui per questo va tutta la mia stima e sto parlando di Fidel Castro (non si agiti, per favore G.W. Bush dovesse scappargli un’altra “esportazione della democrazia” non si sa mai…). E sappiamo tutti con che mezzi “democratici” generalmente la esportate la democrazia!
Ricordo che in passato un altro grande uomo ha cercando di cambiare la storia, la storia del suo paese ma non glielo avete permesso, questo uomo è stato Don Salvador Allende.
Il futuro che egli aveva immaginato per il Cile non era quello che voi avevate programmato. “Una historia canta el viento de amor lucha y agonía , de un pueblo que florecía conquistando el nuevo tiempo” (Una storia narra il vento d’amore, di lotta e agonia, di un popolo che rifioriva conquistando il tempo nuovo) cantavano gli Intillimani in memoria di quel nuovo corso della storia evidentemente non gradito al governo di allora del suo paese.
E con Chávez che intenzioni avete? Mi raccomando che la storia non si ripeta…
Insomma fino a questo momento la storia scritta da voi con la complicità di “sante alleanze” in Venezuela aveva senso solo per un 15% della popolazione, l’altro 85% era un “sin historia”, senza storia. Ora con Chávez finalmente anche per loro ci sarà storia che vuol dire futuro, vita e progresso, caro (si fa per dire G.W. Bush) e non ciò che intendete voi, morte, povertà, guerre, bombe intelligenti, dominio imperialista, sfruttamento….
Insomma tra tante cazzate, una sacrosanta verità. Io pensavo che forse un barlume di saggezza… invece avete iniziato a bombardare
Le rimetto in allegato una poesia di Pablo Neruda (morto di crepacuore a causa vostra, uno tra i tanti) affinché le rinfreschi la memoria:
Gli Avvocati del dollaro
Inferno americano, pane nostro
intinto nel veleno, c’è un’altra
lingua nel tuo perfido falò:
è l’avvocato creolo della compagnia straniera.
È colui che rinsalda i ceppi
della schiavitù nel suo paese,
e disdegnoso va in giro
con la casta dei gerenti,
guardando con aria superiore
le nostre bandiere stracciate.
Quando arrivano da New York
le avanguardie imperiali,
ingegneri, calcolatori,
agrimensori, periti,
e misurano terra conquistata,
stagno, petrolio, banane,
nitrato, rame, manganese,
zucchero, ferro, gomma, terra,
si fa avanti un nano scuro,
con un sorriso tutto giallo,
e consiglia, con gran garbo,
agli invasori recenti:
Non occorre pagar tanto
questi indigeni, sarebbe
sciocco, signori, aumentare
questi salari. Non conviene.
Questi plebei, questi meticci
solo saprebbero ubriacarsi
con tanti soldi. No per Dio.
Sono primitivi, poco più
che bestie, li conosco bene.
No , non pagateli tanto.
Viene adottato. Gli mettono
una livrea. Veste da “gringo”,
sputa come un “gringo”. Balla
come un “gringo”, e fa carriera.
Possiede un’auto, whisky, stampa:
lo eleggono giudice e deputato,
lo decorano, ed è Ministro,
ed è ascoltato nel Governo.
Sa lui chi è incorruttibile.
Sa lui chi è già corrotto.
Lui lecca, unge, e decora,
elogia, sorride, e minaccia.
E così si svuotano nei porti
le repubbliche dissanguate.
Dove abita, chiederete,
questo virus, quest’avvocato,
questo fermento dell’immondizie,
questo duro pidocchio sanguinario,
ingrassato col nostro sangue?
Abita nelle basse zone
equatoriali, nel Brasile,
ma la sua dimora è pure
nel cerchio centrale d’America.
Lo troverete nelle impervie
alture di Chuquicamata.
Dove fiuta ricchezza sale
sui monti, supera gli abissi,
con le ricette del suo codice
per derubare terra nostra.
Lo troverete a Puerto Limón,
a Ciudad Trujillo, a Iquique,
a Caracas, a Maracaibo,
ad Antofagasta, in Honduras,
a imprigionare il nostro fratello,
ad accusare il suo compatriota,
a spogliare peones, aprire
porte di giudici e possidenti,
comprare la stampa, guidare
la polizia, il randello, il fucile,
contro la sua famiglia dimenticata.
Pavoneggiarsi, nel vestito
in smoking, nei ricevimenti,
inaugurare monumenti
con queste frasi: Signori,
la Patria conta più della vita,
è nostra madre, è nostra terra,
difendiamo l’ordine, fondiamo
nuove caserme, altre prigioni.
E muore glorioso, “il patriota”
senatore, patrizio,eccellenza,
con decorazioni del Papa,
illustre, prospero, temuto,
mentre la tragica progenie
dei nostri morti, che ficcarono
la mano nel rame, grattarono
la terra profonda e severa,
muoiono battuti e dimenticati,
in fretta in fetta riposti
nelle loro casse funerarie:
un nome, un numero sulla croce
che il vento scuote, uccidendo
persino la cifra degli eroi.
