18 ottobre VII Giornata Europea contro la tratta — Bambini migranti ad alto rischio, in Messico 20.000 vittime
COMUNICATO STAMPA
18 ottobre VII Giornata Europea contro la Tratta di Esseri Umani
Messico: 20.000 bambini vittime di tratta,
i piccoli migranti ad alto rischio
In fuga dall’area più pericolosa del mondo, i migranti centroamericani sono un “ottimo affare” per la criminalità organizzata. Bambini, bambine e adolescenti migranti non accompagnati sono i soggetti a più alto rischio di entrata nei circuiti della tratta.
Soleterre, attiva in Messico al fianco dei difensori dei diritti dei migranti, pubblica il report “Il cammino della paura – I diritti violati dei migranti e dei loro difensori in Messico” per sensibilizzare anche l’Italia sulle violazioni dei diritti di questi migranti e proporre una riflessione sulla tutela dei soggetti più vulnerabili.
La tratta di esseri umani in Messico è un affare che frutta alla criminalità organizzata 10 miliardi di dollari all’anno, il più redditizio dopo il traffico di armi e droga. Vittime designate i soggetti più deboli tra cui i migranti irregolari e in particolar modo i bambini, bambine e adolescenti che sempre più spesso percorrono i sentieri verso gli Stati Uniti da soli.
Il fenomeno dei bambini migranti, sotto i riflettori in Italia a causa dell’ultima tragedia di Lampedusa, raggiunge numeri e risvolti impressionanti in America Centrale e del Nord (Messico e Stati Uniti).
Secondo il Governo messicano sono 20.000 i bambini, bambine e adolescenti vittime della tratta nel Paese e sul territorio operano almeno 47 bande specializzate nella tratta di persone a fine di sfruttamento sessuale e lavorativo. I bambini vengono impiegati come operatori sessuali, nel traffico di droga e armi o come “polleritos”, per reclutare altri bambini. Molti vengono sequestrati per chiedere un riscatto alle famiglie. (altro…)
Repubblica Dominicana: sentenza apre la porta a denazionalizzazione in massa di discendenti haitiani
di Annalisa Melandri — www.annalisamelandri.it
In esclusiva per L’Indro — 4 ottobre 2013
Repubblica Dominicana - La sentenza n. 168/13 emessa lo scorso 23 settembre dal Tribunale Costituzionale della Repubblica Dominicana, che di fatto apre la porta alla denazionalizzazione in massa di migliaia di dominicani figli di haitiani nati nel Paese, ha scatenato un’onda generalizzata di indignazione, mentre a livello internazionale già alcuni organismi come Amnesty International, le Nazioni Unite e la Corte Interamericana dei Diritti Umani si sono espressi, condannandola. Non solo, sul piano diplomatico ha aperto una crisi con il vicino Governo di Haiti che ha richiamato il suo ambasciatore in patria per consultazioni.
Juliana Deguis Pierre, cittadina dominicana di discendenza haitiana di 28 anni, aveva presentato un ricorso al Tribunale Costituzionale contro una sentenza del Tribunale Civile che le aveva negato la restituzione del documento d’identità (dominicano) sottrattole già da diverso tempo dalla Giunta Centrale Elettorale. Juliana non è mai stata ad Haiti, nata e cresciuta in Repubblica Dominicana, fino ad oggi pensava di essere cittadina dominicana. Il Tribunale Costituzionale, era l’ultima istanza alla quale la giovane aveva fatto ricorso, sperando di concludere positivamente la sua odissea iniziata nel 2008, quando la Giunta Centrale Elettorale dove si era presentata per ottenere il suo documento di identità, glielo aveva negato e le aveva sottratto anche il suo certificato di nascita sulla base di irregolarità nella posizione migratoria dei suoi genitori. (altro…)
¿Cual rol para la cooperación internacional?
