Lettera a Mario Agnes, direttore de l’Osservatore Romano
Alejandro Peña Esclusa: risposta dell’Ambasciata della República Bolivariana de Venezuela
La mia lettera qui
Alejandro Peña Esclusa in Italia — Lettera all’ Ambasciata Venezuelana
Lettera al Presidente della Colombia Alvaro Uribe
Sono trascorsi già due anni dal massacro di otto persone della Comunità di pace di San José di Apartadó, due anni durante i quali la Comunità ha continuato ad essere vittima di minacce, sfollamenti forzati, assassini e perfino, pericolose e miserabili segnalazioni diffuse dai mezzi di comunicazione di massa da parte di alti funzionari statali.
Questo secondo anniversario di impunità, coincide coi 10 anni della, tristemente ricordata, operazione militare “Genesis” che provocò il più grande sfollamento forzato di cui si abbia notizia nella storia recente della Colombia. Migliaia di contadini, indigeni ed afrodescendientes dell’ Urabá chocoano ed antioqueño, furono obbligati ad abbandonare le loro terre, mentre venivano compiuti un gran numero de omicidi e sparizioni contro gli abitanti di questi territori.
Gli assassini di Luis Eduardo, Bellanyra, Alfonso,Sandra, Santiago, Natalia, Alejandro, Elisenia, Nelly Johana, ed altre persone della zona di San José di Apartadó, la imposizione paramilitare della coltivazione della palma di olio nel Bajo Atrato che danneggia in maniera evidente la proprietà collettiva del territorio delle comunità afrodescendientes, e la intimidazione permanente delle comunità in resistenza civile del Cacarica e Jiguamiandó, l’assassinio di numerosi difensori dei diritti umani, di membri del movimento indigeno e di sindacalisti sono solo alcuni esempi della critica situazione dei Diritti Umani in Colombia.
Rispettosamente, signor Presidente, le sollecitiamo la Giustizia.
Consideriamo fondamentale che siano identificati e processati gli autori materiali ed intellettuali del massacro del 21 di febbraio e delle oltre 500 violazioni gravi ai diritti umani contro i membri della comunità di pace di San José di Apartadó, come gli autori responsabili degli sfollamenti, , omicidi e sparizioni, durante l’operazione “Genesis” . Così come, Signor Presidente, aspettiamo che si compia la giustizia di fronte ai crimini contro gli indigeni, i sindacalisti, difensori di diritti umani ed in generale contro il movimento sociale colombiano.
La ringraziamo per la sua attenzione
e p.c.
Alla redazione di Fahrenheit in merito alla false affermazioni di Rocco Cotroneo.
sono indignata per le affermazioni false e tendenziose del giornalista Rocco Cotroneo, ospite della vostra trasmissione di venerdì in merito alla Chiesa cattolica brasiliana e alle relazioni tra i presidenti Lula e Chávez.
Gentile Direttore Ezio Mauro
Caro (si fa per dire) G.W.Bush.…
Caro (si fa per dire) G.W. Bush , le sue dichiarazioni spesso e volentieri mi lasciano sconcertata spingendomi più di una volta a chiedermi se lei “ci è o ci fa”.
I suoi discorsi contengono infatti talmente tali e tante insensatezze che sto pensando seriamente di farne un’enciclopedia, magari in fascicoli raccolti per argomenti: per esempio
Strano destino il suo, abituati come ci ha fino a questo momento alle sue sparate quasi quotidiane, una volta tanto che le esce di bocca una sacrosanta verità questa rischia quasi di passare inosservata.
L’affermazione che “Chávez sta andando contro la storia” perché intende nazionalizzare elettricità e telefoni nel suo paese e soprattutto restituire ai venezuelani il controllo dei giacimenti petroliferi è quanto di più vero lei abbia affermato ultimamente.
Se intendiamo il corso della storia come lei lo intende e come fino ad ora è stato inteso dai suoi predecessori, ebbene sì Chávez sta andando contro la storia.