Grattieri Francesco
Grattieri Francesco:
Nel luglio 2001 durante i fatti di Genova era dirigente del Servizio centrale operativo (Sco). Il più alto in grado alla caserma “degli orrori” Diaz.
Sua la famosa frase “Le perquisizioni non si fanno con i guanti”.
Sotto processo per lesioni personali, falso, calunnia e abuso di ufficio.
Nonostante ciò in questi sei anni ha fatto carriera: fu nominato questore di Bari e da fine anno è il direttore della Direzione centrale anticrimine.
P.S. Dov’è la commissione d’inchiesta su Genova prevista dal programma dell’Unione?
Fonti:
George W. Bush: “Adesso si cambia rotta”.
Liberato Fredy Muñoz!
FREDY MUÑOZ LIBERO!
Dopo 52 giorni di prigionia è stato rilasciato ieri, 9 gennaio, il corrispondente dalla Colombia di Telesur, Fredy Muñoz. Si trovava nel carcere di Barranquilla. La Fiscalía colombiana ha dichiarato insufficienti le prove a suo carico che consistevano esclusivamente in dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia attualmente in stato di detenzione.
Uno di questi testimoni, Yainer Rodriguez Vásquez ha affermato inoltre di aver ricevuto minacce e intimidazioni dai servizi segreti colombiani affinché depositasse testimonianza contro persone a lui sconosciute tra le quali Fredy Muñoz.
Quanto accaduto a Fredy ricorda il caso del sociologo colombiano e professore universitario Alfredo Correa de Andreis, che fu accusato e messo in carcere con le stesse modalità e le identiche accuse rivolte a Fredy Muñoz e che dopo essere stato rilasciato fu assassinato circa due anni fa a Barranquilla, regno dei paramilitari fedeli a Jorge 40.
Per questo sia Fredy che i suoi cari temono per la sua incolumità dal momento che il processo va avanti e non sono state formalmente ritirate le accuse a suo carico.
C’è da aggiungere che tutto ciò accade in un momento di particolare tensione politica e sociale in Colombia in cui sempre più evidenti appaiono i legami tra politica e narco-paramilitarismo e sempre più violente si fanno le pressioni contro i giornalisti e i mezzi di comunicazione che li denunciano. Particolarmente evidente è stato il tentativo di criminalizzare Telesur cercando di limitare così la sua influenza in Colombia attentando direttamente al cuore del nuovo processo di integrazione latinoamericana che l’emittente rappresenta.
Fonte:TELESUR
Articoli precedenti sul caso Fredy Muñoz:
Attacco Colombiano a Telesur 21/11/06
Breve aggiornamento sul caso 25/11/06
Giornale comunista? — Lettera a Liberazione
Gentile Direttore Piero Sansonetti
Le scrivo a proposito della recente intervista di Angela Nocioni a Massimo D’Alema apparsa sulla prima pagina di Liberazione del 3/01/07 dove la giornalista con una caduta di stile degna del peggior Omero Ciai di La Repubblica, dall’alto di chissà quale piedistallo ed evidentemente ignorante in materia di economia politica, si permette di definire la redistribuzione della ricchezza “un’elemosina ai poveri”, tanto che lo stesso D’Alema è stato costretto a darle una brevissima lezione in merito, spiegandole che “redistribuire la ricchezza è uno dei compiti principali degli Stati moderni”. Sicuramente la scuola di
Ora se argomentazioni del genere trovano spazio su
Annalisa Melandri
Roma
testo integrale dell’intervista a Massimo D’Alema qui
sull’articolo di Ciai del 3/12/06 cosa dice Annalisa qui
inoltre sempre sull’intervista di Angela Nocioni a Massimo D’Alema vi consiglio il post di Gennaro Carotenuto con un’intervista a Tito Pulsinelli qui
L’essenza della vita (se c’è) — il gioco delle parti
Niente meglio di questo foglio di Finnegans Wake dell’artista Roberto Matarazzo poteva rappresentare il Gioco delle Parti ossia l’essenza della vita (se c’è)…
Dentro spazi oscuri
popolati da molteplici presenze,
traspare l’essenza di quella che è la vita:
chi lotta e chi piange,
chi gioisce e chi ama,
chi perde,
chi vince,
chi infierisce
e chi perdona,
chi tortura e chi insorge,
in un gioco infinito di parti
che una mano sapiente
mescola e mette giù.
Fantasmagorici colori,
ora più vivi ed accesi,
ora tremolanti ed eterei,
in cui si delineano
pian piano ombre che creano attimi di vita.
Un battito d’ali
ed il sogno prende il volo,
lsciando qui sulla terra,
la vita qual è:
un gioco infinito di parti.
