Informe 2011 de la Comisión Nacional de los Derechos Humanos y del Comité Dominicano de los Derechos Humanos
La Comisión Nacional de los Derechos Humanos y el Comité Dominicano de los Derechos Humanos
presentan el
INFORME 2011
SITUACION DE LOS DERECHOS HUMANOS
EN REPUBLICA DOMINICANA
Santo Domingo, D. N.
12 de Diciembre de 2011
PRESENTACION
A lo largo de 2011 se ha observado un progresivo deterioro de los Derechos Humanos en República Dominicana. Tal parece que somos un país inviable. Los informes de organismos internacionales nos colocan en los últimos lugares en temas como la educación y la competitividad, pero en los primeros lugares en corrupción, falta de transparencia, confiabilidad en el Estado y la violencia. La situación, en definitiva, es más que preocupante.
El “Informe 2011 Situación de los Derechos Humanos en República Dominicana” es una síntesis de aquellos aspectos que han definido el quehacer diario del país. Está dividido en Informe Social, Informe Político, Informe Económico y Seguridad Ciudadana.
Hemos trabajado y elaborado un Informe apegado lo más posible a la realdiad. La realdiad ni las visiones nunca son absolutas. Los datos presentados están debidamente documentados. Muchos consignados en los medios de comunicación, otros extraidos de fuentes oficiales, como los distintos Ministerios, o de instituciones académicas y ONGs que han trabajado en distintos aspectos de la matriz de este Informe. (altro…)
Sonia Pierre: su vida, su lucha
Por Annalisa Melandri — www.annalisamelandri.it
El 4 de diciembre ha fallecido a los 48 años de edad, por complicaciones cardiacas, la activista dominicana de origen haitiano Sonia Pierre. Aunque en un primer momento se había difundido la noticia que la causa de la muerte había sido por infarto fulminante, solamente después de la autopsia se aclareció que Sonia ha muerto por una trombosis desencadenada por un coagulo a las válvulas cardiacas que llevaba después de una operación de urgencia realizada en los Estados Unidos. Parece que no había asumido el anticoagulante, medicamento fundamental en las patologías cardiacas como la que afectaba Sonia desde 48 horas. La militante y activista dominico haitiana deja 4 hijos.
Originaria del batey (altro…)
Víctor Polay Campos libero adesso!
Oggi 10 dicembre, Giornata Internazionale dei Diritti Umani, molte persone, avvenimenti, tragedie umane e sociali dovrebbero essere ricordate.
La Colombia martoriata da decenni di politiche sociali, economiche e militari escludenti e assassine, l’Honduras dove i crimini che continuano a commettersi impunemente non riescono ad uscire dal silenzio al quale gli organismi internazionali li condannano giorno dopo giorno, il Messico che sta continuando la sua folle corsa verso l’abisso, le rivendicazioni per una educazione pubblica, degna e di qualità che da Nord a Sud si rincorrono per tutta l’ America latina, gli emarginati, gli esclusi, i poveri di tutto il mondo, per quelli che lo saranno prossimamente anche in in occidente e nel nord del mondo dove la crisi e le misure adottate dai governi impongono ai cittadini politiche di lacrime e sangue…
Voglio tuttavia ricordare, come simbolo e immagine di questo 10 dicembre il militante dell’ MRTA (Movimiento Revolucionario Tùpac Amaru) Víctor Polay Campos rinchiuso nella base militare del Callao in Perú da oltre 20 anni, che con l’amica Marinella Correggia abbiamo intervistato per il manifesto qualche tempo fa tramite uno dei suoi avvocati.
Repubblica Dominicana: Amnesty International denuncia gravi violazioni dei diritti umani da parte della polizia.
Repubblica Dominicana: Amnesty International denuncia gravi violazioni dei diritti umani da parte della polizia.
di Annalisa Melandri* — www.annalisamelandri.it
3 novembre 2011
“Con il calcio della pistola il tenente mi ha dato un colpo alla tempia e sono svenuto. Mi ha lasciato cadere ripetutamente sulla marmitta bollente della sua moto. Questo me lo ha raccontato un amico che era presente perché io avevo perso i sensi e non me ne rendevo conto. Il giorno dopo quando mi sono svegliato ero ammanettato in caserma con il corpo ricoperto di bruciature e il sangue che mi colava dall’orecchio e dal naso.” E’ quanto ha raccontato Eduardo Hernandez Portoreal, 33 anni, alla delegazione di Amnesty International che nei giorni scorsi si trovava in Repubblica Dominicana per la presentazione del rapporto sulle violazioni dei diritti umani da parte delle forze dell’ ordine nel paese.