E meno male…
Caro (sempre si fa per dire) G.W.Bush ho sempre pensato che gli Stati Uniti il corso della storia lo hanno modificato e manipolato a proprio esclusivo uso e consumo: avete bruciato civili con il Napalm, avete raso al suolo città e ipotecato con metastasi e leucemie le vite delle generazioni future di un intero paese, avete creato dittatori “ad personam” salvo poi impiccarli quando troppo scomodi, ne avete creati altri talmente sanguinari che solo Satana avrebbe potuto, (mi sa che quasi quasi è vera la storia della puzza di zolfo…), avete creato guerre e conflitti esclusivamente per i vostri interessi considerando il pianeta alla stregua di un enorme tabellone di Risiko.
Avete ucciso o fatto uccidere chiunque abbia intralciato i vostri piani criminali e forse con uno solo non ci siete riusciti e a lui per questo va tutta la mia stima e sto parlando di Fidel Castro (non si agiti, per favore G.W. Bush dovesse scappargli un’altra “esportazione della democrazia” non si sa mai…). E sappiamo tutti con che mezzi “democratici” generalmente la esportate la democrazia!
Ricordo che in passato un altro grande uomo ha cercando di cambiare la storia, la storia del suo paese ma non glielo avete permesso, questo uomo è stato Don Salvador Allende.
Il futuro che egli aveva immaginato per il Cile non era quello che voi avevate programmato. “Una historia canta el viento de amor lucha y agonía , de un pueblo que florecía conquistando el nuevo tiempo” (Una storia narra il vento d’amore, di lotta e agonia, di un popolo che rifioriva conquistando il tempo nuovo) cantavano gli Intillimani in memoria di quel nuovo corso della storia evidentemente non gradito al governo di allora del suo paese.
E con Chávez che intenzioni avete? Mi raccomando che la storia non si ripeta…
Insomma fino a questo momento la storia scritta da voi con la complicità di “sante alleanze” in Venezuela aveva senso solo per un 15% della popolazione, l’altro 85% era un “sin historia”, senza storia. Ora con Chávez finalmente anche per loro ci sarà storia che vuol dire futuro, vita e progresso, caro (si fa per dire G.W. Bush) e non ciò che intendete voi, morte, povertà, guerre, bombe intelligenti, dominio imperialista, sfruttamento….
Insomma tra tante cazzate, una sacrosanta verità. Io pensavo che forse un barlume di saggezza… invece avete iniziato a bombardare
Le rimetto in allegato una poesia di Pablo Neruda (morto di crepacuore a causa vostra, uno tra i tanti) affinché le rinfreschi la memoria:
Gli Avvocati del dollaro
Inferno americano, pane nostro
intinto nel veleno, c’è un’altra
lingua nel tuo perfido falò:
è l’avvocato creolo della compagnia straniera.
È colui che rinsalda i ceppi
della schiavitù nel suo paese,
e disdegnoso va in giro
con la casta dei gerenti,
guardando con aria superiore
le nostre bandiere stracciate.
Quando arrivano da New York
le avanguardie imperiali,
ingegneri, calcolatori,
agrimensori, periti,
e misurano terra conquistata,
stagno, petrolio, banane,
nitrato, rame, manganese,
zucchero, ferro, gomma, terra,
si fa avanti un nano scuro,
con un sorriso tutto giallo,
e consiglia, con gran garbo,
agli invasori recenti:
Non occorre pagar tanto
questi indigeni, sarebbe
sciocco, signori, aumentare
questi salari. Non conviene.
Questi plebei, questi meticci
solo saprebbero ubriacarsi
con tanti soldi. No per Dio.
Sono primitivi, poco più
che bestie, li conosco bene.
No , non pagateli tanto.
Viene adottato. Gli mettono
una livrea. Veste da “gringo”,
sputa come un “gringo”. Balla
come un “gringo”, e fa carriera.
Possiede un’auto, whisky, stampa:
lo eleggono giudice e deputato,
lo decorano, ed è Ministro,
ed è ascoltato nel Governo.
Sa lui chi è incorruttibile.
Sa lui chi è già corrotto.
