IL LEGITTIMO PRESIDENTE DEL MESSICO

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               EN ESPAÑOL

Davanti ad una moltitudine di persone, accorse da tutto il Messico con mezzi propri solo ed esclusivamente per lui e per confermare a “gran voce” il “loro” Messico, AMLO ieri si è dichiarato presidente legittimo del paese e ha giurato fedeltà al suo popolo.
Ha promesso di difendere e proteggere i diritti della sua gente, di difendere il patrimonio dello stato e la sovranità nazionale e iniziare una profonda trasformazione del paese. Un impegno solenne e importante che riassume in 20 punti fondamentali che in parte si richiamano al suo precedente programma elettorale. La cerimonia si è svolta senza incidenti e non poteva essere diversamente dal momento che si è trattato di una festa a cui il resto del paese e il vero presidente in carica non hanno potuto far altro che assistere.
Chi ha parlato di quindicimila persone e chi di diecimila per sminuire l’evento, chi si aspettava quattro milioni di partecipanti, magari in un eccesso di entusiasmo, chi si tiene sui trecentomila. Monique c’era e considerando che la piazza, lo zócalo era stracolma, come si vede anche dalle foto e che può contenere circa ottocentomila persone, considerando anche che le strade laterali che si immettono in essa erano piene di gente, lei ipotizza circa un milione e mezzo di partecipanti, intirizziti da un freddo che “calaba los huesos” (arrivava fino alle ossa) ma riscaldati da un calore umano che superava ogni aspettativa. Non lo dubitiamo Monique, deve essere stato emozionante!

