#FreeOscarLopez
Il 2014 potrebbe essere l’anno buono per la liberazione di Oscar Lopez Rivera, l’attivista portoricano condannato negli Usa a 70 anni di carcere.
di Lorenzo Bagnoli
Il primo aprile i suoi sostenitori su twitter lanciano ad Obama la sfida: che gli doni la grazia, #freeOscarLopez. La chiedono tra gli altri anche premi Nobel per la pace come l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu. Perché 70 anni sono troppi anni da scontare per chi, come Lopez Rivera, è colpevole di aver militato nelle FALN, le Forze armate di liberazione nazionale di Portorico.
Fonte: Q CODE MAG
3 aprile 2014 - “Seditious conspiracy”, cospirazione sedizione. Per questo reato sono 32 anni che ogni volta che si sveglia, a Terre Haute, Indiana, Oscar Lopez Rivera vede davanti ai suoi occhi le sbarre della cella. Non è nemmeno a metà della pena da scontare: 70 anni in tutto.
“Una forza contro il colonialismo degli americani”, sostiene il suo legale Luis Nieval Falcon. Il gruppo ha ammesso le responsabilità, dalla fine degli anni Settanta agli Ottanta, di aver messo più di cento bombe per mettere fine alla dipendenza de factodagli States. Pare che però nessuna sia stata messa da Oscar Lopez, che per questo continua a definire la sua una prigionia politica.
L’associazione aveva sede a Chicago, una delle città con la più nutrita comunità portoricana. È lì che stava anche Oscar Lopez Rivera quando insieme ad altri nove stava pensando come assaltare un camion pieno di armi. No, Lopez non era un santo. Ma questo non toglie l’enormità della sentenza che ha da scontare. È l’ultimo portoricano rimasto, nonostante nel 1999 il presidente Bill Clinton gli avesse promesso la grazia. Rimandata al mittente: avrebbe lasciato in carcere i suoi compagni. Poi loro sono usciti ed è rimasto solo lui.
Così gli attivisti internazionali, dopo averci provato anche l’anno scorso, hanno lanciato una campagna sui social per chiedere la liberazione. L’anno potrebbe essere quello buono: il prossimo Obama torna alle urne e la scarcerazione di un ispanico fa sempre bene all’elettorato. Obama potrebbe cedere. Anche la diplomazia di Puerto Rico ha chiesto a Obama di prendersi cura del caso. Tra le operazioni lanciate dal suo staff, c’è il regista che su kickstarter sta cercando una collaborazione per trovare soldi. Oscar Lopez ha anche raccontato di anni trascorsi nel braccio della morte e di continue minacce. Una storia che i registi vorrebbero trasformare in un documentario.
La Colombia punta alla Nato o viceversa?
di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro — 5 Giugno 2013
In queste ultime settimane, l’impressione che offre l’attento esame di alcuni avvenimenti di carattere non solo politico ma anche economico e strategico che hanno avuto luogo in America latina, è che la Colombia sembra ormai decisa a volersi allontanare il più in fretta possibile — a passi lunghi e ben distesi — dal progetto di integrazione regionale che fu tanto caro a Hugo Chávez e Néstor Kirchner, gli ex presidenti di Venezuela e Argentina entrambi ormai scomparsi.
Prima a livello economico, con la costituzione e promozione dell’Alleanza del Pacifico, un progetto neoliberale (altro…)
Il mondo sarà una grande striscia di Gaza?
Il gesto scellerato compiuto dai due terroristi ceceni negli Stati Uniti - e terroristi sono, sia che abbiano agito come pazzi solitari, sia che lo abbiano fatto nell’ambito di un progetto più grande — avrà conseguenze nefaste per il già delicato equilibrio psicofisico del paese. Il paziente era in fase di recupero, una lunga e sofferta convalescenza dopo quanto accaduto l’11 settembre del 2001.
