Elezioni in Venezuela: la “battaglia definitiva”?
di Annalisa Melandri per L’Indro*- 5 Ottobre 2012
Probabilmente quello di domenica prossima in Venezuela rappresenta l’appuntamento elettorale recente più importante in tutta l’America latina e non solo, viste le ripercussioni che ha nel mondo intero quanto accade a livello economico e politico nella patria del’Libertador’ Simón Bolivar.
Hugo Chávez alla guida della coalizione Gran Polo Patriotíco si candida per la quarta volta consecutiva e fa i conti questa volta con il giovane avvocato Henrique Capriles Radonski, leader del partito Primero Justicia, già governatore dello stato di Miranda, nonché vicepresidente del Congresso della Repubblica e presidente della Camera dei Deputati tra il 1999 e il 2000, che ha riunito l’opposizione sotto la sigla Mesa de Unidad Democrática(MUD).
I bolivariani e il popolo chavista in generale sembrano guardare con poca apprensione all’appuntamento elettorale: ben oltre i favorevoli risultati dei sondaggi di questi giorni la loro sicurezza sta nella convinzione che il processo messo in marcia nel paese ormai da circa quindici anni difficilmente potrà arrestarsi e che questo ha ancora bisogno dell’appoggio del suo leader e promotore.
Al di là dei risultati positivi in tutti i settori, sui quali tuttavia l’opposizione dissente, quello che ha tenuto insieme i venezuelani e li ha stretti ancor di più intorno al loro ’Comandante’ è l’essere riusciti, come paese e come popolo, a recuperare la dignità nazionale e la sovranità. (altro…)
La riforma della Legge Federale del Lavoro in Messico: verso la precarizzazione dei rapporti di lavoro
La riforma politica recentemente approvata in Messico ha concesso, il primo settembre scorso, la facoltà al presidente uscente Felipe Calderón di proporre al Congresso, insieme al suo ultimo rapporto di governo, anche la proposta relativa alla riforma della Legge Federale del Lavoro attualmente vigente nel paese.
Questa, dopo l’approvazione alla Camera dei Deputati, avvenuta sabato scorso, si trova adesso al vaglio del Senato che deciderà la sua ratifica o le modifiche da apportare. La riforma delle Legge del lavoro, che sta provocando forti tensioni sociali in Messico, vede l’approvazione del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) del quale il neo presidente eletto Enrique Peña Nieto, che si insedierà formalmente a dicembre, è rappresentante, ed è invece duramente criticata dalla sinistra rappresentata dal Partito della Rivoluzione Democratica (PRD), dal Partito del Lavoro (PT), dal Partito Comunista Messicano (PCM) e da partiti e movimenti minori.
La Legge Federale del Lavoro in Messico risale al 1932, e aveva allora una forte impronta corporativista tanto da essere paragonata dalla Centrale Unitaria del Messico alle leggi in materia sindacale di Mussolini. Fu il frutto della grande crisi economica del ’29 negli Stati Uniti, quando si cercò di istituzionalizzare le lotte e i malesseri in aumento nel mondo operaio, ma anche di riunificare in una sola legge, alcune diverse disposizioni preesistenti in materia di lavoro. Già allora fu ampiamente criticata soprattutto per le restrizioni contenute in materia di libertà sindacale, ma nel 1942 furono introdotte ulteriori limitazioni al diritto di sciopero.
La Legge Federale del Lavoro non veniva modificata dal 1970, quando la severa legislazione in materia di diritto di sciopero venne ammorbidita e quando fu introdotto l’Istituto del Fondo Nazionale per gli Alloggi. (altro…)
Honduras: il lato oscuro delle città modello
Lo stato centroamericano firma il primo contratto per la loro costruzione. Sono veramente la panacea di tutti i mali dei paesi in via di sviluppo? Assassinato l’avvocato Antonio Trejo, che aveva presentato ricorso contro il progetto delle ’aree modello’ e difensore delle comunità contadine
firma la petizione contro le città modello: http://www.avaaz.org/es/petition/NO_a_ley_RED_que_entrega_territorio_de_Honduras_a_extranjeros/
Sono comunemente conosciute come ’città modello’ o ’città private’, il governo honduregno più tecnicamente le definisce invece Regiones Especiales de Desarrollo (RED) e cioè Regioni Speciali di Sviluppo, presentandole come “l’alternativa di richiamo di investimenti internazionali e di creazione di posti di lavoro più innovativa mai applicata da qualsiasi paese in America Latina negli ultimi anni”.
