Argentina cinque anni dopo

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Eric Toussaint e Damien Millet
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Argentina, molto si è parlato di te da quella sera tra il 19 e il 20 dicembre del 2001, quando dopo tre anni di recessione economica, il tuo popolo si è ribellato alla politica neoliberista applicata dal governo di Fernando de la Rúa e il suo funesto ministro dell’Economia, Domingo Cavallo. Hai dimostrato che l’azione dei cittadini e cittadine può cambiare il corso della storia. Argentina, la situazione che ha portato alla rivolta alla fine del 2001 è cominciata con la decisione del Fondo Monetario Internazionale di non concedere un finanziamento previsto sebbene i tuoi dirigenti avessero sempre applicato le impopolari misure che il FMI esigeva. De la Rúa reagì bloccando i conti bancari dei risparmiatori e così scese in piazza la tua classe media, alla quale si unirono “i senza” ( i senza lavoro, gli abitanti delle baraccopoli, la maggior parte dei tuoi poveri). Il 27 dicembre del 2006 la tua Corte Suprema finalmente ha ordinato alle banche di indennizzare totalmente i suoi risparmiatori truffati.

Argentina, esattamente 5 anni fa, si successero in pochi giorni tre presidenti della repubblica: de la Rúa fuggì il 21 dicembre del 2001 e il suo successore, Adolfo Rodríguez Saá fu sostituito da Eduardo Duhalde il 2 gennaio del 2002. Decretasti la più storica sospensione del pagamento del debito estero. Era di circa 100.000 milioni di dollari e ciò danneggiò tanto i creditori privati come i paesi ricchi raggruppati nel Club de Paris*. Centinaia di fabbriche abbandonate dai suoi proprietari furono occupate e fatte funzionare sotto il controllo dei lavoratori. I tuoi “senza lavoro” rafforzarono la loro capacità di azione nell’ambito del movimento dei “piqueteros”, la tua moneta fu fortemente svalutata, i tuoi cittadini crearono monete locali. Tutti gridarono ai tuoi politici una richiesta unanime: “que se vayan todos!” “che se ne vadano via tutti!”.

Argentina, dopo un quarto di secolo di accordi continui tra il FMI e i tuoi governanti (dalla dittatura militare tra il 1976 e il 1983 fino al governo di de la Rúa, passando per il corrotto regime di Carlos Menem), hai dimostrato che un paese può sospendere il rimborso del suo debito per un tempo prolungato, senza che i creditori siano capaci di attuare ritorsioni efficaci. Il FMI, la Banca Mondiale, i governi dei paesi più industrializzati, i grandi mezzi di comunicazione, tutti avevano pronosticato il regno del caos. Ma che accadde? Ben lungi dall’affondare, cominciasti a risollevarti.

Argentina, il tuo presidente eletto nel maggio 2003, Néstor Kirchner, sfidò i creditori privati proponendogli in cambio dei loro titoli altri di nuova emissione di minor valore. Dopo lunghe negoziazioni concluse nel febbraio 2005 , il 76 % di questi creditori accettarono la rinuncia a più del 60 % del valore dei titoli che possedevano. Il mondo aveva gli occhi su di te e dimostrasti che un popolo può dire no.

Argentina, il resto della storia è deludente. Questo accordo finalmente segnò la ripresa dei rimborsi ai creditori privati. Per di più , esattamente un anno fa, il tuo governo rimborsò in forma anticipata la totalità del tuo debito con il FMI: 9800 milioni di dollari. D’accordo, risparmiasti 900 milioni di dollari di interessi, ma coloro i quali presero questa decisione sembrava soffrissero di una grave amnesia. La dittatura del generale Videla, appoggiata dal FMI e dalle grandi potenze, aveva utilizzato il debito con il fine di rafforzare il suo potere, arricchire i suoi dirigenti e affiancare il paese al modello dominante. Per rimborsare, i regimi seguenti liquidarono gran parte del patrimonio nazionale e contrassero nuovi debiti, i quali sono anch’essi odiosi.. E il colmo, la concessione di questi nuovi prestiti fu condizionata all’applicazione di misure di liberalizzazione massicce, di privatizzazioni sistematiche e alla riduzione della spesa sociale.

