Siamo il regno del paradosso e dell’ipocrisia.
Probabilmente a Giovanna Reggiani titoleranno una strada a Sinalunga, suo paese di origine.
Probabilmente sarà una via luminosa e piena di negozi, con i lampioni e le telecamere ai semafori.
Sicuramente non come quella dove è stata ammazzata, senza asfalto, piena di fango e soprattutto BUIA e deserta.
Perchè un lampione può fare la differenza, se non altro fa provare meno paura.
Perchè dove sta scritto che una cittadina, deve farsi 700 metri con il cuore in gola ogni sera tornando a casa, fino a che l’ “orrore”, come lo ha chiamato il sindaco a “mezzo servizio” (prendo in prestito a malincuore l’espressione alla destra, ma è la realtà) non la raggiunge e la ammazza.
Un lampione, una fermata di autobus, un vigilante e una pattuglia un po’ più spesso, questo ha fatto la differenza.
Tanto che già da ieri sera alla stazione di Tor di Quinto, hanno messo il vigilante, hanno acceso i lampioni e ci sono tante, tantissime pattuglie.
(Foto La Repubblica)
Mi associo alla solidarietà espressa anche da Gennaro Carotenuto nei confronti di Barbara Albertoni, meglio conosciuta come Cloro, la quale ha ricevuto nel giro di pochi giorni ben tre gravissime intimidazioni, leggi qui, qui e qui.
Ha ragione Gennaro, Cloro, non chiudere il Blog, non pensarlo nemmeno per un istante anche se i fascisti fanno sempre paura, la tua paura è proprio quello che vogliono e questo li fa sentire più forti.
Se serve a qualcosa, a sentirsi in compagnia, ad aver meno paura, a qualsiasi cosa, io ci sono.
Invito chiunque abbia un blog, uno spazio in rete, una mail list a manifestare solidarietà a Cloro e a far girare la notizia, quello che è successo a lei può accadere a chiunque di noi eserciti il “diritto/dovere civico di fare giornalismo diffuso”, come giustamente lo chiama Gennaro Carotenuto, ma soprattutto a chiunque di noi esercita il diritto/dovere di manifestare liberamente le proprie opinioni.
Nelle foto, il portone di casa imbratatto da scritte e la bombola di gas trovata sul pianerottolo davanti alla porta.
Aldo Bianzino, 44 una compagna e un figlio di 14 anni, nella notte tra il 13 e il 14 ottobre viene trovato morto nella cella del carcere di Capanne a Perugia.
Sebbene inizialmente si sia parlato di sucidio, è certo che Aldo in quella cella è stato ammazzato.
Una guardia carceraria è stata iscritta nel registro degli indagati per la sua morte, ma ad oggi non si conoscono le motivazioni di tale provvedimento.
Un ringraziamento particolare a Emanuele Giordana e Lettera 22 per l’impegno e la serietà che stanno mettendo nel diffondere il caso, vergognosamente trascurato da stampa e televisione.
(Foto Il Manifesto)
Intanto, se parla sempre pochissimo, a Ferrara il 19 ottobre è iniziato il processo ai quattro agenti di polizia (Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri)accusati della morte di Federico Aldrovandi, 18 anni, avvenuta il 25 settembre 2005. Gli agenti sono formalmente accusati di aver «cagionato o comunque concorso a cagionare il decesso» di Federico. Anche Amnesty International sta preparando un fascicolo sulla morte del giovane.
Nel nome della svolta moderata, della pace sociale, della paura del ritorno di Berlusconi si stanno sacrificando nel nostro paese le istanze migliori della sinistra, quelle innovative e da sempre apportatrici di dialettica e confronto.
In poche parole, nel nome del dio Centro, saggio e moderato, cattolico quanto basta (per non urtare la sensibilità di nessuno) che governa il Paese, si sta massificando la società e regolamentando tempi e modi dei fervori sociali.
La protesta sociale deve esistere ed è lecita, ma paradossalmente il suo esercizio deve essere normalizzato da quegli stessi poteri e dinamiche che essa vorrebbe se non demolire o infiacchire (pena repressione tipo G8 di Genova) almeno essere libera di criticare.
Che si protesti pure ma nel segno del rispetto e soprattutto del compromesso, che tradotto in altri termini vuol dire ricatto.
