Álvaro Uribe cita nel suo twitter annalisamelandri.it

0 commenti

Quanto pesa Twitter? Un caso di scuola

di Gennaro Carotenuto

Chi tra gli utenti umani di Twitter, quelli che i follower non li comprano a pacchetto, non ha sognato di essere citato da Barack Obama o altri personaggi pubblici Twitter-star con milioni di follower per vedere l’effetto che fa? La bravissima blogger e amica della prima ora di Giornalismo partecipativo, Annalisa Melandri, ci offre uno spunto.

Circa 27 ore fa è stata citata dall’ex-presidente colombiano Álvaro Uribe che ha oltre un milione di follower e ha sempre fatto un uso molto avanzato di Internet e social network. Il Tweet nell’immagine invita polemicamente a consultare il programma completo di un incontro per la pace in Colombia che lui evidentemente disdegna. Ma non è questo il punto.

Il punto è: quanto ha reso ad Annalisa essere citato da una Twitter star da oltre un milione di follower? Poco, quasi nulla. Nonostante il contributo di 23 retweet e sei indicazioni di preferito, ad Annalisa (su Twitter qui) sono arrivate circa 140 visite, non esattamente un boom per un blog ben frequentato come il suo.

Ancora una volta si conferma che i social network sono importanti ma il cuore di tutto resta nella cura dei nostri blog. Nel dubbio, seguite https://twitter.com/#!/GenCarotenuto

 


Entrevista con Geneva Call — Derecho Internacional Humanitario: ¿Opción posible en Colombia?

0 commenti

Elisabeth Decrey Warner y el equipo de Geneva Call en un encuentro con la guerilla del PKK (Partido de los Trabajadores del Kurdistan)

Entrevista con Geneva Call/Llamamiento de Ginebra

Derecho Internacional Humanitario: ¿Opción posible en Colombia?

 

Se discute y se diserta  mucho   acerca de la paz en Colombia. Sin embargo muy poco se habla de la humanización del conflicto, que pudiera ser uno de los caminos posibles para lograrla. No es un camino fácil porque  necesita de un compromiso fuerte de todos los actores armados (estatales y no) del conflicto.  El Derecho Internacional Humanitario (DIH) es propio el conjunto de normas a las cuales tienen que atenerse los actores del conflicto con el objetivo de proteger la población civil.

Conversamos con Elisabeth Decrey Warner, presidenta de la ONG suiza el Llamamiento de Ginebra  (Geneva Call/Appel de Genève) organización  con larga experiencia en el Derecho Internacional Humanitario en  varias áreas conflictivas del mundo entre las cuales propio Colombia.

Elisabeth Decrey Warner  intervendrá en la instalación  sobre el tema en el “Encuentro Internacional  por la paz y la solución política al conflicto colombiano” que se llevará a cabo a Lausana entre el 23 y el 25 de marzo de este año. El equipo Colombia del Llamamiento de Ginebra también participará activamente al evento.   El Encuentro  representa un espacio importante donde el tema del Derecho Internacional Humanitario será debatido ampliamente y desde diferentes perspectivas. 

 

Por Annalisa Melandri – www.annalisamelandri.it 

 

A.M. — ¿Qué es el Derecho Internacional Humanitario y cuándo nace como rama del Derecho Internacional? 

E.D.W. - La guerra  siempre ha estado sujeta a ciertas leyes y costumbres en cualquier parte del mundo. De hecho, las civilizaciones y religiones de la antigüedad, poseían normas tendientes a regular la conducta en la guerra. El origen del derecho internacional humanitario (o DIH) deriva de estas normas. Sin embargo, es recién a mediados y a finales del siglo XIX que los Estados comenzaron, fundados en la voluntad de poner límites a la guerra moderna, a desarrollar un conjunto de normas escritas. Tanto el Convenio de Ginebra de 1864 como la Convención de la Haya de 1899 fueron los resultados de aquellos esfuerzos. En el siglo XX estas normas  comenzaron a ser agrupadas de manera más sistemática, dando como resultado los Convenios de Ginebra de 1949, que recogieron y reescribieron los Convenios existentes y añadieron uno nuevo.

Los cuatro Convenios de Ginebra adoptados en 1949 junto a los Protocolos Adicionales de 1977 tienen como objetivo principal la protección de las personas que no participan en las hostilidades: civiles, personal sanitario, miembros de organizaciones humanitarias, etc. y de aquellos que ya no pueden seguir participando en los combates, como los heridos, enfermos, náufragos y prisioneros de guerra. Sin embargo, las mencionadas normativas mantienen un cuidadoso equilibrio entre las preocupaciones de carácter humanitario y las exigencias militares de las partes. (altro…)


Trouble in paradise: intervista a Manuel María Mercedes, presidente della Commissione Diritti Umani della Repubblica Dominicana

2 commenti

Manuel María Mercedes

di Maurizio Campisi 

Con più di quattro milioni di turisti l’anno –quarta meta favorita in America Latina dopo Messico, Argentina e Brasile– la Repubblica Dominicana è considerata il classico paradiso tropicale. Una specie di prodotto usa e getta, consono alla nostra epoca, che non lascia il tempo di conoscere ed apprezzare la vera anima del posto e del suo popolo. Come non lascia nemmeno il tempo di conoscerne le contraddizioni o quanto meno le problematiche. Amnesty International, la Commissione nazionale per i diritti umani ed altre organizzazioni hanno provato a denunciare da tempo le deficienze del sistema e le violazioni ai diritti delle persone, trovandosi però di fronte il classico muro di gomma. Nel dicembre passato, la Cndh (Comisión Nacional de los Derechos Humanos) ha presentato il rapporto annuale sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica Dominicana. La relazione, insieme al recente rapporto di Amnesty International (novembre 2011), non è piaciuta agli alti vertici dell’Interno e della Polizia che da allora segnalano una campagna di discredito nei confronti non solo dell’istituzione dello Stato, ma dell’immagine della nazione all’estero. Per farlo si sono scomodati lo stesso ministro dell’Interno, José Ramón Fadul ed il capo della Policia Nacional, José Armando Polanco. Qui sul blog ospitiamo un’intervista a Manuel María Mercedes, presidente della Cndh, una delle organizzazioni accusate dalla Polizia, con cui abbiamo conversato –grazie all’intermediazione di Annalisa Melandri– sulla natura delle violazioni ai diritti umani e delle questioni irrisolte della società dominicana.

 

Qual’è la situazione dei diritti umani nella Repubblica Dominicana?

È una situazione difficile. E’ difficile infatti parlare di diritti umani di questi tempi, e se ne parliamo in maniera conforme ai patti ed ai convegni internazionali, troviamo in questo momento la Repubblica Dominicana in una posizione deficitaria. Questo perché i diritti umani comprendono i diritti civili e politici (detti di “prima generazione”), tra i quali ci sono i diritti individuali ed il diritto alla vita. Ciononostante, nel caso della Repubblica Dominicana, come si desume dalla Relazione sui diritti umani del 2011 che abbiamo presentato lo scorso 10 dicembre, abbiamo analizzato il problema della casa (dove esiste un deficit di un milione di alloggi), della salute (4 o 5 milioni di dominicani non hanno accesso alla salute), del lavoro –con una disoccupazione del 17%-. Inoltre, dobbiamo fare i conti con le 400–500 persone che ogni anno sono vittima dell’istituzione che è chiamata a proteggere i diritti umani e che vengono uccise in presunti “scontri a fuoco” e con una situazione come la tortura, con le carcerazioni generalizzate, e questo ci fa concludere che la situazione è abbastanza complicata e deprimente. C’è molto da fare rispetto a quelli che sono i diritti economici, sociali e culturali garantiti dalla Costituzione e noi stiamo dedicando il nostro sforzo maggiore perché questa situazione possa cambiare. (altro…)


Colombia: Manifesto per la Pace, fino all’ultima goccia dei nostri sogni

0 commenti

Esiste nel cuore dell’America un rifugio umano abbracciato a tre catene di montagne, cullato da vallate rigogliose e foreste lussureggianti e bagnato da due oceani.  Fonti e fiumi scorrevoli trasformano le sue terre in prodigi di fertilità, terminando al sud nell’Amazzonia: questo fa della Colombia oggetto di grande cupidigia.  E da questo inizia il martirio di un popolo: dalle mappe dell’avidità di un pugno di uomini. La Colombia, nonostante possieda  tutto per rendere possibile una vita decente per la totalità dei suoi 48 milioni di abitanti, sopporta  un’elite erede della violenza coloniale, che si avvinghia al potere locale offrendo le ricchezze del paese ai poteri stranieri, condannando il popolo a una sanguinosa storia di saccheggi. (altro…)


Honduras, la tragedia del Bajo Aguán

0 commenti

Annalisa Melandri — per Peace Reporter — Emergency 


Si è concluso domenica scorsa l’Incontro per i Diritti Umani in Solidarietà con l’Honduras svoltosi a  Tocoa,  nella regione del Bajo Aguán. E’ stato un enorme successo, al di là di ogni aspettativa.

Circa 1300 delegati provenienti da ogni parte del paese e da oltre 19 nazioni del mondo hanno invaso le strade polverose di Tocoa e  le campagne circostanti; con la loro presenza hanno portato solidarietà, amicizia e momenti di allegria tra gli abitanti degli asentamietos di contadini (i territori occupati dove vivono e lottano per le loro terre). Ma hanno anche condiviso momenti di commozione e dolore con i familiari, le vedove e i piccoli orfani degli oltre 50 contadini uccisi negli ultimi due anni per mano dei sicari del latifondista Miguel Facussé Barjum, produttore di palma africana e uomo più ricco dell’Honduras. Con gli altri latifondisti locali si è impossessato con la violenza delle terre che un timido programma di riforma agraria nel 1974 aveva concesso ai contadini, agevolato anche da leggi e decreti “ad hoc” e da un sistema creditizio usuraio che ha costretto alla miseria i lavoratori obbligandoli a vendere. (altro…)


Rabbia contadina nel Bajo Aguán

0 commenti

Homenaje a las victímas del Bajo Aguán — Foto Annalisa Melandri

Articolo per il manifesto  - 21 febbraio 2012
TERRA TERRA
Rabbia contadina nel Bajo Aguán 
ANNALISA MELANDRI
Tocoa, nella regione del Bajo Aguán, una delle più fertili dell’Honduras.
Oltre 1.300 persone hanno partecipato qui, a un Incontro Internazionale di solidarietà che si è concluso domenica. L’incontro, così come la costituzione nel novembre scorso di un Osservatorio permanente dei diritti umani, sono un tentativo di reagire al clima di violenza e di sistematiche violazioni dei diritti umani contro i contadini organizzati in questa regione.
Non si tratta ormai di casi isolati: omicidi, minacce, militarizzazione del territorio e delle comunità, detenzioni arbitrarie sono diventate una vera e propria politica, una strategia economica di stato. (altro…)

Honduras: riflettori accesi sul Bajo Aguán

0 commenti

 

Río Aguán — foto Annalisa Melandri

di Annalisa Melandri — www.annalisa melandri.it

TOCOA, BAJO AGUÁN — Ci troviamo a Tocoa, dipartimento di Colón, nella regione del Bajo Aguán,  una delle zone più fertili dell’ Honduras e forse di tutta l’America centrale.

Questa  terra fa gola a molti, per questa terra i tre latifondisti più potenti del paese, Miguel Facussé, René Morales e Reynaldo Canales, con la complicità e l’avallo dello Stato stanno portando avanti una vera e propria guerra contro le  comunità contadine e rurali, guerra  che in due anni, dal 2010 ad oggi, ha registrato  un bilancio di oltre  50 contadini uccisi dai membri degli “eserciti” privati di questi  signori che agiscono  in totale complicità e sinergia  con le forze di repressione dello Stato honduregno, polizia ed esercito, anche nello scambio delle  divise. I contadini raccontano perfino  di stranieri,  forse colombiani,  al soldo dei latifondisti locali.

Fervono proprio in questi giorni i preparativi per l’ Incontro Internazionale dei Diritti Umani in solidarietà con il Bajo Aguán, che inizia formalmente oggi e che andrà avanti per i prossimi tre  giorni. L’incontro è nato dalla necessità di un gran numero di diverse associazioni  e dall’appello diffuso dal recentissimo  Osservatorio Permanente dei Diritti Umani dell’Aguán, (altro…)


Jordi Valle arrestato

34 commenti

Avevo deciso di non scrivere più di lui e nemmeno di pubblicare ulteriori commenti che lo riguardassero in calce a questo articolo che aveva scritto per il manifesto  Maurizio Matteuzzi  che avevo ripreso sul blog e che grazie alla diffusione in rete,  aveva contribuito sicuramente a smascherare in parte le attività criminali (almeno in campo giornalistico) di quello che ora viene definito “la primula rossa” della truffa internazionale. Tuttavia,  finalmente Jordi Valle e’  stato arrestato qualche giorno fa dai carabinieri di Casteggio, con documenti falsi.

Un Jordi Valle messo alle stratte nell’agosto del 2008 da quell’articolo che aveva finalmente stroncato la sua carriera di finto giornalista (Repubblica gli pubblicava regolarmente interviste inventate di sana pianta a personaggi di rilievo internazionale come Adolfo Cano, leader delle FARC colombiane o Gabriel Garcia Marquez)  aveva anche minacciato proprio sul blog, di denunciarmi  per diffamazione (bella vero?).  (altro…)


Baby Doc: ad un anno dal suo ritorno la giustizia non procede

0 commenti

Baby Doc al suo arrivo ad Haiti

Ad Haiti, la  Rete Nazionale di Difesa dei Diritti Umani (RNDDH), esattamente un anno dopo il  ritorno nel paese  dell’ex dittatore Jean Claude Duvalier, detto Baby Doc, chiede ancora una volta che questo venga giudicato per crimini contro l’umanità  e denuncia la lentezza del sistema giudiziario haitiano rispetto all’unico procedimento aperto contro di lui, quello per corruzione e appropriazione indebita. Questo nonostante, denuncia l’associazione, le promesse che l’attuale presidente  Martelly aveva fatto in campagna elettorale di voler combattere  contro l’impunità imperante ad Haiti.

Baby Doc, succeduto nel 1971 a suo padre Francois Duvalier al potere dal 1956,  aveva  governato fino al 1986 quando fu costretto a  fuggire in seguito a una violenta rivolta popolare, trovando  rifugio in Francia. Qui ha trascorso gli ultimi 25 anni della sua vita, prima di far ritorno “improvvisamente ad Haiti” il 16 gennaio dell’anno scorso, probabilmente dietro accordo con le autorità locali e forse anche con la forza ONU presente nel paese. Pochi credono che le autorità haitiane fossero all’oscuro dell’intenzione di  Jean Claude Duvalier per rientrare ad Haiti, dal momento che al suo arrivo in aeroporto era ad attenderlo una imponente scorta di mezzi della polizia e un gran numero di Caschi Blu dell’ONU.  (altro…)


Haiti entra a far parte dell’Alba? Ci credo poco…

1 commento

Haití antes del terremoto. Fotografía: Alice Smeets.

Haiti è  paese “osservatore” dell’ALBA (Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America) dal 2007. Il presidente  Michel Martelly ha dichiarato proprio oggi a TeleSUR di star valutando la possibilità di diventarne membro effettivo. Io non ci credo. E secondo me ci crede poco anche lui. Staremo a vedere. Intorno ad Haiti girano interessi enormi, e non solo degli Stati Uniti. Tutta la destra latinoamericana con l’aggiunta di elementi asiatici, ha già fatto la propria puntata. Martelly  se pensa di poter entrare a far parte dell’ ALBA rischia di fare la fine di Mel Zelaya, se gli va bene… Egli pero non è  nuovo a sparate del genere. (altro…)


Pagina 16 di 25« Prima...10...1415161718...Ultima »