Parlatene, parlatene, mentendo spudoratamente ma parlatene! Male ovviamente!
Questo sembra essere l’imperativo a cui rispondono tutti coloro che si occupano di informazione mainstream, quando l’argomento trattato è Cuba.
Spesso mi chiedo dove finisca il giornalismo e inizi la mistificazione.
Pierluigi Battista in questo suo articolo dentro alla mistificazione ci sguazza a piene mani, a partire dal titolo: “Quegli applausi a Moore o la vera specialità di Cuba: Carceri più che ospedali.”
Cuba non è perfetta, (quale paese lo è?) e per un borghese del nord probabilmente non è il miglior posto dove vivere.
Cuba non è una democrazia (almeno nel senso liberal-parlamentare) ma su una cosa più o meno sono tutti d’accordo: il suo sistema sanitario è uno dei più democratici al mondo, perché è totalmente gratuito e soprattutto perché è accessibile a tutti. Vedremo inoltre di seguito come sia anche uno dei migliori in quanto a efficienza.
Tutti d’accordo (più o meno) ma certamente non Pierluigi Battista e il Corriere della Sera di cui egli è vice direttore.
In tutto l’articolo, che è una dura critica a Michael Moore e al suo film Sicko presentato recentemente a Cannes, non c’è una riga, dico una, supportata da un dato certo, da una fonte, da una citazione.
Il peggior sfoggio di banalità e stereotipi che mi sia capitato di leggere ultimamente.
E questo se è sudore della fronte di un vice direttore di un quotidiano come il Corriere della Sera lo trovo piuttosto grave.
Anche ironizzando, Battista non si rende conto di cadere nel ridicolo:
“…perché la Cuba di Castro è molto, ma molto meglio della Cuba di Guantanamo in mano agli americani….” scrive con una punta di sarcasmo che fa intendere come pensi l’esatto contrario di quello che scrive.
Ma che razza di paragone è????
Ma il massimo della malafede lo troviamo in queste poche righe:
“…perché è reale che il sistema sanitario degli Stati Uniti soffre di spaventose iniquità, ma che la Cuba del dispotismo castrista sia il luogo della cura e della civiltà, dell’altruismo e del disinteressato sacrificio di sé, questa è pura invenzione, come testimoniano tutte , ma proprio tutte le organizzazioni umanitarie che denunciano lo stato miserevole dei diritti umani sotto il regime dell’Avana, la soppressione di ogni più elementare libertà, la caccia al dollaro che ha fatto di Cuba un bordello ancor più funzionante di quelli che sfolgoravano nel regno di Fulgencio Batista.”
Eh no, caro Battista, Michael Moore non è andato a Cuba per dire che è la democrazia più perfetta del mondo, che è la patria di tutte le libertà e che è il paradiso in terra. Perché propone un dibattito e poi tergiversa così platealmente?
Moore è andato a Cuba, tra l’altro violando una legge, perché il suo “democratico” paese glielo impediva, solo per dimostrare che tutto sommato la sanità cubana è “democratica” (nel senso di essere aperta a tutti gli individui in quanto tali) molto più democratica almeno di quella della grande America del Nord.
Capisco bene l’imbarazzo nel dover ammettere che nell’”antidemocratica” Cuba esista qualcosa di veramente democratico, ma questo alla fine rende evidente solo quanto poi sia relativo il concetto di democrazia.
Allora visto che il Corriere della Sera si è tenuto piuttosto sul vago nella sua denigrazione del sistema sanitario cubano, vediamo un po’ come non “sia pura invenzione la Cuba della cura e della civiltà, dell’altruismo e del disinteressato sacrificio di sé”:
Il 19 settembre 2005 è stato formato dal giorno alla notte, un corpo medico specializzato in catastrofi naturali in occasione del flagello Katrina. Agli Stati Uniti, che hanno rifiutato l’offerta, era stato proposto l’invio di più di 1000 medici per le cure necessarie alla popolazione di New Orleans.
Medici cubani erano stati già inviati in precedenza in Perù nel 1970, in Venezuela nel 1999, in Sri Lanka e Indonesia nel 2004 e in Guatemala nel 2005 in occasione di catastrofi naturali.
Dal 2004 è attiva l’Operazione Milagro per la quale sono stati operati gratuitamente e hanno recuperato la vista circa 400 mila pazienti in 28 stati.
Nel 2005, si è tenuto un incontro mondiale presso l’Istituto di Medicina Tropicale Pedro Kouri nel Polo Scientifico dell’Ovest dell’’Avana patrocinato dal Governo della Svizzera e dall’OMS a cui hanno partecipato in un corso della durata di 11 giorni importanti figure della ricerca medica specializzata di 5 paesi industrializzati e del personale delle Nazioni Unite.
Il governo cubano ha preparato come medici più di 10.000 giovani di tutto il mondo, compresi statunitensi, di umili origini, accogliendoli gratuitamente presso l’Università Latino-americana di Medicina. E’ stato offerto loro il materiale, il vitto, l’alloggio nonché un buono di 100 pesos per le spese.
Nel 2006 il Programma Mondiale Alimentare (PMA) delle Nazioni Unite ha decretato Cuba l’unico paese del continente americano (compresi gli USA) libero dalla denutrizione, ma soprattutto libero dalla denutrizione infantile.
Questi sono i dati, Sig. Battista, non un ‘accozzaglia di luoghi comuni buoni solo a riempire una mezza pagina di giornale.
Vogliamo parlare dell’assistenza sanitaria negli Stati Uniti Sig. Battista?
C’è una storia che è emblematica e che lei sicuramente conoscerà bene. E’ quella di Wayne Schenk che avendo scoperto di essere malato di cancro ai polmoni non si era potuto curare perché la sua assicurazione da veterano dei marines (era stato in Libano) prevedeva solo le cure base e un ciclo di chemioterapia. I medici gli avevano detto che poteva “comprarsi” (come dire altrimenti?) un altro anno di vita con 125 mila dollari subito e 250 mila per un secondo ciclo di chemioterapia.
Fu proprio sfortunato Wayne, vinse anche alla lotteria , un milione di dollari, ma siccome il premio era rateizzato, 34 mila dollari ogni anno, non ce l’ha fatta e così dopo tre mesi è morto.
Si può morire per un dente? Non è accaduto in Africa, non è accaduto a Caracas e nemmeno a Cuba, ma a Washington DC , un bambino di 12 anni, Deamonte Driver
è morto semplicemente perché la mamma non aveva i soldi per far visitare suo figlio.
