Francisco Puerta, leader contadino e coordinatore della Comunità di Pace è stato assassinato a colpi di arma da fuoco da tre paramilitari il 14 maggio scorso. L’episodio è avvenuto nel terminal dei trasporti di Apartadó e i sicari si sono allontanati poi indisturbati tra la folla.
I paramilitari appartenenti al gruppo della Aguilas Negras si aggirano indisturbati per la Comunità promettendo futuri massacri, minacciando i suoi appartenenti, spaventando le donne e tutto ciò sotto gli occhi delle forze di polizia e militari che dovrebbero vigilare sulla Comunità di Pace.
I paramilitari accusano i membri della Comunità di essere collaboratori della guerriglia e che per questo polizia e militari avrebbero consegnato loro i nomi dei contadini e dei leader da eliminare.
Scioperare e morire per 100 dollari al mese in un governo “di sinistra”.
Un lavoratore cileno del settore del legname, Rodrigo Cisternas Fernández di 26 anni è stato ucciso durante la repressione di una grande manifestazione operaia contro l’azienda italo-cilena Celulosa Arauco y Constitución S.A. (Celco) di proprietà del Gruppo Angelini.
E’ accaduto il 3 maggio scorso, durante un blocco stradale organizzato da 2500 operai della Celulosa Arauco che da tempo erano in sciopero per ottenere migliorie salariali e condizioni lavorative più degne.
Negli scontri, oltre all’operaio ucciso, si sono registrati 6 feriti di cui almeno 4 carabinieri e inoltre 6 persone sono state arrestate. Già dal mese di marzo erano state avviate delle negoziazioni con la multinazionale italo-cilena che però non avevano dato i risultati sperati. Tra le richieste avanzate c’era quella di garantire maggior sicurezza sul lavoro e quella più importante, un aumento del salario del 40% (un salario mensile si aggira tra i 60.000 e 40.000 pesos, circa 100 US). Purtroppo la Celulosa Arauco nella sua offerta non era andata oltre un misero 4% e così gli operai, quasi tutti con contratti di lavoro in subappalto, sostenuti dal sindacato, avevano deciso di ripristinare il blocco stradale.
La morte di Rodrigo Cisternas è avvenuta dopo tre giorni di blocco stradale portato avanti in modo pacifico e interrotto dall’intervento violento e armato delle forze di polizia, che hanno distrutto le autovetture dei dimostranti nel tentativo di ripristinare la viabilità stradale. Immagini violente che sono state trasmesse sia in internet che sulle reti locali mostrano gli automezzi privati che gli operai avevano utilizzato per il blocco stradale, violentemente distrutti dai carabinieri.
Il giovane Rodrigo, cercando di respingere l’assalto della polizia e difendendo gli automezzi dei suoi compagni, alla guida di una ruspa ha tentato di forzare il posto di blocco della polizia ed è stato fermato a colpi di arma da fuoco.
Nei giorni seguenti gli operai hanno organizzato numerose manifestazioni e veglie in memoria di Rodrigo Cisternas per commemorare la sua morte e per protestare contro la repressione violenta della polizia. Anche queste manifestazioni purtroppo si sono concluse con decine di arresti.
La morte del giovane operaio ha scosso il paese e lo ha ulteriormente diviso in un momento in cui le forze di sinistra sindacali, operaie e politiche si interrogano sia sul loro futuro, sia sulla situazione politica attuale.
Michelle Bachelet, dopo giorni di imbarazzante silenzio, ha dichiarato che “la morte di Rodrigo rappresenta la sconfitta di tutti” ed è evidente invece che purtroppo i motivi per i quali egli scioperava ed è morto rappresentano la sconfitta delle promesse della Concertación agli occhi del popolo.
Popolo che si organizza e scende in piazza per migliorare le proprie condizioni lavorative contro il gigante Angelini e che si trova davanti le forze di polizia che invece di tutelare sull’ordine pubblico si attivano con violenza per ristabilire l’ordine privato e gli interessi economici dell’imprenditore italiano Anacleto Angelini (nominato Cavaliere del lavoro da Carlo Azeglio Ciampi due anni fa), “Don Cleto” o “l’imperatore del Cile” emigrato dall’Italia nel 1948 e che secondo Forbes è al 203° posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo.
