Bersani ma ‘ndò vai?

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Pier Luigi Bersani
Bersani tra gli operai,  si legge oggi un po’ dovunque. Liberazione titola : “In fabbrica, su una sedia l’esordio da leader di Bersani”, evocando immagini sbiadite dei comizi di fine anni ’60.  Il giornalista Stefano Bocconetti scrive che ad aspettare il leader del PD “c’era un mare di folla, tutti lavoratori”.
 
Ne siamo sicuri Bocconetti? Del fatto che fossero tutti lavoratori?
No,  perché la zona che  Bersani ha deciso di visitare da neo segretario del piddì è  ricca di microimprese artigianali delle quali ognuna conta con un numero ridotto di operai. Bersani la visita sembra averla fatta più alla piccola e media imprenditoria locale che non all’operaio vero e proprio,  se vogliamo vedere la cosa secondo un’ottica di divisione di classi.
E anche se lui ha parlato di “ricominciare dal lavoro” come nuova linea politica del partito è pur vero che la piccola fabbrica da lui visitata ha solo 9 operai.
 
Bersani lungi dall’andare dai lavoratori volge lo sguardo all’imprenditoria, piccola e media questa volta. La grossa sta con Berlusconi.
Una passeggiata a Pomigliano o Termini Imerese no?
 

Licenziamento Dante De Angelis: lunedì 26 ottobre la sentenza

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DANTE DE ANGELIS REINTEGRATO!!!! h. 14.30 è appena arrivata la notizia dal Tribunale del Lavoro…
Al presidio in questo momento ci sono circa un centinaio di persone. Una ventina inoltre sono salite con Dante nell’aula dove si sta tenendo l’udienza, il cui resposnso sarà reso noto soltanto nel pomeriggio se non nei prossimi giorni in quanto probabilmente il giudice depositerà la sua sentenza.
Per strada, nei pressi del Tribunale si è raccolto un numero considerevole di persone, semplici cittadini e ferrovieri, amici di Dante, giornalisti e comuni cittadini. Rispetto all’udienza precedente l’affluenza è stata molto maggiore. Da Viareggio, teatro dell’ultima tragedia annunciata rispetto alla sicurezza delle Ferrovie è arivato un autobus  completo. Si stanno tenendo inoltre continuamente interventi dei rappresentanti dell’Orsa, di alcune rappresentanze politiche, dei ferrovieri addetti alla sicurezza. Il presidio si sta arricchendo pertanto di contenuti importanti, partendo sì dal reintegro di Dante De Angelis ma agiungendo soprattutto una discussione  interessante sui temi della sicurezza e dei tagli in questo settore che Trenitalia in questi anni sta operando selvaggiamente, per finire alla denuncia di sempre nuovi incidenti che vengono sistematicamente taciuti dalla stampa. Un grande striscione riproduce la foto del disastro di Viareggio. Mentre Dante è stato licenziato per aver denunciato (e proprio quello era il compito del suo incarico) gravi problemi di sicurezza e il rischio di incidenti poi puntualmente verificatisi, ancora per la strage di  Viareggio non c’è ancora nessun indagato mentre le Ferrovie e la ditta proprietaria della carrozza si rimpallano le responsabilità, gioco reso possibile dall’appalto, subappalto e relativa frammentazione di tutto il settore dei trasporti. Intanto i grandi progetti inultili e costosi avanzano, l’Alta Velocità corre sempre di più a scapito della nostra sicurezza e del trasporto regionale e locale, penalizzando come sempre l’utenza di massa che si serve del trasporto pubblico per recarsi quotidianamente al lavoro, e favorendo invece poche persone che devono recarsi rapidamente dal Nord al Sud del nostro paese per i loro viaggi d’affari. E’ fondamentale riappropriarsi delle strutture pubbliche e non permettere che vengano messe a esclusiva disposizione di pochi! Sarà  possibile seguire la vicenda di Dante ed avere aggiornamenti sulla sentenza sulle frequenze di Radio Onda Rossa. (AM)

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PRESIDIO DI SOLIDARIETA’
 
Lunedì 26 ottobre, presso il Tribunale di Roma, si terrà l’udienza conclusiva della vertenza sul licenziamento del macchinista e delegato alla sicurezza, Dante De Angelis, avvenuto il 15 agosto 2008. Il reintegro di Dante riguarda tutti i ferrovieri, i lavoratori, i pendolari e i cittadini; la mobilitazione per il suo reintegro è una battaglia di civiltà.  La rivista dei macchinisti, “ancora In Marcia!”, invita coloro che hanno a cuore la sicurezza e le libertà fondamentali a partecipare a un presidio di solidarietà che si terrà in concomitanza con l’udienza presso il Tribunale del Lavoro di Roma alle ore 11,00  presso il Tribunale del Lavoro di Roma Viale Giulio Cesare, 54 (metro A, fermata Lepanto) Aula 101, primo piano, giudice Conte. Appuntamento alla Stazione Termini, ore 10,15 binario 1, oppure direttamente di fronte all’ingresso del Tribunale alle ore 10,45.
 