Un dio Centro ricattatore che vede nell’Unità la sola salvezza del suo spirito malato di conformismo e meschinità.
E così nel nome dell’ unità del Paese, dell’unità del sindacato, dell’unità della sinistra si sacrificano, svilendoli e screditandoli ideali e proposte, conquiste e progetti.
Il pluralismo va bene solo sui libri, in realtà bisogna tutti essere ammassati e conformi nell’idolatria senza passione del Centro, pena l’inferno di dantesca memoria, quello a gironi per intendersi.
Avevamo il girone dei terroristi, quello degli estremisti , quello dei radical-chic di sinistra, quello dei populisti, oggi abbiamo anche quello “dei sindacalisti frazionisti”, la “minoranza della minoranza”, nuovo girone dei dannati sindacalisti creato direttamente sulle pagine di La Repubblica, a firma del solito Massimo Giannini, quello del “deficit culturale della sinistra” nell’intervista sulla sicurezza al ministro Amato di qualche giorno fa.
Sarebbe interessante svolgere uno studio su come mediaticamente si stia ormai effettuando un’operazione sottile e capillare volta a uniformare e appiattire le diverse istanze di cui la sinistra si è storicamente nutrita e da cui ha tratto linfa vitale, per sostenere le lotte a fianco del popolo, della classe operaia, delle donne, dello stato laico.
Se anche su l’Unità leggiamo che il no della FIOM è una “grave responsabilità” perchè come in passato non “ha prevalso l’interesse generale” allora siamo a un punto di non ritorno.
Di non ritorno perchè per poter ritornare bisognerebbe prima avere ben chiaro cosa sia “l’interesse generale” che di volta in volta viene fatto coincidere con l’interesse del paese, con la paura del ritorno di Berlusconi, con il sostegno al governo. E se non si ha chiaro che “l’interesse generale” non ha nulla a che vedere con tutto questo, forse abbiamo bisogno tutti quanti di tornare a scuola, giornalisti compresi.
Anche perchè mentre la sinistra si appiattisce e perde entusiasmo stretta in una morsa infinita di ricatti e di paletti, la destra, quella vera, occupa spazi, dà gomitate, manifesta meno e si organizza di più.
E se si toglie alla fine anche il diritto civile ad un sindacato di svolgere il compito per il quale è preposto, cioè difendere gli interessi dei lavoratori, se l’esercizio del dissenso che è alla base della democrazia viene relegato alla stregua del terrorismo, se tutto viene riportato all’ “interesse generale”, (leggasi non far cadere il governo o mantenimento del potere) , allora forse è meglio che il governo cada e la sinistra torni all’opposizione, dove almeno ancora riusciva ad avere la dignità di chiamarsi sinistra.
Il mio personale V affanculo DAY :
Confindustria siciliana decide di espellere tutti gli imprenditori che pagheranno il pizzo o in qualche maniera “collaboreranno” con la mafia.
E vabbè…anche se generalizzare così…
Romano Prodi dice che è un bell’ esempio e si congratula, come per :dire visto che non ci riesce lo Stato, arrangiatevi da soli.
Anche Antonio di Pietro è d’accordo e fondamentalmente anche lui si congratula con la società civile per cercare di reagire alla bell’e meglio a una sicura deficienza dello Stato.
Antonio di Pietro però fa di più chiede anche severità nei confronti di chi paga le tangenti.
Visto che l’iniziativa di Confindustria piace così tanto al governo perché il governo non espelle da se stesso coloro i quali “collaborano” o hanno collaborato con l’illegalità?
Cioè hanno collaborato contro lo Stato?
Questa è la pagina dell’iniziativa Parlamento Pulito diffusa sul blog di Beppe Grillo.
C’è una lista di 25 nomi. Sono 25 delinquenti o ex delinquenti che hanno ricevuto una condanna e che rappresentano il popolo italiano in Parlamento.
Tornando a Confindustria e alla Sicilia il più impresentabile è Cirino Pomicino.
Vergogna! No anzi, VAFFANCULO!!
Un onorevole, due prostitute, d’alto bordo ma sempre prostitute, per intenderci meglio quelle che le paghi (tanto) e te la danno, cocaina, alcol, un albergo.
Nulla di penalmente rilevante.
Una prostituta sta male a causa della droga e viene portata in ospedale.
Nulla di penalmente rilevante.