Gli Stati Uniti si chiuderanno ancora di più in se stessi, nella convinzione di doversi proteggere da pericoli esterni sempre più grandi e più terribili. Aumenterà la loro convinzione di essere un paese eletto, sotto continuo attacco delle forze del Male. Obama, che aveva resistito a farlo, si sentirà, come già faceva il suo predecessore, spinto da “investitura divina” a combattere la sua personale crociata contro il demonio integralista, qualsiasi forma esso assuma. (altro…)
Javier Couso: La guerra non vuole spettatori
di Annalisa Melandri
per il manifesto – 16 gennaio 2013
José Couso morì l’8 aprile del 2003 a Baghdad, in seguito all’attacco di un blindato statunitense contro l’Hotel Palestine, dove in quel momento alloggiava la gran parte della stampa internazionale.
Aveva 38 anni, era sposato con due figli e quel giorno, dal balcone del 14°piano dell’hotel insieme ad altri colleghi, stava seguendo i preparativi per l’imminente invasione della città da parte delle truppe statunitensi, dopo tre settimane appena dall’inizio dell’invasione in Iraq. Era operatore della televisione spagnola Tele5, con lui morì anche il cameraman ucraino della Reuters, Taras Protsiuk, che si trovava sul balcone del piano superiore.
Il 9 aprile, il giorno successivo all’attacco contro il Palestine e contro altre sedi della stampa indipendente, non controllata dal Pentagono, l’esercito statunitense occupò Baghdad, senza immagini in diretta. L’unica immagine che la comunità internazionale vedrà di quel giorno sarà quella della statua di Saddam Hussein che viene tirata giù dagli iracheni.
Javier Couso è il fratello di José. Giornalista come lui, dal giorno della sua morte sta portando avanti una strenua battaglia per avere giustizia per la morte di José.
In questa intervista ce la racconta e ci spiega a che punto sono le indagini.
Javier, sono passati ormai dieci anni dall’assassinio di tuo fratello José a Baghdad; tu e la tua famiglia li avete trascorsi nella ricerca di giustizia. A che punto è il caso oggi? (altro…)
Riforma migratoria, l’impegno di Obama
La nuova legge sull’immigrazione: al via il confronto di Obama con lavoratori, immigrati e repubblicani
di Annalisa Melandri in esclusiva per L’Indro — 6 febbraio 2013
La riforma migratoria era stata una delle promesse mancate della prima campagna elettorale del presidente statunitense Barack Obama. Messo alle strette da poteri divergenti, impegnato nel confronto serrato con i repubblicani e deciso a portare avanti il suo progetto più ambizioso e cioè la riforma sanitaria, dovette tuttavia lasciare indietro quell’impegno che si era assunto con una parte considerevole del suo elettorato.
I latinos, infatti, oltre 50 milioni di persone, rappresentano il 10% dell’elettorato statunitense e Obama ha ottenuto, nella sua rielezione, oltre il 70% (circa 12 milioni di persone) dei voti degli immigrati latinoamericani (mentre il 27% ha votato per il repubblicano Mitt Romney). (altro…)
Javier Couso: los asesinos de nuestros familiares nos quieren amnésicos
Javier Couso: los asesinos de nuestros familiares nos quieren amnésicos
por Annalisa Melandri* – www.annalisamelandri.it
12 Enero 2012
Josè Couso murió el 8 de abril de 2003 en Bagdad a causa de un ataque de un carro de combate estadounidense contra el Hotel Palestine donde se alojaba en ese momento la mayor parte de la prensa internacional. Tenía 38 años, era casado con dos hijos y ese día, desde el balcón del 14avo piso del hotel junto a otros colegas, estaba dando seguimiento a los preparativos para la inminente invasión de la ciudad por las tropas estadounidense, apenas tres semanas después del inicio de la invasión en Irak. Era operador del canal español Tele5 y con él en el Palestine murió también el camarógrafo ucranio de la agencia Reuters, Taras Protsiuk, quien se encontraba en el balcón del piso inferior.
