Barack Obama super eroe

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IMPERDIBILE!!!!!


Joseph Halevi: un piano che riconosce i limiti di riformabilità degli Usa

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di Joseph Halevi
fonte: Il Manifesto
 
 
Dal discorso del presidente eletto Barack Obama all’università George Mason, in Virginia, appare esplicitamente come egli sia molto più consapevole — rispetto agli altri politici — della dimensione della crisi economica e della sua natura epocale. Implicitamente emerge anche come Obama abbia sentore dell’enorme difficoltà di riformare gli Stati Uniti.
 
Si possono accettare senza esitazione tutte le proposte da lui elencate. Esse non sono tuttavia sufficienti, ma non soltanto per le ragioni puramente quantitative articolate da Paul Krugman sul New York Times dell’8 gennaio. Date le stime del Congressional Budget Office — che prevede, nel prosssimo biennio, una caduta del Pil per 2,8 miliardi di dollari — Krugman osserva che i 775 miliardi di stimolo fiscale menzionati da Obama produrranno, keynesianamente, un effetto «moltiplicatore» pari a poco meno di 1200 miliardi. Una somma molto lontana, nei suoi effetti occupazionali, rispetto alla perdita stimata. Viene anche fatto osservare che solo il 60% del programma di Obama è costituito da spese pubbliche aggiuntive; il restante 40% proviene dalla riduzione delle tasse. Gli effetti espansivi di quest’ultima misura sono molto dubbi, soprattutto se gli sgravi fiscali saranno indirizzati alle imprese: i nuovi investimenti dipendono infatti più dalla domanda, che da sconti sulle tasse.
 
Tutte cose giuste, insomma, sia dal lato di Obama che da quello — critico — di Krugman. A mio avviso entrambe sono alquanto irrilevanti, se non collocate in un quadro di riforma cruciale del capitalismo Usa. Di questo Obama sembre essere consapevole, focalizzando la sua critica sulle banche, oggi viste come il male fondamentale. Così facendo, però, egli isola il «male» dalla sua dimensione sistemica, malgrado dica che la crisi non è il «normale» risultato del ciclo economico. Il comportamente del settore finanziario non è nato dal nulla. E’ stato prodotto da meccanismi economici e istituzionali volti a tenere in piedi la dinamica economica malgrado la stagnazione latente. Negli ultimi trent’anni tale stagnazione si è manifestata attraverso il calo dei salari reali e nell’incapacità del complesso militare-industriale di colmare il vuoto di domanda effettiva. Un vuoto che è stato riempito dall’indebitamento, a sua volta reso possibile dalle politiche di «denaro facile» adottate dalla Federal Reserve e del credito da parte delle banche private.
 
Cambiare un’economia che fino a ieri si è fondata sul sistema militare-industriale da un lato e finanziario indebitorio dell’altro — con tutti gli squilibri nei conti mondiali che ne sono scaturiti — è un lavoro di Sisifo, che implica una riforma radicale del ruolo dello stato federale, dei singoli stati dell’Unione, e del sistema legislativo. Staremo a vedere. Tuttavia vale la pena ricordare il naufragio della pur moderata proposta riformatrice del sistema sanitario avanzato da Hilary Clinton. Cozzò contro ideologie e interessi costituiti di ospedali privati, corporazioni mediche, società di assicurazione, società produttrici di macchinari medici, ecc. Tutti soggetti che beneficiano dell’alto costo delle cure mediche negli Usa.
 
E questa era solo una riforma parziale, incentrata sul ruolo della «famiglia».
Visti da lontano, gli Usa — per non essere un fattore di crisi sull’economia mondiale — abbisognano di una serie di riforme come l’indebolimento del complesso militare-industriale (assai improbabile), la riforma del sistema bancario, di quello sanitario e dell’istruzione pubblica.
La deposizione al Congresso effettuata nel 2007 da Elizabeth Warren, docente presso la facoltà di legge dell’Università di Harvard, mostra lucidamente la connessione tra la spesa sanitaria e per l’istruzione e la crisi finanziaria delle famiglie, sempre più obbligate a ricorrere all’indebitamento per farvi fronte. Questo è però un problema istituzionale che pesa direttamente sui rapporti sociali, di classe, e non è risolvibile attraverso un normale «moltiplicatore» keynesiano. La Warren ha infatti provato come tutte le spese concernenti i beni correnti siano fortemente calate negli ultimi tre decenni.
 