Il rapporto (scarica qui) di 77 pagine è chiarissimo fin dal titolo “ Callate si no quieres que te matemos” (Stai zitto se non vuoi che ti ammazziamo)” : in Repubblica Dominicana la Polizia Nazionale commette abusi di varia natura, tortura e uccide a sangue freddo e in almeno due casi si è resa responsabile di sparizione forzata di persone, un crimine contro l’umanità. Queste conclusioni sono il frutto delle tre visite che la ONG ha compiuto tra il 2009 e il 2011 analizzando violazioni dei diritti umani commesse tra il 2005 e il 2011. (altro…)
Jacinto de los Santos recibió golpiza antes de llegar a Palacio Nacional
Jacinto de los Santos, el Peregrino del Este, ha caminado por doscientos kilómetros desde Bávaro, provincia La Altagracia, hasta la capital de la República Dominicana Santo Domingo, llevando una enorme cruz de madera en sus hombros y con los pies y las manos atados por cadenas.
Llevando también la esperanza y la convicción de que el presidente Leonel Fernández lo hubiera recibido al Palacio Nacional para expresarle y manifestarle la amargura de él y de las asociaciones que lo han apoyado y acompañado en este peregrinaje frente el degrado en que vive la comunidad de Bávaro, uno de los más importantes centros turísticos del país.
En diez días Jacinto ha recorrido casi 200 kilómetros, ha sido internado en el hospital de San Pedro de Macorís, casi a mitad del camino, por las heridas provocadas por las cadenas y por un grave estado de deshidratación debido a la caminata bajo un sol caribeño muy fuerte. (altro…)
Jacinto de Los Santos recorre el país a pie, vocero de la ruptura del contrato social entre pueblo y estado dominicano.
Jacinto de los Santos recorre el país a pie, vocero de la ruptura del contrato social entre pueblo y Estado.
Por Annalisa Melandri* 23 de septiembre de 2011En el día de ayer, jueves 22 de septiembre, se ha visto necesaria la suspensión del peregrinaje que algunos compañeros de la Filial de Bávaro-Verón de la Comisión Nacional de los Derechos Humanos (CNDH), acompañados y respaldados por representantes de diferentes asociaciones de la provincia La Altagracia, habían empezado el lunes desde Bávaro con el propósito de entregar un documento de protesta y reclamos al Presidente de la República, Leonel Fernández. (altro…)
La sparizione forzata di persone – crimine contro l’umanità
Il 30 agosto è la Giornata Internazionale del Detenuto Scomparso. Ripropongo questa nota scritta il 5 novembre 2009 (A.M.)
La sparizione forzata di persone – crimine contro l’umanità Soltanto nel dicembre del 2006 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate. E’ stata ottenuta dopo 25 anni di battaglie portate avanti da associazioni internazionali per la difesa dei Diritti Umani, da famigliari di desaparecidos, da uomini e donne in tutto il mondo.
La Convenzione sancisce formalmente “due nuovi diritti umani: il diritto di ciascuno a non essere fatto sparire e il diritto alla verità per le vittime della sparizione forzata” (Gabriella Citroni). In questa Convenzione, che necessita la ratifica di altri sette paesi perchè entri in vigore (l’Italia non l’ha ancora fatto), la sparizione forzata di persone viene definita come: “l’arresto, la detenzione, il sequestro o qualsiasi altra forma di privazione della libertà che sia opera di agenti dello Stato o di persone o di gruppi di persone che agiscono con l’autorizzazione, l’appoggio o la acquiescenza dello Stato, seguita dal rifiuto di riconoscere tale privazione della libertà o dall’occultamento della sorte o la dimora della persona scomparsa, sottraendola così alla protezione della legge”.
Definito dalle Nazioni Unite come oltraggio alla “dignità umana” e fin dal 1983 “crimine contro l’umanità” dall’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), è una pratica criminale che generalmente identifichiamo con le dittature latinoamericane, ma che ha origini marcatamente europee. Ricordiamo le migliaia di persone scomparse del regime franchista e i crimini commessi dalla Germania nazista.