El 9 de abril, el día siguiente al ataque contra el hotel y contra otras sedes de la prensa independiente, no controladas por el Pentágono, el ejército estadounidense ocupó Bagdad. De la toma de la ciudad no circularon imágenes en vivo. Lo único que pudo ver la comunidad internacional fue el derribo de la estatua de Saddam Hussein por los iraquíes.
Javier Couso es el hermano de José. Y como José es periodista. Desde el día de su muerte está luchando junto con su familia para obtener justicia por la muerte de su hermano. En esta entrevista nos cuenta de cómo siguen las investigaciones del caso y de su batalla por la verdad.
A.M. — Javier, este 2013 se cumple una década del asesinato de tu hermano José en el Hotel Palestine en Bagdad; estos años han trascurrido para ti y tu familia en la búsqueda de justicia. ¿Cómo procede el caso?
J.C - El caso sigue abierto y lo lleva el Juzgado de Instrucción Nº 1 de la Audiencia Nacional a cargo del magistrado Santiago Pedráz. Ahora mismo se encuentra en fase de instrucción con tres procesados: el sargento Gibson, el capitán Wolford y el teniente coronel DeCamp, los cuales se encuentran en búsqueda y captura internacional acusados de un delito de lesa humanidad contra la comunidad internacional. Además, se encuentran imputados también los máximos responsables de la III División de Infantería Acorazada del ejército de EEUU en el momento de la invasión de Irak: el coronel Perkins y el general Bufor. A los procesados se les ha impuesto una fianza de 3 millones de dólares con lo cual se ha librado una comisión rogatoria para los preceptivos embargos en Estados Unidos o España. Lo último ocurrido (altro…)
!El Primero de Mayo por un nuevo Internacionalismo!
Un momento de reflexión: en Colombia es un 1 de mayo de sangre, como siempre. ASESINADO DANIEL AGUIRRE dirigente sindical de los corteros de caña de Colombia, país en el que son asesinados el 60% de los sindicalistas asesinados en el mundo. HASTA CUANDO?
Entrevista a Salvatore Ricciardi* por Annalisa Melandri**
especial para La Pluma (especial 1 de Mayo)
A.M. — Salvatore, ¿qué ha representado en los años pasados para los trabajadores italianos la fiestas del Primero de Mayo?
S.R. — Recordar el 1 de mayo y lo que ha significado para los obreros, es hoy un recuerdo amargo. Estos son años en los que la ofensiva capitalista-neoliberal trata de destruir las conquistas obtenidas por los trabajadores en las décadas anteriores.
Es aun más amargo recordarlo, porque las organizaciones sindicales más grandes, en lugar de organizar un frente de lucha para defender estas conquistas y reaccionar respecto a los objetivos de los obreros, contrariamente han retrocedido cediendo el paso a las exigencias de las ganancias capitalistas, destruyendo los símbolos y avances conseguidos por los obreros durante los últimos 100 años. Para los trabajadores italianos, y no solamente para ellos, el 1 de mayo ha representado el símbolo del rescate obrero. No tener que soportar más y bajar la cabeza; no quitarse el gorro al paso del “patrón”; no temblar frente al “capataz”; no tener que esperar que un “mejor mañana” fuese solamente el fruto de la providencia, sino conquistarlo con la lucha diaria. Pero sobre todo ha representado la toma de conciencia de que ningún obrero solo puede lograr conquistas, sino que todos unidos y organizados pueden ser una fuerza incontenible de transformación social.
A.M. – ¿Se puede decir entonces que el Primero de Mayo era un momento de reflexión pero también de orgullo por las conquistas obtenidas?
S.R. — Recuerdo la dureza de la posguerra italiana, yo era muy joven. Ciudades destruidas, paisajes de escombros sembrados por esa guerra desgraciada y cobarde que había dejado odio, malestar e incomodidad entre los hombres y las mujeres. Las condiciones laborables eran durísimas. El horario laboral superaba largamente las “ocho” horas. Fueron precisamente aquellas “ocho horas” una de las principales reivindicaciones de las luchas del 1 de mayo. Solo una cosa podía fascinarnos a nosotros los jóvenes: la posibilidad de cambiar esta situación, de construir una sociedad en la que la barbarie que había destruido vidas y ciudades y que todavía nos masacraba no tuviera más espacio. Esa barbarie para nosotros tenía un nombre bien preciso: capitalismo; solo restaba una sola posibilidad frente a nosotros: la organización de los trabajadores y la lucha de clases. Esta esperanza tenía un símbolo: el Primero de Mayo.