Tutto il peso delle spese aggiuntive ricade su servizi sanitari, istruzione e assicurazioni. Il meccanismo è infernale e internazionale.
Le spese per beni correnti sono calate in proporzione al reddito per unità familiare grazie ai prezzi più bassi — frutto della deindustrializzazione e delle importazioni (prevalentemente dal’Asia e dall’America Latina). Questo stesso processo sta alla base della caduta dei salari e quindi del ricorso all’indebitamento. Esso è anche causa degli squilibri mondiali. Good luck Obama.

11 Settembre e lotta al terrorismo, non tutte le vittime sono invitate

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All’ONU, alla vigilia di  quella che sta diventando sempre più  la giornata internazionale contro il terrorismo, oggi hanno  parlato le vittime.
Quelle sopravvissute agli attacchi delle Twin Towers, come quelle scampate  agli  attentati kamikaze a Gerusalemme, i familiari dei morti della strage  di Beslan, come quelli rimasti uccisi negli attentati di Bali, quelli di Londra, come quelli di Madrid. C’erano anche i familiari degli attentati delle Brigate Rosse e ovviamente non poteva mancare Ingrid Betancourt, relatrice principale della giornata.
L’evento, il primo Forum Internazionale  di Supporto alle Vittime del Terrorismo è stato organizzato a New York dal segretario generale dell’ONU,  Ban Ki Moon .
E’ interessante però  ricordare qui quale fu il manifesto di guerra pronunciato da   George Bush davanti al Congresso degli Stati Uniti il 20 settembre del 2001, 9 giorni dopo l’attacco alle Torri Gemelle:“La nostra guerra contro il terrore comincia con Al Qaeda ma non termina lì. Non terminerà fino a quando  ogni gruppo terrorista a livello mondiale non  sia stato trovato, fermato e sopraffatto”.
L’11 settembre ha ufficializzato  un prima e un dopo. Il terrorismo prima e il terrorismo dopo. La lotta contro il terrorismo  prima e la lotta contro il terrorismo dopo. Da quel momento sono cambiati metodi e strategie.  In questo senso l’11 settembre  è stata una data epocale. Ha segnato un mutamento in quella che è la percezione collettiva della paura e nell’ identificazione  dei nemici. Lo Stato che ha scatenato più guerre e conflitti nel mondo, che ha finanziato e sostenuto alcuni dei regimi dittatoriali più sanguinari e violenti, che legittima la tortura e la pena di morte, che viola impunemente i diritti umani, che fa e disfa assetti geopolitici mondiali a suo esclusivo uso e interesse,  si è assunto  l’onere di stabilire ufficialmente dall’11 settembre in poi chi è terrorista e chi non lo è. A questo è servito l’11 settembre   e non solo a creare nuovi impianti petroliferi in Iraq come molti credono. La grande opportunità è stata questa. Da allora tutto è permesso nel nome della sicurezza mondiale.
“Terrorismo” è un concetto vago e difficile da applicare alle diverse situazioni e persone.  Implica valutazioni sociali ed economiche complesse, analisi storiche e politiche. Niente di tutto questo interessa più dopo l’11 settembre. I criteri di giudizio si sono semplificati, la prospettiva notevolmente ridotta. Nemmeno il ricordare clamorosi errori di valutazione del passato basta  più. Si ha come la sensazione che  i giudizi futuri saranno senza possibilità di appello.  Anche Nelson Mandela era considerato un “terrorista” e Gandhi prima di lui.
Lo stesso Osama Bin Laden era considerato un eroico combattente  da Ronald  Reagan , nel 1985. Adesso è il diavolo in persona. Il primo terrorista della storia   probabilmente  fu Gesù, e fu necessario allora  torturarlo e metterlo su una croce per farlo stare zitto.
I Mapuche sono terroristi e lo Stato che li perseguita e li ammazza no.  I paramilitari colombiani nessuno li ha mai chiamati  terroristi  anche se girano armati di motoseghe e squartano bambini.
Ci sono vittime di serie A e vittime di serie B. Non sono vittime del terrorismo oggi  i 90 morti di Azizabad in Afghanistan  quasi tutti donne e bambini, uccisi da un raid statunitense qualche settimana fa, non sono vittime del terrorismo i palestinesi o, andando indietro con la memoria i morti di Hiroshima e Nagasaki, o i 350 mila uomini e donne assassinati dalle dittature latinoamericane finanziate e appoggiate dagli Stati Uniti, non sono vittime del terrorismo i corpi che si continuano a trovare in Colombia fatti a pezzi e gettati nelle fosse comuni. Solo per citare alcuni dei grandi esclusi dalla festa globale contro  il terrorismo patrocinata dallo Stato terrorista per eccellenza.