Dante fu allontanato dalle Fs con la polizia ferroviaria, un atto che fu definito da più parti di “fascismo aziendale”, per aver segnalato come delegato alla sicurezza, “problemi” ai treni Eurostar. Il fatto destò molto scalpore e suscitò un’ondata di proteste e prese di posizione di  ferrovieri ma anche di semplici cittadini, pendolari, parlamentari, forze politiche, Enti locali, operatori della prevenzione, mezzi di informazione, intellettuali, ecc.
Da allora ci sono stati molti altri incidenti: altri due Etr si sono spezzati, sei lavoratori sono morti sui binari, tre viaggiatori uccisi, quattro orribilmente mutilati dalle porte Killer e trentuno cittadini innocenti hanno perso la vita,
arsi vivi, nella strage ferroviaria di Viareggio. Incidenti che hanno dimostrato la fondatezza delle sue affermazioni e l’impellente necessità di migliorare
costantemente le condizioni di sicurezza, non solo per viaggiatori e ferrovieri ma anche per la cittadinanza tutta.
 
L’attacco frontale ai diritti sindacali e alle libertà fondamentali da parte delle Fs si è spinto, nel frattempo, molto oltre fino a intimidire, diffidare e minacciare numerosi altri delegati alla sicurezza e a utilizzare lo spettro di questo licenziamento verso ciascun ferroviere per gestire la fase di pesante ristrutturazione in corso, che prevede migliaia di esuberi, riduzione degli equipaggi di guida, separazione e privatizzazione dei settori remunerativi, l’azzeramento del trasporto merci e la marginalizzazione di quello pendolari.
Intimidire i lavoratori e i delegati che si occupano di sicurezza rende meno sicura qualsiasi organizzazione poiché seminando la paura si perde il fondamentale contributo di chi conosce nel dettaglio tutti i processi lavorativi e i rischi connessi. Come in molti altri servizi, anche per i ferrovieri quello di mettere in evidenza i rischi e denunciare i pericoli è un obbligo morale e un
dovere civico che deve prevalere sugli obblighi contrattuali, in particolare quando riguarda la sicurezza el ‘incolumità pubblica. Per queste ragioni la decisione che sarà adottata lunedì prossimo dal Giudice del Lavoro, Dario Conte, assume una importanza decisiva nel campo delle libertà sindacali, della sicurezza ferroviaria e del lavoro ma anche, più in generale, per la libertà di parola ed il diritto di opinione di ciascuno di noi.
 

Con i movimenti sociali in resistenza, contro il golpe in Honduras

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rompiamo il silenzio mediatico!
Un momento di informazione e di approfondimento su quello che succede in Honduras dopo il colpo di stato. Solo media di movimento fanno girare informazioni, mentre quasi nulla passa nell’informazione “ufficiale”. Quindi l’iniziativa nasce per dare una opportunità informativa  dando voce ed un contributo alla resistenza honduregna. E concentrando il nostro sguardo in basso e a sinistra, “giriamo” la richiesta  di sostegno che viene dai movimenti sociali honduregni allargandola alla città, quella che ogni giorno resiste e lotta per la democrazia vera, la libertà e la giustizia, qui da noi e in ogni parte del mondo. E’ quindi anche nell’ottica di attivare un percorso condiviso, che questa iniziativa prende corpo.… sperando che con il contributo di tutt@ possa arrivare ai compagni e alle compagne honduregn@, il nostro… “no estan solos!”

promuovono: comitato Carlos Fonseca, associazione Ya Basta Moltitudia, associazione Italia Nicaragua, Centri Sociali in Action, Strike SPA, Horus Liberato 2.0, Ex 51, Cantiere Sociale Tiburtino, Ex SNIA, .…