Il governo del Perù accusato di crimini di guerra e l’estradizione di Fujimori è sempre più vicina.
Tempi duri per il governo del Perù e particolarmente per l’ex presidente e dittatore Alberto Fujimori attualmente detenuto in Cile e del quale il Perù attende da mesi l’estradizione. Con due sentenze del Tribunale Interamericano per i Diritti Umani, con sede in Costa Rica emesse a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, sembra avvicinarsi sempre di più il momento per poter rendere finalmente giustizia alle vittime della dittatura di Fujimori. Quella più importante, del 21 dicembre scorso e che ha già causato grande clamore, nonché la disapprovazione dell’attuale presidente del Perù Alan García, condanna lo stato peruviano per crimini di guerra.
Questa sentenza può già considerarsi storica perché è la prima volta che viene applicata la convenzione di Belem do Parà redatta nel 1994 per prevenire, condannare e combattere la violenza sulle donne e per la prima volta dallo stesso tribunale la violenza sessuale contro una donna viene intesa secondo i canoni del diritto internazionale. La sentenza riguarda i fatti accaduti nel penitenziario di Miguel Castro Castro di Lima tra il 6 e il 9 maggio 1992, allora presidente Fujimori, dove con un’operazione militare in piena regola furono giustiziati 42 detenuti, 175 furono feriti e 322 furono torturati, giustificando agli occhi del paese tanta violenza con il tentativo fallito, a causa di un’insurrezione tra i detenuti, di trasferire le donne accusate di terrorismo in un altro carcere.
In effetti i penitenziari peruviani, in quegli anni affollati di dirigenti, attivisti e semplici simpatizzanti dei gruppi eversivi Sendero Luminoso e Túpac Amaru erano in una situazione di sovraffollamento e mal gestiti dall’autorità giudiziaria, per cui nel 1991 si autorizzò l’ingresso delle forze armate nelle prigioni. I problemi maggiori si avevano all’interno del penitenziario di Miguel Castro Castro, dal quale i ribelli riuscivano comunque a portare avanti la loro attività eversiva.
Il legale dei 300 detenuti vittime di torture, Mónica Feria, lei stessa ex detenuta e sopravvissuta al massacro, è riuscita a dimostrare al Tribunale Interamericano per i Diritti Umani, dopo 10 anni di discussione del caso, che in realtà il trasferimento dei detenuti fu solo un pretesto per effettuare decine di esecuzioni sommarie dei capi dei gruppi ribelli che si trovavano a quel tempo in carcere. Fu usato allo scopo un vero e proprio arsenale di guerra, incluse armi chimiche tra cui il fosforo bianco. Molte delle donne detenute erano in avanzato stato di gravidanza e fu rifiutato espressamente dal governo peruviano nella persona dell’ex presidente Alberto Fujimori, l’intervento sia della Croce Rossa Internazionale che di vari organismi internazionali per la difesa dei diritti umani.
Il Tribunale Interamericano ha riconosciuto colpevole lo stato peruviano per la violazione dei diritti umani e in particolar modo per quelli delle donne (per cui è stata applicata la convenzione di Belem do Pará), “le quali sono state colpite dagli atti di violenza in modo differente rispetto agli uomini e alcuni atti violenti sono stati diretti loro in quanto donne”. Sono stati riconosciuti dal giudice Cancado Trindade casi di violenza pre-natale in quanto alcune vittime erano in stato di gravidanza che sicuramente hanno causato traumi prenatali nei nascituri, la cui entità è difficilmente valutabile.
Alle violenze subite da queste donne è stato riconosciuto inoltre il carattere di continuità in quanto sono proseguite anche in seguito alla conclusione dell’operazione militare. Alcune di essere sono state ripetutamente violentate e nei mesi successivi sono state tenute in regime di stretto isolamento nonostante avessero bisogno di cure.
La seconda sentenza, del 29 novembre 2006, condanna invece lo stato peruviano, per il caso di “
E per un ex presidente e dittatore, che vede sempre più vicina la possibilità di finire in prigione nel paese dove ha commesso i suoi crimini più efferati , ce n’è un altro, quello in carica, evidentemente in calo di popolarità, che responsabile anch’egli di numerosi crimini durante il suo precedente mandato (1985–1990), teme un giorno di poter fare la stessa fine del suo collega e infatti condanna a gran voce la sentenza del Tribunale Interamericano dei Diritti Umani relativa al caso del penitenziario Miguel Castro Castro, affermando che non è disposto in nessun modo ad adempiere all’obbligo prescritto in essa di rivendicare pubblicamente la responsabilità dello stato nel massacro, ritenendo inappropriata una sentenza che dia risarcimenti e indennizzi a criminali terroristi.
García forse non sa che i diritti umani si applicano ANCHE ai detenuti. E che torturare un essere umano è SEMPRE un crimine.