Il loro cortile: chi l’ha detto che se ne erano dimenticati?

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La USS BOXER, non è un po' troppo per una missione umanitaria?

La portaerei USS BOXER

Ha scelto un sinistro personaggio già tristemente noto in America centrale,  l’amministrazione Bush,  per promuovere l’allargamento  in alcuni stati di quella regione   del Plan Mérida, il programma messo a punto dagli Stati Uniti per combattere il traffico di stupefacenti e la criminalità organizzata ad esso legata che transita attraverso la frontiera con il Messico, ma che coinvolge anche altri paesi di quella sottile striscia di terra che unisce l’America del Nord all’America del Sud. John Negroponte, sotto segretario di Stato americano ha appena concluso infatti un viaggio che alla fine di maggio lo ha visto nel Salvador, Guatemala e Honduras, con il fine di mettere in pratica ciò che aveva preannunciato in una sua recente visita in Messico: “dividere gli sforzi e ampliare la nostra strategia di combattimento al crimine organizzato anche ai paesi amici del Centroamerica”.
Il suo passaggio però in America centrale è stato segnato da una forte protesta popolare.
In Honduras,  dove tra il 1981 e il 1985 fu ambasciatore nella seconda sede diplomatica  più grande dell’America latina (e  una  delle basi CIA più attive del mondo in quegli anni), è stato accolto al grido di “asesino . Negroponte  infatti, che in Honduras era  chiamato “il proconsole”, in realtà coordinava e gestiva le attività  in Nicaragua dei Contras, terroristi addestrati e finanziati (con i proventi del traffico illegale di armi all’Iran) dagli Stati Uniti per rovesciare il governo sandinista allora democraticamente eletto, nell’ambito del piano più ampio che mirava a contrastare l’avanzata  del comunismo nella regione. Negroponte è  accusato anche da varie associazioni di difesa dei diritti umani e di familiari delle persone scomparse,  di aver coperto gli abusi e le torture commessi contro i civili ad opera dell’ esercito.  Ed è proprio questo che la popolazione hondureña non può dimenticare.   E’ del 2001 la scoperta  di 185 cadaveri ritrovati  nei pressi dell’aeroporto dove aveva sede la base aerea di El Aguacate, voluta proprio dal  “proconsole”  come centrale operativa per i Contras e per gli effettivi statunitensi e che funzionò anche da centro di reclutamento clandestino e di tortura. A Tegucigalpa, Negroponte si è incontrato con il presidente Manuel Zelaya con il quale ha firmato tre accordi di cooperazione per la lotta al narcotraffico  e per  programmi di addestramento delle forze di polizia, gli stessi che ha proposto al Guatemala e al Salvador.
Il Plan Mérida, messo a punto nell’ottobre del 2007, vendendosi come un piano di aiuti ai paesi del Centroamerica allo scopo di combattere il narcotraffico, in realtà sembra sempre di più uno strumento di controllo militare su tali  regioni e quindi sul resto dell’America latina.
Il 22 maggio scorso il Senato degli Stati Uniti ha approvato la prima tranche di  finanziamenti (in  4 anni) di 450 milioni di dollari, di cui 350 destinati al Messico e 100 all’America centrale,  predestinati a quella che viene anche chiamata Iniziativa Mérida, per distinguerla dal Plan México o dal Plan Colombia.
E’ noto infatti il fallimento proprio dell’analogo programma per la lotta al narcotraffico messo a punto in Colombia, concordato nel 1999 tra i presidenti Clinton   e Pastrana  che mentre ha incrementato  con l’invio di uomini, tecnologie e dollari  la militarizzazione della  regione,  non ha ottenuto quelle  che almeno su carta erano le sue buone intenzioni e cioè la lotta al narcotraffico e alla criminalità organizzata ad esso correlata.
Viene pertanto il sospetto che dietro la Iniziativa Mérida, così come accade  per il Plan Colombia,   si nascondano ben altre intenzioni e cioè  militarizzare ancora di più quello che potrebbe essere un ottimo avamposto statunitense per il controllo in America latina.
Spesso si ripete, infatti, ormai erroneamente,   che gli Stati Uniti impantanati come mai nella guerra in Iraq si siano dimenticati del loro patio trasero. In realtà è vero soltanto in parte. Molti segnali fanno pensare ultimamente che la diplomazia statunitense e non solo quella ufficiale, si stia muovendo e anche piuttosto convulsamente per riconquistare il dominio sulla regione, soprattutto perchè ormai sono molti gli Stati in America latina che hanno scelto governi di sinistra o di centro sinistra, ultimo fra i quali il Paraguay dove le recenti  elezioni sono state vinte dall’ex vescovo Fernando Lugo.
La posizione degli Stati Uniti nelle  recenti  crisi tra  il Venezuela e la Colombia e tra questa e l’Ecuador,  gli ultimi  viaggi del segretario di Stato americano Condoleezza Rice a Bogotà, la crescente militarizzazione del Centro America, e quella già in atto del Messico, ormai noto alleato strategico degli Stati Uniti, sono queste tutte circostanze che lasciano intravedere  un rinnovato interesse da parte del governo statunitense per l’America latina. La situazione di stallo che si è creata nella guerra in Iraq e il momento di transizione che la politica degli Stati Uniti  sta attraversando in vista delle prossime presidenziali, potrebbero altresì dettare nuovi impegni per una futura agenda geopolitica.
Desta preoccupazione al riguardo e conferma questa tesi,  l’annuncio che la IV Flotta degli Stati Uniti sarà riattivata dal primo luglio prossimo, avrà come base Mayport in Florida e come campo d’azione le acque del Mar dei Caraibi e quelle delle “rotte marittime nel sud dell’Emisfero Occidentale”.
Nata nel 1493 per combattere i sommergibili tedeschi  e per garantire agli alleati la sicurezza nelle acque durante  la seconda guerra mondiale, la IV Flotta  fu definitivamente soppressa nel 1950.
E’ inquietante che la sua riattivazione viene annunciata proprio quest’anno, in aprile, appena un mese dopo l’incursione colombiana in territorio ecuadoriano del 1 marzo, effettuata con la partecipazione di mezzi statunitensi,  in cui ha perso la  vita il n. 2 delle FARC Raúl Reyes e che ha provocato  una crisi diplomatica tra Colombia ed Ecuador (appoggiato dal Venezuela) non ancora rientrata del tutto.
Anche per questo ha destato preoccupazione e allarme in alcuni ambienti, l’arrivo, precedente alla visita di Negroponte,  sia in Guatemala che in Salvador, della portaerei statunitense USS BOXER, con a bordo un equipaggio di 1200 uomini,  con lo scopo ufficiale di promuovere “campagne per la salute e per opere di ingegneria in centri scolastici al Sud di San Salvador” come ha dichiarato il portavoce dell’ambasciata nordamericana a San Salvador, Douglas Tobar.
La portaerei una volta lasciate le acque dell’America centrale, si è diretta il 31 maggio verso Lima, dove dovrebbe proseguire la sua “missione umanitaria”.
Che si tratti invece di prove tecniche di navigazione per la IV Flotta?
P.S. In questi giorni ne ho lette di cose sulla riattivazione della IV Flotta ma devo dire che l’unico, in maniera originale e del tutto personalissima,  che ha avuto il coraggio di tirare in ballo il terrorismo islamico, associandolo liberamente alla firma di comunissimi accordi commerciali tra Bolivia e Iran e tra Iran e Venezuela  è stato Paolo Manzo di Panorama.
Sarebbe pertanto lecito aspettarci le portaerei americane a pattugliare i nostri mari, dal momento che anche l’Italia è uno dei principali partner economici dell’Iran.
 