RICEVUTO DA MONIQUE:
IL RISVEGLIO DELLE COSCIENZE: ANDRÉS MANUEL PRESIDENTE LEGITTIMO DEL MESSICO.
Per qualche motivo il cuore sta a sinistra, non potrebbe stare a desta e tanto meno all’estrema destra. Nonostante che il battito, il palpitare non abbiano collocazione:oggi qui, domani là.
I miei amici dicono che ho trascorso la vita marciando verso un ideale. Lo continuerò facendo, oggi da giovane, domani da anziana andrò alle manifestazioni per denunciare le ingiustizie. Ogni aggressione in Messico e la morte di ogni uomo mi fanno sentire ancora più piccola, perché sono parte dell’umanità. Non ho bisogno di molte cose per manifestare ed essere attivista: un jeans, una coperta, uno zaino sulle spalle, un libro, spazzolino e dentifricio, senza dimenticare i miei cioccolatini e ovviamente sete di giustizia.
Sei ore di strada, non sono niente se si desidera giungere a un ideale. Ero là. Conosco l’odore delle folle, la fatica della dignità civile, il vibrante, assordante urlo del silenzio, così come le grida affiatate per una causa comune.
La Cuatlicue, Dea madre del mondo prehispanico ha fatto vibrare la sua anima una volta ancora. Abbiamo riempito la piazza più importante del Messico, lo Zócalo. La cattedrale ne è stata muta testimone. Le campane hanno suonato a festa con forza, hanno suonato per tutti i presenti. Non so quanti eravamo, ho perso le nozioni del tempo e dello spazio, l’emozione mi ha conquistata, forse tre milioni. Sono stata testimone di ciò che gli altri hanno taciuto.
La Convenzione Nazionale Democratica e i suoi più di un milione e 25 mila delegati, gli appartenenti alla Coalizione per il Bene di Tutti e i simpatizzanti del leader di sinistra Andrés Manuel López Obrador, abbiamo proclamato ieri, 20 novembre PRESIDENTE LEGITTIMO della Repubblica Messicana , il tabasqueño di 53 anni.
Migliaia, migliaia di persone , e un solo grido: Presidente, Presidente! È un onore essere gente di Obrador! Accompagnato dal suo gabinetto e come sfondo lo scudo nazionale che utilizzò il presidente Benito Juárez, e che è diventato l’emblema dello scenario.
Precedentemente all’atto presidenziale , è stato eseguito l’inno nazionale che Andrés Manuel López Obrador e i dodici membri del suo gabinetto hanno ascoltato in piedi, erano presenti anche come invitati speciali i suoi figli, Andrés Manuel e Ponzalo; la scrittrice Elena Poniatowka, il sindaco entrante di Città del Messico, Marcelo Ebrad e quello uscente Alejandro Encinas e i leader dei partiti messicani di sinistra.
Alle 17,10 Andrés Manuel ha reso la sua protesta come presidente legittimo del Messico. La senatrice e attivista sociale Rosario Ibarra de Piedra (la quale ha un figlio desaparecido dal 1968) ha posto la fascia presidenziale con l’aquila “juarista” al vincitore delle elezioni messicane del 2 luglio del 2006.
“Siamo qui riuniti perché davanti alla frode del 2 luglio abbiamo deciso di dichiarare abolito il regime di corruzione e privilegi e ricominciare la ricostruzione di una nuova Repubblica” ha detto il leader iniziando il suo discorso.
Il Presidente legittimo ha informato inoltre che percorrerà il paese e ha annunciato 20 azioni di governo, tra le quali quella di consolidare una nuova Costituzione e rinnovare le istituzioni, difendere i poveri e le risorse della nazione, combattere la corruzione e le spese eccessive nei servizi pubblici e privati. I componenti del suo gabinetto formuleranno diagnosi dei problemi principali del paese e forniranno soluzioni.
Tra gli invitati speciali hanno assistito 127 deputati federali, 26 senatori, 450 presidenti di municipi, deputati locali, dirigenti del PRD, PT e Convergenza, indigeni, studenti, operai, anziani, giovani, professionisti e importanti intellettuali: Elena Poniatowska, Jesusa Rodríguez, Federico Arreola, José Agustin Pinchetti, Dante Delgado tra gli altri i quali hanno consegnato la risoluzione della Convenzione Nazionale Democratica al presidente legittimo.
López Obrador ha delineato il suo programma di “governo” che si appoggerà a legislatori del Frente Amplio Progressista (FAP) che unisce il Partito della Rivoluzione Democratica (PRD), il Partito del Lavoro (PT) e la Convergenza per portare al congresso proposte di legge. Il programma di 20 punti e di tre parti prevede la difesa del popolo, della democrazia e del patrimonio nazionale.
Andrés Manuel ha detto che promuoverà mediante proposte di legge la creazione di nuovo impiego, di salario giusto, di sussidi per gli anziani, disabili e madri nubili, inoltre all’abbassamento delle tasse per i poveri.
È intervenuto anche contro la costruzione del muro che ha autorizzato il governo degli Stati Uniti alla frontiera con il Messico e ha inviato un messaggio di solidarietà alle organizzazioni civili dello stato meridionale di Oaxaca, che esigono le dimissioni del governatore Ulises Ruiz.
Ha affermato che promuoverà il rinnovamento delle istituzioni pubbliche, il diritto all’informazione, la lotta alla corruzione nel potere giuridico, l’autonomia sindacale e i diritti degli indigeni. Ha aggiunto che non permetterà la privatizzazione in nessuna delle sue forme dell’industria elettrica e del petrolio, creerà una Commissione di Verità” e promuoverà la protezione delle risorse naturali ed archeologiche del paese.
Tra le altre misure previste, La Convenzione Nazionale Democratica ha deciso insieme agli altri oppositori di sinistra che il 1 dicembre si concentreranno nello zócalo capitolino a partire dalle 7 di mattina per manifestare in maniera pacifica e organizzata contro la presa di potere del presidente illegittimo dell’estrema destra panista Felipe Calderón Hinojosa , così come per offrire appoggio ai legislatori dei partiti che compongono il Frente Amplio Progressista e per impedire che abbia luogo la cerimonia di cambio del potere nel Palazzo Legislativo di San Lázaro.
Dopo la cerimonia si è svolto un festival artistico dove il massimo rappresentante della trova cubana Silvio Rodriguez ha offerto
un bellissimo concerto. Tutti là. La pioggia non ha spostato nessuno, era un giorno speciale e bisognava viverlo, goderne in questo modo..
Un anziano dice: “bisogna aver cura di Andrés Manuel perché ogni 100 anni nasce un leader così. Un’altra signora dallo sguardo umile esprime: “Il tempo che mi rimane da vivere, lo passerò lottando con Andrés Manuel”.
Un intellettuale afferma:” Oggi il Messico ha tre presidenti, il legittimo, lo spurio e lo screditato”.
Uno studente va oltre: “Come disse Zapata, preferisco morire in piedi che in ginocchio”…
Anche io, anche io.
Mancavano ancora sei ore per tornare al mio paese, ma questa è un’altra storia.

Monique dal Messico
Grazie Monique, è stato come essere lì, alla prossima.


ATTACCO COLOMBIANO A TELESUR — UNA COINCIDENZA?

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LIBERTÀ PER IL GIORNALISTA ARRESTATO IN COLOMBIA!!