Il programma sanitario per i più poveri che tuttavia esiste negli Stati Uniti, il Medicaid, essendo appunto destinato ai più poveri, funziona poco e male e così la banale infezione del bambino dal dente si è estesa al cervello. E’ accaduto a gennaio di quest’anno.
Merrill Goozner, noto farmacologo e noto giornalista ‚ e non Michel Moore, su The Guardian ha scritto: “la morte di Deamonte Driver è una testimonianza della bancarotta morale di chi si sforza di difendere un sistema sanitario assicurativo che sta collassando su se stesso. I programmi di assistenza sanitaria pubblica pagano cifre irrisorie, col risultato che medici e dentisti non vogliono aderire e la qualità dell’assistenza sanitaria ai poveri precipita a livelli da Terzo Mondo. Occorre riformare profondamente l’intero sistema. Se Deamonte ci ha insegnato qualcosa, è da dove cominciare a cambiare le cose.”
Anche lui un “genio della comunicazione e della mistificazione?”
Negli Stati Uniti ci sono circa 45 milioni di persone senza assistenza sanitaria, un rapporto del Census del 2004 rileva che di questi più di 8 milioni sono bambini.
Negli Stati Uniti se perdi il posto di lavoro perdi anche l’assicurazione medica e quindi l’assistenza sanitaria e con te la perde tutta la tua famiglia, “democraticamente” appunto.
L’amministrazione Bush sempre più avida di denaro per il finanziamento della lotta al terrorismo ha sottratto fondi agli enti Medicaid e Medicare che sono quelli che forniscono assistenza ai settori più poveri della popolazione.
La salute è diventata alla stregua di qualsiasi altro bene commerciale e quindi soggetto alle leggi del mercato e di conseguenza agiscono coloro i quali la salute dovrebbero salvaguardarla.
Perfino Il Giornale riesce a far sfornare a Stelio Solinas una frase del tipo “per noi europei, persino per noi italiani abituati al lamento perpetuo in materia, il film di Moore girato con l’ironia e l’intelligenza che gli sono proprie, è un po’ un motivo di orgoglio. Per gli americani potrebbe essere il primo passo verso un radicale cambiamento.”
Solo per l’atlantista Corriere della Sera, Michael Moore è un genio della mistificazione.
Qui l’articolo di Pierluigi Battista
Ascolta la trasmissione da qui
Ho seguito ieri mattina la trasmissione Radio 3 Mondo. Sorvolando sul titolo (Que viva la revolucion (faticoso mettere gli accenti?)…basta che sia degli altri), ho trovato banale, quasi puerile l’esordio con la registrazione del discorso di Chávez all’ONU in cui egli chiama Bush “diablo”. Ci sarebbe stato tanto da dire per iniziare il discorso, con tutto ciò che sta dicendo e facendo Chávez (fatti che cambieranno la storia e che i miei figli probabilmente studieranno a scuola, ma forse per Gian Antonio Stella Chávez sui libri di storia verrà citato solo per aver dato del diavolo a Bush…).
A un certo momento Stefanini viene invitato da Stella a rispondere a un ascoltatore che dice testualmente: “dei paesi come l’Argentina, il Brasile e il Venezuela che sono assolutamente ricchissimi per lo sfruttamento delle proprie risorse sono oggi ancora in mano a poteri che fanno i propri interessi…perchè un Chávez che c’era 25 anni fa in Venezuela…”, ma egli (Stefanini), inciampando nell’italiano, per la foga di rispondere all’intervento precedente di Gennaro Carotenuto in merito alla notizia dell’annuncio di Mantega di entrare a far parte del Banco del Sur, lo ignora completamente.
Nessuno quindi spiega all’ascoltatore che questi paesi forse sono ricchissimi di risorse ma non sono assolutamente ricchissimi in quanto sono sempre stati sfruttati da quei poteri a cui lui confusamente fa riferimento, e nessuno gli ha detto che Chávez è stato eletto presidente nel 1998 e non 25 anni fa. Ebbene secondo Maurizio Stefanini, sarebbe un fatto inconciliabile, ma veramente inconcepibile, che mentre Mantega andava a dare l’ok per il Banco del Sur a Caracas, Lula “il suo capo” firmava accordi con Bush per l’etanolo. E dove starebbe scritto che i paesi aderenti al Banco del Sur non devono più fare affari con gli Stati Uniti? E’ possibile nell’ottica commerciale mondiale per un paese, un qualsiasi paese grande o piccolo, staterello o grande nazione, non fare affari con gli Stati Uniti? O non averci a che fare come importatori, esportatori, partner o investitori? Io non sono esperta di geopolitica come Stefanini ma una tale possibilità non riesco proprio a concepirla. E ancora, gli Stati Uniti non si esauriranno certo con Bush, cosa dovrebbero fare secondo Stefanini i paesi latinoamericani, sospendere ogni tipo di accordo con gli USA fino a nuove elezioni? E perchè non chiama le cose con il loro nome invece di strumentalizzarle, cito testualmente: “il Brasile dal punto di vista dell’atteggiamento della finanza internazionale (FMI e BM) ha interessi analoghi a quelli del Venezuela, quindi si allea con Chávez, dal punto di vista del rapporto dei paesi produttori di petrolio e paesi consumatori ha interessi analoghi a quelli degli Stati Uniti, non di Chávez quindi si allea con gli Stati Uniti”. Perchè un accordo economico o un accordo finanziario devono diventare “alleanze” nel senso di come le intende Stefanini? Un accordo economico è un accordo economico e non vuol significare un’alleanza di due paesi contro un’altro e così per un accordo finanziario. Perchè entrare a far parte del Banco del Sur sarebbe così in contrasto con un accordo per l’etanolo con gli Stati Uniti? Questa mi sembra sinceramente una visione geopolitica troppo semplicistica e strumentale. Continua : “il problema poi generale dell’integrazione latinoamericana è che certamente esistono poi questi movimenti storici” (e quali sarebbero nel caso in oggetto?) “che ogni tanto ritornano ma ci sono poi anche delle differenze di interessi concreti che poi saltano fuori e che saltano fuori anche adesso perchè appunto c’è questa rissa che da mesi che divide due governi entrambi di sinistra uruguayano e argentino per la storia di una cartiera uruguayana…” e che c’entra questo? Solo Stefanini lo sa, a meno che non voglia strumentalizzare anche un dissidio interno a due paesi per mettere in dubbio l’aspirazione all’unità latinoamericana. Si è fatta l’Unione Europea con 27 paesi diversissimi fra loro e in disaccordo spesso su tutto, ora i problemi per la cartiera per Stefanini sembra che rendano anche solo l’aspirazione all’unità latinoamericana impensabile. E meno male che all’ascoltatore risponde Caracciolo il quale però non si capisce perchè parli di “regime di Chavez” eapertamente si contraddice, infatti dice : “quello che caratterizza in particolare oggi il regime di Chávez è il fatto di teorizzare in qualche misura e anche praticare un rapporto diretto fra capo e popolo”. Ma come si concilia questo presunto rapporto diretto con la democrazia partecipativa che è scritta nella costituzione del Venezuela?