La famiglia Angelini è una delle famiglie più potenti del Cile, protetta e coccolata dall’oligarchia pinochettista, oltre al settore del legname detiene la concessione per lo sfruttamento di importanti giacimenti di oro, argento e rame, opera nel settore energetico, in quello assicurativo, in quello della pesca e inoltre controlla per il 60% la Compañia de Petróleos de Chile (Copec). La sua Bosques Arauco è la multinazionale del legname e della cellulosa più grande del paese, comprende un patrimonio forestale di 800.000 ettari e si è trovata spesso in lotta con il Popolo Mapuche a causa del disboscamento selvaggio e dei i danni causati alle foreste per l’uso massiccio di pesticidi. Inoltre mesi fa è stata messa sotto accusa per l’inquinamento del Río Cruces e la conseguente morte della rara specie di cigno dal collo nero.
A difesa del patrimonio dell’ ”emperador de Chile” si è attivata, dietro precisa disposizione del Ministero dell’Interno, la forza di polizia, la quale invece di presidiare sull’ordine pubblico, vigilando esclusivamente sulla sicurezza, è intervenuta, a mano armata, con l’intento di smobilitare il blocco stradale.
Jorge Gonzales, vicepresidente della Confederazione Nazionale dei lavoratori forestali, ha denunciato che il capo dei Carabinieri poco prima di iniziare la repressione dello sciopero avrebbe detto: “Tengo órdenes de dar a cagar”, (ho ordine di fargliela fare sotto)…
La CUT (Central Unitaria de Trabajadores), per voce del suo Presidente, Arturo Martinez, ha condannato duramente in nome di tutti i lavoratori cileni, la violenza e brutalità con la quale è intervenuta la polizia : “Hanno usato armi da fuoco come se si trovassero in guerra o in uno scontro armato” ha detto, e chiedendo la rimozione dal suo incarico del generale dei Carabinieri responsabile della zona, ha aggiunto che “la polizia non può attuare come i guardiani del capitale o dei proprietari delle imprese , la sua funzione è quella di vigilare sull’ordine pubblico e pertanto invitiamo il Governo a proporre un progetto di legge che regoli l’operato dei Carabinieri nei conflitti di questo tipo”.
Intanto gli ufficiali che erano a capo dell’operazione di polizia sono stati destituiti e la Fiscalía militare si preoccuperà di fare chiarezza sulla vicenda. Il CODEPU (la corporazione di promozione e difesa dei diritti del popolo) chiede a gran voce però che l’indagine venga portata avanti dalla giustizia ordinaria e non da quella militare, temendo, come è già avvenuto in passato per casi analoghi, che quest’ultima non garantisca imparzialità e indipendenza nel fare luce sulla vicenda e nel definire le responsabilità sull’accaduto.
Jorge Gonzales, invece, assicura che la lotta continuerà fino al momento in cui si raggiungerà un accordo completo con la Bosques Arauco: “la morte del nostro compagno ci ha dato maggior forza per continuare a trattare con la multinazionale. Le nostre proteste sono giuste e sappiamo di non essere soli. La nostra lotta non si è conclusa ed è ora che il governo crei delle leggi per migliorare le condizioni lavorative degli operai cileni.
Il governo di Michelle Bachelet è ultimamente messo sotto accusa dai settori popolari del Cile e dalle comunità indigene per essere al servizio dell’oligarchia e delle multinazionali dello sfruttamento delle risorse forestali e minerarie. I Mapuche non vedono ancora rispettati i loro diritti, molti di essi vengono arrestati ingiustamente o sono vittima di abusi da parte delle forze di polizia, vengono sottoposti a detenzioni arbitrarie e spesso sono giudicati da tribunali militari per semplici reati civili, quando il governo cileno ancora non attua la separazione della competenza dei due tribunali come più volte osservato dal Comitato dei Diritti Umani per le Nazioni Unite. Accade sempre più spesso che le proteste popolari vengano represse violentemente con l’uso della forza, come è avvenuto settimane fa durante la commemorazione della giornata in memoria del Giovane Combattente (vedi qui), come è accaduto ai funerali di Rodrigo Cisternas, come è accaduto due giorni fa in occasione delle proteste dei cittadini per il blocco nella metropolitana, che unito ai disservizi del Transantiago ha messo fuori uso la viabilità nella capitale. La risposta del governo, scontata, è stata quella di reprimere con i soliti gas lacrimogeni la spontanea manifestazione di protesta dei cittadini stanchi di promesse che non vengono mantenute.