In America latina il metodo è stato utilizzato come strumento politico e repressivo all’interno della cosiddetta “guerra contrainsurgente” volta all’eliminazione fisica degli oppositori militanti e delle persone critiche dei regimi dittatoriali. Ai militari latinoamericani complici di quelle dittature la pratica della sparizione forzata sembrò dunque il crimine perfetto: senza (apparente)spargimento di sangue, senza carnefici, soprattutto senza responsabili perchè di fatto non esisteva nemmeno la vittima. In carceri clandestine, in luoghi di detenzione legali e illegali, in case private, i desaparecidos perdevano la loro identità di essere umano, di cittadino, di persona, per essere soltanto un corpo in balia delle efferatezze più criminali. La morte sotto tortura o per l’eliminazione successiva spesso concludeva il periodo di sparizione forzata.
La pratica della sparizione forzata ha effetti distruttivi sia sulla vittima che subisce tale crimine che sui suoi familiari e in larga misura anche sul corpo sociale alla quale le vittime appartengono. “La continuazione del terrore prolungato rispetto a una minaccia vaga ma effettiva produce una serie di meccanismi di difesa che a sua volta rompono il tessuto sociale nella misura in cui colpiscono i legami interpersonali” (Stella M. Figueroa). >La sparizione forzata in Messico Nonostante si associ il fenomeno dei desaparecidos soprattutto a paesi come il Cile, l’Argentina, il Guatemala il fenomeno ha riguardato in maniera senza dubbio più silenziosa e subdola, ma non meno importante anche il Messico.
Il periodo conosciuto come della “guerra sporca” (tra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ’70), fu caratterizzato da una dura politica repressiva del governo messicano allo scopo di rompere l’unità del tessuto sociale e smobilitare la resistenza armata che si stava diffondendo rapidamente nelle campagne del paese. Soprattutto negli stati di Guerrero, Chiapas e Oaxaca, si contarono più di 1300 casi di sparizioni forzate. La metà soltanto nello stato di Guerrero dove era attiva la guerriglia di Lucio Cabañas e Genaro Vázquez. Si è risaliti a questa cifra grazie agli studi e alle ricerche compiute dall’Associazione dei Familiari dei Detenuti, Scomparsi, e Vittime delle Violazioni dei Diritti Umani in Messico (AFADEM) che fa parte della Federazione latinoamericana di Associazioni dei Familiari dei Detenuti Scomparsi (FEDEFAM).
Tuttavia è una pratica che continua ad applicarsi anche in tempi recenti :soltanto dal dicembre 2006, data di inizio del governo di Felipe Calderón al giugno 2008 i casi accertati sono stati 23. Si tratta di difensori dei diritti umani, indigeni e attivisti sociali e politici. In diciotto mesi, 23 persone sono state fatte sparire perchè ritenute scomode per il potere, sicuramente torturate, quasi sicuramente uccise. Più di una persona al mese.
I numeri tuttavia sono sicuramente maggiori. AFADEM rileva che, considerando anche le persone scomparse per le quali non si ipotizza direttamente il motivo politico e le persone scomparse in relazione al narcotraffico, raggiungiamo la cifra di 300 persone in 18 mesi di governo. Di queste persone non si sa più nulla, eppure il Messico è considerato a tutti gli effetti una democrazia. Difatti, molti casi di sparizioni forzate vengono fatti passare come casi legati al narcotraffico, spiega il segretario esecutivo di Afadem Julio Mata, una maniera sbrigativa per eludere la responsabilità diretta dello Stato, dal momento che il reato di sparizione forzata si configura tale in quanto commesso dallo Stato.
Un comune cittadino non può compiere il reato di sparizione forzata, può sequestrare, può uccidere. Uno Stato invece, fa sparire forzosamente, contro la loro volontà persone. Innocenti. Lo Stato spesso rimane impune e chi commette questo tipo di crimine continua a ricoprire ruoli di prestigio nelle Forze Armate o nei punti chiave di comando. La lotta contro l’impunità in Messico va di pari passo con la lotta contro la sparizione forzata. Sono le due facce della stessa medaglia. Non esiste il carnefice perchè non esiste la vittima.