Argentina, i tuoi dirigenti potrebbero aver agito in modo migliore e questo esempio potrebbe aver fatto scuola in tutti i continenti. Avrebbero potuto rescindere dagli accordi con il FMI e con la Banca Mondiale. Avrebbero potuto avvalersi della sentenza Olmos , emessa da una Corte Federale e apportare validi argomenti giuridici per decretare che il debito è odioso e non deve essere rimborsato.

Argentina, siamo rimasti sconcertati quando abbiamo saputo che le tue autorità attualmente stanno negoziando con il Club de Paris, questa specie di scandalo istituzionale, che riunisce tutti i mesi a porte chiuse i rappresentanti dei 19 paesi più ricchi nella sede del ministero francese dell’Economia. Saprai, senza dubbio che l’obiettivo di questo Club così discreto è obbligare i paesi in via di sviluppo molto indebitati a rimborsare la maggior parte possibile dei loro debiti, senza tenere conto delle conseguenze sociali. Gli devi 6.300 milioni di dollari , ma un volta di più questi prestiti non hanno beneficiato il tuo popolo. Al contrario, i paesi del Club de Paris, il FMI, la Banca Mondiale, le grandi multinazionali, utilizzarono il debito durante decenni per opprimerti, per far sì che i tuoi governanti gli consegnassero i tuoi servizi pubblici privatizzati, deregolamentassero la tua economia e dimostrassero maggiore docilità, mentre nello stesso momento riducevi le spese sociali. Il film “La dignità degli ultimi” di Fernando Solanas mostra molto bene le situazioni di estrema povertà che causò tutto ciò.

Argentina, il tuo presidente deve scegliere se servire il tuo popolo o se servire i tuoi creditori. Disgraziatamente, sta alle regole, addirittura ha partecipato lo scorso settembre alla Borsa di New York per il tocco di campana inaugurale. Con il risultato che le cifre che pagherai nei prossimi anni faranno sì che sia impossibile l’applicazione di una politica alternativa al modello neoliberale. Le tue richieste sociali, anche se giuste, non potranno essere soddisfatte se non ripudi questo debito. Argentina, cinque anni fa i tuoi manifestanti avevano indicato un’altra direzione che poteva modificare la situazione a favore dei popoli in forma durevole. Ancora oggi è quella che ci auspichiamo.

* http://www.clubdeparis.fr

Eric Toussaint e Damien Millet (presidente del CADTM Francia, Comitato per l’Abolizione del Debito del Terzo Mondo, www.cadtm.org), coautore del fumetto “Dette Odieuse”, CADTM/Syllepse, 2006. Éric Toussaint è presidente del CADTM Belgio, autore di “Banca Mondiale: colpo di stato permanente”, Ediciones de Intervención Cultural, Mataró, 2007 — in stampa)

Eric Toussaint e Damien Millet
Fonte:
http://www.rebelion.org
LInk: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=44023
31.12.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANNALISA MELANDRI


Scelte di governo

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Ma non dicevano che il governo era ostaggio della sinistra radicale?  Certo che si tratta di un sequestro anomalo…i sequestrati che fanno praticamente come gli pare.…

Basta che Berlusconi gridi all’anti-americanismo  e si corre ai ripari…ma non avevamo cambiato governo ad Aprile dell’ anno scorso? e dove si è visto che il governo neo eletto deve seguire le linee di quello precedente? E soprattutto, se è così PERCHE’ SI VA A VOTARE?

SOLIDARIETA’ AI VICENTINI


Erba: il miracolo del sangue.

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C’è stato bisogno del mostro, anzi dei mostri, di una carneficina, perché un paese venisse allo scoperto con tutta la sua ipocrisia e falsità.

Una lezione morale intrisa di sangue purtroppo.

Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi sono stati solo il braccio armato di una cittadina intera che non ha mai visto di buon occhio e che non aveva mai accettato il tunisino “faccia di cioccolato” con precedenti penali e la sua giovane moglie “viziata figlia di ricchi mobilieri”.