Concludo qui, non vado oltre perchè credo che questo basti a rendere l’idea su che livello venga condotto un dibattito di geopolitica quando il continente in questione è il SudAmerica.
…Crediamo, e dopo questo viaggio, più fermamente
di prima, che la divisione dell’America (Latina) in nazionalità
incerte e illusorie sia completamente fittizia.
Costituiamo una sola razza meticcia che dal Messico fino
allo Stretto di Magellano presenta
notevoli similitudini etniche. Per questo, cercando di spogliarmi
da qualsiasi vacuo provincialismo, brindo all’America Unita.
Ernesto Che Guevara
La trasmissione Enigma sulla morte di Ernesto Che Guevara, andata in onda il 21 Marzo su Rai 3, e condotta da Corrado Augias, è stata un’occasione mancata.
L’occasione mancata di un confronto che poteva essere anche interessante tra le posizioni dei due ospiti presenti, Gianni Minà e Massimo Teodori. Tanto più che ci eravamo disabituati alla presenza di Gianni Minà in televisione.
Confronto che si riduce invece a circa 15 minuti, nei quali Augias a più riprese e senza successo cerca di convincere Teodori della somiglianza tra la figura di Ernesto Guevara e quella di Garibaldi.
Dalla ricostruzione storica che viene fatta della vita di Che Guevara ne emerge la personalità di un sognatore un po’ troppo idealista, avventato e irresponsabile, resosi scomodo negli ultimi anni della sua vita. Il continuo intento di voler dimostrare che Fidel Castro e Che Guevara si erano allontananti prima della partenza di quest’ultimo in Bolivia, insinua continuamente il dubbio, dimostratosi inconsistente per ogni storico serio, eppure continuamente riproposto come elemento di propaganda anticubana, che Che Guevara sia stato tradito addirittura da Fidel Castro.
Rincara la dose Massimo Teodori delineando a più riprese la figura di Che Guevara come
“grottesca e ridicola” e il suo sogno di unità latinoamericana una pura utopia destinata al fallimento, nonostante Minà gli ricordi proprio come in questo momento sia più attuale che mai.
Come mai la figura di Che Guevara fa così ancora tanta paura?
Ci pensa Massimo Teodori a spiegarcelo, tirando fuori in maniera totalmente fuori dal contesto, quasi in un’imboscata, approfittando dell’ultimo minuto per denunciare “il populismo con sfumature fasciste” di Hugo Chávez.
E’ questo che fa paura e in questo contesto si inserisce anche la polemica attuale sull’autenticità dei resti di Che Guevara , fondata esclusivamente su strumentali illazioni.
Ricordiamo il libro “Operazione Che, storia d’una menzogna di stato” di Maite Rico e Bertrand de la Grange, recensito da Mario Vargas Llosa sulle pagine di El País.
Gli autori sostengono che in realtà le spoglie sepolte a Santa Clara non siano di Che Guevara ma che Fidel Castro avrebbe organizzato ad arte una messinscena per ridare vigore agli ideali della rivoluzione cubana.
E se nel passato per esempio i Vargas Llosa, sia padre che figlio, si erano prestati ad attaccare la Rivoluzione Cubana discreditando la figura di Ernesto Che Guevara, oggi gli attacchi che gli vengono mossi vanno forse in tutt’altra direzione, più precisamente verso il Venezuela.
Hugo Chávez è colui il quale sta ripercorrendo, ovviamente con mezzi diversi e in un contesto differente, il cammino di Ernesto Che Guevara. Sta riproponendo cioè quello che era stato il suo ideale, anzi facendo di più, sta concretamente realizzando il sogno che era stato di Ernesto Guevara e prima ancora di Simón Bolívar.
Ma la persistenza degli ideali del Che, va ben oltre il merchandising sulla sua figura…E ci vuole ben altro che Teodori O Vargas Llosa e tutti i vari portavoce del neoliberismo per fare di Ernesto Guevara un patetico ricordo per malati di nostalgia.
Consiglio la lettura del n. 93 del 2005 della rivista Latinoamerica completamente dedicata alla figura di Ernesto Che Guevara
Nei giorni scorsi i media italiani e non solo, alcuni politici e il Vaticano hanno dato ampio spazio al signor Alejandro Peña Esclusa e alla sua demagogia pre-golpista.
Perché di questo si tratta, di demagogia volta a preparare l’opinione pubblica ad un cambio radicale della politica venezuelana, che ovviamente non si dovrebbe realizzare democraticamente dal momento che Hugo Chávez ha il popolo venezuelano dalla sua parte.
Chávez va fatto passare come Hitler, bisogna far credere che la democrazia in Venezuela sia a rischio (vero Sig. Dell’Orefice?) e che in quel paese vengono calpestati i diritti umani.
Strano però, ci sono decine di associazioni per i diritti umani, tra cui HRW che dicono la stessa cosa (ma con tanto di prove e testimonianze a supporto e purtroppo anche con tanto di morti), della Colombia per esempio. Ci sono stragi di civili, di desaparecidos, di sfollati in Colombia, in un paese dove veramente rimane della democrazia solo il concetto astratto (e forse nemmeno più quello). Ma come mai nessun giornale titola mai “Uribe come Hitler” o “democrazia a rischio in Colombia” o nessuno in Vaticano si prende la briga di ricevere qualche attivista per i diritti umani? Come mai nessuno viene ricevuto nel Parlamento Europeo o dai nostri politici per denunciare le frodi elettorali che almeno in Colombia è praticamente sicuro che ci siano state, tanto più che il responsabile della campagna elettorale di Uribe nel Magdalena del 2002, sig. Noguera (ex console a Milano) è stato arrestato qualche settimana fa per collusione con i paramilitari?
Arriva invece un signor nessuno ma dal curriculum sinistro come Peña Esclusa in Europa, passando per Washington e gli si spalancano addirittura le porte del Vaticano.
Una pedina che sembra mossa opportunamente sullo scacchiere internazionale da mani esperte in questi giochi, mani che già hanno tentato il golpe in Venezuela nel 2002.