Il 4 settembre scorso, la Commissione per la Promozione del Partenariato Pubblico-Privato(Coalianza), statale, e dirigenti della compagnia statunitense NKG (rispetto alla quale tuttavia trapelano ben poche informazioni), hanno firmato il contratto per la costruzione della prima città modello nel paese. (altro…)
Il Venezuela si ritira dalla CIDH
Chavez accusa l’organizzazione di essere uno strumento imperialista degli Stati Uniti. Che ne ospita la sede ma non ne ha mai ratificato la convenzione.
di Annalisa Melandri — 21 settembre 2012 per L’Indro*
Sicuramente non è stata una decisione improvvisa, quella del governo del Venezuela di uscire dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH). I malumori del presidente venezuelano Hugo Chávez, e di buona parte dell’officialismo, verso il Sistema Interamericano di Protezione dei Diritti Umani, accusato di usare una ’doppia morale’ nella denuncia delle violazioni dei diritti umani, risalgono a diversi anni fa. Chávez fin dal 2002 ha accusato l’organismo di essere uno strumento imperialista utilizzato dagli Stati Uniti con lo scopo di esercitare pressioni e di destabilizzare il suo governo.
In quell’anno, un golpe ’classico’ organizzato dall’opposizione venezuelana, appoggiata da settori ultraconservatori della Chiesa Cattolica e dai governi di Spagna e Stati Uniti, rimosse il presidente Chávez, arrestandolo. La sua detenzione durò appena 48 ore, fu infatti liberato da una imponente mobilitazione popolare.
Allora, la CIDH non espresse nessuna condanna per il tentato golpe e anzi, il Segretario Generale dell’ organismo, Santiago Cantón in una lettera inviata a una ONG colombiana, riconobbe la presidenza de facto dell’imprenditore Pedro Carmona Estanga.
E successivamente, nel 2008, alla notizia del mancato rinnovo del contratto per la catena televisiva RCTV (che ebbe un ruolo principe nell’esecuzione del golpe, ruolo documentato da filmati e registrazioni), la CIDH denunciò il Venezuela per “violazione della libertà d’espressione”. (altro…)
Il Messico vota per non cambiare
Lo stato del Nordamerica ha paura di guardare al futuro, ma soprattutto di rimettere in gioco potere e clientelismi
di Annalisa Melandri 19 settembre 2012 per L’Indro*
Si sono tenute il primo luglio le elezioni presidenziali in Messico per scegliere il nuovo presidente della Repubblica. Ha vinto Enrique Peña Nieto, avvocato di 46 anni, con il 38,21% dei voti, candidato del Partido Revolucionario Institucional (PRI), che resterà in carica 6 anni, a partire dal primo dicembre prossimo.
Lascia un paese quasi in stato di emergenza nazionale, il presidente uscente FelipeCalderòn Hinojosa, conservatore, del Partido de Acciòn Nacional (PAN), di destra, al termine di quello che i messicani hanno definito “el sextenio lutuoso” (il sessennio luttuoso) per l’elevato numero di morti, circa 60mila, che la lotta al narcotraffico portata avanti daCalderón e realizzata in concerto con il governo degli Stati Uniti, ha lasciato come saldo.
Oltre ai morti, si registrano numeri da macelleria sociale: circa 15mila persone scomparse, migliaia di detenuti innocenti e di casi di tortura, le carceri in una situazione esplosiva. Per non parlare del traffico di armi che è cresciuto in maniera esponenziale anche grazie all’ingerenza, a volte poco chiara, degli Stati Uniti; il riciclaggio di denaro che permea quasi ogni attività economica; il traffico di influenze, il nepotismo e l’infiltrazione di narcotraffico e delinquenza ai massimi livelli istituzionali.
È questo il paese che oggi eredita il PRI, storico partito di massa, di tendenza socialdemocratica, le cui origini si rifanno alla gloriosa Rivoluzione messicana del 1910. L’esperienza del PAN invece, durata dodici anni, dal 2000 al 2012 con la presidenza diVicente Fox Quesada prima e di Felipe Calderón Hinojosa poi, è stata catastrofica. E tuttavia il 24.41% dei messicani a giugno hanno votato ancora una volta per un suo candidato, l’economista Josefina Vásquez Mota, che ha ottenuto così il terzo posto, dopo l’eterno rappresentante di sinistra Andrés Manuel López Obrador, che ha ottenuto una percentuale del 31,59%. (altro…)
Salvador Allende: le perizie confermano che fu suicidio
SALVADOR ALLENDE SI TOLSE LA VITA
Martedì scorso, nel 39simo anniversario dell’11 settembre cileno, la magistratura ha scritto definitivamente la parola fine rispetto alle polemiche sulla morte del presidente SalvadorAllende, avvenuta quello stesso giorno, confermando così definitivamente la tesi ufficiale del suicidio.