Lui lecca, unge, e decora,
elogia, sorride, e minaccia.
E così si svuotano nei porti
le repubbliche dissanguate.
Dove abita, chiederete,
questo virus, quest’avvocato,
questo fermento dell’immondizie,
questo duro pidocchio sanguinario,
ingrassato col nostro sangue?
Abita nelle basse zone
equatoriali, nel Brasile,
ma la sua dimora è pure
nel cerchio centrale d’America.
Lo troverete nelle impervie
alture di Chuquicamata.
Dove fiuta ricchezza sale
sui monti, supera gli abissi,
con le ricette del suo codice
per derubare terra nostra.
Lo troverete a Puerto Limón,
a Ciudad Trujillo, a Iquique,
a Caracas, a Maracaibo,
ad Antofagasta, in Honduras,
a imprigionare il nostro fratello,
ad accusare il suo compatriota,
a spogliare peones, aprire
porte di giudici e possidenti,
comprare la stampa, guidare
la polizia, il randello, il fucile,
contro la sua famiglia dimenticata.
Pavoneggiarsi, nel vestito
in smoking, nei ricevimenti,
inaugurare monumenti
con queste frasi: Signori,
la Patria conta più della vita,
è nostra madre, è nostra terra,
difendiamo l’ordine, fondiamo
nuove caserme, altre prigioni.
E muore glorioso, “il patriota”
senatore, patrizio,eccellenza,
con decorazioni del Papa,
illustre, prospero, temuto,
mentre la tragica progenie
dei nostri morti, che ficcarono
la mano nel rame, grattarono
la terra profonda e severa,
muoiono battuti e dimenticati,
in fretta in fetta riposti
nelle loro casse funerarie:
un nome, un numero sulla croce
che il vento scuote, uccidendo
persino la cifra degli eroi.
Giornale comunista? — Lettera a Liberazione
Gentile Direttore Piero Sansonetti
Le scrivo a proposito della recente intervista di Angela Nocioni a Massimo D’Alema apparsa sulla prima pagina di Liberazione del 3/01/07 dove la giornalista con una caduta di stile degna del peggior Omero Ciai di La Repubblica, dall’alto di chissà quale piedistallo ed evidentemente ignorante in materia di economia politica, si permette di definire la redistribuzione della ricchezza “un’elemosina ai poveri”, tanto che lo stesso D’Alema è stato costretto a darle una brevissima lezione in merito, spiegandole che “redistribuire la ricchezza è uno dei compiti principali degli Stati moderni”. Sicuramente la scuola di
Ora se argomentazioni del genere trovano spazio su
Annalisa Melandri
Roma
testo integrale dell’intervista a Massimo D’Alema qui
sull’articolo di Ciai del 3/12/06 cosa dice Annalisa qui
inoltre sempre sull’intervista di Angela Nocioni a Massimo D’Alema vi consiglio il post di Gennaro Carotenuto con un’intervista a Tito Pulsinelli qui
La repubblica e le notizie dalla Colombia
Con gli amici Elio Bonomi (NOTIZIE DALL’IMPERO) ed Antonio Pagliula, (VERO SUD AMERICA) abbiamo deciso di inviare questa lettera al quotidiano La Repubblica rilevando ancora una volta purtroppo lo scarso interesse che il medesimo ha per quanto accade nella “democratica” Colombia di Álvaro Uribe.
Gentile Direttore Ezio Mauro,
meno male che fu lo stesso Omero Ciai, in una discussione sul blog dello storico e studioso di America Latina, Gennaro Carotenuto, ad ammettere che La Repubblica si occupa pochissimo di Colombia: “negli ultimi anni ci siamo occupati di Colombia solo per il sequestro Betancourt” (avvenuto nel 2002).