Il Sig. Peña è partito dal suo paese, che, dichiarando apertamente spera a breve di vedere guidato da un manipolo di militari, con la sua agenda sicuramente piena di indirizzi, nominativi e numeri di telefono di persone, strutture e contatti a cui far riferimento nelle varie tappe del tour. Sicuramente tra gli altri, i nomi di Aldo Forbice, Gaetano Pedullà, Lorenzo Cesa e il Cardinale Martino.
Siccome d’altra parte l’informazione ai giorni nostri, soprattutto tra i giovani, corre in rete, un paio di siti si sono prestati all’operazione tra cui quello di Radio Radicale e quello, per contenuti e temi trattati ben più inquietante chiamato Controcorrente e ospitato sull’area blog de Il Cannocchiale.
Tutto ha funzionato quasi alla perfezione e infatti durante i primi giorni del suo tour, per chi cercasse notizie in italiano su Peña Esclusa effettuando una ricerca su Google con il suo nome, praticamente esistevano esclusivamente le baggianate riportate dal sito di Radio Radicale e le sue dichiarazioni rilasciate a Il Tempo. Solo chi aveva dimestichezza con lo spagnolo poteva saperne qualcosa di più da qualche articolo riportato dai siti Voltaire e Aporrea (che a questo punto sarebbe bene tradurre).
Evidentemente però, nonostante il viaggio di Alejandro Peña Esclusa venga fatto passare come “clamoroso successo”, non erano stati fatti i conti con coloro i quali, attenti osservatori della realtà latinoamericana hanno avvertito immediatamente “puzza di bruciato”. E mi riferisco in modo particolare a Gennaro Carotenuto, in primis, ma anche a Maurizio Chierici de L’Unità e in minima parte a tutti coloro che come me dalle loro modestissime pagine web hanno in questi giorni diffuso per esempio gli articoli di Gennaro Carotenuto.
E’ così che a distanza di una settimana il lettore di lingua italiana che volesse sapere notizie su Alejandro Peña Esclusa non si trova più a leggere solamente i pericolosi vaneggiamenti di Radio Radicale o le dichiarazioni deliranti del Peña ma acquisisce notizie fondamentali, ovviamente omesse da tutti gli altri, dal magistrale articolo di Carotenuto che ci spiega come e perché per esempio hanno agito in questo contesto le pedine neocons Cesa, Forbice e Martino preparando il golpe in Venezuela, articolo ripreso da quasi tutti i siti che si occupano di America Latina e di informazione.
E questa si chiama controinformazione ed è veramente forse ciò che renderà (mi auguro) un po’ più difficile realizzare i piani di Peña Esclusa e dei suoi burattinai.
A una settimana di distanza quindi è certamente più difficile andare in giro a far credere che Chávez sia Hitler e che Peña sia un bravo ragazzo rappresentante dell’opposizione moderata venezuelana.
Un comunicato di Fuerza Solidaria opportunamente diffuso dalla sua agenzia stampa in Italia (il sito Controcorrente citato prima, che all’uopo ne ha messo sulla sua pagina un banner di dimensioni spropositate) recita testualmente: “la vasta eco che ha avuto il tour europeo dell’opposizione venezuelana, Alejandro Peña Esclusa, ha provocato una campagna calunniosa da parte dei comunisti italiani e dei circoli bolivariani infiltrati nel paese” ed “è stata lanciata da ambienti molto vicini alle formazioni politiche italiane che si richiamano all’eredità comunista una vera e propria campagna di disinformazione” e ancora … “la realtà è che questa campagna ingiuriosa, contraddittoria e scervellata, dimostra da una parte la preoccupazione che hanno gli ambienti della sinistra italiana simpatizzanti di Chávez che si diffonda nel territorio italiano la verità sui metodi di gestione del potere e sui vincoli con il terrorismo internazionale del presidente venezuelano, dall’altra il livello di infiltrazione cui sono arrivati i circoli bolivariani in Italia, grazie anche al sostegno finanziario diretto del Governo Venezuelano” .
Alla data odierna questo comunicato emerge in tutta la sua falsità e isteria proprio in virtù del fatto che in rete circolano in italiano sul golpista Peña esclusivamente gli articoli di Gennaro Carotenuto e di Maurizio Chierici, in quanto chi li legge e ha un minimo di conoscenza sul curriculum di due giornalisti sa benissimo che sia l’uno che l’altro sono ben lontani dall’essere legati in qualche modo alla politica italiana e soprattutto ai circoli bolivariani infiltrati nel paese.
Le affermazioni di Fuerza Solidaria contenute in questo comunicato poi sono tanto più gravi se si leggono in chiave politica, in quanto dirette apertamente contro una parte degli ambienti politici di casa nostra.
L’attacco è strumentale in quanto chi avesse seguito bene la vicenda in questi giorni si è reso perfettamente conto che non un solo politico di sinistra si è espresso a proposito della visita in Italia di Alejandro Peña Esclusa.
Cosa d’altra parte ancora più inquietante è che sebbene la TFP Italia (la setta Tradizione, Famiglia e Proprietà) in un’ occasione abbia preso le distanze da Peña Esclua e sebbene nel comunicato di Fuerza Solidaria si legge che egli non “ha mai militato nell’organizzazione” da più di un articolo in rete si legge che egli almeno in Venezuela è stato un membro attivo di TFP.
In Italia alla TFP si sono ispirati e originati i due movimenti di Alleanza Cattolica e successivamente del Centro Culturale Lepanto, ambedue legati agli ambienti di estrema destra italiani e dell’ultraconservatorismo cattolico.
“Alleanza Cattolica formata da laici cattolici si propone la propagazione positiva e apologetica e la realizzazione della dottrina sociale della Chiesa… Nell’articolo 4 dello statuto si legge che l’associazione si muove nella prospettiva dell’instaurazione della regalità di Cristo anche sulle società umane” (cfr. Emanuele del Medico — All’estrema destra del padre, – pag. 111).
“Il Centro Culturale Lepanto ha come fine la difesa dei principi e delle istituzioni della Civiltà Cristiana, dei valori tradizionali e familiari e ha avuto vasta eco sui media nel 1995 in occasione dell’organizzazione di una recitazione pubblica del rosario per riparare alla blasfema erezione di una moschea a Roma per la comunità islamica della città” (cfr. Emanuele del Medico — All’estrema destra del padre, pag. 95/96).