Venerdi 23 ottobre
EX SNIA Via Prenestina 173

dalle ore 20,30

  • Voci dall’Honduras (collegamenti telefonici con il Fronte di Resistenza al golpe)
  • Testimonianze, video e foto
  • cena sociale in sottoscrizione al Fronte di Resistenza honduregno

dalle ore 22,00

  • Djset latinoamericano

* tutto il ricavato (tolte le spese) andrà a sostegno del Frente


La miseria dello sviluppo

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Se un giorno gli eventi rivelassero per quella che è la storia dell’Uomo, questo apparirebbe in tutta la sua fragilità e tragicità.
Una piccola presenza in un universo infinito e di cui nonostante ciò egli si sente padrone e signore assoluto.
Ignaro o forse sprezzante delle leggi cosmiche e naturali ne crea via via delle nuove adattando la natura, l’ambiente , gli eventi  a se stesso ed alle sue priorità.
In questa sua inadattabilità, in questa sua ansia di soggiogare tutto alle sue esigenze, sta la sua fragilità ed il seme stesso della sua decadenza e fine. Un giorno, un giorno lontano, non ci sarà più nulla da modificare, tutto sarà già permanentemente mutato e allora all’uomo, piccola presenza in un universo infinito non resterà altro da fare che adeguarsi allo scempio che ne ha fatto. A.M.
 
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“La miseria dello sviluppo” è anche un bellissimo libro dello storico Piero Bevilacqua che vale senz’altro la pena di leggere…

Volantino contro il golpe in Honduras

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chi vuole se lo stampa e lo fa girare come meglio crede. Gracias
RESPINGIAMO IL GOLPE   IN HONDURAS!
 
Sono trascorsi oltre tre mesi dal golpe in Honduras finanziato e realizzato dalla cricca oligarchica del paese che detiene la totalità della ricchezza e del potere politico.
Il governo fascista di Roberto Micheletti ha decretato come ultima mossa per consolidare la sua dittatura, lo stato d’assedio e  la sospensione delle garanzie costituzionali, accentuando la repressione contro il Fronte nazionale di resistenza popolare e contro  la popolazione civile che si oppone con ogni mezzo al golpe pagando un alto prezzo di sangue e di arresti.
L’Honduras, uno dei paesi più poveri del mondo, con una mortalità infantile del 48% fino al 5° anno di età, con una disparità tra classi ricche e classi povere tra le più alte in assoluto. Un sistema sociale dove una decina di famiglie possiede la totalità della ricchezza e del potere, controlla le istituzioni politiche e giudiziarie e, in combutta con le gerarchie militari ed ecclesiastiche, gestisce ogni aspetto della vita nel piccolo paese centroamericano.
  
Manuel Zelaya , il presidente legittimo del paese è  asserragliato in queste ore  all’interno dell’Ambasciata brasiliana, rientrato in Honduras clandestinamente dopo essere stato cacciato nel giugno scorso   manu militari perché tentava di realizzare alcune riforme sociali  delle quali avrebbero beneficiato gli strati più poveri della popolazione.
Già aveva aumentato il salario minimo del 60% e dall’agosto dello scorso anno l’Honduras era entrato  a far parte dell’Alba, l’Alternativa Bolivariana delle Americhe, il progetto di integrazione politico, economica e sociale dei paesi progressisti latinoamericani.
Proprio l’adesione all’Alba, osteggiata dai settori più ricchi e reazionari del paese, sembra sia stato uno dei motivi scatenanti del golpe, oltre alla proposta di Zelaya di indire un’Assemblea Costituente per modificare  la Costituzione scritta dal dittatore Policarpo Paz nel 1982, in un periodo segnato da arresti, torture, sparizioni di persone, una modifica che avrebbe restituito finalmente un po’ di sovranità popolare alla nazione.
 
L’Honduras è sempre stato una vera e propria   “Repubblica delle Banane”, la sua politica e la sua economia, fin dal XIX  secolo, sono state influenzate in maniera determinante dagli interessi della potente United Fruit Company che ha imposto dittatori e presidenti a suo piacimento, comportandosi come prolungamento degli interessi politici ed economici di Washington nel paese.
Tutti coloro che pensavano che, con l’avvento di Obama alla Casa Bianca,  sarebbe iniziata una nuova fase nei rapporti tra Stati Uniti e paesi dell’America latina, non più caratterizzata dalla supremazia militare ed economica nord americana, dovranno ricredersi. Il “cortile di casa” fa sempre gola ai settori più retrivi di Washington.
 
Sono gli alti gerarchi del Pentagono, quelli che fanno capo al Comando Sud e che  hanno recentemente concordato con il governo narcoparamilitare di Uribe  l’installazione di 7 nuove basi americane in Colombia, quelli che hanno riattivato le operazioni militari della IV flotta; sono sempre quelli che in questi giorni stanno imponendo il complice silenzio del governo americano rispetto alle terribili notizie che giungono ogni giorno da Tegucigalpa, che sono stati complici fin dall’inizio del golpe in Honduras.
 
È urgente la mobilitazione di tutti i democratici, gli antifascisti, gli antimperialisti contro la barbarie e l’arroganza dei potenti.
 