Fredy Muñoz Altamiranda da domenica 12 novembre  si trova in stato  di arresto a Bogotà con l’accusa di essere un terrorista.
Fredy è il corrispondente dalla Colombia di TeleSUR, nonché membro fondatore dell’emittente televisiva..
Domenica sera al suo arrivo all’aeroporto di Bogotà di ritorno da Caracas dove si era recato per un corso di formazione audiovisiva, è stato prelevato da agenti del DAS (il Dipartimento Amministrativo di Sicurezza colombiano) e condotto nei loro uffici dove da allora si trova formalmente in stato di arresto.
Egli è inoltre imputato dal servizio di sicurezza di far parte del fronte 37 delle FARC e di ribellione.
Nell’inchiesta condotta dalla Fiscalía 5 di  Barranquilla  (dove verrà presto trasferito)  il giovane giornalista è accusato da alcuni testimoni di essere un addetto agli esplosivi  del gruppo sovversivo delle FARC e di aver partecipato ad attentati contro le infrastrutture del Paese.
Secondo i testimoni Altamiranda  avrebbe partecipato ad attentati contro le centrali elettriche di ElectroCosta.
In una lettera pubblica lo stesso Fredy informa:”Questa è un’accusa che come me hanno subito centinaia di giornalisti nel mondo, dal momento che l’unilateralismo statunitense accusa di terrorismo coloro i quali gli si oppongono con la ragione e con  le prove”.  Egli ha potuto affermare inoltre che “questo è un colpo in più  inferto  al giornalismo libero e critico” e che “pretendono di piegarlo con la forza e la falsità”. Ha inoltre ringraziato  tutti coloro che gli sono vicini e che gli insegnano a “ non perdersi d’animo perché fare giornalismo è rendere pubblico quello che non si vuole che si sappia”.
Il presidente di TeleSUR  Andrés Izarra  ha segnalato,  in una intervista relativamente all’accaduto, che non esclude ci sia una relazione “con interessi che pretendono colpire la credibilità di TeleSUR e colpire le relazioni bilaterali tra  Colombia e Venezuela… Contro TeleSUR è stata  attuata ogni tipo di manovra, accusa, falsità e  disprezzo, similmente come è stato fatto contro il Venezuela e il processo di integrazione. Casualmente le accuse più aggressive e le offese più dure che abbiamo subito a TeleSUR vengono dalla Colombia”.  
E forse  Fredy Muñoz Altamiranda  è diventato scomodo in Colombia proprio perché rendeva pubbliche troppe cose e dava voce a chi generalmente voce  in Colombia non ne ha:  dalla cronaca delle manifestazioni dei familiari dei desaparecidos, ai recenti omicidi di insegnanti  (11 solo nei primi quattro mesi dell’anno)  da parte dei paramilitari,  alla diffusione della notizia che lo Stato Colombiano è stato dichiarato (dal Consiglio di stato, il massimo tribunale del paese)  responsabile per “inefficienza” della morte dei 63 soldati avvenuta nel corso di un’azione contro le FARC .
In una conversazione telefonica che ha potuto avere con TeleSUR lunedì scorso, Fredy Altamiranda ha lanciato un appello a tutta la comunità internazionale affinché si presti molta attenzione a ciò che accade in Colombia e che secondo la sua opinione in quel paese “dire la verità è pericoloso”. Questa però non è una novità come non è una novità che ciò che si verifica in Colombia, accade sotto l’indifferenza del mondo intero.
La FELAP (Federazione latinoamericana dei giornalisti) ha lanciato un appello nel quale “manifesta  profonda preoccupazione e  opposizione  alla detenzione del corrispondente di TeleSUR a Bogotà”.
La FELAP “si unisce alla denuncia di questo grave attacco alla libertà di espressione e al libero esercizio della professione ed esige che le autorità colombiane liberino immediatamente il giornalista in carcere”.
Termina il comunicato affermando che “la detenzione di Muñoz Altamiranda presuppone l’intenzione di colpire un progetto come quello di TeleSUR  di  chiaro impegno verso una informazione che si confronta con l’atteggiamento di coloro i quali detengono l’opprimente egemonia della comunicazione, a partire dai monopoli e oligopoli nazionali e internazionali”.
In uno scenario latinoamericano dove sempre più si vanno stringendo alleanze scomode per gli Stati Uniti e dove  governi e uomini di  sinistra prendono il posto dei soliti fantocci filoamericani, la Colombia si va sempre più delineando come il fedele alleato  di Washington.
Álvaro Uribe Vélez,  preoccupato probabilmente dai risultati delle recenti elezioni americane, ma forse di più dalle dichiarazioni di Jorge 40 e di Salvatore Mancuso, storici capi paramilitari, i quali si sono detti disposti a “dire tutta la verità sui loro legami con la classe politica”,  proprio nei giorni scorsi  è volato negli Stati Uniti per chiedere la proroga del Plan Colombia , in scadenza proprio a  dicembre e di fatto fallimentare in quanto non ha raggiunto nessun risultato nella lotta alla droga e alla guerriglia.
Suona quanto meno strana questa coincidenza e se Andrès Izarra ha la diplomazia di parlare di casualità nel fatto che le accuse più aggressive verso l’emittente televisiva che,  ricordiamolo, nasce grazie all’impegno di paesi come il Venezuela, l’Argentina l’Uruguay e Cuba con lo scopo preciso di contrastare il monopolio mediatico statunitense sul continente latinoamericano, noi non possiamo fare a meno di chiederci che promessa abbia fatto il Dr. Uribe a Washington in cambio della conferma del Plan Colombia e probabilmente in cambio di protezione negli Stati Uniti se le  rivelazioni di Jorge 40 e di  Mancuso dovessero rivelarsi troppo “esplosive”.