No era retórica, nos animaba el significado mismo del Primero de Mayo, las luchas y el altísimo precio pagado para lograr estas victorias. Pero nos daba fuerza también la testarudez de los que no se rendían ante los abusos y explotación de los patrones ni frente al fuerte poder de los aparatos militares al servicio de ellos. Mirábamos el pasado para encontrar la fuerza y seguir adelante. En nuestro imaginario veíamos con admiración las marchas organizadas en los Estados Unidos por los Caballeros del Trabajo (Knights of Labor), una de las primeras asociaciones de trabajadores asalariados. La masacre perpetrada por la policía de todos los poderosos del mundo contra los manifestantes que se habían reunido en Chicago, en Haymarket Square, el 3 y el 4 de mayo, asesinando multitud de obreros. Sin embargo no se bajó la cabeza; al año siguiente en 1887, en muchos países se organizaron encuentros obreros con el propósito de crear un frente de oposición a la represión; fue escogida la fecha del 1 de mayo para convocar huelgas y marchas buscando como objetivo la reducción del horario laboral a ocho horas. Hubo enfrentamientos y detenciones en todas partes; en los Estados Unidos fueron condenados a muerte siete sindicalistas “culpables” de ser los organizadores del encuentro obrero de Chicago. Para la ley estadounidense la huelga general era “ilegal” (aún hoy para la ley de EEUU la huelga general es ilegal. En oposición a esta ley liberticida el 1 de mayo próximo, 2012, los movimientos de lucha en EEUU (occupy) convocarán a una huelga general-ilegal). Siete camaradas, dirigentes obreros, fueron condenados a muerte (August Spies, Michael Schwab, Samuel Fielden, Albert R. Parsons, Adolph Fischer, George Engel e Louis Lingg). August Spies, en nombre de todos, antes de morir pronunció estas palabras: “¡Llegará el día que nuestro silencio será más poderoso que las voces que ustedes hoy van acallar con la muerte!”
A.M. ¿Desde entonces hasta ahora esencialmente qué ha cambiado y como se ha modificado la forma de la celebración del Primero de Mayo?
S.R.- El poder capitalista había mostrado su cara feroz, pero el movimiento no había retrocedido, rebelándose frente a esta brutalidad. En la ciudad de Livorno y en otras ciudades europeas, los trabajadores de los puertos, los marineros y la población asaltaban los buques estadounidenses, destruyéndolos.
En un volante difundido en Nápoles el 20 de abril de 1890 se leía: “¡Obreros recuerden celebrar el 1 de mayo! En ese día los obreros del mundo, conscientes de sus propios derechos, dejarán el trabajo para demostrar a los patrones que, no obstante la distancia y las diferencias de nacionalidad, raza, y lengua, los proletarios están de acuerdo en querer mejorar su propia condición y conquistar frente a los indolentes el puesto que por derecho le corresponde a quien trabaja. ¡Viva la revolución social! ¡Viva la Internacional!”
La extraordinaria participación de los obreros a las marchas de ese año ganó sobre la timidez de los vértices y obligó a los dirigentes de la Internacional a declarar el 1 de mayo “fiesta de los obreros en todos los países”.
En Italia el horario de trabajo diario fue fijado en ocho horas en 1923 (decreto real n° 692/1923).