Lungi da me affermare che Alleanza Cattolica e Il Centro Culturale Lepanto siano coinvolti nel viaggio di Peña Esclusa o siano anch’esse “pedine neocons”, per dirla alla Carotenuto, ma certo che ad una attenta analisi del sito Controcorrente portavoce in Italia di Fuerza Solidaria, qualche dubbio viene. In questo sito il banner di Fuerza Solidaria per esempio giganteggia tra una fotografia di Papa Ratzinge e uno anti-Dico, il sito è apertamente contro il governo attuale tanto che si rivolge al Presidente Napolitano con “tu non sei il mio presidente” ed è sfacciatamente antimusulmano e pro Stati Uniti.
Non bisogna dimenticare che in Italia “la diffusione del verbo cattolico integrista tramite modem è abbastanza recente , ma oggi sembra essere caduta ogni resistenza, dando adito a una proliferazione di home-page controrivoluzionarie” magari rifacentesi a movimenti più grandi e conosciuti, inoltre, “non esiste un monitoraggio esaustivo delle presenze riconducibili all’ambiente tradizionalista” cattolico e che “risulta comunque operazione estremamente laboriosa disegnare oggi una mappa completa della galassia in cui gravitano sigle e personaggi dell’integralismo cattolico italiano” i quali sono spesso legati agli ambienti di estrema destra (Forza Nuova per esempio).
Cito da Pippo Guerrieri: “Uno dei gruppi della galassia tradizionalista fascista è Alleanza Cattolica sorta a metà degli anni ’60 a Piacenza ed ancora attiva, pubblica una rivista “Cristianità” e il suo fondatore è Giovanni Cantoni, amico di Freda, uno dei responsabili della strage di pz. Fontana a Milano.
Cantoni è stato ordinato sacerdote dal gruppo scismatico dei léfebvriani; un altro dei padri è Agostino Sanfratello, molto vicino a Forza Nuova ed interprete in Italia della posizione della destra cattolica brasiliana che ruota intorno all’Alleanza per la difesa della tradizione, della famiglia e della proprietà, la cui sigla TFP è tristemente famosa in America latina per i suoi richiami ai settori golpistici. Il responsabile cileno di AC è stato ambasciatore di Pinochet presso la santa sede; in Italia ha tra i suoi membri più attivi alcuni avvocati difensori di squadristi e stragisti. I legami con AN sono consolidati, tra gli altri aderiscono a AC il consigliere regionale lombardo Pietro Maccone e il deputato Alfredo Mantovano, ma vi troviamo uomini politici anche di Forza Italia e dei CCD. Alcuni membri hanno rapporti con Scientology e tramite essa emergono i collegamenti con la destra fondamentalista americana e con lo stesso governo USA”.
Inserendo la vicenda di Peña Esclusa in un contesto più ampio, soprattutto per il coinvolgimento diretto del Vaticano, come non riflettere sul fatto che i valori promossi e propagandati da associazioni o sette che dir si voglia quali la TFP, Centro Culturale Lepanto o Alleanza Cattolica sono più o meno gli stessi di cui si sta facendo prepotentemente portavoce il Vaticano nella nostra società sotto il Pontificato di Benedetto XVI?
La campagna contro i Dico, per esempio, ma anche l’affermazione della superiorità della cultura cristiana contro la barbarie di quella islamica, i rinnovati toni di condanna contro l’aborto e il divorzio, l’affermazione sempre più prepotente di “quei valori tradizionali e familiari” cari ai Lepantini.
Quello stesso Pontificato che se da una parte va richiamando solennemente Jon Sobrino, uno dei padri fondatori della Teologia della Liberazione per le sue “posizioni erronee e pericolose” rispetto ai dogmi della fede, dall’altra riceve Peña Esclusa e lo indirizza ai politici (e se non è ingerenza della Chiesa nella politica questa, ditemi voi come si deve chiamare).
Un Pontificato che forse come negli anni più bui delle dittature latinoamericane in America Latina si sta schierando dalla parte sbagliata…
Fuerza Solidaria dalle pagine del suo sito inoltre preannuncia che una filiale (la terza) è stata aperta in Italia, dopo quelle del Messico e di Washington (sic!) e la quarta sarà in Spagna.
Mi chiedo cosa altro dobbiamo accogliere nel nostro paese. Evidentemente al peggio non c’è mai fine, sì a Vicenza, sì ai Voli Cia, sì a consoli e ambasciatori narcoparamilitari colombiani, sì a Fuerza Solidaria, sì anche a un golpe contro Chávez?
Per quel poco che conta, come cittadina italiana mi sono sentita in diritto/dovere di porgere la mia solidarietà al governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela con una lettera indirizzata alla sua Ambasciata nel nostro paese, mettendo a disposizione questo modestissimo spazio per denunciare i media compiacenti e per diffondere notizie.
Por Gennaro Carotenuto
¿Quién maneja a Alejandro Peña Esclusa, el neofascista venezolano que está de gira desde hace meses por Europa y América? En su tierra no representa a nadie, es un antisemita y un golpista, pero en Roma lo recibe el Secretario del UDC [partido post-democratacristiano, N. d T.], Lorenzo Cesa y el Cardenal Renato Martino y en España se entrevista con el ex Presidente de la Generalitat de Catalunya, Jordi Pujol, y el Presidente del Partido Popular (PP) de Cataluña y ex Ministro de Asuntos Exteriores de España, Josep Piqué. Sigamos paso a paso, desde Washington hasta el Vaticano pasando por los escuadrones de la muerte salvadoreños y los milicos argentinos, la operación (análoga a la que condujo a Ahmed Chalabi, acusado de bancarrota, a ser el hombre de la Casa Blanca para el Irak post-Sadam) con vistas a una solución autoritaria para la Venezuela saneada por Chávez.
Dice Lorenzo Cesa, influyente político italiano: “No conocía al señor Peña Esclusa; nadie me había advertido de que era declaradamente antisemita y golpista, y nosotros no apoyaremos un golpe de estado en Venezuela. Sin embargo, nos lo presentaron altísimas personalidades del otro lado del Tíber [del Vaticano, N. d T.], por lo que no teníamos motivo alguno para dudar de su credibilidad”. “Con Peña Esclusa –me cuenta Cesa en una cordial conversación durante la segunda parte del [partido] Nápoles-Vicenza– charlé un rato nada más”. No obstante, dicha charla dio lugar a una declaración conjunta de la que se jactan en el sitio de Fuerza Solidaria definiéndola nada menos que como “la firma de un acuerdo de colaboración” entre la UDC y la organización neofascista. En dicha declaración, se afirma que “el parlamento italiano se ha comprometido con Peña Esclusa para una investigación sobre las elecciones venezolanas”.