Quel giorno del 1973, un golpe militare guidato dal generale Augusto Pinochet e realizzato con l’appoggio degli Stati Uniti, pose fine all’esperienza democratica portata avanti nel paese dal presidente Salvador Allende e dal partito Unidad Popular, che aveva vinto le elezioni nel 1970. ’La via cilena al socialismo’ si chiamava quel progetto politico che sperava di poter raggiungere la trasformazione sociale restando nei parametri della democrazia borghese. (altro…)
Javier Sicilia: fermate la strage dell’antidroga
“FERMATE LA STRAGE DELL’ANTIDROGA”
La Carovana del Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità organizzata dal poeta e giornalista messicano Javier Sicilia, è arrivata questo lunedì a Washington nei pressi della Casa Bianca. Partita l’11 agosto da Tijuana in Messico, la Carovana ha già percorso10mila chilometri e visitato 25 città statunitensi per denunciare il fallimento e l’inadeguatezza delle politiche di lotta al narcotraffico portate avanti dai governi di Messico e Stati Uniti: è formata da attivisti, giornalisti, difensori dei diritti umani ma anche e soprattutto dai familiari dei desaparecidos e dei morti che gli ’effetti collaterali’ (come li ha definiti l’ex Presidente messicano Felipe Calderòn) della guerra contro i potenti cartelli dei narcos messicani ha prodotto in questi ultimi anni. (altro…)
Latinoamericani: 73 milioni sono indigenti
LATINOAMERICANI: 73 MILIONI SONO INDIGENTI
Dal 27 al 31 agosto si è tenuto in El Salvador il 34esimo ciclo di sessioni della Commissione Economica per l’America latina e Caraibi (CEPAL), con l’obiettivo di valutare la situazione economica attuale della regione e di stabilire il programma di lavoro per i prossimi due anni. La Commissione ha redatto un documento finale dal titolo “Cambiamento strutturale per l’uguaglianza: una visione integrata dello sviluppo” che ha incontrato il favore di tutti i Paesi membri e di quelli associati all’organismo regionale. (altro…)
Diserbanti a giudizio in Argentina
La vittoria delle “Madri di Ituzaingó Anexo”
DISERBANTI A GIUDIZIO IN ARGENTINA
Un’importante sentenza condanna per la prima volta le fumigazioni con agrotossici
di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro*
Le deridevano e le chiamavano “locas”, pazze, come le Madri di Plaza de Mayo. Le Madri diItuzaingó Anexo, un piccolo quartiere alla periferia della cittadina argentina di Córdoba, erano invece arrabbiate e preoccupate per quanto stava accadendo nella loro comunità. Alcune avevano visto morire lentamente i propri figli, colpiti da mali devastanti e incurabili, altre avevano perso i loro neonati a causa di malformazioni. Qualcosa non andava, troppe malattie congenite, troppi casi di cancro e leucemia tra gli abitanti di quella zona rurale circondata completamente da piantagioni di soia. Troppe morti sospette.
Venti di pace in Colombia?
Sottoscritto un accordo per iniziare dialoghi di pace tra Governo e FARC
VENTI DI PACE IN COLOMBIA?
Per ottenere dei risultati sono necessarie riforme strutturali nel Paese, come quella agraria integrale con garanzia per i colombiani di libero accesso alla terra
È stato Jorge Enrique Botero, giornalista colombiano direttore dei servizi televisivi del canale latinoamericano Telesur a sciogliere per primo il riserbo che circondava l’avvio di negoziati di pace tra le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC-EP) e il governo colombiano.
“Il governo del presidente Juan Manuel Santos e le Forze Armate Rivoluzionarie dellaColombia (FARC) hanno appena sottoscritto un accordo per iniziare dialoghi formali di pace.Questo accordo è stato firmato a L’Avana e il suo contenuto sarà reso pubblico dal presidente Juan Manuel Santos che darà anche informazioni sull’agenda tematica dello stesso”, ha anticipato Botero lo scorso lunedì 27 agosto, confermando che il processo era già iniziato nel mese di maggio e che vede coinvolti come mediatori i governi del Venezuela, di Cuba, della Norvegia e del Cile aggiuntosi all’ultimo momento. Proprio a Oslo, ad ottobre, inizieranno le sessioni di dialogo. (altro…)