Durante el fascismo la fiesta del 1 de mayo fue cancelada. Sin embargo, no se detuvieron las marchas convocadas clandestinamente, con represión y detenciones. Después de la segunda guerra mundial, derrotado el régimen fascista la fiesta fue reintroducida, en un país destruido por tensiones sociales y políticas. El 1 de mayo de 1947 en Sicilia se organizó en Portella de la Ginestra (provincia di Palermo) una marcha contra los latifundistas vinculados al régimen fascista y el clero por
la reivindicación de la tierra para los campesinos. Los obreros fueron reprimidos violentamente por bandas criminales al servicio de los latifundistas y por los servicios secretos de los Estados Unidos, que intentaron amedrentar los obreros agrícolas e impedir la difusión de las organizaciones comunistas y socialistas. Hubo numerosos muertos.
A lo largo de las décadas 60 y 70 el 1 de mayo ha sido el momento en donde el nuevo movimiento obrerose presentaba en las calles proponiendo una perspectiva revolucionaria, a menudo contrastado por las organizaciones oficiales siempre más partidarias del sistema vigente.
De la manera como actualmente están involucradas con el sistema capitalista y en su afán colaboracionista con el poder empresarial la CGIL, la GIL, la CISL y la UIL, confederaciones oficiales mayoritarias y colaboracionistas con el poder empresarial, han destruido el valor simbólico del 1 de mayo: Hoy este día de lucha ha sido degradado a escuálido espectáculo musical en la plaza más grande de Roma.
Un gran show mediático con artistas, políticos y la participación de muchos jóvenes pero carente de la sustancia de lucha, de reivindicaciones obreras y del orgullo proletario que debería tener.
A.M.- ¿Se puede todavía hablar de clase obrera, con las nuevas formas modernas de trabajo precario y preguntarnos sobre todo si aún existe la conciencia de clase?
S.R. — La clase obrera no se puede encasillar en una categoría sociológica. Tampoco se puede afirmar que dicha clase ha desaparecido porque los contratos laborales asumen, nominalmente, un espectro amplio de tipologías. Obreros, son aquellos que producen todo lo que existe, sean mercancías “materiales” o “inmateriales”, no hay diferencia alguna. Obreros son aquellos a quienes se les extrae su capacidad laboral, y esta es utilizada por los propietarios de los medios de producción (los capitalistas) para obtener ganancias. La clase obrera puede volverse sujeto de transformación social si toma conciencia de su propio rol determinante y proyecta una sociedad donde los trabajadores puedan asociarse libremente entre sí, liberándose de jefes y patrones, y producir con tiempos y modalidades proporcionales a la dimensión humana que necesitamos todos.
¿En qué punto se encuentra la conciencia de clase hoy? En este y en otros países capitalistas, la ofensiva neoliberal de las últimas décadas ha hecho que la conciencia y la organización de la clase obrera retrocedieran. Pero la crisis capitalista actual, demuestra que si los obreros bajan la cabeza, si dejan la lucha, será peor para ellos. Quien está obligado a trabajar por un salario no tiene ninguna opción de mejorar su condición dentro de las posibilidades capitalistas, solamente organizándose y luchando contra el capitalismo y el imperialismo, logrará el obrero imponer sus intereses.
A.M. ¿Cuáles son los nuevos desafíos y las tareas de la clase obrera de hoy y de la izquierda en Italia? ¿Y en Europa?
S.R. — Hallar la unidad en torno a los intereses de clase, unidad que ha sido fragmentada a causa de falsas ideologías suministradas por el patrón y sus medios de comunicación. No tenemos que dividirnos sobre la base de la tipología contractual, (trabajo a proyecto, trabajo de llamada individual, tiempo parcial, a contrato determinado, de aprendizaje, etc.) de lo contrario nos volvemos corporativos y seremos más débiles y perdedores. Es este el enemigo que obstaculiza la recomposición de clase: el corporativismo. Recordemos que el corporativismo ha sido producido por el fascismo para dividir los obreros, disgregar las organizaciones obreras y llevar el país a una guerra devastadora. Otra falsa ideología que tenemos que desenmascarar es la de hacernos creer que la economía de un país mejora gracias a los sacrificios de la clase obrera y que luego dicha mejoría beneficiará a los obreros también. ¡Esa es una gran mentira! Una reactivación de la economía capitalista, o sea de las ganancias de los capitalistas, siempre volverá a estos más fuertes y con más poder para subyugar a los obreros y al pueblo. Los intereses de los obreros tendrán que debilitar las fuerzas de los patrones, del capitalismo, del imperialismo, reducir las ganancias, para que sean más débiles y preparar el campo para acabar con ellos. ¿La deuda de los Estados? ¡Otro fraude! Nosotros los obreros no tenemos que cargar con las deudas de los Estados. Tenemos que defender nuestros intereses y no correr detrás del desarrollo capitalista; tenemos que detenerlo antes que éste destruya nuestras vidas y el planeta entero. ¡Podemos detenerlo solamente uniendo y organizando las fuerzas del trabajo de todo el mundo en un nuevo internacionalismo!
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Salvatore Ricciardi, nació en 1940 en un barrio proletario de Roma, frecuentó el Instituto Técnico Industrial. Después de haber desempeñado diferentes trabajos en varios sectores, empieza a trabajar en el sector de la construcción y a desempeñar paralelamente la actividad sindical. 1962–63, fueron los años de las duras y violentas huelgas y enfrentamientos con la policía, años del “rescate obrero” después de los golpes recibidos durante el fascismo y en la posguerra. Ingresa luego como técnico a los Ferrocarriles del Estado (Ferrovie dello Stato FS), y se dedica completamente a la actividad sindical. Militante del Sindicato de la Ferrovía de la Cgil (Sfi-Cgil) adhiere a la izquierda sindical comprometida tratando de detener la deriva colaboracionista del mayor sindicato, la Cgil. En 1969, el enfrentamiento entre la derecha y la izquierda de la Cgil se torna cada vez más álgido , hasta llegar a la ruptura. Es entre los organizadores del Comité Unitario de Base (CUB) de los ferrocarrileros de Roma, un organismo autorganizado que luchaba por los reales intereses de los trabajadores del ferrocarril y no por colaborar con la compañía FS (a cambio de puestos de trabajo en el Consejo de Administración). En el verano de 1971 el CUB ferrocarriles de Roma organizó una huelga para la reducción del horario de trabajo que paralizó completamente el tráfico ferroviario con una participación extraordinaria. Los organismos de base se difundieron en todos los puestos de trabajo y en los barrios proletarios del país. Esta red de comité puso a la orden del día la “transformación revolucionaria del orden existente”. Era entonces necesario organizar instrumentos adecuados al enfrentamiento de poder. Surgieron diferentes organizaciones, Salvatore adhiere a la organización comunista combatiente de las Brigadas Rojas. En mayo de 1980 lo detuvieron y condenaron a cadena perpetua. En las cárceles de máxima seguridad organizó insurrecciones e intentos de evasiones. Durante los años 80 ese movimiento revolucionario fue derrocado. Después de 30 años de cárcel (20 años de cárcel de máxima seguridad y 10 en régimen de semilibertad y libertad condicional) en 2010 reconquista la definitiva y total libertad. Actualmente trabaja en una librería y en la redacción de una radio comunitaria (Radio Onda Rossa). En 2011 la editora Derive e Approdi publicó su primer libro Maelstrom, “imágenes de revuelta y autorganización de clase en Italia desde 1960 hasta 1980”.
*Annalisa Melandri especial para La Pluma
*Annalisa Melandri, periodista independiente, activista por las defensa de los derechos humanos. Colaboradora de la Pluma
L’ isteria statunitense per la visita di Ahmadinejad in America latina è di matrice sionista?
Fareed Zakaria, prestigioso giornalista, redattore di Newsweek International , nel 2008 scriveva che gli Stati Uniti sono una “nazione consumata dall’ansia, dalla paura dei terroristi, degli Stati canaglia, dei musulmani, dei messicani, dalle imprese straniere, del libero scambio, degli immigranti, delle organizzazioni internazionali”.