“Non c’è reato, nessuna denuncia” dicono gli investigatori.
La prostituta che è finita all’ospedale per abuso di cocaina non ha denunciato il parlamentare con il quale si trovava quella sera e quindi non c’è reato.
Non importa se il personaggio è un parlamentare, non importa se lei ha consumato cocaina, non importa se il buon senso o la moralità ravvisano un’infinità di reati ma il reato di fatto non c’è. Anzi, il parlamentare addirittura si presenta spontaneamente in questura anche se dice “non mi hanno convocato e non ho nessun obbligo”.
Simpatica la ricostruzione della serata che ha fatto lo stesso Cosimo Mele riportata da La Repubblica, merita di essere copiata.
Le frasi colorate sono le mie, spontanee battute.
“Quella signora l’ho conosciuta a cena, al ristorante Camponeschi, presentata da amici”
“Non sapevo fosse una prostituta” ribadisce più volte, poi ammette di averlo capito”a un certo punto” (che puntoooo?, no perché al ristorante ….) e di averle fatto un “regalino” (sulla cifra preferisce sorvolare).
Meglio così ma “un regalino” suvvia più squallido Mele non potevi essere.
L’ha portata in una suite all’Hotel Flora, “anche se ho casa a Roma, ho preferito”. Certo fa più “in”, sei pur sempre un parlamentare insomma….
Passano la serata insieme, sempre secondo il racconto del parlamentare poi ognuno va a dormire in una stanza diversa della suite….Si vabbè.
Di cocaina l’onorevole dice non solo di non averne fatto uso, ma nemmeno di averla vista (doppio vabbè): Forse lei ha preso pasticche. Che ne so io dormivo. (Della serie non c’ero e se c’ero dormivo, triplo vabbè).
Mele insiste anche sul fatto che lui era in compagnia di una sola ragazza, la seconda dice, l’ha chiamata l’altra “a un certo punto, poi se ne è andata”. Sempre lo stesso punto di cui sopra?
Quanto alla squillo che si è sentita male “non è che proprio stava male – dice Mele– straparlava”.
Tanto che lui ha chiamato la reception chiedendo un medico.
Certo perché per un parlamentare dell’UDC sposato con tre figli immagino che trovarsi in una suite con una squillo fatta di cocaina che comincia a “straparlare” sia un tantino preoccupante o no?
Un’autombulanza ha raccolto la ragazza e l’ha portata al San Giacomo. Quando si è ripresa, agli agenti ha detto che nessuno l’aveva costretta a fare niente e che “quel signore” le aveva anche pagato la prestazione.
Che galantuomo.
La polizia ha messo tutto per iscritto. Il verdetto finale? “Nulla di penalmente rilevante”.
Amen e così sia.
La Camera,
premesso che:
il terrorismo è una delle minacce più gravi che, all’inizio di questo millennio, l’umanità affronta e gli Stati nazionali hanno l’obbligo, in questa fase storica, di ricercare il massimo dell’unità possibile per combattere questo «mostro» che rappresenta un pericolo sempre da qualsiasi luogo della terra, da qualsiasi governo, da qualsiasi gruppo, religione o individuo provenga;
considerato che:
il 4 settembre del 1997 una carica di esplosivo C4 pose fine alla giovane vita di Fabio Di Celmo, un imprenditore genovese, un italiano, vittima di un attentato compiuto nell’Hotel Copacabana a L’Avana, nella Repubblica di Cuba;
Raul Ernesto Cruz, salvadoregno, arrestato a L’Avana in qualità di confesso esecutore materiale dell’attentato all’hotel Copacabana che causò la morte di Fabio Di Celmo, indicò il mandante e finanziatore dell’attentato nella persona di Luis Posada Carriles;
in una intervista rilasciata al New York Times il 12 luglio 1998, lo stesso Luis Posada Carriles si attribuì la responsabilità diretta di questo e di altri attentati e, a proposito della morte dell’impresario italiano, dichiarò:« la morte del turista italiano è stato solo un incidente imprevisto che non mi turba affatto i sonni. Anzi io dormo come un bambino: l’italiano si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato»;