Così adesso, oltre ad aspettarci di leggere notizie provenienti dalla Colombia solo nel caso che la Betancourt venga liberata, (in quanto a dire di Ciai una guerra civile che va avanti da più di 50 anni non interessa a nessuno), non ci meravigliamo del fatto che l’arresto del corrispondente di TeleSUR in Colombia avvenuto il 12 novembre scorso per La Repubblica semplicemente non sia una notizia per cui valga la pena scrivere almeno poche righe. Il giovane Fredy Muñoz Altamiranda è stato accusato sulla base di semplici testimonianze senza nessun fondamento, di essere un terrorista, ribelle, appartenente alle FARC. L’arresto è stato condannato con forza da tutte le federazioni latinoamericane dei giornalisti nonché da Reporters sans Frontières che ne chiede l’immediata scarcerazione. Il fatto assume un aspetto ancora più inquietante in quanto si ipotizza un tentativo di colpire direttamente l’emittente televisiva TeleSUR e ciò che essa rappresenta nel nuovo panorama politico latinoamericano. Bastavano veramente poche righe.
E proprio mentre oggi, 23 novembre, pubblicate l’editoriale in prima pagina di Timoty Garton Ash, il quale afferma che “i giornalisti si sono tradizionalmente attribuiti un ruolo di vigilanza nei confronti del potere, fosse esso politico, militare o economico” viene spontaneo chiedersi se per La Repubblica questo abbia sempre valore.
Annalisa Melandri
Antonio Pagliula
Elio Bonomi
Diplomatici colombiani in Italia
Roma, 11 Aprile 2006
ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Egregi Signori,
Internet come tutti sanno è una finestra aperta sul mondo, permette infatti a tutti noi comuni cittadini di accedere a notizie ed informazioni difficilmente accessibili se provenienti da paesi lontani.
Qualche giorno fa questa finestra mi ha evidenziato realtà e problematiche che purtroppo già conoscevo provenienti dalla Colombia e cioè la corruzione della sua classe politica ed il fatto che in quel paese l’ingiustizia si legalizza proprio nelle sedi in cui questa dovrebbe essere più tenacemente combattuta.
Ora ho scoperto che abbiamo accolto nel nostro paese come diplomatici due personaggi che secondo quanto si legge rappresentano molto bene ambedue questi aspetti.
Non sto qui ad elencarVi tutte le notizie riportate sia sull’ambasciatore colombiano a Roma Sig. Luis Camilo Osorio sia sul console colombiano a Milano Sig. Jorge Noguera Cote.
La mia condizione di cittadina italiana mi fa sentire pertanto in diritto/dovere di porVi alcune domande.
Credo e spero che le accuse che vengono mosse a costoro siano a Voi ben note.
Dico spero e nello stesso istante mi assale un dubbio, mi auguro che la storia personale di ogni diplomatico straniero nel nostro paese sia da Voi ben vagliata, ma questo è il punto, se sapevate chi erano questi personaggi ed eravate a conoscenza dei reali motivi per cui sono stati rimossi o hanno lasciato gli incarichi di prestigio che avevano in Colombia, perchè sono stati accettati nel nostro paese? (non voglio dire che siano stati invitati).
Noguera tra le altre cose è accusato da un suo collaboratore di aver consegnato ai paramilitari liste di sindacalisti, studenti e dirigenti di sinistra che poi sono stati regolarmente assasinati e di aver anche organizzato brogli elettorali consistenti a favore del Presidente Álvaro Uribe.
Non si parla ancora di processi e nemmeno di condanne (e credo che purtroppo trattandosi della Colombia non ce ne saranno mai comunque) ma sospetti ed accuse del genere dovrebbero bastare e quindi domando, il Governo italiano avrebbe mai accettato per esempio diplomatici di un Paese arabo sospettati anche solo lontanamente di avere legami con il terrorismo?
I due diplomatici colombiani, ovviamente sempre che le accuse ed i sospetti siano fondati non solo hanno legami con il terrorismo, ma sono il terrorismo fatto persona se per terrorismo vogliamo intendere un “regime instaurato da governanti o belligeranti che si valgono di mezzi atti ad incutere terrore” (tratto dal Nuovo Zingarelli Minore).
In attesa di una Vostra improbabile risposta, porgo i miei più cordiali saluti.
Annalisa Melandri
RISPOSTA RICEVUTA DAL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI