Colombian Hackers allʹattacco

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Da alcune ore Anonymous Iberoamerica, sta diffondendo tramite le sue pagine  Facebook e Twitter  i dettagli di tutta una serie di attacchi informatici realizzati contro i centri di potere politici ed economici della Colombia.

Il Partito della U in serata si é visto costretto a chiudere lʹaccesso alle sue pagine in rete  in quanto gli hacker avevano  reso pubblici i nomi e cognomi, le password e gli indirizzi di posta elettronica degli affiliati.

Base de Datos Partido U expuesta! (base dati accesibile!) ha comunicato Colombian Hackers  su Twitter. (altro…)


Libia: menzogne e omissioni dei media. Verità al telefono

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LIBIA. ULTIME MENZOGNE E OMISSIONI DEI MEDIA E VERITA’ DI TESTIMONI RAGGIUNTI AL TELEFONO

Marinella Correggia 

Menzogne di una notte insonne (anche sotto il fortunato cielo italiano che nessuno bombarda dal 1945). Menzogne e arroganza fino all’ultimo in una guerra cominciata e continuata con notizie false, in cui i media hanno avuto il ruolo dell’aiuto carnefice. Solo la tivù russa Rt e quella venezuelana Telesur spiegano che è una vittoria dovuta alla carneficina compiuta dalla Nato anche con droni ed elicotteri Apache soprattutto negli ultimi giorni. Per la democrazia che il popolo libico merita, dice il premier britannico Cameron. Peccato che in tutti i mesi scorsi proprio la Nato e i “ribelli” avessero sempre lasciato cadere le proposte di libere elezioni con controllo internazionale avanzate dal governo libico.

Cosa dicono i soliti media

La Nato fa strage a Tripoli bombardando di tutto e uccidendo 1.300 persone in poche ore come denuncia Tierry Meyssan del Réseau Voltaire; ma Repubblica on line scrive che Gheddafi bombarda la folla. Giusto un titolo, senza spiegazione, giusto un modo per non perdere l’allenamento. La stessa Repubblica che non si è mai degnata di chiamare soldati i membri –decimati — dell’esercito di un paese sovrano (erano sempre definiti “mercenari e miliziani”), adesso chiama “soldati del Cnt” i ribelli, tacciando invece di “pretoriani di Gheddafi” i superstiti soldati libici (quelli non decimati dalla Nato). (A proposito: uno del Cnt, Jibril, ha fatto appello ai suoi armatissimi “ragazzi” affinché diano prova di moderazione e non attacchino gli stranieri e chi non li appoggia (il rischio è certo visti i precedenti).

L’Unità scrive che Tripoli “è insorta”, quando in realtà è occupata dai cosiddetti ribelli con la copertura aerea della Nato e i civili cioè i disarmati se ne stanno rintanati nelle case (vedi le testimonianze ottenute al telefono).  (altro…)


Cile: immagini di una rivolta

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Fonte delle foto: The Atlantic

 

 

 


I demoni del cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga: Chávez, Fidel e il Foro di San Paolo

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Carl Marx muore e per le sue idee si ritrova all’inferno. Tre mesi dopo il diavolo chiama  San Pietro: San Pietro? Sì? Parla il diavolo in persona  (o in demonio), abbiamo qui un peccatore abbastanza noioso. I miei demoni iniziano a sindacalizzarsi e a chiedere la settimana di 40 ore, credi  che puoi  redimerlo? Io ci ho provato in tutti i modi e niente… Te lo mando quindi.

Dopo un certo periodo di tempo e ritornata la normalità all’inferno, il diavolo si domanda che fine abbia fatto  quel tal Marx  e telefona all’ attico, cioè al  cielo ancora una volta. Sì,  pronto? Parla il diavolo… posso parlare con Dio? Dio? Quale Dio?  qui siamo tutti uguali…

Barzelletta comunista

di   Annalisa Melandri – www.annalisamelandri.it

 

In  questa pagina é possibile leggere il testo integrale delle dichiarazioni del cardinale   Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di  Tegucigalpa (Honduras) a Eduardo Stein Barillas, coordinatore della Commissione della Verità e della Riconciliazione (CVR) installata  dall’attuale governo di Porfirio Lobo per indagare sui fatti avvenuti “prima e dopo” il  colpo di Stato del 28 giugno 2009.

E’  strano che una CVR chiamata a svolgere  indagini su un colpo di Stato lo faccia soltanto rispetto al prima e al dopo. Sembra strano,  ma non lo é.  (altro…)


Quello che INAIL non dice sulle morti sul lavoro

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Lettera di Marco Bazzoni - Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza-Firenze*

L’Inail, come ogni anno, dirama il suo Rapporto Annuale sugli infortuni e le morti sul lavoro, che quest’anno è stato presentato il 5 Luglio 2011.
E per l’anno 2010 ci comunica, che per la prima volta le morti sul lavoro sono scese a 980, quindi sotto quota mille, con un calo del 6,9% rispetto alle 1053 del 2009:

 

 

 

 

 

 

 

 

http://www.asca.it/news-INAIL__NEL_2010_INFORTUNI_IN_CALO__980_MORTI_SUL_LAVORO-1031823-ORA-.html

E subito, da più parti, si scatenano i commenti positivi. (altro…)


Patria es Solidaridad: dal Venezuela solidarietà con i prigionieri politici colombiani

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Nonostante il governo colombiano si neghi a considerarli tali, sono più di 7500 i prigionieri politici rinchiusi in condizioni disumane nelle prigioni  della Colombia. Proprio il fatto di non accettare  il loro status di prigionieri politici (questo vorrebbe dire considerare i guerriglieri come belligeranti e non come terroristi)  fa parte della strategia  con la quale lo Stato continua a negare la  matrice politica e sociale del conflitto che da più di 50 anni affligge il paese.

7500 sono gli attivisti, i politici, i sindacalisti, appartenenti ai movimenti giovanili, difensori dei diritti umani, intellettuali e guerriglieri che, ognuno a suo modo,  e dalle proprie trincee di lotta, rappresentano le mille sfaccettature della resistenza  politica e sociale colombiana, invisibilizzata sistematicamente agli occhi dell’opinione pubblica internazionale.

La giornalista colombiana Azalea Robles parla di “distorsione  mediatica”  dei prigionieri politici nelle carceri colombiane, contrariamente a quanto accade invece  per i prigionieri nelle mani della guerriglia,   per i quali invece si ha una vera e propria sovraesposizione nei mezzi di comunicazione del paese.

D’altra parte si sa che in Colombia l’ opposizione politica ha  poche vie di scampo: sottoterra in una delle centinaia di fosse comuni che ogni tanto vengono alla luce o dietro le sbarre di una prigione. E’ il volto purtroppo ancora troppo nascosto di un paese che l’opinione pubblica internazionale continua a chiamare “democrazia”. (altro…)


Facundo Cabral ucciso a Cittá del Guatemala

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di Maurizio Campisi — El Dorado

Hanno ucciso Facundo Cabral. Il cantautore argentino, di 74 anni, é stato assassinato sabato mattina a Cittá del Guatemala mentre si dirigeva all’aeroporto per continuare il suo tour centroamericano. Nemmeno a farlo apposta, é stata la violenza, che aveva sempre rinnegato nei testi delle sue canzoni, a portarlo via ed in una delle cittá piú insicure del continente. Continua cosí lo stillicidio di morti nella capitale guatemalteca. Il metodo usato nell’assassinio di Cabral non é nuovo: i criminali seguono le auto che escono di mattina presto per raggiungere l’aeroporto e, durante il tragitto, assaltano i turisti. Cionostante, la leader indigena Rigoberta Menchú pensa anche ad una possibile matrice fascista: ¨É stato assassinato per i suoi ideali¨ ha dichiarato costernata alla stampa.

Poco conosciuto al grande pubblico in Europa, Cabral é stato una delle voci piú rappresentative dell’America Latina dei poeti e trovatori, assieme a Mercedes Sosa, Silvio Rodríguez e Alberto Cortez. La sua vita é tutta da raccontare. Nato a La Plata nel seno di una famiglia povera, al limite dell’indigenza, dovette emigrare con i suoi nella Terra del Fuoco. Analfabeta fino ai quattordici anni, per lungo tempo tra il riformatorio e la strada, Facundo ha sempre confessato che il suo amore per la musica e le lettere nacque per caso e grazie ad una rivelazione: l’incontro con un vagabondo che gli recitó il Sermone della montagna. (altro…)


Il Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) in Repubblica Dominicana “purga” i suoi migliori ricercatori.

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Non ci serve l’uragano,
non ci serve il ciclone,
perché i disastri che può provocare
noi stessi li sappiamo fare.
BERTOLD BRECHT
(Ascesa e rovina della città di Mahagonny)
Non esiste la società, esistono solo gli individui.
MARGARETH THATCHER

Il Programma  per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) in  Repubblica Dominicana “purga” i suoi migliori ricercatori.

Quale sviluppo in Repubblica Dominicana? Mancato rinnovo di contratti nell’Ufficio per il Rapporto sullo Sviluppo Umano (ONU) per aver dimostrato, dati alla mano, il fallimento del modello neoliberista imposto dalle politiche economiche dell’attuale governo.

E’ noto che quando in Repubblica Dominicana si parla di “sviluppo”,  generalmente ciò che si intende è lo “sviluppo” dei capitali  dell’ oligarchia del paese, formata da appena una decina di famiglie e che detiene il potere economico e finanziario.  Tuttavia non si tratta solo di questo, ma anche dello “sviluppo”  delle multinazionali straniere che considerano questo angolo  di  Caribe ancora alla stregua di terra di conquista (e che sono in questo senso  gentilmente favorite da un pugno di politici corrotti) e dello sviluppo visto secondo la prospettiva distorta  del Fondo Monetario Internazionale che ha appena ricattato il paese per mezzo di un pacchetto fiscale pesante e inopportuno.

Parlare invece di sviluppo sociale e umano in Repubblica Dominicana effettivamente non è semplice e tale difficoltà è visibile e si percepisce molto bene per esempio uscendo dai grandi alberghi o dai resort  che nascono come funghi in tutto il paese favoriti dalle vendite a basso prezzo di terre statali e dalle politiche neoliberali che favoriscono gli investimenti e i capital stranieri .

Deve essere per questo motivo che la direzione del  Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (la sigla in inglese è UNDP) non ha rinnovato i contratti di lavoro in scadenza alla fine di giugno,  a due dei  più validi collaboratori e ricercatori dell’Ufficio per il Rapporto per lo Sviluppo Umano, da sempre impegnati nella  difesa degli interessi dei settori del paese più deboli economicamente.  Si tratta dei noti economisti Miguel Ceara Hatton coordinatore dell’ Ufficio per il Rapporto sullo Sviluppo dell’ UNDP e di Pável Isa Contreras coordinatore  dei progetti  dei rapporti provinciali dello Sviluppo Umano dello stesso gruppo di lavoro. (altro…)


El Programa de la Naciones Unidas para el Desarrollo (PNUD) en República Dominicana “purga” sus mejores investigadores.

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Pável Isa Contreras y Miguel Ceara Hatton

 

¿Quién necesita huracanes?
El tifón más devastador
Es muchos menos terrible que el hombre
Cuando quiere divertirse.
(…)
No hay necesidad de huracanes
No hay necesidad de tifones
Todo el daño que pueda causar
Podemos causarlo
Podemos causarlo
Podemos causarlo nosotros mismos.
BERTOLT BRECHT
«Grandeur ed Decadence de la ville de Mahagony».
No existe la sociedad,
Existen solamente los individuos.
MARGARETH THATCHER

 

 

El Programa de la Naciones Unidas para el  Desarrollo (PNUD) en República Dominicana “purga” sus mejores investigadores.

por Annalisa Melandri
28 de junio de 2011

 

¿Cual desarrollo en República Dominicana? Despidos en la Oficina de Desarrollo Humano de la ONU por haber demostrado el quiebre del modelo neoliberal impuesto por las políticas económicas del  actual gobierno.

En República Dominicana es noto que cuando se habla de  “desarrollo” lo que sobretodo se  entiende es el “desarrollo” de los capitales  de la oligarquía del país  que detiene el poder económico y financiero y que está conformada por una decena de familias. Sin embargo no se trata solamente de  ese “desarrollo”,  sino también del “desarrollo” de las  transnacionales extranjeras que consideran este rincón de Caribe todavía cómo  tierra de  conquista (y que son amablemente favorecidas  por un puñado de políticos corruptos) y del “desarrollo” visto en la perspectiva distorsionada del   Fondo Monetario Internacional, que acaba propio en estas días de chantajear el país a través de un “paquetazo” fiscal muy pesado.

En cambio,  hablar  de desarrollo social y humano en República Dominicana  efectivamente no es simple  y esa dificultad  es visible y  se percibe muy bien  al salir  por ejemplo de los grandes hoteles y resort que crecen como hongos en todo el país favorecidos por las ventas a bajo precio de las  tierras del Estado y por las políticas neo liberales que favorecen la inversiones extranjeras  y el capital  foráneo.

Debe ser por esta razón que la dirección del  Programa de las Naciones Unidas para el Desarrollo (PNUD) no ha renovado los contratos a dos de sus más valientes colaboradores e investigadores de la Oficina de Desarrollo Humano (ODH),  desde siempre comprometidos con la defensa de los intereses de los sectores del país más débiles económicamente. Se trata de los reconocidos economistas Miguel  Ceara Hatton,  coordinador de la  Oficina de Desarrollo Humano del Programa de las Naciones Unidas para el Desarrollo (ODH/PNUD) y de Pável Isa Contreras, coordinador de los proyectos de los informes provinciales de Desarrollo Humano del mismo grupo de trabajo. (altro…)


La mafia non esiste? Antonio Mazzeo mafioso? Vittorio Sgarbi VERGOGNATI!!!

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E’ stato vergognoso l’intervento  (vedi qui il video) di Vittorio Sgarbi  alla 57^ rassegna cinematografica di Taormina di venerdì  scorso.  Ancora più  vergognoso perché rivolto ad una platea composta per la maggior parte da giovani, studenti  e giornalisti internazionali.

Sgarbi, sindaco di Salemi (Trapani)  doveva parlare de “L’arte e la cultura in una società senza valori” invece il suo intervento si é trasformato in un lungo e violento attacco alle istituzioni dello Stato, all’ Antimafia, alla Magistratura , trattando il tema della mafia in Sicilia  in maniera superficiale e revisionista, come da tempo fanno i nostri politici al governo (soprattutto quelli che con la mafia sono o sono stati collusi).

La sua affermazione “la mafia é una leggenda” ricorda tanto la dichiarazione che fece Dell’ Utri nel corso di un’intervista rilasciata  a Chiambretti nel 1997: “No, non esiste la mafia. La mafia è un modo di essere, di pensare”. Lo stesso Dell’ Utri che, ricordate, definì Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore, mafioso, “un eroe”.

Dell’Utri, senatore della Repubblica (sic), braccio destro di Berlusconi e fondatore con lui nel 1993 di Forza Italia, il 29 giugno 2010 è stato condannato presso la Corte di Appello di Palermo a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione di tipo mafioso.

Vittorio Sgarbi, invece, attualmente sindaco di Salemi, nella sua vita ha fatto di tutto, dal critico d’arte, al personaggio televisivo, dall’interprete teatrale al politico. In politica praticamente ha militato in tutti i partiti sia di destra che di sinistra passando per tutti centri possibili e immaginabili. Adesso si dedica appunto al revisionismo, attività volta a riabilitare le peggiori schifezze nazionali,  sempre di moda nel nostro paese,  soprattutto negli ultimi anni. Adesso l’ultima moda in fatto di revisionismo è proprio quella di dire che la “mafia non esiste”. Lo ha detto  il prefetto di Milano a gennaio del 2010 (“A Milano la mafia non esiste”), lo aveva già detto Sgarbi nel 2009, lo hanno detto Formigoni e Berlusconi decine di volte.

Per Sgarbi al festival di Taormina la mafia oltre a non esistere ormai più, “è una leggenda”. Poveri Falcone e Borsellino passati all’ Olimpo degli Dei…

Ancora più gravi tuttavia le sue affermazioni secondo le quali “in Sicilia l’Antimafia blocca l’economia siciliana per magnificare la propria capacità di combattere la mafia” (???) o  (probabilmente influenzato dagli attacchi di Berlusconi alla magistratura) “quando un magistrato o un questore stabilisce di verificare gli atti per vedere le infiltrazioni mafiose, quello è peggio della mafia”. Dalle toghe rosse alle toghe mafiose è breve il passo…

Tuttavia per fortuna ci ha pensato il giornalista e scrittore siciliano Antonio Mazzeo, autore di  “I Padrini del Ponte” a svegliare la platea e a ridare un momento di dignità alla serata. Mazzeo si è sentito in dovere di protestare contro le affermazioni vergognose di Sgarbi fatte davanti a un pubblico giovane e con ospiti e invitati internazionali, attirandosi gli insulti del sindaco di Salemi che per ben tre volte lo ha chiamato mafioso, senza che nessuno tra gli organizzatori abbia avuto il coraggio di intervenire.

Ad Antonio Mazzeo, che annuncia misure legali contro Vittorio Sgarbi, va tutta la mia solidarietà e stima per l’importante e delicato lavoro di denuncia che svolge in difesa del suo territorio, proprio contro le infiltrazioni criminali e mafiose che ancora e soprattutto oggi, forti di capitali internazionali di varia provenienza, se lo continuano a contendere.