Serán fantasías, fanfarronadas de un fascista suelto, pero resulta que son las mismas afirmaciones falsas y tendenciosas que periodistas italianos importantes como Aldo Forbice de Radio Rai, Gaetano Pedullà y Fabrizio dell’Orefice de Il Tempo [un diario conservador de Roma, N. d T.] o Dimitri Buffa de Radio Radical o en España diarios como el ABC han dado por buenas. El titular del articulo del ABC es declaradamente golpista: “En Venezuela no hay salida electoral”.
Un político bregado como Lorenzo Cesa nos confiesa que no conoce ni siquiera el nombre de su referente natural, o sea, el líder de la oposición venezolana moderada, Manuel Rosales, el cual, el pasado diciembre, consiguió 4,3 millones de votos y después –craso error– admitió tranquilamente la derrota. Craso error, si bien compartido con la Unión Europea y el Departamento de Estado del gobierno de los Estados Unidos, que reconocieron la absoluta transparencia de las elecciones venezolanas del 3 de diciembre de 2006. Claro que si altísimas personalidades del otro lado del Tíber…
Recapitulemos: Alejandro Peña Esclusa es un oscuro personaje de la derecha neofascista latinoamericana. Tan oscuro que, al presentarse a las elecciones obtuvo 2.424 votos, el 0,04%. Menos mal, siendo como es portavoz de una organización antisemita y que se le vincula con el líder histórico del fascismo (atlantista) brasileño Plinio Correa de Oliveira, jefe de la secta “Tradición, Familia y Propiedad”, figura insigne y punto de referencia de las dictaduras latinoamericanas de los años 70. Peña Esclusa, gracias precisamente a esas amistades, entró en contacto con los servicios estadounidenses y participó en el golpe de estado contra Chávez el 11 de abril de 2002. Hoy lidera una organización minúscula, Fuerza Solidaria, que apunta manifiestamente a la instauración de nuevas dictaduras militares en América Latina: “No creemos en soluciones democráticas”. Aunque actualmente pretende metas más altas, sus socios europeos son la Falange Española y Forza Nuova en Italia. Señor Cesa, ¿qué tiene que ver un partido demócrata cristiano con los neofascistas de Forza Nuova? “Nada”, desmiente presuroso Cesa, y le creemos, pero claro, si altísimas personalidades del otro lado del Tíber…
Debe de ser el Cardenal Renato Martino esa altísima personalidad vaticana quien, a decir de Peña Esclusa, lo ha recibido. Pero hay cosas que no encajan. Antiguo nuncio ante la ONU, desde 2002 preside Iustitia et Pax y, desde la llegada de Ratzinger, la pastoral de los emigrantes: el poder de Martino en el Vaticano no hace sino crecer. Pero se ha de reconocer que fue la voz pacifista más punzante en el Vaticano en contra de la agresión estadounidense a Irak; se le conoce también por imprudentes declaraciones amistosas acerca de Fidel Castro. Por estas razones y por otras, como la propuesta de introducir la hora de religión islámica en las escuelas, que provocó anatemas por parte de devotos ateos como Ernesto Galli della Loggia y Marcello Pera, lo etiquetaron como el “Cardenal Anti-Ratzinger”. En cualquier caso, por más que haya demostrado mayor prudencia que Cesa no realizando ningún comunicado conjunto, también Martino, al recibir al antisemita venezolano –por propia o ajena voluntad– termina sirviéndole de imagen.
El día en que el Vaticano excomulga de hecho al teólogo de la liberación Jon Sobrino, relanzando la campaña de caza de brujas contra la iglesia latinoamericana, sobresale otro nombre, Pedro Freites, sacerdote venezolano que, en lugar de estar “comprometido con los pobres” lo está “con los ricos”. Algunas fuentes nos lo describen como otro jactancioso (¡otro!) que en Venezuela se presenta como Director General de Radio Vaticana y en Italia como delegado de la Conferencia Episcopal Venezolana. De lo que no queda la menor duda, sin embargo, es de que Freites es un hombre del cardenal venezolano Castillo Lara, el cual apoyó el golpe de estado de 2002, y no ha dejado desde entonces de tramar contra el gobierno legítimo. Si bien el anciano cardenal evita que se le vea en público con un impresentable como Peña Esclusa, los contactos entre ellos se mantienen, al parecer, a través de Pedro Paúl, embajador en Roma antes de la llegada de Chávez, quien, gracias a sus buenas relaciones en el Vaticano, acompaña a Peña Esclusa. Hasta aquí las “Vacaciones en Roma”. Pero Peña Esclusa lleva meses de gira por el mundo promoviendo su imagen. Es más: se diría que hay un guión escrito para transformar a esta Cenicienta del neofascismo latinoamericano en un “moderado”, en un “demócrata” y concederle el consenso que no tiene.
Es difícil seguir sus movimientos, pero no es difícil entender por cuenta de quién los hace. El corazón de su gira está en Washington, donde neoconservadores importantes consideran al antisemita venezolano un idiota útil, pero no es de allí de donde parte Peña Esclusa. De camino a Washington –quién sabe por qué motivo sentimental– nuestro héroe se detiene en El Salvador, donde arranca aplausos del partido Arena, ése de los escuadrones de la muerte de Roberto D’Abuisson, que hizo que asesinaran en el altar a Monseñor Oscar Romero y tenía a Jon Sobrino entre las víctimas señaladas. Evidentemente Monseñor Romero, asesinado en
el altar, sigue siendo enemigo de las altísimas personalidades del otro lado del Tíber. Tras andar en compañía de los torturadores salvadoreños, Peña Esclusa desembarca en las altas esferas de Washington DC. Dicta conferencias en universidades, concede entrevistas a los Aldo Forbice estadounidenses, se pavonea, miente, da abrazos; está allí por y para eso. Todo lo hace a la sombra de la fundación antiterrorista de George Schultz, Comitee on Present Danger [Comité para el peligro presente, N. d T.], el cual para quien no lo recuerde, fue ministro con Nixon y después Secretario de Estado de Ronald Reagan; fue presidente de la Bechtel, la multinacional que hacía negocios con Sadam Husein hasta un minuto antes de bombardearlo. Bajo su responsabilidad recae la fase tardía del apoyo a las dictaduras de América Latina y la guerra sucia contra la Nicaragua Sandinista. El Comitee on Present Danger es un lobby republicano en el que figuran peces gordos neoconservadores estadounidenses tales como el antiguo director de la CIA, James Woolsey. Además de haber sido recibido –y posiblemente financiado– por otras instituciones que entre 2002 y 2004 apoyaron el golpe de estado y el golpismo venezolano, a Peña Esclusa lo entrevistó el Washington Times –no confundir con el Post-. El Washington Times es la Pravda del neoconservadurismo, diario estrechamente ligado al ex Secretario de Estado Donald Rumsfeld, publicación pionera en el lanzamiento de campañas de prensa que indicaban “el eje del mal latinoamericano por combatir”. A sus ojos, Peña Esclusa resulta una pieza preciosa, y es fácil encontrar periodistas como Fabrizio dell’Orefice de Il Tempo dispuestos a darle crédito y espacio a pesar de que alardee de haber descubierto que una fábrica de bicicletas encubra un tráfico de uranio entre Caracas y Teherán. Algo que por supuesto no puede demostrar. Después de Washington, y estamos ya a principios de marzo, nuestro hombre se dirige a Argentina. Habla ante la Aunar, una asociación de ex militares supervivientes de los años 70, adonde acuden para escucharlo incluso desde Chile, Uruguay y Colombia. Una suerte de reunión de veteranos del Plan Cóndor, el plan de exterminio orquestado por Washington que causó medio millón de desaparecidos. Para Peña Esclusa es la ocasión para atacar al presidente Néstor Kirchner por sus buenas relaciones con Hugo Chávez. Estamos en vísperas de su viaje a Europa, pero Peña Esclusa saca tiempo para hacer una escapada a México. Allí inaugura la sección mejicana de Fuerza Solidaria. Habla a los venezolanos residentes en México, a quienes llama –haciendo las delicias de los propagandistas anti Chávez– “exiliados”. Su estancia en México es más importante de cuanto pueda parecer: habría tenido como fin la creación de un embrión paramilitar basado en el modelo del UCK albanés, creado y entrenado en los Estados Unidos para servir de casus belli contra Yugoslavia o, sin salir de modelos criollos, para repetir otra Bahía de Cochinos.