 


Desaparecidos de la guerra contra el terror

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Jim Lobe
IPS
EEUU afronta una demanda judicial por el paradero de 39 detenidos-desaparec idos

El gobierno de Estados Unidos afronta ante la justicia una demanda para que revele el paradero de al menos 39 detenidos-desaparec idos en el marco de su “guerra contra el terrorismo”.

Las tres organizaciones de derechos humanos a cargo de la querella estiman que la Agencia Central de Inteligencia (CIA) mantiene desde hace cinco años a los desaparecidos en cárceles secretas.

El capítulo estadounidense de Amnistía Internacional, el Centro de Derechos Constitucionales y la Clínica Internacional de Derechos Humanos de la Facultad de Derecho, de la Universidad de Nueva York, entablaron la demanda en el marco de la ley de Libertad de Información.

Las tres organizaciones con sede en Nueva York sostienen que el gobierno retiene documentos que pueden contribuir a conocer el destino de 39 detenidos– desaparecidos y proporcionar datos sobre su paradero.

“Queremos saber dónde están esas 39 personas ahora y qué les pasó desde el momento de su desaparición” , señaló Joanne Mariner, a cargo de investigaciones sobre terrorismo y antiterrorismo de la organización Human Rights Watch (HRW).

A pesar de no ser demandante, HRW contribuyó con un informe sobre el que se basa el proceso, publicado el jueves, el mismo día en que se presentó la querella.

“Ya es un grave abuso mantenerlas en prisiones secretas de la CIA. Y ahora tememos que las puedan haber transferido a países donde pueden seguir en cárceles secretas y más abusos”, añadió.

El informe de 21 páginas, para que el que realizaron aportes también las organizaciones Cageprisioners y Reprieve, ambas con sede en Londres, menciona la identidad y otros datos de 39 personas desaparecidas tras su detención.

En su mayoría fueron apresados en Pakistán entre 2001 y 2005.

El documento “Off the Record” (“fuera de registro”, en inglés) también registra la detención de esposas o hijos, e incluso el caso de un bebé de seis meses, de las personas que fueron apresadas.

Las seis organizaciones indicaron que se trata del listado más completo de personas detenidas-desaparec idas que se haya compilado desde que Estados Unidos declaró su guerra contra el terror en 2001.

“Nosotros no cuestionamos el deber del gobierno de proteger a las personas de atentados terroristas” , declaró desde Londres el director de investigaciones de Amnistía, Claudio Cordone.

“Pero sí se cuestiona el secuestro de hombres, mujeres y hasta niños y el hecho de mantenerlos en prisiones secretas privándolos de los derechos más básicos de cualquier detenido. El gobierno de Estados Unidos debe terminar de una vez por todas con esa práctica ilegal y moralmente repugnante”, enfatizó.

Por su parte, la CIA se negó a confirmar o desmentir la veracidad de la información de la investigación de las organizaciones de derechos humanos.