Una buona notizia. Il 7 luglio scorso a San José di Costa Rica presso la Corte Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) per la prima volta lo Stato messicano si è trovato al banco degli imputati per la politica repressiva applicata dal governo e dalle Forze Armate durante la guerra sucia. Il caso preso in esame, e considerato emblematico di quanto accadeva in quegli anni è quello della sparizione forzata di Rosendo Radilla Pacheco, avvenuta il 25 agosto del 1974 ad Atoyac de Álvarez, stato del Guerrero, e del quale quella del 7 luglio è stata soltanto l’udienza preliminare. Il caso preso in esame, e considerato emblematico di quanto accadeva in quegli anni è quello della sparizione forzata di , avvenuta il 25 agosto del 1974 ad Atoyac de Álvarez, stato del Guerrero, e del quale quella del 7 luglio è stata soltanto l’udienza preliminare. (A cura di Annalisa Melandri )
Si ringrazia Gabriella Citroni per il suo impegno, quale delegata per l’Italia presso le Nazioni Unite, nella battaglia portata avanti per l’adozione di una convenzione internazionale contro il crimine di sparizione forzata di persone che si è concretizzata nell’adozione della Convenzione per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate dell’Alto Commissariato per la difesa dei Diritti Umani dell’ONU. Link utili: Testo della Convenzione (in inglese e in francese)
Amnesty International www.amnesty.it dove firmare l’appello per la ratifica della Convenzione
Annalisa Melandri www.annalisamelandri.it
Victor Polay Campos chiede trasferimento in un carcere civile
Tramite collegamento telefonico con il Tribunale Costituzionale, Victor Polay Campos, leader del Movimento Rivoluzionario Túpac Amaru ha chiesto di essere trasferito in un carcere penale civile. Victor Polay si trova nella Base Navale del Callao da ormai 19 lunghissimi anni, dove sta scontando a una pena complessiva di 35 anni di carcere con lʹaccusa di terrorismo.
Polay e la sua famiglia, supportati da un Comitato Internazionale, da tempo stanno denunciando le durissime condizioni di detenzione allle quali lʹuomo è sottoposto nella Base Navale, dove sono rinchiusi anche Miguel Rincón militante MRTA, Vladimiro Montesinos, braccio destro di Fujimori e Abimael Guzmñan leader di Sendero Luminoso. (altro…)
Francesco Mastrogiovanni: a due anni dal suo omicidio
Propongo qui di seguito un articolo del giornalista Antonio Manzo de Il Mattino per ricordare lˈorribile morte di Francesco Mastrogiovanni, anarchico, ucciso in un letto dellˈospedale di Vallo della Lucania il 4 agosto di due anni fa, nel corso di un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). Non era la prima volta che le autorità si accanivano contro Francesco. E non é il primo caso di morte che avviene nel corso di un TSO. Nel silenzio più completo e nellˈindifferenza generale. Antonio Manzo giustamente e coraggiosamente, (visti i tempi), parla di TORTURA commessa contro il “maestro più grande del mondo” come era ricordato dai suoi studenti Francesco e di OMICIDIO commesso contro Francesco. Sono 18 gli imputati, tra medici e infermieri, nel processo che si sta svolgendo a Vallo della Lucania, che, speriamo, gli renda piena giustizia. (AM)
Mastrogiovanni il ricordo di una tortura
di Antonio Manzo — Il Mattino
«Ti prego, per piacere, blocca la proiezione di questo video… Ma questa è una tortura… Poveraccio, tenta di divincolarsi,tenta di liberarsi dall’atroce letto di contenzione,mai fili di plastica durissima gli segano polsi e caviglie ora sanguinanti…
Boccheggia, vorrebbe gridare… Sognava la rivoluzione, Franco, ma quegli occhi sbarrati sono la resa dell’umanità non la sua sconfitta».
Il cd con il tragico film dell’agonia di Franco Mastrogiovanni tratto dalla videosorveglianza del reparto lager di psichiatria, dura minuti e minuti che non riesci mai a calcolare, perché non ce la fai ad arrivare fino alla fine, perché le intermittenze bloccano la proiezione ma non possono cancellare lo sdegno. Immagini da lager di inizio Millennio. (altro…)
Informe 2010 Comisión Nacional de los Derechos Humanos (CNDH)