Va a más Peña Esclusa. Muchos personajes clave se exponen por él, pese a su currículum. Gente como Lorenzo Cesa o Josep Piqué está dispuesta a quedar a la altura del barro. El Cardenal Martino, amigo del Islam, tampoco sale bien parado al recibir un antisemita declarado. Quien sobre todo en Washington sigue apostando por él, está repitiendo en Venezuela una operación similar a la de Ahmed Chalabi. El Pentágono y los neoconservadores, con Paul Wolfowitz y Richard Pearle a la cabeza, lo presentaban –y eso que era un vulgar estafador condenado a 20 años por corrupción en Jordania, donde no contaba con apoyo alguno– como la gran esperanza para la democracia en Irak. Y sin embargo esas flaquezas sirvieron para que fuera el primer ministro del petróleo post-Saddam. Luego, lo liquidaron. El Congreso Nacional Iraquí, la organización creada por Chalabi en coordinación con los servicios estadounidenses, preparó para la propia CIA muchas de las pruebas falsas que justificaron el derrocamiento de Sadam Husein, incluidas las armas de destrucción de masa y las relaciones con Al Qaeda. Y resulta que Peña Esclusa, a miles de kilómetros de distancia, vuelve a contar lo que la CIA quiere oír: que fábricas de bicicletas trafican con uranio hacia Irán, que Caracas está llena de terroristas islámicos y que para ellos existe hasta un vuelo directo desde Maiquetía hasta Teherán. Chalabi era un don nadie, al que, una vez agigantado gracias a amigos poderosos, los Estados Unidos eligieron como títere, para Irak. En torno a Peña Esclusa rota una operación idéntica de los neocons para que acabe convirtiéndose en el Quisling [títere de Hitler en Noruega, N. d T.] de la nueva Venezuela. Sólo que ya se sabe que estas operaciones no siempre salen bien.
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Traducido por Gorka Larrabeiti
Questa è la risposta ricevuta da Aldo Forbice in data odierna:
Lei ha scritto un sacco di frottole, almeno per quanto mi riguarda. Non ho mai menzionato quel signore venezuelano. Anzi ne sconoscevo l’esistenza prima della sua e-mail. Mi chiedo chi le dà il diritto di accostarmi ad altre persone e di inventare di sana pianta fatti mai esistiti. Se lei trova una mia citazione, una sola, del signor Alejandro Peña Esclusa, avrà diritto a un superpremio. Ma, siccome non la troverà, ho diritto almeno alle sue scuse. Si ricordi, comunque, che la querela è sempre pronta per la diffamazione.
Cordiali saluti.
Aldo Forbice
Il Sig. Forbice, in risposta a queste mie due righe:
COME MAI MI DOMANDO SI PARLA DI LUI ( Peña Esclusa) A RADIO 1 RAI NELLA TRASMISSIONE ZAPPING CONDOTTA DA ALDO FORBICE FACENDOLO PASSARE COME L’OPPOSITORE MODERATO DI CHAVEZ QUANDO IN REALTA’ DAL SUO SITO INCITA A UN GOLPE MILITARE?
tra la possibilità di intraprendere un dialogo costruttivo, e la via delle minacce e delle falsità, ha scelto quest’ultima. Invece di promuovere uno scambio di vedute, come la sua professione richiederebbe, ha scelto la prepotenza che crede di poter esercitare in virtù del suo ruolo.
D’altra parte questo è l’atteggiamento che lo caratterizza nel corso delle sue trasmissioni, dove abitualmente sbatte il telefono in faccia a coloro i quali non la pensano come lui…
In questo caso, vista l’evidente falsità racchiusa nella frase : “Non ho mai menzionato quel signore venezuelano. Anzi ne sconoscevo l’esistenza prima della sua e-mail”, è evidente anche il fatto che il Sig. Aldo Forbice esercita una professione che poco si addice alla sua indole.
Mi domando: come mai?
Un personaggio legato ad ambienti dell’estrema destra europea e spagnola in particolare, che esorta a gran voce un colpo di stato armato in Venezuela contro il presidente democraticamente eletto Hugo Chávez, membro di primo piano nella setta antisemita di estrema destra Tradizione, Famiglia e Proprietà (TFP) i cui appartenenti hanno cercato in due occasioni di attentare alla vita di Giovanni Paolo II (la prima a Fatima nell’82, la seconda in Venezuela due anni dopo), socio di un certo Lyndon LaRouche fondatore sua volta di varie sette, in carcere per un tentativo di attentato alla vita di Reagan, personaggio inquietante e dalle innumerevoli facce, e la lista potrebbe continuare a lungo…(nelle prossime puntate…) legato agli anticastristi cubani finanziati dalla CIA,
ebbene una siffatta brava persona, come mai mi domando …
VIENE RICEVUTA NELLA SEDE DELL’UDC DA CESA, IL SUO PARTITO FUERZA SOLIDARIA, PICCOLO GRUPPO ANTISEMITA, RAZZISTA E APERTAMENTE GOLPISTA VIENE FATTO PASSARE PER UNA ONG, E SI PROGRAMMANO FUTURI INCONTRI?