“Cuando se trata de la CIA y de la lucha antiterrorista, no faltan acusaciones de inexactitudes” , alegó el portavoz de la agencia, Paul Gimigliano.

“La verdad lisa y llana es que actuamos de acuerdo con la legislación estadounidense y que nuestras iniciativas antiterroristas, sometidas a un cuidadoso análisis y supervisión, han sido muy eficaces para desbaratar conspiraciones y salvar vidas”, añadió.

La publicación del informe coincide con una renovada polémica por varios aspectos de las prácticas de detención del gobierno de George W. Bush.

Este viernes comenzó en la septentrional ciudad italiana de Milán el tan esperado proceso en ausencia de 25 agentes de la CIA y del ex jefe de Inteligencia de Italia por el supuesto secuestro de un imán en las calles de esa ciudad en febrero de 2003.

El hecho se habría enmarcado en el programa de Washington de “entregas extraordinarias” , que consiste en la detención de un sospechoso en un país y su entrega a las autoridades de otro donde la tortura y los tratos inhumanos son habituales.

El imán Hassan Mustafa Osama Nasr fue trasladado a Egipto donde, según sus relatos, fue torturado durante un interrogatorio antes de ser liberado bajo arresto domiciliario.

En el ámbito local, la CIA también es cuestionada.

El mes pasado, la gubernamental Junta de Ciencia de la Interrogación publicó un duro informe que cuestiona las técnicas violentas utilizadas por la agencia porque no son efectivas y son contraproducentes.

Las organizaciones de derechos humanos las calificaron de tortura y el ex asesor de la secretaria de Estado (canciller) Condoleezza Rice, Philip Zelikow, las había considerado “inmorales”.

Mientras, el Comité de Inteligencia del Senado publicó la semana pasada un informe que cuestiona el valor del programa de interrogatorios y detenciones secretas de la CIA.

Además, sugiere que la información de inteligencia obtenida por estos medios no compensan la publicidad negativa ni evitan la recaudación de datos falsa.

Por último, la Unión Estadounidense de Libertades Civiles demandó la semana pasada a una subsidiaria de la aerolínea Boeing, involucrada en el programa de entregas extraordinarias de la CIA, en representació n de un egipcio, un etiope y un italiano trasladados a cárceles secretas donde habrían sido torturados.

Al igual que la tortura, las desapariciones forzosas violan varios tratados de derechos humanos ratificados por Estados Unidos.

Esa práctica se inició con el conocido decreto “Nacht und Nebel” (“noche y niebla”), del régimen nazi alemán durante la Segunda Guerra Mundial (1939–1945), y fue muy utilizado por las dictaduras militares de América Latina en los años 70 para eliminar opositores.

El propio Bush reconoció por primera vez en septiembre de 2006 que la CIA tenía prisiones secretas en varias partes del mundo.

Bush anunció entonces la transferencia de 14 presos destacados, incluido el supuesto estratega de los atentados del 11 de septiembre de 2001 contra Nueva York y Washington, Khalid Sheikh Mohammed, de una cárcel de la CIA al centro de detención en la base naval estadounidense de Guantánamo, Cuba.

Cientos de supuestos terroristas habrían sido detenidos y trasladados en el marco del programa de entregas extraordinarias, aunque la mayoría de ellos enviados luego a Guantánamo, liberados o habrían corrido otra suerte, según las explicaciones oficiales.

El informe reagrupa en tres categorías a las 39 aún desaparecido. Tres de ellos pertenecen al grupo de los que Estados Unidos en algún momento reconoció, a nivel oficial, haber detenido, de otros 18 hay pruebas sólidas, incluidos testimonios de testigos, de que permanecieron en prisiones secretas.

Del resto existe alguna prueba de que están en algún centro de detención secreto.

La mayoría de esas personas habrían sido originalmente detenidas en Pakistán. Figuran ciudadanos de Egipto, Kenia, Libia, Marruecos y España. También se habrían realizado secuestros en Irán, Iraq, Somalia y Sudán.