Creo que la cooperación internacional tenga que dejar definitivamente ese rol compasivo y caritativo que caracteriza sus acciones, que además de permitirle recaudar mucho dinero (sobre el cual hasta cierto punto hay control) y una estructuración demasiado burocrática y clientelar de su aparato, funciona solo como paliativo de las situaciones de subdesarrollo. Si la cooperación no asume la tarea de impulsar cambios estructurales y definitivos en las realidades en las que trabaja nunca, nunca lograremos reducir pobreza y miseria, ya que estas confirmarán, definitivamente ser funcionales al mismo sistema neoliberista.
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Yo no soy una ONG, ni trabajo por una ONG así llamadas de cooperación internacional. Soy miembro integrante de la Comisión Nacional de los Derechos Humanos (CNDH) con la que promovemos una visión integral de los derechos humanos, entre ellos los derechos economicos, sociales, politicos y culturales, o sea los derechos de segunda generación DESC (o DESCA si consideramos los derechos ambientales). Con un poco de creatividad y con el apoyo del Centro de Atención Jesús Peregrino hemos logrado realizar esta pequeña actividad económica para ese grupito de mujeres haitianas y dominicanas de ascendencia haitiana. Ahora producen jabón multiuso, desinfectante y cloro en su fabriqueta artesanal (muy artesanal) y la fabriqueta tiene ya su filial, en Villa Caoba, donde otra comunidad muy pobre de personas haitianas y dominicanas de descendencia haitiana, que ademas se han involucrado a la misma CNDH (unidos somos más)… ahora se ayudan economicamente con esa misma actividad.
“The Mission”: el reality show que viola los derechos humanos de los refugiados
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Por Annalisa Melandri*
La decisión de la RAI– Radiotelevisione Italiana, la compañía de radio y televisión pública de Italia, de producir el “reality show” The Mission, con la colaboración del Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los Refugiados (ACNUR Italia) eINTERSOS, una prestigiosa ONG italiana que desde décadas opera en África y en otros países del mundo, está desatando en Italia en estas semanas una ola generalizada de indignación en las redes sociales y entre los activistas y periodistas que se ocupan de derechos humanos, así como de miles y miles de simples ciudadanos.
El programa, que se transmitirá en diciembre, prevé la participación de ocho personajes televisivos y del mundo de la farándula italiana, que junto a operadores humanitarios de la ACNUR y de INTERSOS vivirán y “trabajarán” por algunas semanas en los campos de refugiados en la Republica Democrática del Congo, en Sudan del Sur y en Mali. (altro…)
Bertha Cáceres: E’ una lotta forte e pericolosa, ma degna, che rappresenta il retaggio che conserviamo di popolo ribelle
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Lo scorso 24 maggio, mentre si stavano recando nella zona del Río Blanco, dove da quasi tre mesi la popolazione indigena di etnia lenca della zona si trova in mobilitazione pacifica contro l’approvazione del progetto idroelettrico Agua Zarca, la dirigente del Copinh (Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras), Bertha Cáceres[1] e il comunicatore Tomás Gomez, furono arrestati – e rilasciati dopo 24 ore – nel corso di un’operazione congiunta di esercito e polizia con l’accusa – falsa — di detenzione illegale di arma da fuoco.
Oltre all’evidente illegittimità della detenzione, effettuata senza ordine di cattura e con la costruzione di prove e testimonianze false contro Bertha, va ricordato che sia la dirigente indigena che altri membri del Copinh sono soggetti dal 2009 alle misure cautelari di protezione emesse dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani, a seguito delle numerose minacce di morte che hanno ricevuto fin dal colpo di Stato di quell’anno. (altro…)
¿Por qué clama el Catatumbo?
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¿Por qué clama el Catatumbo?
por Annalisa Melandri — www.annalisamelandri.it
Los diálogos de paz de La Habana, Cuba, entre la guerrilla de las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo (FARC-EP) y el gobierno colombiano, parecen haber destapado en la tierra de Macondo una inmensa Caja de Pandora.
Solo con soñar la paz, todo se vuelve posible.
No apenas en la isla caribeña, patria de nuestro padre Fidel y de nuestra madre, la dignidad latinoamericana, cuyo 60 aniversario celebramos justo en estos días, las delegaciones han abordado el tema de la reforma agraria, eje neurálgico de la justicia social, en Colombia, desde esa misma tierra –cuya tenencia ahora el reto consiste en democratizarla, cuyo trabajo es tiempo de dignificar– desde ese mismo elemento básico de la naturaleza, surge el nuevo clamor del pueblo.