VIENE RICEVUTO IN VATICANO?
GLI SI DA VOCE TRAMITE IL QUOTIDIANO IL TEMPO A FIRMA DI FABRIZIO DELL’OREFICE CHE TITOLA “DEMOCRAZIA A RISCHIO IN SUD AMERICA?”
SI PARLA DI LUI A RADIO 1 RAI NELLA TRASMISSIONE ZAPPING CONDOTTA DA ALDO FORBICE FACENDOLO PASSARE COME L’OPPOSITORE MODERATO DI CHAVEZ QUANDO IN REALTA’ DAL SUO SITO INCITA A UN GOLPE MILITARE?
RADIO RADICALE PARLA DEL SUO PARTITO COME DI UN’ASSOCIAZIONE UMANITARIA?
Leggi anche:
Me pregunto porqué Alejandro Peña Esclusa, golpista venezolano, perteneciente a la secta antisemita y ultraderechista TFP que està involucrada con dos atentados al Papa Juan Pablo II (en Caracas en 1984 y en Fatima en 1982), vinculado a los grupos anticastristas de Estados Unidos financiados por la CIA, que està vinculado también a grupos de extrema derecha en Europa y en España, fundador del pequeño partido Fuerza Solidaria que llama al pueblo venezolano costantemente contra el presidente democraticamente electo Hugo Chávez, me pregunto entonces porqué ese hombre peligroso y terrorista además de nazista pasea en Italia concediendo entrevistas a periodicos nacionales (El Tempo), visitando El Vaticano, siendo recibido en la sede del partido politico UDC.
Con el partido UDC hasta plantearon encuentros futuros para pedir a las autoridades venezolanas que averiguen sobre los presuntos fraudes que el señor Peña sigue contando alrededor del mundo.
O más bien hay que averiguar mejor sobre la secta TFP y sus enlaces en Italia?
De todas maneras parece que si se habla mal de Chávez luego no importa ser terrorista, golpista, fascista, antisemita ….
Omero Ciai lascia il suo anticastrismo a Rafael Rojas su La Repubblica dell’8 marzo (Il corpo sofferente di Castro e le ferite aperte dei Cubani) e direttamente alle parole di George Bush con un’intervista rilasciata dal presidente degli Stati Uniti ai rappresentanti dei paesi latinoamericani che visiterà, dal titolo “Il dopo Castro? Lo decidano i cubani”…(che detto da George …) e si occupa di letteratura: “Da Ungaretti a Naipaul, così gli scrittori si odiano” in cui nel finale scatena il suo risentimento anticomunista (visto che non ha potuto con Castro) con Pablo Neruda e il partito comunista cileno.
Riporto testualmente:
“L’invidia verso la fama meritata o immeritata poi può far di peggio:due grandi poeti e grandi amici come i cileni Pablo Neruda e Vicente Huidobro smisero di parlarsi quando in un’antologia il secondo ricevette qualche riga in più di biografia rispetto al primo. Mentre il terzo incomodo, Pablo de Rokha morì suicida espulso dal partito comunista dagli amici di Neruda”.
La polemica tra Neruda e Huidobro fu complessa e articolata e comunque l’amicizia tra i due si rinsaldò poco prima della morte di Huidobro a Isla Negra nella casa di Neruda dove si erano incontrati.
Ma completamente fuori luogo appare la conclusione dell’articolo di Ciai. Pablo De Rokha (auore di Neruda y yo, un’ invettiva rabbiosa e isterica nella quale accusa Neruda di essere un mistificatore e plagiatore) muore suicida nel marzo del 1968, seguendo pochi mesi dopo lo stesso tragico destino di suo figlio Pablo. Egli viveva in ristrettezze economiche e afflitto da malattie e depressioni. Fu espulso o si allontanò dal Partito comunista cileno nel 1940 quindi molto prima della sua morte.
Ma si sa, Pablo Neruda è stato accusato anche di aver avvelenato Tina Modotti e di essere uno degli assassini di Trotski….
Di Gennaro Carotenuto
Vi ricordate delle migliaia di morti per il dengue a Cuba nello scorso ottobre? Il grande direttore Gianni Riotta, lo fece mettere tra i titoli al TG1, nonostante non vi fosse alcun tipo di riscontro alla notizia. Era un lacunoso redazionale fatto con immagini di repertorio, dato che è noto che sull’isola, a parte 4 milioni di turisti l’anno, non è permesso entrare. La notizia delle migliaia di morti era falsa e tendenziosa (erano stati meno di 10 in tutto il 2006 senza alcun picco), ma ovviamente Riotta non ha mai reso conto a nessuno di quell’ “errore”.
Ebbene ieri Nicanor Duarte, Presidente del Paraguay, ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale a causa del dengue. Nei primi due mesi del 2007 il dengue ha già causato 13.000 casi, con almeno 10 morti, nel paese. E’ il quintuplo rispetto all’anno scorso per una malattia che ha già infettato 77.000 persone in due mesi in America Latina, con il Brasile al primo posto.
In ottobre, con raro cinismo, il nostro servizio pubblico faceva palesemente il tifo per l’Aedus Aegypti a Cuba, la zanzara colpevole della trasmissione del virus. Questa colpiva in parte anche Cuba ma è endemica in tutto il sud del mondo, ammazzando in media 24.000 persone (meno di una decina a Cuba) all’anno. Purtroppo il dengue è una malattia seria (molto più seria di un pessimo giornalista come Riotta) che anche quando non è letale attacca il fegato, il cuore, i polmoni e provoca terribili dolori alla testa, alle articolazioni, oltre a vomito e diarrea. Il dengue è una malattia sempre più allarmante. Testimonia la gravità dello stato dell’igiene nel sud del mondo ed è in diretta correlazione col riscaldamento atmosferico, che facilità la diffusione della zanzara e del contagio.
Ovviamente il TG1 ha ignorato le notizie gravi, allarmanti e, soprattutto, verificate che vengono dal Paraguay. Del resto se una notizia è verificata, che sfizio c’è?
Gennaro Carotenuto
Articoli precedenti sul dengue a Cuba:
Dengue a Cuba di Gennaro Carotenuto
Dengue (mi unisco al coro) di Luchellas
Dengue a Cuba di Annalisa Melandri
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