Respecto de los casos en que familiares de presuntos terroristas habrían sido detenidos, el informe señala que algunos fueron liberados y otros no aparecen.

Los hijos de siete y nueve años de Khalid Sheikh Mohammed habrían sido apresados por las fuerzas de seguridad pakistan&
iacute;es en septiembre de 2002. Y una vez que él fue secuestrado, según el informe, los niños fueron utilizados por la CIA para “obligar al padre a cooperar con Estados Unidos”.


Mafiocrazia. Poteri occulti negli Stati Uniti

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DI JUAN GELMAN
Altercom

Non crediate che siano pochi gli eletti dotati di poteri occulti. Non negli Stati Uniti per lo meno. Nell’anno 2006 erano 67.000 i partecipanti a 900 comitati, sottocomitati, commissioni, assemblee e/o convegni che forniscono consulenza al Dipartimento dell’Agricoltura, al Pentagono, al Dipartimento dell’Energia e ad altri ministeri e organismi federali su argomenti più diversi, dalle violazioni dei diritti umani all’interno delle forze armate, fino al trasporto, la produzione e l’immagazzinamento del petrolio e del gas naturale. I loro nomi difficilmente appaiono sui media e costituiscono un potere invisibile. Manipolano la politica dello Stato e non poche volte lo fanno a favore di interessi diversi fra loro. I lobbisti del Congresso o del Potere Esecutivo sono noti. Loro forse no.

L’esistenza di questi organismi è perfettamente legale: la legge federale sul comitato consultivo (FACA, Federal Advisory Committee Act) fu approvata nel 1972. Solo che si applica in modo particolare: sembrerebbe che l’elezione di coloro che lo compongono abbia a che vedere più con le alleanze politiche ed economiche che con l’esperienza nelle materie che devono esaminare. Così la pensa il rappresentante democratico Brian Birdi “Accade” –ha detto– “che si travisi deliberatamente la selezione dei partecipanti al dibattito, si scelga quelli di una certa ideologia e si eliminino gli altri. Viene intenzionalmente contaminata l’informazione che riceviamo. Ovviamente non si tratta solo di ideologie.

L’ispettore generale del Dipartimento di Educazione ha identificato, in un convegno cui partecipavano 25 membri, 6 che avevano “legami professionali importanti relativamente a un metodo pedagogico che prevede l’impiego di un determinato programma di lettura” il che fa prevedere l’invio in via preferenziale di fondi agli stati dove si applica tale metodo (The Center for Public Integrity, 29–03-07). Gli avvocati di Earthjustice — organismo non governativo che difende l’applicazione delle leggi ambientaliste — hanno dato il via ad un processo contro i Rappresentanti degli Interessi Commerciali statunitensi (USTR United States Trade Representative), ente che difende strenuamente le magnificenze del libero commercio: hanno presentato prove relative al fatto che 6 dei suoi comitati di consulenza erano dominati da interessi imprenditoriali. Questi comitati dovevano valutare i danni che i nuovi prodotti chimici e farmaceutici potevano arrecare alla popolazione. Perché si sa, la cosa principale è la salute. Delle imprese.

Il Dr. Hemnry Anderson e lo specialista Richard Espinosa furono rimossi nel 2005 dai loro incarichi nell’organo di consulenza che, tra le altre cose, amministrava i programmi di indennizzo ai lavoratori dell’industria nucleare. Ci sono indizi che il Dipartimento del Lavoro abbia considerato che erano troppo a favore dei danneggiati dalle radiazioni nucleari. Nell’ottobre 2005, poco dopo avergli comunicato la decisione, Shelby Hallmark — direttore dell’ufficio dei programmi di indennizzo ai dipendenti di quel dipartimento — promosse un memorandum nel quale si segnalava che l’organo al quale appartenevano i due specialisti ricorreva a criteri “confusi” per far sì che un certo numero di lavoratori ottenesse un indennizzo e altri benefici medici. Hallmark spiegò che il mandato dei due specialisti era scaduto e che sostituirli “avrebbe migliorato in modo considerevole l’equilibrio dell’assemblea” (www.judiciary.house.gov, 15–11-06). E così fu. Il Dipartimento del lavoro ha respinto fino al febbraio 2007 circa 56.000 reclami dei 90.000 che hanno presentato le vittime di cancro e di altre malattie provocate dall’esposizione al plutonio e all’uranio.