Il popolo, gli studenti, i Mapuche, i contadini e gli operai vengono schedati, identificati e detenuti arbitrariamente dai servizi di polizia, spesso senza motivo, nel corso delle sempre più numerose manifestazioni popolari contro un governo che se agli occhi del resto del mondo si presenta come progressista e di sinistra, in realtà non fa altro che cedere alle pressioni della destra conservatrice e che si avvale di un sistema militare e di polizia che altro non è che un tetro retaggio del sistema repressivo in uso da Pinochet.
Aveva detto Michelle Bachelet meno di un anno fa in un intervista concessa ad una emozionata Giuliana Sgrena nel Palazzo de La Moneda: “Pertanto di fronte a quasiasi situazione che si presenti nel futuro dobbiamo imparare a convivere, a sviluppare quella che si chiama amicizia civica, per affrontare e risolvere nel modo migliore, che non vuol dire perfetto, i conflitti di interesse che sempre ci sono all’interno della società.”
Del concetto di “amicizia civica” se mai si è avuto veramente l’intenzione di applicarla ai conflitti sociali, rimangono queste parole. E’ difficile capire se la Presidenta sia incapace di sottrarsi alle pressioni politiche ed economiche che ancora di fatto governano il paese o se abbia prestato la sua facciata progressista da vittima della dittatura ad un gioco politico che ne applica purtroppo ancora i metodi di controllo e repressione sociale.
Di fatto, ad un anno e qualche mese di distanza dalla sua elezione, si contano in Cile, 8.000 detenutii nel corso di manifestazioni sociali o di protesta, diversi prigionieri politici, come i Mapuche e solo nel corso del 2006 circa 209 membri delle forze di polizia sono stati sospesi dal servizio per corruzione o per comportamento disonorevole.
Intanto i cileni si domandano come sia possibile che sotto il governo di una “socialista” un operaio venga ucciso durante uno sciopero e come sia possibile soprattutto che ciò avvenga con un presidente che in prima persona ha vissuto sulla sua pelle gli orrori di una dittatura.
Diputado Carolus Wimmer
“Las declaraciones del Papa Benedicto XVI y del Secretario de Estado del Vaticano, reflejan el desconocimiento del proceso de cambio social, político y económico que vive Venezuela y Latinoamérica.” , afirma Carolus Wimmer, diputado del Parlatino Grupo Venezolano.
“La condena a la existencia de supuestos regímenes autoritarios en la región, basados en promesas ideológica de pensamientos que se creían ya superados”, lanzada por el Papa, es un irrespeto al pueblo Latinoamericano, debido a que el mismo pueblo ha puesto en la dirigencia de sus gobiernos a los actuales líderes socialistas que dirigen los procesos de liberación nacional en sus países” sostuvo Wimmer, quien además es miembro del Buró político del PCV.
“El resurgir de las ideologías, del ideal socialista, no ha sido una imposición de nuestros gobiernos, ha sido una necesidad para nuestras naciones. Más bien la iglesia debería colaborar en estos procesos de cambios, en aras de seguir con sus principios morales del desarrollo y progreso de la sociedad”, señaló el parlamentario.
“También estamos concientes de los manejos irresponsables de la información por parte de los medios internacionales en su campaña por desacreditar los procesos revolucionarios de corte socialista en la región”, señaló Wimmer.
“Conocemos por nuestros representantes diplomáticos en el Vaticano que las relaciones bilaterales entre ambos Estados son óptimas y que las declaraciones, descontextualizadas , se usan por la derecha socialcristiana para mal poner al gobierno venezolano”, aclaró el dirigente comunista.
“Sin embargo, sería muy bueno si los miembros de la dirigencia del Vaticano se informaran mejor de lo que ocurre en América Latina, pues el Papa ha dicho que la iglesia no es política pero calificar de regímenes autoritarios a los gobiernos regionales ya es una posición política. Si estuviesen mejor informados sobre nuestras realidades, sabrían que nunca como ahora ha existido democracia de verdad en América Latina, que está siendo guiada por lideres y liderezas populares con claras posturas antiimperialistas” , finalizó el diputado.
Ipocrita, tutta la “gente normale” di Piazza San Giovanni, come Claudio Brachino sulla prima pagina de Il Tempo di oggi, chiama le famiglie che ieri la affollavano.
E meno male che mette le virgolette.
Ipocriti, che fanno finta di non sapere che in Italia sono sempre di più le unioni libere (passate da 207.000 del 1993 a 556.000 del 2003) e che sempre più figli nascono fuori dal matrimonio, che negli ultimi trent’anni i matrimoni sono diminuiti del 32,4 % e che negli ultimi dieci i divorzi sono aumentati del 66%.