Per esprimere solidarietà al Frente Nacional de Resistencia Popular, per avere informazioni e aderire a nuove iniziative in Italia scrivere a:
href=“noalgolpedotitaliaatgmaildotcom“>noalgolpedotitaliaatgmaildotcom

Striscione contro il golpe. Sveglia stampa!!!!

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Intervista a Betty Matamoros, della resistenza contro il colpo di Stato in Honduras in questi giorni in Italia.

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di Stella Spinelli — PeaceReporter
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“In Honduras c’è stato un colpo di stato il 28 giugno e da allora c’è un popolo che sta resistendo contro una situazione che noi non abbiamo voluto, ma nella quale ci hanno obbligato a vivere. La nostra è una resistenza pacifica. È un popolo che conta arrestati, feriti, morti, scomparsi. Le cifre ufficiali parlano di 18 morti, ma gli organismi internazionali in difesa dei diritti umani ne indicano 4 e sono coloro che hanno perso la vita durante le manifestazioni. Le altre sono morti extragiudiziali, che necessitano di indagini accurate. I feriti sono invece 300, da catene di metallo e pallottole. Abbiamo 3000 detenuti illegalmente e 39 persone in sciopero della fame per protesatare contro la detenzione scattata per aver difeso nell’Istituto agrario nazionale il proprio diritto alla titolazione delle terre. Dodici indigene lenca, alcuni minori, hanno ottenuto asilo politico nell’amabsciata guatemalteca. E c’è un popolo intero perseguitato in maniera costante. Le accuse principali sbandierate agli arrestati sono di non rispettare il coprifuoco o, per quelli del Frente, sedizione”.
Usa parole semplici e ben scandite Betty Matamoros, 47 anni, responsabile del settore internazionale del Frente contra el golpe en Honduras. La incontriamo nella sede di Mani Tese, a Milano, e con pacatezza ci accompagna nelle complesse pieghe delle politica, della società e delle leggi honduregne, con l’intento di spiegarci dove andrà il suo popolo, che affronta le pallottole armato di uova e fantasie di un migliore Honduras possibile.
“Vorrei spiegare cos’è il coprifuoco. In Honduras abbiamo garanzie individuali di protezione scritte nella Costituzione e un decreto firmato dal presidente golpista, Roberto Micheletti, ce le ha tolte. Questo significa che possiamo essere presi per strada o in casa e violentati nei nostri diritti. Questa sospensione non è solo per chi resiste, ma per tutto il popolo. Un’offesa per tutti”.
In Honduras, dunque, c’è una resistenza del tutto pacifica, nonostante i golpisti siano armati fino ai denti?
“In questo senso è necessario ripercorrere la storia del Centroamerica, dove sono tre i paesi che hanno subìto periodi di violenza armata che hanno lasciato sul terreno innumerevoli morti. Noi honduregni abbiamo imparato da queste esperienze dei paesi vicini che le armi non sono una soluzione, bensì organizzarci in maniera pacifica e agire in nome della non violenza. La resistenza di oggi è nata in trenta anni, sono trenta anni che stiamo forgiando questo movimento per affrontare i problemi della nostra regione. Per questo abbiamo invitato tutti a resistere pacificamente per chiedere cambiamenti reali e radicali. Abbiamo un paese pieno di diseguaglianze. L’ottanta percento vivono in povertà e di questo, il 35 vive con meno di un dollaro al giorno. Eppure il nostro paese è ricchissimo di risorse naturali, che però vengono godute da pochi. Così come la terra, la maggioranza è nelle mani di pochissimi e gli altri non hanno un pezzetto di terra da coltivare per sopravvivere. E’ l’insegnamento della storia che ci ha portato a una forma di resistenza pacifica e popolare che vuol dire al mondo che noi siamo capaci di resistere. Se avessimo iniziato una guerra civile, non staremmo, ora dopo tre mesi, ancora resistendo con un immenso appoggio popolare. Avremmo già i militari Usa nel paese.
Che ruolo hanno avuto e hanno, direttamente o indirettamente, gli Stati Uniti nel golpe?
Un vincolo molto forte. La oligarchia economica Usa ha le mani in pasta in quanto è accaduto. Storicamente siamo il pollaio degli Usa e se viviamo in questa misera condizione è perché loro ci tengono in questa situazione. E adesso anche l’Unione europea vuole adottare il medesimo comportamento con i paesi centroamericani, negoziando un accordo di libero scambio simile al Cafta, tanto dannoso per i nostri popoli. Anche se raccontano che i due accordi commerciali sono distinti, la base che usano resta il Cafta. Parlano di tre punti: il dialogo politico, ma in occasione del golpe non hanno partecipato al dialogo politico; la cooperazione internazionale; e l’aspetto commerciale, ma tutto in un ottica di libero scambio.
E l’Alba, l’Alternativa bolivariana per le Americhe promossa da Hugo Chavez, invece?
Dopo l’entrata in vigore del Cafta e la presa di coscienza dei primi effetti negativi sul paese, i movimenti hanno fatto pressione sul governo affinché ricercasse un’alternativa. E quale migliore alternativa se non l’Alba? Quindi l’Honduras ha aderito. Noi crediamo fermamente nelle riforme sociali che l’Alba promuove. Certamente ha una parte commerciale, ma non è il libero commercio. E per questo continuiamo a pensare che l’Alba sia l’unica opzione per l’America latina. Ma per l’oligarchia economica questo ha voluto dire tornare indietro rispetto ai vantaggi ottenuti con il Cafta. L’Alba non permette che la gestione dei fondi sia data in mano ai privati. Non prevede intermediari. La gente ne attinge direttamente. E tutto ciò che nasce come idea di riforma del ruolo del popolo le oligarchie lo definiscono socialismo e entrano nel panico. E per questo hanno promosso una campagna che avverte che il comunismo sta avanzando in Honduras, con tanto di slogan: i comunisti mangiano i bambini! E come bloccare una tale campagna di disinformazione, se il novanta percento dei mass media è in mano loro? Questo è uno dei più grandi problemi che abbiamo nel paese, dato che gli unici due mezzi d’informazione indipendenti che avevamo sono stati chiusi dopo il golpe.