Cioè ha tolto le speranze a più del 62 per cento dei colpiti dai danni collaterali dell’industria nucleare.

I convegni e i comitati dei consulenti solitamente si riuniscono a porte chiuse e sigillano gli atti delle riunioni. A volte si camuffano da gruppi di lavoro non previsti dalla legge e che non la rispettano. Il tribunale d’appello della giurisdizione di Washington ha considerato che non erano oggetto alla regolamentazione del FACA e la Suprema Corte di Giustizia ha deciso che nemmeno lo era il gruppo che il vicepresidente Dick Cheney aveva convocato per decidere le politiche energetiche del governo prima dell’invasione dell’Iraq. l dettaglio è che la maggior parte di questi “consulenti” aveva interessi dichiarati nelle industrie del settore, ma Dick non era un meticoloso. In verità nemmeno l’unico: nove dei trenta membri del Consiglio della Politica di Difesa del Pentagono sono legati a imprese che hanno vinto contratti per 76.000 milioni di dollari solo nel periodo 2001/2002 senza particolari clamori.

In passato i poteri occulti permettevano la levitazione, la telecinesi, la vera magia ed altre meraviglie. Oggi, negli Stati Uniti questi poteri si riducono a uno solo: fare soldi. Molti.

Altercom. Agenzia stampa dell’Ecuador, Comunicazione per la Libertà

Juan Gelman, (n. 1930) poeta e scrittore argentino. Dal 1976 risiede in Messico, dove fu costretto all’ esilio a causa della dittatura militare fascista che gli ha strappato suo figlio e la nuora in gravidanza. Tra la sua vasta opera spiccano i libri:

Los poemas de Sidney West (1969)
Fábulas (1971)
Hechos y relaciones (1980)
Citas y comentarios (1982)
La junta luz (1985)
Composiciones (1986)
Interrupciones I e II (1988)
Salarios del impío (1933)

Fonte: http://www.altercom.org/
Link: http://www.altercom.org/article148077.html
13.05.2007

Tradotto per www.comedonchisciotte.org da ANNALISA MELANDRI


Ahmadinejad senza visto d’ingresso per gli Stati Uniti

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Ahmadinejad

A causa del ritardo nella concessione del visto d’ingresso negli Stati Uniti, al Presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad è stato impossibile presenziare alla riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul programma nucleare di Teheran.
Ahmadinejad ha dichiarato in un’intervista al canale 2 della televisione francese che il programma nucleare iranianao è legale e che rispetta le norme del Trattato di Non Proliferazione delle Armi Atomiche.

George W. Bush: “Adesso si cambia rotta”.

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http://maurobiani.splinder.com/


SANTA RICE

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Javad Alizadeh/Iran

UN TRIONFO SUL DOMINIO DEL TERRORE
Con queste parole Condoleezza Rize, segretario di Stato americano, ha “salutato” la notizia della condanna a morte di Saddam Hussein per il massacro di Dujail.
“La sentenza è un modo pieno di speranza per ricordare a tutti gli iracheni che lo stato di diritto potrà trionfare sullo stato del terrore e che il perseguimento pacifico della giustizia è preferibile al perseguimento della vendetta”.
C’è qualcosa che non torna o sbaglio?
Come può essere una condanna a morte, pur se di un criminale (ma da che pulpito viene la predica verrebbe da dire!) un “modo pieno di speranza….”
Come può una condanna a  morte rappresentare un “perseguimento pacifico della giustizia”?
Benedetto XVI dall’alto della sua cristianità potrebbe pure dire qualcosa…

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