Le molte preoccupazioni (e altrettanti isterismi) che sta scatenando la visita del presidente iraniano Ahmadinejad di questi giorni in America latina (Venezuela, Cuba, Ecuador e Nicaragua) per la stipula di nuovi accordi economici e commerciali e per il consolidamento di nuove relazioni bilaterali, fanno pensare che sia tremendamente vero quello che scrive il giornalista indiano.
Tuttavia, analizzando le reazioni, le mosse e le contromosse che gli Stati Uniti stanno mettendo in atto come reazione alla visita del presidente iraniano in zona ALBA, quello che invece risalta maggiormente è che la matrice di tale isteria si origina nei settori dell’estrema destra venezuelana e cubana che agiscono in sinergia o su mandato di elementi della potente lobby sionista statunitense. (altro…)
Hernando Calvo Ospina: La guerra sucia de la Cia
El periodista y escritor colombiano Hernando Calvo Ospina habla sobre su último libro “El Equipo de Choque de la CIA”, donde relata el nacimiento y fortalecimiento de la central de inteligencia estadounidense.
Sangue, sudore e lacrime: le perdite umane della ‘Guerra Globale al Terrorismo’
Le agenzie dei contractors e dei mercenari hanno subito, su tutti i fronti della ‘Guerra Totale al Terrore’, all’8 marzo 2010, 5168 morti (ufficialmente 962) e 37232 feriti. Di questi morti, 1271 sono statunitensi (ufficialmente 455 e 3307 feriti), spesso presentati come centroamericani.
I camionisti stranieri, uccisi in Iraq, sono 1053 e 1830 feriti, cui vanno aggiunti 165 membri delle Nazioni Unite uccisi e 249 giornalisti.
Bisogna aggiungervi 6758 volontari e civili arabi morti in Iraq.
Gli iracheni hanno avuto 461373 morti entro l’8 marzo 2010: 42189 i soldati e i miliziani uccisi dal 1 maggio 2003 all’8 marzo 2010. I guerriglieri morti in combattimento o per le ferite riportate sono 36661. I civili uccisi dal 1 maggio 2003 all’8 marzo 2010 sono 178375 e altri 204148 a causa delle condizioni generali imposte dalla guerra.
In Afghanistan/ Pakistan/ Kashmir, dal 1° ottobre 2001 all’8 marzo 2010, le truppe della coalizione hanno avuto 1562 (872 ufficialmente) soldati statunitensi caduti (190 suicidi) e 17312 feriti, la coalizione ha subito 844 morti e 10983 feriti.
Dal 1° ottobre 2001 all’8 marzo 2010 sono morti 129190 tra civili, ribelli e militari, afgani e pakistani (6332 soldati pakistani uccisi e 41685 feriti, e 1132 soldati indiani uccisi).
Inoltre negli altri teatri della ‘Guerra Globale al Terrorismo’ le cifre, all’8 marzo 2010 erano le seguenti:
- Yemen, Africa e Filippine: 30111 morti
- a causa di attentati: 7202 morti
- Libano/Israele/ Palestina (dal luglio 2006 all’8 marzo 2010): 6881 morti
- Somalia (dal novembre 2006 all’8 marzo 2010): 36548 morti
- Darfur-Africa Centrale (dal gennaio all’8 marzo 2010): 1386 morti
- persone scomparse, arrestate o rapite nel quadro della ‘Guerra Globale al Terrorismo’ 26286
- Nel Fronte della ‘guerra antidroga’: 142418
- Thailandia (dal 2006): 3990 morti
- nel resto del mondo: 3256 morti
Dall’ottobre 2001 all’8 marzo 2010 gli statunitensi, i loro alleati e i contractors hanno subito 21559 caduti e 180520 feriti su tutti i fronti della ‘Guerra Totale al Terrore’.
Fonti:
http://www.aurora03 .da.ru/
http://www.sitoauro ra.narod. ru/
http://sitoaurora. altervista. org/
http://xoomer. virgilio. it/aurorafile/
http://eurasia. splinder. com