Annalisa Melandri

 

 

Qui di seguito  un estratto, da non perdere,  dello spettacolo “Oltre le barricate – Il coraggio delle donne” di Pascal La Delfa presentato  da Magma Teatro al Premio Nazionale Paolo Borsellino (premiati  Pino Maniaci e Piero Marrazzo).  Riassume perfettamente lo Sgarbi pensiero (la mafia ringrazia):

Magari qualcuno può pensare che in Sicilia siamo mafiosi perché si usano espressioni del tipo:

sei una persona di un certo calibro, sei un tipo alle prime armi.

Magari qualcuno può pensare che io sono mafioso solamente perché porto il pizzo.
Si chiama rispetto delle tradizioni.

Vi faccio un esempio per farvi capire che in Sicilia la mafia non esiste.

Vai alla posta e ti metti in fila.
Davanti a te ci sono ventitré persone. È una calda giornata di Luglio e il ventilatore è rotto e c’è un solo sportello aperto.
C’è così caldo che l’impiegato al computer pur di fare entrare un po’ di aria ha aperto tutte le finestre di Windows.
Sei così sudato che se ti togli la maglietta compare la Sacra Sindone, ma come un povero pirla aspetti il tuo turno.
L’impiegato è così lento che per ogni pratica ci mette venti minuti.
Che ti chiedi ma perché chiamarla pratica se è in realtà è così complicata?
E perché chiamare una busta spedita se in realtà è così lenta?

Dopo due ore di attesa arriva finalmente il tuo momento.
Ancora un numero e toccherà a te!
Quando entra Lui; bello, perfetto, non un capello fuori posto, in giacca e cravatta.
Che solo a guardarlo ti viene caldo ma si vede che avrà un sistema di refrigerazione interna montato sulla giacca.
Bacia il direttore, perché in Sicilia se non fai il vasa vasa non sei nessuno,
saluta l’impiegato e si mette lì, davanti a te, nell’unico sportello aperto.

Potrebbe sembrare un atteggiamento mafioso ma non lo è.
Magari provi a chiedere spiegazioni a qualcuno ma tutti ti risponderanno:
non vedo, non sento e non parlo.

E siete messi male figli.
Infatti erano tutti lì per ritirare la pensione di invalidità.

Pensione di invalidità che in Sicilia si ottiene con dei requisiti rigorosissimi.
Devi avere un amico all’INPS e un dottore accondiscendente che ti scrive su un certificato che tu sei invalido.
Poi si vedono ciechi che leggono il giornale, sordi che ascoltano l’I-Pod e muti che parlano al telefono.
Non sono falsi invalidi, ma è gente che cerca di reagire.
Una sorta di terapia riabilitativa insomma.

Per conoscere qualcuno che lavora all’INPS basta andare al bar che sta sotto la sede
e lì trovi tutti gli impiegati nella pausa caffè, che va dalle 9.15 alle 12.45.
Poi per conoscere il medico accondiscendente basta farsi un giro per gli ambulatori.
Se entri e il medico ti dice buongiorno e basta, non è il vostro uomo. Se invece ti saluta e ti bacia, ti puoi fidare.
Perché se in Sicilia non fai il vasa vasa non sei nessuno.
Ci fai due chiacchiere e in quattro e quattro otto ti dà il certificato di invalidità e un santino elettorale.

Lui chiude un occhio e tu ci fai una croce sopra.

E non mi venite a dire per cortesia che questo significa comprarsi i voti.
Non è vero.
In Sicilia nessuno si compra i voti, semmai li affitta.
Questo si chiama sistema proporzionale.
In proporzione a te quanto ti conviene votarmi?

Vedete che la mafia in Sicilia non esiste.

E non mi venite a dire che in Sicilia c\’è la mafia perché gli appalti sono truccati.
Noi trucchiamo gli appalti per renderli più presentabili.
Un po’ di rossetto, un po’ di matita e il phard sotto gli occhi e rendiamo l’appalto una bellezza.
E non mi dite che c’è la mafia nelle grandi infrastrutture solo perché il cemento è armato.
E basta con questa storia che in Sicilia i politici favoriscono la mafia.
Semmai è la mafia che favorisce i politici.

Ora tornando da dove eravamo parti, la posta, l\’ufficio pieno e il signore in giacca e cravatta.
A me è successo una volta che uno mi è passato avanti.
Io non ho pensato che quello fosse un atteggiamento mafioso ma mi sono avvicinato
e con calma e tranquillità gli ho fatto capire che non sono cose che si fanno.
Ho preso la pistola e gli ho sparato.

E non mi venite a dire che in Sicilia siamo tutti mafiosi.

 


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