È appurato che il Movimento non si può esaurire nella definizione pro Zelaya, inquanto viene da molto più lontano e non si esaurisce nel sostenere un presidente. L’obiettivo è infatti ottenere un’assemblea costituente e una nuova magna charta che rifondi il paese ex novo.
L’idea di un’assemblea costituente in Honduras non è un’idea nata da Zelaya, ma è una richiesta che i movimenti sociali e popolari portano avanti dal 2005. Tutto è nato quando il Cafta ha messo in secondo piano la Costituzione in vigore violando i diritti del popolo. Quindi, lottiamo per un’assemblea che possa ribaltare quanto è scritto nel trattato di libero commercio. E c’è una legge secondaria, a cui ci appelliamo, e che venne promulgata da Zelaya quando divenne presidente, che codifica la partecipazione cittadina. L’art. 5 di questa legge dà la possibilità al presidente di ricevere dal basso proposte di consultazione da rimettere poi al popolo honduregno. E così che le 40mila firme per sollecitare una consultazione sull’assemblea costituente hanno raggiunto Zelaya. Che poi le ha fatte sue e ha iniziato a promuovere la questione. Questo è stato il suo passo falso: da allora l’oligarchia ha manipolato la vicenda, dicendo che Zelaya stava puntando a cambiare la Costituzione per rimanere al potere. Ma è assurdo.
Una tesi sposata dai principali media italiani, anche, come Corriere e Repubblica.
In realtà il 28 giugno si sarebbe chiesto al popolo se era d’accordo o meno a installare una quarta urna nelle elezioni del 29 novembre. La quarta urna sarebbe servita per raccogliere l’opinione popolare sul convocare o meno un’assemblea costituente. Se fosse stato sì, il tutto sarebbe passato nelle mani del Parlamento, quindi non era vincolante. Cosi, giuridicamente, non c’era nessun modo per cui Zelaya poteva restare in carica e lo aveva detto anche pubblicamente che non si sarebbe ripresentato. C’è di più, durante una riunione dell’Oea a Tegucigalpa Zelaya aveva addirittura firmato un documento in cui affermava che mai si sarebbe ricandidato, per questo l’Onu aveva inviato degli osservatori alla consultazione del 28 di giugno, che mai ebbe luogo perché quel giorno il presidente della Repubblica venne sequestrato. In alcuni seggi, in luoghi lontani dalla capitale, si votò perché la notizia del golpe tardò ad arrivare, ma dato che i golpistas dissero che tutti coloro che avrebbero continuato a parlare della consultazione sulla quarta urna erano penalmente perseguibili, non si è mai saputo il risultato di quelle poche schede.
Al di là di tutto, voglio precisare che il Frente non è zelaystas, rinunciamo volentieri a questo titolo, ma siamo convinti che almeno Mel abbia voltato almeno un po’ la testa verso il popolo. Per questo l’indignazione al golpe è stata così forte. Zelaya viene da un partito tradizionale, il partito liberale, ma ha teso almeno un dito della mano verso la gente povera.
E il popolo lo rispetta…
E lo rivuole al posto che gli spetta di diritto. La resistenza è grande, numerosa, oltre ogni aspettativa. E questo anche perché anche il più piccolo popolo del più piccolo paese del Centroamerica ormai ha internet e il cellulare, e sono strumenti che ci sono serviti molto per mobilitare, informare, bypassare la censura. In ogni più piccola comunità honduregna c’è una forma di resistenza al golpe, sempre pacifica. In alcuni dei più remoti villaggi l’unica maniera per resistere è tirando le uova contro i politici. Il problema è che in cambio ricevono le pallottole dalle loro guardie del corpo.
Ma non si arrendono, non ci arrendiamo fino al cambiamento. Ci sono forme di resistenza tutte nuove, fantasiose come la bullaranga, ossia la gente se ne va nei propri quartieri e sfida coprifuoco e militari facendo chiasso e fracasso, e le forze dell’ordine non hanno modo di azzittirli, perché resistiamo sotto l’egida dell’articolo 3 della Costituzione, che dice che non dobbiamo obbedienza agli usurpatori e che ci dà diritto a insorgere. E abbiamo preso alla lettera questo articolo. E siamo coscienti di aver danneggiato molto l’oligarchia economica.
Quindi il Fronte contro il colpo di stato è un entità complessa e variegata?
È un insieme di entità unitesi dopo il golpe. Comprende artisti, donne organizzate, intellettuali, il partito politico di Zelaya, i socialdemocratici, il partito di sinistra, indigeni, afrodiscendenti, e a livello nazionale abbiamo la Coordinazione nazionale di resistenza popolare, nata nel 2003 con l’obiettivo di dare un’agenda comune ai movimenti honduregni, e di cui fa parte anche la Centrale operaia. Una costruzione di lotta che viene da trent’anni di storia. Con il golpe, ci siamo visti obbligati a organizzarci. Il popolo ha superato ogni speranza di movimento popolare nella sua risposta alla resistenza. Ciò che abbiamo dovuto fare è stato riunire la forza spontanea riversatasi nelle strade non modo da coordinarla e non far sì che si disperdesse sotto i colpi dei golpisti. Il nostro primo obiettivo: ordine istituzionale e costituzionale. Secondo: l’assemblea costituente. Terzo: rafforzare le organizzazione in difesa dei diritti umani per punire chi ha violato i nostri diritti, per evitare che si dimentichi, che cadano impunite queste colpe, in modo che questa situazione non possa più ripetersi né in Honduras né in America Latina. Il nostro slogan è “Hanno paura di noi, perché non abbiamo paura”. Ci siamo assunti questo ruolo che ci ha consegnato la storia, per questo non abbiamo paura. Era importante uscire dall’Honduras per rompere l’isolamento mediatico internazionale e raccontare. Per questo sono qui. Per far si che i movimenti sociali che sostengono la resistenza honduregna continui a denunciare quel che accade e far pressione sui rispettivi governi, per evitare tutti insieme che i golpisti non restino impuniti.

Ignobel

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Sit-in contro il golpe in Honduras

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IL 13 OTTOBRE TUTTI E TUTTE SOTTO L’AMBASCIATA DELL’HONDURAS
CONTRO IL GOLPE MILITARE-FASCISTA
 
Sono trascorsi oltre tre mesi dal golpe in Honduras finanziato e realizzato dalla cricca oligarchica del paese che detiene la totalità della ricchezza e del potere politico e militare.
 
Da quel 28 giugno, giorno in cui ha preso avvio il golpe e la successiva dittatura militare-fascista, si contano a decine le vittime, a centinaia gli arresti e le torture tra la popolazione civile che ogni giorno porta nelle piazze il suo coraggioso NO AL GOLPE.
La giunta golpista per tutta risposta ha sospeso ogni garanzia costituzionale e instaurato lo stato d’assedio attraverso il Decreto Esecutivo PCM-M-016‑2009 del 26 settembre scorso, misura condannata duramente anche dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) in quanto “violatoria del diritto internazionale”.
Questo decreto permette di fatto alla polizia e all’esercito di entrare nelle case e arrestare chiunque sia sospettato di opporsi alla dittatura, avalla la chiusura di giornali e radio e ogni voce che critichi il regime golpista.
In questi tre mesi, le forze democratiche e popolari del paese, hanno costruito una resistenza che si esprime con manifestazioni di massa pacifiche pagando un costo di decine di morti e centinaia di arresti.
Il popolo e la resistenza honduregna lottano incessantemente in ogni momento, ma la fine della dittatura golpista sarà più vicina con la solidarietà internazionale.
 
Portiamo pertanto la protesta sotto le ambasciate dell’Honduras; chiediamo ai governi europei e a quello degli Stati Uniti di rompere definitivamente le relazioni diplomatiche e commerciali con la giunta golpista.
 
Tutti e tutte martedì 13 ottobre ore 17,30 sotto l’ambasciata dell’Honduras in Via Giambattista Vico n.40
 
Contro il fascismo sempre!          No al golpe !             No pasaran!
 
Prime adesioni: Associazione A Sud, Comitato Carlos Fonseca, Unione Forense per la Tutela dei Diritti dell’Uomo, Comitato Pro Zelaya, Centro Sociale Ex Snia, Collettivo Italia-Centro America, Associazione  Italia-Nicaragua, Annalisa Melandri, Rete Antifascista Metropolitana, SiporCuba, Radio Latina Web, Rete Italiana di Solidarietà Colombia Vive!, Conf. COBAS, Marco Rizzo, Comunisti Sinistra Popolare, redazione Guardare Avanti!, Circolo Celia Sánchez PARMA Ass. Nazionale Italia Cuba, Comité Internacionalista Camilo Cienfuegos, Cicolo la villetta per Cuba Piombino, area programmatica e culturale Sinistra Comunista –PRC, Spazio Sociale Ex 51, Fulvio Grimaldi, Sandra Paganini, Circolo della Tuscia, Italia Cuba

Nuestra America Terra di Pace e Libertà

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NUESTRA AMERICA TERRA DI PACE E DI LIBERTA’
Manifestazione/sit-in di fronte all’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma,
giovedì 8 ottobre 2009, ore 17:30
 

Come ha  sottolineato il Comandante Fidel Castro,in Honduras si è generata una nuova rivoluzione pacifica, ed anche in America Latina”, ha detto Zelaya
 
E’ proprio tale volontà di cambiamento radicale che non è piaciuta alle forze militari e all’oligarchia Honduregna più conservatrice, come non è piaciuto che l’Honduras abbia aderito alcuni mesi fa all’ALBA (Alleanza Bolivariana per i popoli di Nuestra America) scegliendo così definitivamente la strada dell’indipendenza, dell’autodeterminazione senza alcun compromesso con i regimi delle multinazionali, con l’imperialismo e i suoi organismi internazionali.Coprifuoco, mandati di cattura ‚arresti e dirigenti sociali e sindacali assassinati , la dura e ripetuta la condanna della comunità internazionale del colpo di Stato e della disarticolazione del regime costituzionale e democratico esistente con il governo di Manuel Zelaya,  mostrano un clima politico repressivo e guerrafondaio CHE CI RIPORTA agli anni ’70/’80 quando gli Stati Uniti pensavano di gestire il continente come un “cortile di casa”, con il suo carico di terrore, sfruttamento, dittature.
Siamo con le organizzazioni sociali dell’Honduras che hanno nuovamente proclamato lo stato di agitazione per imporre il ritorno del presidente Zelaya, la fine dello STATO D’ASSEDIO e il rispetto dell’ordinamento costituzionale, soprattutto stanno chiedendo a tutte le istituzioni latinoamericane e internazionali di pronunciarsi contro il COLPO STATO e hanno chiamato alla mobilitazione in tutto il mondo in solidarietà con il popolo dell’Honduras.
 Ci uniamo alla protesta mondiale che disapprova e condanna il regime militare imposto in questa nazione a chiamiamo all’applicazione di misure  energiche e profonde, per ottenere il ritorno alla normalità e la restituzione del potere al suo Presidente eletto in maniera leggittima e democratica , come manifestazione della volontà del suo popolo.
Si susseguono appelli internazionali di movimenti sociali e organizzazioni di base di lavoratori e di intellettuali (tra i più importanti ad esempio quelli della Red De Las Redes En Defensa De La Humanidad e di Via Campesina Internazionale, e Venezuela Solidarity Campaign) in solidarieta’ con le organizzazioni e i movimenti sociali honduregni  che continuano ad esprimere con la resistenza la volontà popolare di modificare radicalmente la Costituzione Honduregna ‚affermando pienamente l’indipendenza e affiancarsi al cammino di quei paesi come Bolivia, Ecuador, Venezuela, Nicaragua e tanti altri che anche se con forme diverse stanno cercando una loro soluzione e una loro autonoma via allo sviluppo autodeterminato e a processi reali di democrazia partecipativa,sempre con la Rivoluzione socialista di Cuba come riferimento imprescindibile. 
E proprio Cuba continua a pagare la sua scelta di autodeterminazione nel processo rivoluzionario socialista con 50 anni di bloqueo economico da parte dei governi USA,di aggressioni terroriste che hanno provocato oltre 3800 morti, con atroci provocazioni come quella che ha portato da oltre   undici anni dall’ingiusto arresto dei 5 agenti dell’antiterrorismo cubano, che non hanno mai attuato atti di spionaggio, non hanno mai violato le leggi e le regole di sicurezza degli Stati Uniti, non hanno mai commesso alcun atto di violenza; i 5 agenti dell’antiterrorismo cubano hanno messo a rischio le loro vite per salvaguardare le vite di noi tutti , per controllare ed impedire l’attività di gruppi terroristici che dal territorio degli Stati Uniti progettavano e attuavano attentati non solo contro Cuba. Dalla data dell’infame arresto i 5 cubani sono stati sottoposti a torture fisiche e psicologiche, a violazioni dei diritti umani, impedendo la visita di alcuni dei loro familiari, a carcere duro motivato da sentenze della magistratura tutte a carattere politico e senza alcuna prova.
I fatti parlano da soli: i veri terroristi come Posada Carrilles, Orlando Bosch, Josè Basulto e tanti altri godono di piena libertà e impunità protetti dal governo degli Stati Uniti e ai 5 cubani si confermano intatte le condanne e l’ingiusta carcerazione. Allo stesso tempo il bloqueo economico, finanziario, commerciale imposto dal governo degli Stati Uniti continua a soffocare le possibilità di ulteriore sviluppo economico e sociale di Cuba, la sua sovranità e i suoi processi di autodeterminazione. Il nuovo governo ed amministrazione degli Stati Uniti non possono parlare di cambiamento delle loro politiche estere con nuovi processi democratici verso l’America Latina se prima non pongono immediatamente fine all’infame bloqueo contro Cuba, alla colossale ingiustizia contro i 5 cubani e se non si adoperano in tutte le maniere contro il golpe fascista e per ripristinare la piena libertà in Honduras e l’immediato reinsediamento del legittimo Presidente eletto Zelaya.
 
 

 

LIBERI SUBITO, facciamoli tornare a Cuba!!
         

 
Manifestazione/sit-in di fronte all’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma,
giovedì 8 ottobre 2009, ore 17:30
 


  • Con i 5 eroi Cubani, ancora prigionieri nelle carceri USA
  • Per la fine del bloqueo imposto dagli USA da oltre 50 anni, contro la sovranità di CUBA
  • Contro il golpe fascista appoggiato dagli Stati Uniti, solidarietà con il popolo  dell’Honduras e il suo legittimo presidente
  •  Piena solidarietà al governo e al Presidente del Venezuela, Hugo Rafael Chávez Frías ‚sollecitando una netta presa di posizione delle istituzioni internazionali contro le pretese statunitensi d’installare sette basi militari in suolo colombiano
  • Forte appoggio a tutte le rivoluzioni e i processi di democrazia partecipativa in atto per rafforzare il processo di integrazione dell’America  Latina , per il rispetto delll’autodederminazione dei popoli e per la costruzione della NUESTRA AMERICA TERRA DI PACE E DI LIBERTA’
 

Promuovono e organizzano:
La VILLETTA per CUBA — I Membri italiani de La Red de la Redes en Defensa de la Humanidad (NUESTRA AMERICA, RADIO CITTA’ APERTA, CONTROPIANO, LABORATORIO EUROPEO PER LA CRITICA SOCIALE, NATURA AVVENTURA) – Tele Ambiente – Archivocubano – Comitato “Fabio Di Celmo”– Rete dei Comunisti - PRC –PdCI– Sinistra e Libertà– Italia Dei Valori – Comitato Palestina nel Cuore –  AIASP  – Comitato Provincia Avana – Promocaraibi – Ass. Sportiva Tor di Quinto – Artiglio Calcio – Polisportiva Roma 6 Villa Gordiani – Agenzia Giornalistica Televisiva Italiana – ANPI – La Rinascita - Liberazione –  USI-RdB  – Centro Studi CESTES-PROTEO  Ass. cult. Mezza Luna Rossa Palestinese –  
 

Aderiscono:

Rivista Essere Comunisti– Comunità Montana dell’Aniene – il Vecchio Mattatoio –Ass.Naz.Amicizia Italia/Cuba-Ass. Itaca – Ass. Articolo 3 - Angulo Cubano e Lato Cubano – TeleDonna – SiporCuba –Ass.Puntocritico-Comitato Pro Zelaya– Associazione ASud– Rete Italiana di Solidarietà Colombia Vive!- Collettivo Italia/Centro America, Comit. Carlos Fonseca/Roma
                                                                                       
                                                                               Aiutateci a diffondere l’iniziativa, per non continuare ad essere censurati dall’informazione del pensiero unico
 
 

Per adesioni 3381657392
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