Los campesinos de esa polvorera silente que ha sido hasta hoy en día el Catatumbo, reclaman, piden y gritan por derechos ancestrales; reclaman, piden y gritan todo lo que Catatumbo está reclamando, pidiendo y gritando desde aquel nefasto 29 de mayo de 1999, cuando un estado asesino abrió las puertas de su más florida región a las garras sangrientas de su ejército aliado a la violencia paramilitar. (altro…)
In Cile gli studenti chiedono un nuovo “paradigma”
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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro — 3 luglio 2013
Sono tornati nuovamente a far parlare di sé gli studenti cileni, in mobilitazione da settimane. Violente proteste degli studenti delle scuole secondarie e delle università hanno preceduto le elezioni primarie per la scelta dei candidati presidenziali che si sono tenute proprio domenica scorsa.
Tuttavia, quella degli studenti cileni, può definirsi ormai una mobilitazione permanente. (altro…)
Per Julián Conrado tutta la “potenza morale” bolivariana
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Si se calla el cantor muere la rosa
de que sirve la rosa sin el canto
debe el canto ser luz sobre los campos
iluminando siempre a los de abajo.
(Mercedes Sosa)
E’ iniziata oggi 15 luglio e proseguirà fino al giorno 19 dello stesso mese, la campagna internazionale (#TodosPorJulianAsiloYa da inviare a @NicolasMaduro) per chiedere al governo venezuelano la liberazione e la concessione dell’asilo politico a Guillermo Enrique Torres Cuéter, meglio conosciuto come Julián Conrado, il «cantor» delle FARC, arrestato in territorio venezuelano il 31 maggio del 2011 in un’operazione congiunta di polizia venezuelana e colombiana.
Sono molteplici le voci che chiedono oggi coerenza rivoluzionaria a Nicolás Maduro, presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, il quale nei giorni scorsi si è espresso favorevolmente ad una eventuale concessione di asilo politico al tecnico della Cia Edward Snowden: «In Venezuela siamo una potenza morale e quindi se il giovane Snowden ha bisogno della protezione umanitaria e se lui pensa che dovrebbe venire nel nostro paese, il Venezuela é disposto a proteggere questo giovane coraggioso in maniera umanitaria». (altro…)
Colombia, degenera il conflitto agrario nel Catatumbo
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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro - 26 Giugno 2013
In Colombia, una protesta di circa 4mila contadini, (il cui numero si è quadruplicato negli ultimi giorni) nella regione del Catatumbo (Norte de Santander), nella zona nordorientale del Paese al confine con la Repubblica Bolivariana del Venezuela, iniziata pacificamente, è stata repressa duramente dall’esercito, provocando due morti e oltre trenta 30 feriti, alcuni in gravi condizioni. Decine i detenuti, anche nei giorni precedenti.
La situazione è degenerata il 22 giugno scorso, quando militari antisommossa del reparto mobile ESMAD e della controguerriglia hanno attaccato i manifestanti che stavano cercando di occupare il piccolo aeroporto di Ocaña, dopo che da giorni si stava (altro…)
L’agenda destabilizzatrice di Enrique Capriles
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di Annalisa Melandri — in esclusiva per l’ Indro — 21 Giugno 2013
Si è dimostrato sicuramente più diplomatico e intelligente del suo omologo colombiano, il presidente del Messico Enrique Peña Nieto, rifiutandosi di incontrare Enrique Capriles Radonski, leader dell’opposizione venezuelana uscito sconfitto dalle recenti elezioni del 14 aprile.
Se il colombiano Juan Manuel Santos lo aveva ricevuto alla Casa de Nariño, sede del governo, il 29 maggio scorso, addirittura piantando in asso i leader della Comunità di San José di Apartadó in un atto pubblico dove il governo doveva chiedere formalmente scusa alle vittime della comunità (il 25 febbraio del 2005 4 adulti e 4 bambini furono trucidati da esercito e paramilitari) (altro…)