CONTROMAFIE E COLOMBIA, L’INTERVENTO DI GUIDO PICCOLI

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Ho seguito l’intervento di Guido Piccoli  nell’ambito di CONTROMAFIE– STATI GENERALI DELL’ANTIMAFIA, (17/18/19 novembre) convegno nazionale  promosso a Roma presso la sede della CGIL,  da LIBERA l’organizzazione che riunisce il cartello di associazioni  antimafia nato nel 1995 e costituita e presieduta da Don Luigi Ciotti.
Guido, che a mio avviso si distingue per essere una delle poche voci “fuori dal coro” dei luoghi comuni e delle banalità, oltre che delle menzogne che circondano la Colombia e le sue vicende, ha affrontato l’aspetto del narcotraffico e dei fenomeni ad esso legati relativamente al paese latinoamericano di cui è profondo conoscitore.
La Colombia e soprattutto i colombiani  infatti, oggi più che mai  hanno bisogno di verità,  perché solo la verità e la denuncia sistematica di quanto accade in quel paese, riusciranno a spezzare quella catena di violenza e di barbarie in cui quel popolo vive da più di 50 anni.
Come fa ben  notare Guido infatti, se è vero che le tragiche vicende dei desaparecidos cileni o argentini hanno raccolto giustamente   la compassione e la solidarietà  mondiale, è pur vero che quegli avvenimenti sono stati circoscritti  agli anni delle dittature; molto poco e raramente si parla  invece di tutti quei desaparecidos colombiani che numericamente parlando forse sono anche di più di quelli cileni o argentini  ma la cui tragedia, silenziosamente, lentamente e sistematicamente si consuma nel silenzio globale da mezzo secolo a questa parte cioè da quando in quel paese è iniziato il conflitto civile e che non è mai più  terminato.
Sì tutto questo accade ancora  infatti sotto gli occhi di tutti,  nel governo “democratico” di  Álvaro Uribe. Perché si parla di Colombia sempre come di un “paese democratico”. Perché in Colombia si tengono elezioni, perché esistono i partiti politici, anche quello Comunista, perché formalmente non si è mai avuto un colpo di stato e perché non girano carri armati  per le strade. Ma basta questo per fare della Colombia un “paese democratico”? Agli occhi del mondo sì. Ma la “democratica” Colombia ha il suo “democratico” presidente, Dr. Álvaro Uribe Vélez, notoriamente colluso con il narcotraffico,  figlio di Alberto Uribe Sierra noto trafficante che fu arrestato e poi rimesso in libertà, Uribe fu colui il quale tra l’altro legalizzò gli emergenti gruppi paramilitari dandogli una struttura sociale (“Las Convivir”). Egli vinse “democraticamente” le elezioni presidenziali del 2002 grazie alle frodi organizzate da Jorge Noguera (ex console a Milano e allora capo del  DAS,  la polizia segreta colombiana) con l’appoggio tinto di sangue dei paramilitari. Affermare che Álvaro Uribe  sia un  narcoparamilitare sembra però oggi ancora eccessivo. Ricordo tempo fa per esempio, che questa mia affermazione in una discussione su di un blog frequentato tra l’altro da buoni conoscitori della realtà latinoamericana incontrò qualche critica. Purtroppo questa è la  realtà dimostrata nei fatti e per fortuna sempre più evidente anche alla luce degli ultimi scandali che hanno sconvolto l’apparato della politica e della giustizia in Colombia. Guido Piccoli non ha remore a chiamare Uribe paramilitare perché la realtà colombiana la  conosce molto bene e per chi come lui la conosce bene, non può che stridere la  diversa attenzione  per esempio che richiamano sulla comunità internazionale,  le elezioni in altre regioni  latinoamericane. Le elezioni in Venezuela sono senz’altro più limpide e corrette di quelle colombiane, ma mentre in Colombia, fa notare Guido, i pochissimi osservatori  internazionali vengono ospitati negli alberghi di lusso di Bogotà e non vengono inviati invece nelle zone rurali dove maggiormente imperversano i paras e i loro metodi persuasivi, il Venezuela (e accadrà anche il prossimo 3 dicembre) viene invaso da osservatori internazionali dislocati in tutto il paese. L’aspetto secondo me fondamentale che si è chiarito, in quanto rispondeva  proprio ad una domanda che avrei voluto rivolgere a Guido è stato quello della distinzione tra narcoparamilitarismo e narcoguerriglia. Se del primo fenomeno, complici i media colombiani legati alla classe politica,  si parla molto poco , il secondo viene sempre strumentalizzato, da una parte dal governo colombiano che legittima così un uso improprio ed eccessivo della forza e della repressione militare, e da un’altra parte  dagli Stati Uniti  i quali giustificano in questo modo l’enorme sforzo economico e militare rappresentato  dal Plan Colombia che si vende come “un vasto programma per la pace, la  prosperità e il rafforzamento dello Stato”,  ma che in realtà rappresenta il più grosso sistema di controllo del suo cortile di casa. Mentre i paras gestiscono  la parte finale dell’intero processo di produzione della droga dove gli introiti sono ben maggiori e maggiori sono anche i legami e le coperture necessarie tra le  forze politiche e di polizia, la guerriglia controlla la fase iniziale del processo produttivo (dove i guadagni sono minori) , nel senso di tassare le coltivazioni ai contadini come d’altra parte fa  però con qualsiasi altra attività che rientri nei territori da essa controllati. Anche le politiche  di produzioni alternative alla coca che vengono ampiamente promosse dall’ Unione Europea si sono dimostrate essere  un totale fallimento, affinché queste  abbiano successo è necessario infatti, che ci sia una vera riforma agraria con un’equa distribuzione della terra, ma per far ciò bisognerebbe cambiare le politiche internazionali e soprattutto l’atteggiamento verso quei paesi come il Venezuela che effettivamente  stanno attuando una redistribuzione sociale delle terre.
Lo stesso questore di Bolzano esperto in narcotraffico globale e che ha tenuto nella stessa mattina un lungo e interessante intervento sulla criminalità legata al traffico di stupefacenti, ha concluso con una nota di pessimismo, purtroppo il traffico di droga produce un’immensa quantità di danaro e dietro ad esso si celano interessi oltre che economici, anche politici e di controllo mondiale.
Il punto di partenza potrebbe essere intanto proprio quello di raccontare la verità.                                                                

MARCIANDO VERSO CITTA’ DEL MESSICO

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Pubblico qui di seguito la lettera amara ma anche piena di speranza ed entusiasmo  ricevuta dall’amica Monique di Oaxaca, Messico.
Abbiamo deciso di tenere insieme una sorta di diario messicano che si arricchirà dell’apporto di sue notizie, commenti, foto, nonché sensazioni su quanto sta avvenendo in questi giorni nel suo paese.
Entrambre crediamo nella verità e nella giustizia e ciò di cui ora più che mai ha bisogno tutto il Messico e i fratelli messicani sono proprio verità e giustizia.
Domani 20 novembre è un giorno importante per il Paese, allo zócalo di Ciudad de México si riuniranno più di 4 milioni di persone (secondo gli organizzatori) per il giuramento del legittimo presidente “el peje” Andrés Manuel López Obrador. C’è ansia ma anche entusiasmo. Monique ci sarà e presto ci farà avere notizie più dettagliate.
Diffonderemo la verità ognuno dalla sua trincea.
 
AGUANTA QUE EL PUEBLO SE LEVANTA!
 
Annalisa,
con piacere ricevo il tuo messaggio. Ti manderò notizie, foto e sensazioni sul giuramento del presidente legittimo del Messico, Andrés Manuel López Obrador.
C’è apprensione su quello che succederà in quel giorno, si dice anche che arriveranno l’esercito e la Polizia Federale per arrestare AMLO. Non credo che succederà. Come fai a controllare  più di tre milioni di persone riunite nello zócalo, non credo che permetteremo che il governo attui questa misura repressiva.
Credo che sia lo svegliarsi delle coscienze. Andrés Manuel rappresenta un simbolo di speranza. Il popolo del Messico è sofferente ed è ancora più ferito dopo la frode elettorale. Hanno rubato la presidenza ad Andrés Manuel. All’estrema destra non sarebbe convenuto che un uomo incorruttibile arrivasse al potere. Tutti i settori si sono uniti per far credere che “el peje” fosse un pericolo per il Messico. I mezzi di comunicazione hanno ben fatto il loro lavoro di discredito. È stata impressionante la manipolazione dell’informazione e gli elettori alla fine hanno votato per l’estrema  destra. Il Messico è sottosopra, ci sono focolai accesi in molti stati del paese, Oaxaca e Michoacán sono alcuni di essi. Gli abitanti di Oaxaca continuano a lottare e ti ringrazio per le parole di solidarietà per la nostra gente.
Oggi sono aumentati i prezzi di benzina, latte e pane. Ieri sono scesi in sciopero i 58 zuccherifici che riforniscono il paese di zucchero. Il narcotraffico continua a lasciare tracce. Si prevede uno sciopero nazionale dei professori in appoggio al movimento di Oaxaca. C’è anche apprensione su quanto si dice che  il 1 dicembre l’opposizione non permetterà a Felipe Calderón (presidente illeggittimo) di prendere il potere. La coppia presidenziale (Vicente e Marthita) è coinvolta in uno scandolo con risvolti penali per aver appoggiato un’associazione denominata “Amigos de Fox”, l’arcivescovo del Messico invischiato in casi di omosessualità  e c’è di più… molto di più.
Ti abbraccio dal mio Messico sofferente, ma continuiamo a lottare, ognuno dalla sua trincea.
Mi congratulo con te per trattare nel tuo spazio questo tipo di argomenti.
Rimaniamo in contatto
 
Monique dal Messico.
 
 

MARCHANDO HACIA CIUDAD DE MÉXICO

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Publico la carta amarga pero llena de esperanza y entusiasmo recibida por la amiga Monique de Oaxaca , México.
Hemos decidido juntas de tener como un diario méxicano que se enriquecerá con sus noticias, informes, fotos, además de sensaciones por lo que está ocurriendo en su país.
Las dos creemos en la verdad y en la justicia y lo que más necessita ahora todo México y los hermanos méxicanos son propio verdad y justicia.
Mañana, 20 de novembre es un día importante para el paIs, en el zócalo de Ciudad de México se reunirán más de 4 millones de personas (según los organizadores) por el juramento del presidente legítimo “el peje” Andrés Manuel López Obrador. Hay expectativa pero también entusiasmo. Monique estará allá y pronto nos enviará noticias más detalladas.

AGUANTA QUE EL PUEBLO SE LEVANTA!

Annalisa:

Con gusto recibo tu mensaje. Sí, te enviaré información, fotos y sentires de la toma del presidente legítimo de México: Andrés Manuel López Obrador.

Existe expectativa de lo qué sucederá ese día, pues, hasta se comenta que entrará el ejército y la Polícia Federal a detener a AMLO. No creo que suceda tal. Cómo controlas a más de tres millones de personas reunidas en el zócalo, si el gobierno actua de esa manera represiva,creo que no lo permitiríamos.

Yo creo que es el despertar de la conciencias. Andrés Manuel representa el símbolo de la esperanza. El pueblo de México está dolido y quedó más lastimado después del fraude electoral. Le robaron la presidencia a Andrés Manuel. A la ultraderecha no le convenía que un hombre incorruptible llegara al poder. Todos los sectores se unieron para expresar que “El peje”, era un peligro para México. Los medios de comuniación hicieron su labor de desprestigio.Fue impresionante la manipulación de la información y la gente finalmente se movió hacia la ultrederecha.
México está convulsionado, hay focos rojos en muchos estados del país, Oaxaca y Michoacán son uno de ellos. Los Oaxaqueños siguen luchando y gracias por tus palabras de solidaridad y con nuestro pueblo.

Hoy subió la gasolina, la leche, el pan. Ayer estalló la huelga en los 58 ingenios que abastecen al país de azúcar. El narcotrafico sigue dejando su huella. Se prevee un paro nacional de profesores en apoyo al movimiento de Oaxaca. También surge la expectativa que el 1 de diciembre la oposición no permitirá a Felipe Calderon(presidente espurio) tomar el mando. La pareja presiencial (Vicente y Marthita) involucrados en demandas por los abogados que apoyaron a una Asociación demoninada “Amigos de Fox”…El arzobispo de México involucrado en casos de pederastas…y aún hay más.…mucho más.

Te abrazo desde mi México dolido, pero seguimos luchando, cada uno desde su trinchera.

Y te felicito por tratar en tu espacio este tipo de temas.
Me contaba Elio que allá no le llegan datos del acontecer mexicano.

Estamos en contacto.

Monique de México.


IL RICATTO A MANO ARMATA DI DE GREGORIO

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Traendo spunto dal ricatto “armato” del senatore De Gregorio il quale minaccia di non dare l’appoggio alla finanziaria se in essa non viene inserito un miliardo di euro in più per le forze armate, è bene far presente alcune cose:
Durante il precedente governo , l’accordo fra Italia e Francia per l’attuazione del “programma Fremm”  (noto in Italia con il nome Rinascimento e che prevede la realizzazione in collaborazione con la Francia di 27 fregate da combattimento) saltò per mancanza di fondi nella finanziaria 2006 a firma Giulio Tremonti.
In quell’occasione il governo Berlusconi fu duramente ripreso per il suo mancato impegno con la Francia e soprattutto con la Fincantieri , dal senatore Ds Lorenzo Forcieri  presidente della delegazione parlamentare italiana presso la Nato (guarda un po’) e attualmente sottosegretario alla difesa dell’attuale governo.
Sul sito del ministero della difesa tra l’altro nella pagina personale del sottosegretario Forcieri si legge testualmente : ”è stato inoltre primo firmatario di importanti disegni di legge, puntualmente approvati, in materia di riconversione produttiva delle imprese operanti nel settore degli armamenti” ma questo suona comunque contraddittorio con il suo impegno a favore delle commesse belliche navali di Fincantieri.
Nella finanziaria dello scorso anno comunque alla fine venne emesso uno stanziamento di 30 miliardi di euro per il proseguimento del “programma Fremm” e venne  inserito nella tabella di spese del ministero delle attività produttive. Forcieri fu particolarmente critico con Tremonti, sostenendo che il mancato finanziamento al programma Fremm in realtà penalizzava duramente l’industria italiana.Come se per rilanciare l’industria italiana fosse necessario partire da quella bellica.
La finanziaria a firma Padoa Schioppa ha fatto di più.  Quel finanziamento è stato raddoppiato ed è stato inserito nelle voci di spesa del ministero per lo sviluppo economico. Inoltre è stato previsto che i 60 milioni di euro del  2007 passino a  135 nel  2008/2009 e che dal 2010 in poi fino al 2022, anno in cui si dovrebbe concludere il programma, il “Fremm” riceva  un totale di un miliardo e 665 milioni di euro. La finanziaria 2007 prevede 18 miliardi 134 milioni di euro per i fondi del ministero della difesa, contro i 17 miliardi 782 milioni di euro dell’anno 2006. Aggiungendo voci extra e aggiustamenti  vari si prevede di superare i  20 miliardi di euro, circa 3 in più rispetto alla  finanziaria 2006.
Inoltre, confermando nei fatti  un appoggio politico ai servizi di sicurezza e intelligence, ad essi vengono destinati 615 milioni di euro, (25 in più rispetto al 2006).
Ulteriori investimenti sono previsti per la partecipazione al controverso programma bellico americano Jsf in cui però l’Italia già ha investito 1 miliardo di dollari a fondo perduto come quota partecipativa e altri 11 sono destinati all’acquisto di 131 caccia. Inoltre sono previsti   7 miliardi di euro per l’acquisto di 121 Eurofighter Typhoon (programma bellico europeo in cui l’Italia partecipa con l’Alenia insieme a Gran Bretagna, Spagna e Germania).
Accade cioè che nello stesso momento in cui l’Italia con l’Alenia prtecipa alla costruzione del caccia europeo (Eurofighter), contemporaneamente l’americana Lokheed Martin nella costruzione del caccia statunitense concorrente di quello europeo.
Quindi veramente non si si capisce cosa ancora voglia in più De Gregorio se poi teniamo anche conto che…
l’Alitalia fallisce
Trenitalia pure
la sanità non ne parliamo
la scuola piange
i precari protestano
l’editoria stenta….
etc. etc.
 

ROBERTO SAVIANO: “NON RISCRIVEREI GOMORRA”

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Qualche settimana fa sono stata fra coloro i quali avevano espresso  in vari modi  appoggio e solidarietà a Roberto Saviano per le minacce ricevute e l’isolamento in cui si era ritrovato dopo l’enorme successo editoriale riscosso dal suo Gomorra.
Ora permettetemi e soprattutto permettimi Saviano, qualche dubbio.
Rinnovo anche qui la mia solidarietà per le minacce e le intimidazioni che hai ricevuto e considero coraggioso l’aver scritto il libro e forse ancor di più  l’aver gridato a voce alta dal palco di Casal di Principe “andate via da questa terra” ai padrini di cui hai fatto nome e cognome pubblicamente. Trovo deplorevole l’isolamente ambientale in cui ti sei trovato.
È stato il tuo agire conseguente a tutto questo che, consentimelo, non condivido. Già subito dopo essere esploso il caso sui media, la solidarietà sul web, gli appelli, le lettere di intellettuali e scrittori, non ho condiviso il silenzio con cui hai risposto a quanti facevano a gran voce il tuo nome come nuovo paladino della lotta alla camorra. Perché il silenzio? Avevi già detto tutto dal palco di Casal di Principe, l’hai scritto sul libro, pensi che quel silenzio  eventualmente servisse a salvarti la vita nel caso qualcuno avesse deciso di farti fuori? Ho sempre detestato i “no comment” come ho sempre detestato il rinnegare le proprie azioni. Ho letto più di una volta che hai dichiarato che se tu avessi immaginato le conseguenze probabilmente non avresti scritto il libro.
Oggi me lo confermi. Lo confermi dalle pagine di El País in un intervista riportata da La Repubblica:  “No. Non riscriverei Gomorra. E non per le minacce, ma per quello che esse hanno comportato: il comportamento degli editori e di molte persone vicine. La solidarietà è solo una parola”. Non si intende bene a cosa ti riferisci e forse avresti potuto essere un po’ più esauriente nella risposta, che detta così può dare luogo a interpretazioni diverse.
Cosa ti aspettavi? Cosa ti ha realmete spaventato? Credo che quando giunge il momento per essere coraggiosi, o lo si è  fino in fondo o è meglio tacere. Come stai facendo tu, penso che sia offensivo e poco rispettoso verso coloro (tanti o pochi questo non lo so, ma comunque ammirevoli) che trovano comunque il coraggio vero di varcare le soglie delle questure napoletane (e non solo) per denunciare estorsioni, ricatti, minacce e abusi a cui sono sottoposti quotidianamente e che poi, senza scorta, senza rifugi segreti, senza interviste e senza solidarietà via web, sono costretti a far ritorno nel loro negozio, nella loro casa, nel loro quartiere e sperare di rimanere vivi. Questo è il vero coraggio  e come il coraggio e l’onestà impongono a tutte queste persone  il dovere morale di non tornare sui propri passi e di non ritrattare, questo stesso coraggio, di essere cioè coerenti fino in fondo con l’onestà a cui tanto aneliamo, dovrebbe essere anche il tuo, caro Roberto.  

DOÑA SOLEDAD

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Doña Soledad,
que tocas a mi cuarto
que te puedo yo ofrecer
en cambio del cuento tierno de tu historia?
Doña Soledad,
recorriendo juntas caminos de fuego
entre versos del alma de quien amó
y que por amar murió y sin embargo murió amando y quizá por eso amando todavía más,
entre suspiros de quien no alcanzó a ver más la luz
y que quien sabe si murió por desear la luz,
entre los hojos de miles y miles de hijos matados por el poder
y que fueron matados simplemente por desear de no dejarte sola,
Doña Soledad.

SANDINO, CARDENAL E ORTEGA

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Per quanto riguarda le riflessioni politiche sui recenti risultati elettorali in Nicaragua e sui dubbi che circondano la figura di Daniel Ortega rimando volentieri a quanto scritto dagli amici VERO SUD AMERICA e NOTIZIE DALL’IMPERO.
La sottoscritta pur  essendo scettica in merito all’essere ancora di sinistra di Ortega, soprattutto rispetto ai compromessi e alle allenaze che ha stretto per avere potere (compreso anche quella con la parte più reazionaria e conservatrice della chiesa nicaraguense per cui ha votato contro l’aborto terapeutico nel suo paese), preferisco, come suggerisce GENNARO CAROTENUTO, vedere il bicchiere mezzo pieno, se non altro nella prospettiva in cui la vittoria di Ortega appare come un’ulteriore indebolimento della supremazia USA nella regione in virtù dell’appoggio avuto da Cuba e Venezuela.
Il poeta nicaraguense, Ernesto Cardenal tuttavia è molto scettico sul suo ex-compagno di lotta Daniel,  di cui dice in una recente intervista sul Manifesto del 5/11 che egli “fa solo ipocrita demagogia” avendo perduto tutti i valori e gli ideali che lo animavano nel passato.
Mi piace ricordare quei valori e quegli ideali con una poesia proprio di Cardenal che si chiama “Hora O” e che è dedicata ad Augusto Sandino e di cui è stata fatta una bellissima e struggente versione musicale dal gruppo Chiloe:
He is a bandido”, decía Somoza, “a bandolero”.
Y Sandino nunca tuvo propiedades.
Que traducido al español quiere decir:
Somoza le llamaba a Sandino bandolero.
Y Sandino nunca tuvo propiedades.
Y Moncada le llamaba bandido en los banquetes
y Sandino en las montañas no tenía sal
y sus hombres tiritando de frío en las montañas,
y la casa de su suegro la tenía hipotecada
para libertar a Nicaragua, mientras en la Casa Presidencial
Moncada tenía hipotecada a Nicaragua.
“Claro que no es” —dice el Ministro Americano
riendo— “pero le llamamos bandolero en sentido técnico”.
¿Qué es aquella luz allá lejos? ¿Es una estrella?
Es la luz de Sandino en la montaña negra.
Allá están él y sus hombres junto a la fogata roja
con sus rifles al hombro y envueltos en sus colchas,
fumando o cantando canciones tristes del Norte,
los hombres sin moverse y moviéndose sus sombras.

Su cara era vaga como la de un espíritu,
lejana por las meditaciones y los pensamientos
y seria por las campañas y la intemperie.
Y Sandino no tenía cara de soldado,
sino de

poeta convertido en soldado por necesidad,
y de un hombre nervioso dominado por la serenidad.
Había dos rostros superpuestos en su rostro:
una fisonomía sombría y a la vez iluminada:
triste como un atardecer en la montaña
y alegre como la mañana en la montaña.
En la luz su rostro se le rejuvenecía
y en la sombra se le llenaba de cansancio.
Y Sandino no era inteligente ni era culto
pero salió inteligente de la montaña.


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