Luis Posada Carriles è responsabile dell’attentato avvenuto nell’ottobre 1976 contro un aereo della «Cubana de Aviaciòn» in volo, che provocò la morte di 73 persone e per il quale lo stesso terrorista fu condannato in Venezuela, recluso e poi evaso;
Luis Posada Carriles fu arrestato e condannato a Panama per aver tentato un attentato contro il presidente di Cuba Fidel Castro che avrebbe potuto causare centinaia di morti e che egli fu graziato dall’allora Presidente di Panama Mireya Moscoso sei giorni prima della scadenza dei suo mandato;
Luis Posada Carrilles è riapparso nel 2005 negli Stati Uniti dove è stato fermato per violazione delle leggi sull’immigrazione;
l’8 maggio 2007, il Giudice statunitense Kathleen Cardone ha disposto la liberazione definitiva del terrorista Luis Posada Carriles, non considerando le imputazioni che il Governo degli Stati Uniti aveva presentato contro di lui per frode e per falso nelle dichiarazioni rese al Servizio immigrazione e doganale del Governo degli Stati Uniti per ottenere la naturalizzazione nel citato paese;
l’avvocato di Carriles, Eduardo Sota, ha presentato domanda di asilo politico agli Stati Uniti con l’argomentazione che Luis Posada Carriles «ha favorito gli interessi degli Usa per 40 anni»;
la Sezione 412 del Patriot Act, che afferma che è proibito liberare un sospettato, se la sua liberazione minaccia la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, della comunità o di qualunque altra persona e la risoluzione 1373 delle Nazioni Unite, votata dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 precisa che tutti i terroristi devono essere presentati davanti alla giustizia;
è necessario adottare le opportune iniziative affinché si segnali al Governo degli Stati Uniti che l’Italia considera inaccettabile l’eventuale concessione dell’asilo politico al terrorista Luis Posada Carriles e che il trattamento di cui gode un terrorista reo confesso mina gravemente la credibilità dell’impegno degli Stati Uniti nella lotta contro il terrorismo;
impegna il Governo:
ad adoperarsi con sollecitudine per la richiesta di estradizione in Italia di Posada Carriles nel caso in cui il procedimento penale attualmente in corso presso la Procura della Repubblica di Roma portasse ad un’incriminazione nei suoi confronti per l’attentato terroristico a L’Avana in cui perse la vita Fabio DiCelmo.
Venier, Burgio, Vacca, Pettinari.
Dichiarazione dell’On. Iacopo Venier – responsabile Esteri PdCI
Roma, 21 giugno – Oggi abbiamo fatto un passo in avanti decisivo per ottenere giustizia per Fabio Di Celmo e nella lotta contro tutti i terroristi.
Con l’approvazione di un ordine del giorno (primo firmatario Jacopo Venier, insieme ai colleghi Bugio(PRC), Vacca(PDCI) e Pettinari(SD)) il Governo italiano si è oggi impegnato a perseguire i responsabili dell’attentato in cui perse la vita un nostro connazionale compiuto a Cuba dalle organizzazioni terroriste anticastriste agli ordini del sig. Posada Carriles, terrorista reoconfesso, oggi “ospite” del governo degli Stati Uniti. Quando la magistratura italiana lo incriminerà formalmente sarà richiesta agli Usa la sua immediata estradizione.
Venier precisa che “dato che sappiamo ufficialmente che la magistratura italiana sta indagando proprio su questo terrorista è necessario che il nostro Governo intervenga ora immediatamente nei confronti degli USA perché Posada Carriles non possa sfuggire ancora una volta alle proprie responsabilità e tanto meno che gli venga concesso l’asilo politico.
Il cubano Carriles in una intervista rilasciata al New York Times il 12 luglio 1998, si attribuì la responsabilità dell’attentato del 4 settembre 1997 compiuto nell’Hotel Copacabana a L’Avana, nella Repubblica di Cuba, dove morì il giovane imprenditore genovese, Fabio Di Celmo, ma resta impunito mentre il suo avvocato, Eduardo Sota, ha presentato domanda di asilo politico agli Stati Uniti perché Luis Posada Carriles avrebbe «favorito gli interessi degli Usa per 40 anni»”.
Da oggi in poi sarà compito del Parlamento italiano e del Governo seguire con determinazione questa vicenda attorno alla quale si gioca la nostra dignità nazionale e la credibilità di una lotta al terrorismo che deve essere condotta anche quando il terrorismo è stato praticato dagli “amici” degli Usa. “Sarebbe davvero insopportabile – conclude Venier — che un terrorista responsabile di gravi atti – tra cui l’attentato dell’ottobre 1976 contro un aereo della «Cubana de Aviaciòn» che provocò la morte di 73 persone e per il quale lo stesso terrorista fu condannato in Venezuela, recluso e poi evaso – resti impunito: il voto espresso oggi dalla Camera è un primo atto di giustizia nei confronti del genovese Fabio Di Celmo e della sua famiglia”.
Leggi anche: Fabio di Celmo, il parlamento italiano batte un colpo e chiede l’estradizione di Luís Posada Carriles di Gennaro Carotenuto
Il coraggio delle idee.
Questo ha detto Francesco Cipriano, 19 anni, a Palermo nell’aula bunker al ministro dell’interno Giuliano Amato in occasione della commemorazione della stage di Capaci:
“Ogni 23 maggio, voi politici venite qui e vi riempite la bocca di antimafia, ma in Parlamento ci sono 25 condannati in via definitiva, criminali che fanno le leggi. La vera antimafia l’hanno fatta loro con il sangue (Giovanni Falcone e Paolo Borsellino), glielo dica a Roma che qui c’è la mafia, la invito a venire allo Zen, ma senza scorta, e se volete fare l’antimafia fatela non dico con il sangue ma almeno con il cuore …e con le palle!”.
Il ministro Amato, che evidentemente non ha gradito l’intervento, né l’applauso fragoroso che ne è scaturito, gli ha risposto: “Tu sei già un piccolo capo populista e questo non mi piace…”
Ne è seguito un gelido e sgomento silenzio.
Francesco ha detto che “da grande” vorrebbe fare il giornalista e occuparsi di mafia..
I miei complimenti e i migliori auguri. L’informazione ha bisogno di persone come lui.
Ce l’ha fatta il nostro Massimo nazionale a dire una cosina-ina di sinistra?
Sembrerebbe di si….
L’Italia non deve rispondere a “nessuno” se non al Parlamento …
“Se il presidente Bush vorrà chiedere qualcosa, lo farà personalmente, non attraverso i giornalisti e parlerò direttamente con lui, …gliela farò vedere io a quel guerrafondaio chi è che comanda in Italia…è ora di smetterla con quest’ingerenza nella politica estera del nostro Paese, anzi che cominci a smantellare le sue basi e se le riporti a pezzettini sul suo Air Force One…..”
Beh… non esageriamo…comunque mi ha sorpresa, come a molti credo, ma piano con gli entusiasmi…vedremo nei prossimi giorni..
Però che bello, essere contenti con poco, fa ricordare quando da bambini, dopo un brutto momento vi regalavano un dolcetto e passava tutto…
Ipocrita, tutta la “gente normale” di Piazza San Giovanni, come Claudio Brachino sulla prima pagina de Il Tempo di oggi, chiama le famiglie che ieri la affollavano.
E meno male che mette le virgolette.
Ipocriti, che fanno finta di non sapere che in Italia sono sempre di più le unioni libere (passate da 207.000 del 1993 a 556.000 del 2003) e che sempre più figli nascono fuori dal matrimonio, che negli ultimi trent’anni i matrimoni sono diminuiti del 32,4 % e che negli ultimi dieci i divorzi sono aumentati del 66%.
Ipocriti perchè di fatto (questo sì) si sono prestati all’ennesimo show del Cavaliere, il quale “unto dal Signore” sembra avere avuto direttamente da quest’ultimo precise indicazioni su di che idea politica debbano essere i cattolici.
Forse il Cavaliere e il Vaticano stanno già lavorando all’11 comandamento: non essere di sinistra.
Ipocriti perchè mentre osannano valori sacri applaudono dubbi personaggi come Kiko Arguello e razzisti perchè si mescolano a omofobi e islamofobi dichiarati come quelli del Centro Lepanto.
Razzisti tutti quanti perchè non hanno fatto altro che ribadire il loro sentirsi di serie A contro tutta la marmaglia di poca fede che non rientra nel canone da cartellone pubblicitario del Mulino Bianco e che sono stati declassati in serie B.
A partire da Brachino che nei bambini di P.zza San Giovanni vede un “grande potere simbolico”. Ah, già tutti gli altri bambini sono di serie B.….
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