Ipocriti perchè di fatto (questo sì) si sono prestati all’ennesimo show del Cavaliere, il quale “unto dal Signore” sembra avere avuto direttamente da quest’ultimo precise indicazioni su di che idea politica debbano essere i cattolici.
Forse il Cavaliere e il Vaticano stanno già lavorando all’11 comandamento: non essere di sinistra.
Ipocriti perchè mentre osannano valori sacri applaudono dubbi personaggi come Kiko Arguello e razzisti perchè si mescolano a omofobi e islamofobi dichiarati come quelli del Centro Lepanto.
Razzisti tutti quanti perchè non hanno fatto altro che ribadire il loro sentirsi di serie A contro tutta la marmaglia di poca fede che non rientra nel canone da cartellone pubblicitario del Mulino Bianco e che sono stati declassati in serie B.
A partire da Brachino che nei bambini di P.zza San Giovanni vede un “grande potere simbolico”. Ah, già tutti gli altri bambini sono di serie B.….
Prototipo del treno elettromagnetico venezuelano (TELMAGV)
Il progetto del Treno Elettromagnetico Venezuelano è del 1967.
Il suo ideatore fu il Dr. Alberto Serra, ricercatore dell’Istituto di Ricerche Scientifiche .
Questo progetto è stato rispolverato dopo 40 anni e adesso nel giro di tre anni e mezzo potrebbe essere realizzato ad un costo pari a quello di un treno convenzionale.
Il 90% delle materie prime per la realizzazione del treno saranno prodotte direttamente in Venezuela, si importeranno dalla Cina solamente alcune parti elettriche.
Per tutti coloro che non vedono un futuro “tecnologico e di sviluppo” del Paese e per quelli che vedono nelle politiche economiche e di sviluppo di Chávez pura demagogia.
DI JOHN MC MURTRY
Rebelion
Alla fine del 2006, il settimanale di economia mondiale, The Economist, realizzò un numero sulla “Felicità ed Economia”. L’articolo principale svelava, involontariamente, un punto debole dell’economia. Non c’è possibilità di distinguere tra le necessità universali degli esseri umani ed i prodotti spazzatura per le masse, o i gabinetti in oro zecchino per i ricchi.
Felicità, no
Di fatto, i consumatori del mondo sviluppato non si sentono più felici disponendo di un maggior numero di beni sul mercato. Nonostante studi scientifici, come The Loss of Happiness in Market Societies (La Perdita della Felicità nelle Società di Mercato) (Yale 2000) di Robert Lane, dimostrino che la soddisfazione della popolazione diminuisce nella stessa misura in cui aumentano, al di sopra di un certo livello, le rendite e il consumo dei beni, il messaggio non viene registrato dagli economisti o dai politici. La ragione di questo è che l’economia neoclassica è basata sulla premessa fondamentale che la crescita del mercato produce più felicità quanti più beni vengono acquisiti — cosiddette “utilità marginali” che corrispondono ai prezzi pagati.
Se l’ipotesi di partenza è falsa, il paradigma viene meno. Così il problema si aggira con altre affermazioni. The Economist spiega che molti “beni” possono dare soddisfazione se gli altri non li hanno. La falsità del primo principio è enunciata anche dal fatto che alcuni possono solo godere quello che ottengono se ottenuto a spese di altri. Alla fine ciò che importa è la disponibilità a pagare un prezzo di mercato se uno se lo può permettere, questa è l’unica unità di misura del benessere che esiste nella dottrina economica.
Efficienza, no
Una persona logica può pensare che l’equazione tra prezzi pagati e felicità sia insensata. Ma il problema è ignorato. Al contrario si incentra l’attenzione su quanto sia “produttivo ed efficiente” il mercato. Neppure questa assunzione regge. Il sistema del mercato mondiale produce molti più rifiuti di qualsiasi altro sistema economico nella storia. Nel testo conosciuto a livello mondiale, Economics (Economia), Paul Samuelson definisce l’efficienza economica come “assenza di rifiuti”. Ma come tutti gli economisti del modello dominante, Samuelson si riferisce solo ai rifiuti che rappresentano un costo per le imprese private. Il sistema è più efficiente quanto più a lungo l’inquinamento e i danni a terzi possono essere esteriorizzati, nonostante che questo sia molto devastante. E’ per questo motivo che lo sfruttamento delle risorse più importanti per la vita umana — aria respirabile, acqua, ecosistemi negli oceani e capacità produttiva dell’uomo — è un problema ignorato nei modelli economici utilizzati dai governi. Questi concetti omessi restano fuori dai libri della contabilità pubblica e privata.
Beni o mali economici?
Questo metodo di calcolo economico è funesto a lungo termine, ma non si discute. E’ per questo che non si è sviluppato nessun principio commerciale o economico per distinguere tra beni che causano malattie e beni che rendono la vita possibile. Dopo 25 anni di liberalizzazione del mercato, sono aumentate epidemie come il cancro, sospettate di essere in relazione a sostanze cancerogene immesse in commercio. Ma ciò è anche ignorato dai supervisori governativi sugli alimenti e farmaci, dagli istituti per il cancro e dagli economisti, come sostiene Samuel Epstein dal 1981. A seguito dell’epidemia di obesità che si è sviluppata recentemente, si è organizzata un’iniziativa nel 2002, da parte dell’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), per informare i consumatori sugli alimenti sani in contrapposizione a quelli nocivi , ma è stato posto il veto alla sua realizzazione. Come è stato anche ignorato l’allarme nel 2004 del Direttore Generale Federale della Sanità [massima autorità sanitaria degli Stati Uniti], che avvisava che l’obesità è un “problema mondiale più grave del terrorismo”. In Gran Bretagna nel 2007 i grandi interessi dell’industria alimentare stanno attuando una campagna contro la politica pubblica di porre etichette con codici colorati nei cereali arricchiti di zuccheri, sali e grassi.
Si apre una tragica macro spirale. Quanto più il sistema di mercato globale produce e consuma, tanto più manda in fumo e distrugge complessivamente gli ecosistemi umani e naturali. Ma le leggi per la prevenzione vengono rifiutate perché “troppo costose” o perché “interferiscono con il libero mercato”.
Perfino l’eminente Organo Scientifico dell’ONU sul Cambiamento Climatico non stabilisce una relazione tra la destabilizzazione del clima e la responsabilità del meccanismo di produzione dei gas industriali. Così che si prevedono nuovi mercati di “acquisto di carbonio” e il meccanismo del mercato, cieco alla vita, che causa il problema, si estende ancora di più. La spirale globale discendente è destinata a continuare tanto più quanto l’opinione pubblica la accetta.
Crescita del mercato globale = Collasso del sistema di vita
Trasformare le riserve di denaro del mercato in sempre maggiori riserve di denaro non funziona se non si regolamenta la qualità della vita. La liberalizzazione del mercato è stata una panacea economica fin dall’era Thatcher-Reagan. Un modello di collasso mondiale della basi del capitale della vita è per questo sempre più strutturato nei sistemi globalizzanti. Dagli pseudo-alimenti che causano la maggior parte dei tumori, malattie cardiache e disordini organici fino agli agenti inquinanti commerciali e ai rifiuti che causano la destabilizzazione del clima, l’estinzione delle specie e l’esaurimento delle riserve di pesca e delle terre coltivabili, i conduttori al profitto sono sempre al lavoro, sotto la copertura che non vi sono alternative. Poiché le imprese sono obbligate per legge a massimizzare i benefici degli azionisti, massimizzano tutte le eccedenze che possono permettersi di imporre sui terzi come “necessarie per competere”. Con i governi che si trasformano nella “migliore democrazia che si possa acquistare con il denaro”, non resta nessuna autorità pubblica per proteggere gli interessi vitali comuni. Al contrario i leader politici esigono più crescita di mercato e con essa più sfruttamento del sistema di vita. E’ tabù menzionare il legame causa-effetto.
Perfino vecchie norme preventive sono abolite quando i governi trasferiscono le analisi dei prodotti pericolosi “a clienti” del settore privato. Le campagne di “pubbliche relazioni” si occupano di mantenere la rotta. “Dobbiamo competere con il mercato globale” e “le imprese stanno facendo tutto il possibile per dare ai consumatori ciò che chiedono”. Gli economisti neoclassici ci dicono che “la mano invisibile” della concorrenza del mercato assicura “l’ottimo sociale” , e questo è il grande discorso della nostra epoca. Rinchiuso in una rete matematica, il grande mito appare rigoroso e scientifico fino a che il collasso giunge proprio dava
nti al nostro naso con la destabilizzazione del clima.
Non è scienza, ma culto del sistema
Il grande mito a livello della strada è che tutti i prodotti di consumo sono dei “beni” e mai dei “mali”. Il resto è semplice. Semplicemente somma i vantaggi dei “beni” ed ottiene la somma della felicità e del benessere sociale. Alimenti spazzatura a perdere, divertimenti violenti, macchine comode che ingurgitano combustibili fossili, tutto ciò pesa tanto sui bilanci nazionali come gli alimenti organici, i filtri d’acqua pubblica, e l’elettricità domestica. Insieme con i redditizi meccanismi di distruzione di massa, utilizzati per fare la guerra e per distruggere i fondali marini e i boschi, si investe di più in mezzi per distruggere la vita che in mezzi per produrla. Nessuna scuola economica o imprenditoriale segue il modello macro.
Quando finalmente si pone la domanda: come si evita il disastro globale? L’idea di come finalmente siano necessari i controlli del mercato si impone come un imperativo economico.
Ciò nonostante le necessità universali della vita di cui tutto il mondo ha bisogno prima dei profitti del mercato finanziario non sono ancora definite. L’economia professionale guarda solo alla “domanda di mercato” mentre gli economisti (e post-modernisti) comparano le necessità ai desideri.
Se la domanda del mercato in viaggi nei week-end in aerei privati conta più del bisogno di acqua pura di milioni di bambini poveri, allora si offriranno viaggi in aerei privati, anche con aiuti governativi, mentre i bambini moriranno di dissenteria. La verità è ciò che vende.
Capitale distrutto, non sviluppato
La confusione più profonda si fa tra il concetto di riserve di denaro privato e “capitale” . Il capitale reale è patrimonio che produce più patrimonio — dai servizi ecologici alle infrastrutture sociali, alle conoscenze scientifiche e tecnologiche che producono beni per la vita. Tutto è stato subordinato al capitale-denaro privato che non produce nulla. Pochi riconoscono che il capitale–denaro non è capitale reale, ma una domanda di capitale reale da parte di riserve di denaro privato che cercano di moltiplicarsi. Così che ogni forma di capitale per la vita si sacrifica alla crescita del capitale denaro concentrato nelle mani di un 2% della popolazione, che possiede oltre il 90%. Questo non costituisce un ordine economico ma un sistema di predatori e sfruttatori chiamato “creazione di ricchezza”.
Gli antropologi parlano di “pazzia culturale” ma ne evitano l’aspetto predominante. Il famoso libro di Jared Diamon, Collapse (2005) (Collasso) è una dimostrazione di questo. Egli studia gli abbagli del denaro-capitale che conducono al disastro ecologico emergente.
Dai cicli idrici stabili fino all’esposizione alla luce solare, alla vocazione per i giovani, ogni forma di capitale vitale è scomposta in fattori dalla ricerca dei profitti.
Alimenti nutritivi, sistema di sanità pubblica e ambienti ricchi in biodiversità sono esclusi dall’equazione se ciò risulta più proficuo per gli interessi privati.
Le più elementari forme del capitale-vita, come un terreno fertile, il fitoplancton che costituisce la base della vita nel mare o gli habitat diversi delle specie in riproduzione sono fuori dal modello dominante.
Capitale ed economia reale
Un ordine economico sano protegge e sviluppa le sue basi di capitale-vita e favorisce i mezzi che difendono la vita a lungo nel tempo. Le necessità per la vita che devono essere fornite dal sistema economico si riconoscono da un unico principio. Tutto ciò senza il quale la nostra capacità per vivere si riduce è una necessità per la vita e niente più — aria respirabile, spazi aperti e luce del giorno, acqua pulita, alimenti salutari e riciclaggio dei rifiuti, spazio per difendersi dagli elementi, un ambiente i cui elementi sostengono e favoriscono la sopravvivenza della specie, sicurezza e cure per i malati, varietà di mezzi di comunicazione/arte per scegliere e apprendere, lavori utili che contribuiscano allo sviluppo e diversificazione della società, capacità di scegliere differenti mezzi di svago a seconda delle possibilità a disposizione. O conserviamo meglio le condizioni che rendono questo possibile, dal ciclo di acqua stabile e riproduzione di riserve di proteine fino alle fonti di energia disponibile, o moriremo lentamente.
Civiltà passate come i Sumeri, i Khmer, gli Aztechi e, più drammaticamente, il recente Reich millenario si sono estinti per adorare ciecamente i propri sistemi. Stiamo seguendo lo stesso cammino. La differenza è che noi conosciamo ciò che loro non sapevano. Abbiamo gli strumenti economici per applicare in tutto il mondo infrastrutture pubbliche, leggi e norme a difesa della vita, imposte ecologiste e sociali, e vincoli di mercato.
Soprattutto abbiamo il mondo da perdere. Il problema è riconoscere i miti del mercato globale prima che i nostri conduttori ci portino al collasso della biosfera.
John McMurtry, PhD, FRSC, professore emerito — Università di Guelph
John McMurtry
Fonte: http://www.rebelion.org
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=49348
06.04.2007
Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di ANNALISA MELANDRI
Los Estados Unidos quieren instalar radar y sistemas de defensa antimisilistica en la Cecoslovaquia y en Polonia.
Bajo las ventanas de la Rusia. Que protesta.
Guerra fría bis?
Putin non quiere ser espiado en su casa y probablemente tiene razón. En consecuencia quiere adoptar contramedidas adecuadas: “Todos lo harían”. Imagínese, harían hasta de peor!
Pero no es esta la cuestión.
Los EEUU de vez en cuando, desde cuarenta años hasta ahora, refrescan el primitivo proyecto del escudo espacial del año 1967, llamado entonces “Sentinel” , al cual siguieron la mas varias y disparatadas versiones, entre las cuales probablemente la más ambiciosa fue la “versión estelar” del año 1983 de Ronald Reagan.
Ahora bajan a tierra y precisamente a tierra europea e intentan de nuevo, aunque con más cautela y aparentemente por lo menos con otras intenciones.
En el mismo tiempo pero, la OTAN se extende al oriente europeo. Y se extenden también las bases norteamericanas europeas .
El artículo 5 de la OTAN establece que:
“Las Partes acuerdan que un ataque armado contra una o más de ellas, que tenga lugar en Europa o en América del Norte, será con-siderado como un ataque dirigido contra todas ellas, y en conse-cuencia, acuerdan que si tal ataque se produce, cada una de ellas, en ejercicio del derecho de legítima defensa individual o colectiva reconocido por el artículo 51 de la Carta de las Naciones Unidas, ayudará a la Parte o Partes atacadas, adoptando seguidamente, de forma individual y de acuerdo con las otras Partes, las medidas que juzgue necesarias, incluso el empleo de la fuerza armada, para res-tablecer la seguridad en la zona del Atlántico Norte.”
De dónde nace la idea de la Alianza Atlántica? Como bien dijo Lester Pearson, ministro del Exterior de Canadá durante la ceremonia de la firma del tratado: “el Pacto Atlántico nació por un temor y por una desilusión : el temor de las maniobras agresivas y subversivas del comunismo y por las consecuencias de esas maniobras sobre nuestra paz , nuestra seguridad, nuestro bienestar. Por la desilusión por el pertinaz protagonismo que cruza en el camino nuestros esfuerzos para permitir que Estados Unidos puedan agir cómo un sistema universal de seguridad.”
Y eso es cierto todavía hoy. Es inevitable hacer confusión entre intenciones de la OTAN y ambiciones imperialistas de los Estados Unidos, y así podemos afirmar que el enemigo es diferente respecto al pasado , ahora los enemigos de Bush hablan Árabe y Pashtun.
En su discurso radial, el 18 de marzo del año 1949, Acheson , Secretario de Estado americano, así hacía notar revelando la verdadera naturaleza de la OTAN: “En el mundo de hoy, la seguridad de los Estados Unidos no puede ser establecida en términos de fronteras y de lineas de demarcación, y cada seria amenaza por la paz internacional y por la seguridad en cada lugar del mundo preocupa directamente los Estados Unidos. Nuestra política consiste por lo tanto en ayudar los pueblos a salvaguardar su integridad y su independencia no solamente en la Europa occidental o en la América sino hasta donde pueda ser eficaz la ayuda que los Estados Unidos pueden ofrecer”.
Y sobre todo hoy, recibir.
Porqué los Estados Unidos dan así tanto impulso al proyecto de escudo antimisile en la Europa central y oriental? Y eso no sigue al mismo paso el ensanche a Este de la OTAN?
La observación de la realidad histórica de los acontecimientos toma sentidos paradójicos. El tratado de la Alianza Atlántica fue estipulado para defender la Europa por la amenaza del comunismo, a este se contrapuso el Pacto de Varsovia. El Pacto de Varsovia, terminada la Guerra Fría, no tenía más razón de existir y fue disuelto el 1 de julio de 1991. No fue así por la OTAN que siguió su tarea de difusión del imperialismo norteamericano en Europa.
Fue así que la Comunidad Europea perdió una gran oportunidad y desgraciadamente la perdió sin posibilidad de remedio alguno. Irremediablemente, porqué apenas 24 horas después del ataque a las Torres Gemelas del 11 de septiembre 2001 , fue aplicada por primera vez la medida ofensiva prevista por el artículo 5 de la OTAN. Desde entonces la política de la OTAN fu dirigida esencialmente a la guerra contra el terrorismo de matriz islámica . Los enemigos ahora se llaman “estados canallas” y es contra ellos que Estados Unidos involucran a Europa en sus guerras preventivas.
Los Estados Unidos con el sistema de escudo antimisile y con el ensanche a Este de la Alianza, tienen un ojo atento sobre el Oriente, y en el mismo tiempo tienen a raya el ex gigante soviético. Y por lo que el ex gigante soviético patea y no se presta, amenazando de salir del tratado CFE que limita los armamentos en Europa y que además no ha sido nunca ratificado por los paises occidentales, la Rice por un lado lo picanea con una ocurrencia poco diplomatica (“ son ridículos los miedos años 80 de los Rusos”) y por otro lado lo embeleca tranquilizandolo que el escudo tiene funciones “anti Irán y Corea del Norte”.
Más, su jefe George Bush, dio a conocer a los Rusos que :”la participación en el sistema es algo en el cual ustedes tienen que pensar”.
Y tal vez lo dijo ponendo en guardia el ex gigante sobre su posición con respecto a Irán y su energía nuclear, la Rusia de hecho siempre ha apoyado la decisión de Irán de producir energía nuclear para finalidades energéticas y junto a la China ha sido siempre contraria a las sanciones de la Onu. Un estado que apoya un “estado canalla” no es afidable y por lo tanto hay que tenerlo bajo control, seguramente habrà pensado George Bush.
En toda esa cuestión, la Europa está dando demostración de su política desastrosa. Sería magnífico imaginarla libre de ejércitos y armamentos, unida también bajo la bandera de la Paz , pero más allá de los idealismos y de las utopías , probablemente la unica solución para salir de la OTAN sería el ejército europeo con funciones de defensa y autónomo de la OTAN cómo propusieron Francia, Alemania, Belgica y Luxemburgo y no el “pilar europeo de la OTAN” como quisieran los siempre armamentistas ingleses.
E Italia, siempre en el primer lugar en la complacencia hacia los Estados Unidos, con mucha diplomacia, por medio del ministro de los Asuntos Exteriores, D’Alema hace notar que :”el problema del escudo misilistico no puede ser examinado como una cuestión bilateral entre Moscú y Washington, pero hay que orientar hacia un aclaramiento con la trasparencia que permita evidenciar que ese sistema se coloca en el cuadro indivisible de las necesidades de defensa de la OTAN” . Feliz él!… que ve la diferencia!
Nella gran confusione di tempi e di volti (alcuni personaggi si somigliano così tanto da generare in alcuni momenti confusione…) ho apprezzato il riferimento alla discussa setta Skull and Bones, con sede all’ Università di Yale e di cui fanno parte sia Bush padre che figlio.
Ho apprezzato inoltre il dettaglio del cappuccio nero sulla testa del prigioniero che viene torturato dagli uomini della Cia, riferimento credo non casuale ad Abu Ghraib .
Un grande difetto: possibile che non sia concepibile ricostruire la realtà storia dell’invasione della Baia dei Porci, ammettendo pertanto che si è trattato di una clamorosa sconfitta americana e la conferma della vittoria della rivoluzione di Castro? Nel film l’esito fallimentare dell’operazione della Cia viene attribuito a un tradimento…
Almeno 200 cadaveri sono stati trovati nei giorni scorsi in alcune fosse comuni nel dipartimento colombiano di Putumayo, al confine con l’Ecuador.
Gli scavi non sono stati ancora conclusi ma il Fiscal General Mario Iguarán fa sapere che per lo meno altri 3.000 cadaveri si trovano ancora nelle fosse comuni.
Probabilmente si tratta di cittadini ecuadoregni che loro malgrado si sono trovati coinvolti nel conflitto tra forze paramilitari e guerriglieri delle FARC.
Edmundo Vargas, sindaco di Cascales, in Ecuador, al confine tra Colombia e Perù, aveva parlato proprio di questo problema nel suo recente viaggio in Italia in occasione della partecipazione al convegno tenutosi a Roma, Governo e Autogoverno. Come cambia l’America Latina.
Le vittime sarebbero state assassinate da gruppi di paramilitari tra il 1999 e il 2000.