Ognuno in questa storia ha fatto il proprio dovere fino in fondo interpretando magistralmente la sua parte, dal comandante della stazione dei Carabinieri che solerte, anni prima aveva avvertito i genitori di Raffaella che la ragazza frequentava un poco di buono, alla dirimpettaia Gaia che da dietro le finestre controllava tutti i movimenti della coppia dello scandalo e ancora oggi tra Azouz e Olindo sceglierebbe il mostro che “appare così gentile”, mentre l’altro era sempre violento e irascibile, al proprietario del bar che chissà quante ne aveva sentite e dette tra un caffè e un bicchierino sulla strana Raffaella e il suo balordo marito, ai vecchi amici “perbene” della ragazza che la avevano isolata appena lei aveva conosciuto Azouz “faccia di cioccolato”, alle centinaia di comparse che si voltavano dall’altra parte o abbassavano lo sguardo al loro passaggio o spettegolavano agli angoli delle strade.

Ognuno ha recitato il suo ruolo, anche Olindo e Rosi lo hanno fatto, da bravi psicopatici, forse tragici portavoce di un intero paese sono passati diligentemente come era nella loro natura dalle parole ai fatti e con il sangue hanno lavato via tutto: ipocrisia, falsità razzismo, diffidenza. Tutto l’intero vocabolario dell’intolleranza spazzato via come per magia.

Ora il paese si è stretto intorno ad Azouz, tutti gli tendono la mano, lo consolano e gli chiedono scusa, lui con la sua “faccia di cioccolato” dice che lo hanno fatto sentire finalmente cittadino di Erba.

Grazie Jousef, Raffaella, Paola e Valeria, il vostro sangue ha compiuto il miracolo.


Caro (si fa per dire) G.W.Bush.…

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Caro (si fa per dire) G.W. Bush , le sue dichiarazioni spesso e volentieri mi lasciano sconcertata spingendomi più di una volta a chiedermi se lei “ci è o ci fa”.

I suoi discorsi contengono infatti talmente tali e tante insensatezze che sto pensando seriamente di farne un’enciclopedia, magari  in fascicoli raccolti per argomenti: per esempio

La Democrazia , I Diritti Umani, Le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, Saddam e il libero tribunale che lo ha condannato,  Abu Ghraib Grand Hotel, Guantanamo Resort….

Strano destino il suo, abituati come ci ha  fino a questo momento alle sue sparate quasi quotidiane, una volta tanto che le esce di bocca una sacrosanta verità questa rischia quasi di passare inosservata.

L’affermazione che “Chávez sta andando contro la storia” perché intende nazionalizzare elettricità e telefoni nel suo paese e soprattutto restituire ai venezuelani il controllo dei giacimenti petroliferi è quanto di più vero lei abbia affermato ultimamente.

Se intendiamo il corso della storia come lei lo intende e come fino ad ora è stato inteso dai suoi predecessori, ebbene sì Chávez sta  andando contro la storia.

E meno male…

Caro (sempre si fa per dire)  G.W.Bush ho sempre pensato che gli Stati Uniti  il corso della storia lo hanno  modificato e manipolato a proprio esclusivo uso e consumo: avete bruciato civili con il Napalm, avete raso al suolo città e ipotecato con metastasi e leucemie le vite delle generazioni future di un intero paese, avete creato dittatori “ad personam” salvo poi impiccarli quando troppo scomodi,  ne avete creati altri talmente sanguinari che solo Satana avrebbe potuto, (mi sa che quasi quasi è vera la storia della puzza di zolfo…), avete creato guerre  e conflitti esclusivamente per i vostri interessi considerando  il pianeta alla stregua di  un enorme tabellone di Risiko.

Avete ucciso o fatto uccidere chiunque abbia intralciato i vostri piani criminali e forse con uno solo non ci siete riusciti e a lui per questo va tutta la mia stima e sto parlando di Fidel Castro (non si agiti, per favore G.W. Bush dovesse scappargli un’altra “esportazione della democrazia” non si sa mai…). E sappiamo tutti con che mezzi “democratici” generalmente la esportate la democrazia!

Ricordo che in passato  un altro grande uomo ha cercando di cambiare la storia, la storia del suo paese ma non glielo avete permesso, questo uomo è stato Don Salvador Allende.

Il futuro che  egli aveva immaginato  per il Cile non era quello che  voi avevate programmato. “Una historia canta el viento de amor lucha y agonía , de un pueblo que florecía conquistando el nuevo tiempo” (Una  storia narra il vento d’amore, di lotta e agonia, di un popolo che rifioriva conquistando il tempo nuovo) cantavano gli Intillimani in memoria di quel nuovo corso della storia evidentemente non gradito al  governo di allora del suo paese.

E con Chávez che intenzioni avete? Mi raccomando che la storia non si ripeta…

Insomma fino a questo momento la storia scritta da voi con la complicità  di  “sante alleanze” in Venezuela aveva senso solo per un 15% della popolazione, l’altro 85% era un “sin historia”, senza storia. Ora con Chávez finalmente anche per loro ci sarà storia che vuol dire futuro, vita e progresso, caro (si fa per dire G.W. Bush) e non ciò che intendete voi, morte, povertà, guerre, bombe intelligenti, dominio imperialista, sfruttamento….

Insomma tra tante cazzate, una sacrosanta verità. Io  pensavo che forse un barlume di saggezza…   invece avete iniziato a bombardare

la Somalia e la storia si ripete…

Le rimetto in allegato una  poesia di Pablo Neruda (morto di crepacuore a causa vostra, uno tra i tanti) affinché le rinfreschi la memoria:

 

Gli Avvocati del dollaro

 

Inferno americano, pane nostro

intinto nel veleno, c’è un’altra

lingua nel tuo perfido falò:

è l’avvocato creolo della compagnia straniera.

È colui che rinsalda i ceppi

della schiavitù nel suo paese,

e disdegnoso va in giro

con la casta dei gerenti,

guardando con aria superiore

le nostre bandiere stracciate.          

Quando arrivano da New York

le avanguardie imperiali,

ingegneri, calcolatori,

agrimensori, periti,

e misurano terra conquistata,

stagno, petrolio, banane,

nitrato, rame, manganese,

zucchero, ferro, gomma, terra,

si fa avanti un nano scuro,

con un sorriso tutto giallo,

e consiglia, con gran garbo,

agli invasori recenti:

Non occorre pagar tanto 

questi indigeni, sarebbe

sciocco, signori, aumentare

questi salari. Non conviene.

Questi plebei, questi meticci

solo saprebbero ubriacarsi 

con tanti soldi. No per Dio.

Sono primitivi, poco più 

che bestie, li conosco bene. 

No , non pagateli tanto.

Viene adottato. Gli mettono

una livrea. Veste da “gringo”,

sputa come un “gringo”. Balla

come un “gringo”, e fa carriera.

Possiede un’auto, whisky, stampa:

lo eleggono giudice e deputato,

lo decorano, ed è Ministro,

ed è ascoltato nel Governo.

Sa lui chi è incorruttibile.

Sa lui chi è già corrotto.

Lui lecca, unge, e decora,

elogia, sorride, e minaccia.

E così si svuotano nei porti

le repubbliche dissanguate.

Dove abita, chiederete,

questo virus, quest’avvocato,

questo fermento dell’immondizie,

questo duro pidocchio sanguinario,

ingrassato col nostro sangue?

Abita nelle basse zone

equatoriali, nel Brasile,

ma la sua dimora è pure

nel cerchio centrale d’America.

Lo troverete nelle impervie

alture di Chuquicamata.               

Dove fiuta ricchezza sale

sui monti, supera gli abissi,

con le ricette del suo codice

per derubare terra nostra.

Lo troverete a Puerto Limón,

a Ciudad Trujillo, a Iquique,

a Caracas, a Maracaibo,

ad Antofagasta, in Honduras,

a imprigionare il nostro fratello,

ad accusare il suo compatriota,

a spogliare peones, aprire

porte di giudici e possidenti,

comprare la stampa, guidare

la polizia, il randello, il fucile,

contro la sua famiglia dimenticata.

Pavoneggiarsi, nel vestito

in smoking, nei ricevimenti,

inaugurare monumenti

con queste frasi: Signori, 

la Patria conta più della vita,

è nostra madre, è nostra terra,

difendiamo l’ordine, fondiamo

nuove caserme, altre prigioni. 

E muore glorioso, “il patriota”

senatore, patrizio,eccellenza,

con decorazioni del Papa,

illustre, prospero, temuto,

mentre la tragica progenie

dei nostri morti, che ficcarono

la mano nel rame, grattarono

la terra profonda e severa,

muoiono battuti e dimenticati,

in fretta in fetta riposti

nelle loro casse funerarie:

un nome, un numero sulla croce

che il vento scuote, uccidendo

persino la cifra degli eroi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Grattieri Francesco

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Grattieri Francesco:

Nel luglio 2001 durante i fatti di Genova era dirigente del Servizio centrale operativo (Sco).  Il più alto in grado alla caserma “degli orrori” Diaz.

Sua la famosa frase “Le perquisizioni non si fanno con i guanti”.

Sotto processo per lesioni personali, falso, calunnia e abuso di ufficio.

Nonostante ciò in questi sei anni ha fatto carriera: fu nominato questore di Bari e da fine anno è il direttore della Direzione centrale anticrimine.

P.S. Dov’è la commissione d’inchiesta su Genova prevista dal programma dell’Unione?

 

Fonti:

Comitato Verità e Giustizia per Genova

Distratti dalla libertà


George W. Bush: “Adesso si cambia rotta”.

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http://maurobiani.splinder.com/


Liberato Fredy Muñoz!

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FREDY MUÑOZ LIBERO!

Dopo 52 giorni di prigionia è stato rilasciato ieri, 9 gennaio, il corrispondente dalla Colombia di Telesur, Fredy Muñoz. Si trovava nel carcere di Barranquilla. La Fiscalía colombiana ha dichiarato insufficienti le prove a suo carico che consistevano esclusivamente in dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia attualmente in stato di detenzione.
Uno di questi testimoni, Yainer Rodriguez Vásquez ha affermato inoltre di aver ricevuto minacce e intimidazioni dai servizi segreti colombiani affinché depositasse testimonianza contro persone a lui sconosciute tra le quali Fredy Muñoz.
Quanto accaduto a Fredy ricorda il caso del sociologo colombiano e professore universitario Alfredo Correa de Andreis, che fu accusato e messo in carcere con le stesse modalità e le identiche accuse rivolte a Fredy Muñoz e che dopo essere stato rilasciato fu assassinato circa due anni fa a Barranquilla, regno dei paramilitari fedeli a Jorge 40.
Per questo sia Fredy che i suoi cari temono per la sua incolumità dal momento che il processo va avanti e non sono state formalmente ritirate le accuse a suo carico.
C’è da aggiungere che tutto ciò accade in un momento di particolare tensione politica e sociale in Colombia in cui sempre più evidenti appaiono i legami tra politica e narco-paramilitarismo e sempre più violente si fanno le pressioni contro i giornalisti e i mezzi di comunicazione che li denunciano. Particolarmente evidente è stato il tentativo di criminalizzare Telesur cercando di limitare così la sua influenza in Colombia attentando direttamente al cuore del nuovo processo di integrazione latinoamericana che l’emittente rappresenta.

Fonte:TELESUR

Articoli precedenti sul caso Fredy Muñoz:

Attacco Colombiano a Telesur 21/11/06

Breve aggiornamento sul caso 25/11/06

Lettera a

La Repubblica  23/11/2006

 

 

 

 


Giornale comunista? — Lettera a Liberazione

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Gentile Direttore Piero Sansonetti

Le scrivo a proposito della recente intervista di Angela  Nocioni a Massimo D’Alema apparsa sulla prima pagina di Liberazione del 3/01/07 dove la giornalista con una caduta di stile degna del peggior Omero Ciai di La Repubblica,  dall’alto di chissà quale piedistallo ed evidentemente ignorante in materia di economia politica,  si permette di definire la redistribuzione della ricchezza “un’elemosina ai poveri”, tanto che lo stesso D’Alema è stato costretto a darle una brevissima lezione in merito, spiegandole che “redistribuire la ricchezza è uno dei compiti principali degli Stati moderni”.  Sicuramente la scuola di

La Repubblica che

la Nocioni sempre più spesso sta frequentando dà i suoi frutti. Toni così sprezzanti e offensivi sono propri del buon Omero Ciai, che tanto per dirne una,  il  3 dicembre scorso, da Caracas dove si trovava in occasione delle elezioni,  si è permesso di definire il popolo venezuelano “sussidiato e fannullone” descrivendolo come una massa inetta capace solo di vivere di sussidi.

Ora se argomentazioni del genere trovano spazio su

La Repubblica  certamente non fa   meraviglia più a nessuno ma come è possibile che li ritroviamo anche sulla prima pagina di un quotidiano che si vanta di essere comunista?

Annalisa Melandri

Roma

 

testo integrale dell’intervista a Massimo D’Alema qui  

sull’articolo di Ciai del 3/12/06 cosa dice Annalisa   qui

inoltre sempre sull’intervista di Angela Nocioni a Massimo D’Alema vi consiglio il post di Gennaro  Carotenuto con un’intervista a Tito Pulsinelli qui

 


L’essenza della vita (se c’è) — il gioco delle parti

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Niente meglio di questo foglio di Finnegans Wake dell’artista Roberto Matarazzo poteva rappresentare il Gioco delle Parti ossia l’essenza della vita (se c’è)…

Dentro spazi oscuri
popolati da molteplici presenze,
traspare l’essenza di quella che è la vita:
chi lotta e chi piange,
chi gioisce e chi ama,
chi perde,
chi vince,
chi infierisce
e chi perdona,
chi tortura e chi insorge,
in un gioco infinito di parti
che una mano sapiente
mescola e mette giù.
Fantasmagorici colori,
ora più vivi ed accesi,
ora tremolanti ed eterei,
in cui si delineano
pian piano ombre che creano attimi di vita.
Un battito d’ali
ed il sogno prende il volo,
lsciando qui sulla terra,
la vita qual è:
un gioco infinito di parti.

 

 

 


Il governo del Perù accusato di crimini di guerra e l’estradizione di Fujimori è sempre più vicina.

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Tempi duri per il governo del Perù e particolarmente per l’ex presidente e dittatore Alberto Fujimori attualmente detenuto in Cile e del quale il Perù attende da mesi l’estradizione. Con due sentenze del Tribunale Interamericano per i Diritti Umani, con sede in Costa Rica  emesse a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, sembra avvicinarsi sempre di più il momento per poter rendere finalmente giustizia alle  vittime della dittatura di Fujimori. Quella più importante,  del 21 dicembre scorso e che ha  già causato grande clamore, nonché la disapprovazione dell’attuale presidente del Perù Alan García,  condanna lo stato peruviano per crimini di guerra.

Questa  sentenza può già considerarsi  storica perché è la prima volta che viene applicata la convenzione di Belem do Parà redatta nel 1994 per prevenire, condannare e combattere  la violenza sulle donne e per la prima volta dallo stesso tribunale la violenza sessuale contro una donna viene intesa secondo i canoni del  diritto internazionale. La sentenza riguarda i fatti accaduti  nel penitenziario  di Miguel Castro Castro di Lima tra  il 6 e il 9 maggio 1992, allora  presidente Fujimori,  dove con  un’operazione militare in piena regola  furono giustiziati 42 detenuti, 175 furono feriti e 322 furono torturati, giustificando agli occhi del paese tanta violenza con il tentativo fallito, a causa di un’insurrezione tra i detenuti,  di trasferire le donne accusate di terrorismo in un altro carcere.

In effetti i penitenziari peruviani, in quegli anni affollati di dirigenti, attivisti e semplici simpatizzanti  dei gruppi eversivi Sendero Luminoso e Túpac Amaru erano in una situazione di sovraffollamento e mal gestiti dall’autorità giudiziaria, per cui nel 1991 si autorizzò l’ingresso delle forze armate nelle prigioni. I problemi maggiori si avevano all’interno del penitenziario di Miguel Castro Castro, dal quale i ribelli riuscivano comunque a portare avanti la loro  attività eversiva.  

Il legale dei 300 detenuti vittime di torture, Mónica Feria, lei stessa ex detenuta e  sopravvissuta al massacro,  è riuscita a dimostrare al Tribunale Interamericano per i Diritti Umani, dopo 10 anni di discussione del caso, che in realtà il trasferimento dei detenuti fu solo un pretesto per effettuare decine di esecuzioni sommarie dei capi dei gruppi ribelli che si trovavano a quel tempo in carcere. Fu usato allo scopo un vero e proprio arsenale di guerra, incluse armi chimiche tra cui il fosforo bianco. Molte delle donne detenute erano in avanzato stato di gravidanza e fu rifiutato espressamente dal governo peruviano nella persona dell’ex presidente Alberto Fujimori, l’intervento sia della Croce Rossa Internazionale che di vari organismi internazionali per la difesa dei diritti umani.

Il Tribunale Interamericano  ha riconosciuto colpevole lo stato peruviano per la violazione dei diritti umani e in particolar modo per quelli delle donne  (per cui è stata applicata la convenzione di Belem do Pará), “le quali sono state colpite dagli atti di violenza in modo differente rispetto agli uomini e  alcuni atti violenti sono stati diretti  loro in quanto donne”. Sono stati riconosciuti  dal giudice Cancado Trindade casi di violenza pre-natale in quanto alcune vittime erano  in stato di gravidanza che sicuramente hanno causato traumi prenatali nei  nascituri, la cui entità è difficilmente valutabile.

Alle violenze subite da queste donne è stato riconosciuto inoltre il carattere di continuità in quanto sono proseguite anche in seguito alla conclusione dell’operazione militare. Alcune di essere sono state ripetutamente violentate e nei mesi successivi sono state tenute in regime di stretto  isolamento nonostante avessero bisogno di cure.

La seconda sentenza, del 29 novembre 2006, condanna invece lo stato peruviano, per il caso di 

La Cantuta ”  riconoscendolo colpevole del massacro del professore Hugo Muñoz Sánchez e di nove suoi studenti dell’Università Nazionale “Enrique Guzmán Valle”  (

La Cantuta ) avvenuto il 18 luglio 1992  sempre durante la presidenza di Alberto Fujimori. Il professore e gli studenti furono prelevati da militari appartenenti al gruppo paramilitare Colina, facente capo a Vladimiro  Montesinos e dopo essere stati giustiziati furono sepolti in una fossa comune e i loro corpi ritrovati solo mesi più tardi. Il caso di  

La Cantuta è uno dei crimini per i quali è stata  richiesta l’estradizione di Alberto Fujimori nel 2003 dal Giappone e successivamente  nel  gennaio 2006 al governo del Cile, il quale ora, come paese membro del Tribunale Interamericano per i Diritti Umani non potrà  non prendere atto di queste due sentenze e negare ancora l’estradizione di Fujimori. Il verdetto del tribunale cileno sull’estradizione  è atteso per marzo 2007.

E per un ex presidente e dittatore,  che vede sempre più vicina la possibilità di finire in prigione nel paese dove ha commesso i suoi crimini più efferati , ce n’è un altro, quello in carica, evidentemente in calo di popolarità, che responsabile anch’egli di numerosi crimini durante il suo  precedente mandato (1985–1990),  teme un giorno di poter fare la stessa fine del suo collega e infatti condanna a gran voce la sentenza del Tribunale Interamericano dei Diritti Umani relativa al caso del penitenziario Miguel Castro Castro,  affermando che non è disposto in nessun modo ad adempiere all’obbligo prescritto in essa di rivendicare pubblicamente la responsabilità dello stato nel massacro, ritenendo inappropriata una sentenza che dia risarcimenti e indennizzi a criminali terroristi.

García forse non sa che i diritti umani si applicano ANCHE ai detenuti. E  che torturare un essere umano è SEMPRE un crimine.


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