Jacinto de Los Santos recorre el país a pie, vocero de la ruptura del contrato social entre pueblo y estado dominicano.
Jacinto de los Santos recorre el país a pie, vocero de la ruptura del contrato social entre pueblo y Estado.
Por Annalisa Melandri* 23 de septiembre de 2011En el día de ayer, jueves 22 de septiembre, se ha visto necesaria la suspensión del peregrinaje que algunos compañeros de la Filial de Bávaro-Verón de la Comisión Nacional de los Derechos Humanos (CNDH), acompañados y respaldados por representantes de diferentes asociaciones de la provincia La Altagracia, habían empezado el lunes desde Bávaro con el propósito de entregar un documento de protesta y reclamos al Presidente de la República, Leonel Fernández. (altro…)
Carolus Wimmer (PCV): “L’impegno oggi é con la classe operaia”
Intervista a Carolus Wimmer, segretario delle relazioni internazionali del Partito Comunista del Venezuela
Carolus Wimmer (PCV): el compromiso hoy está con la clase obrera
En los días 4, 5, 6 y 7 de agosto de este año se ha reunido el XIV Congreso del Partido Comunista de Venezuela que ha confirmado su apoyo firme al gobierno de Hugo Chávez y a la candidatura del presidente a las elecciones del 2012, considerándola como una “necesidad política […] para dar continuidad a su accionar político en función de profundizar el carácter democrático, participativo y progresista que se desarrolla en la sociedad venezolana a partir de la victoria popular en las elecciones presidenciales de 1998″. Además, el Comité Central ha elegido el nuevo Buró Político, confirmando como Presidente y Secretario General del Partido, respectivamente los camaradas Jerónimo Carrera y Oscar Figuera.
Por si mismo, el presidente Chávez, saludando por vía telefónica a los integrantes del Partido presentes al Congreso, ha expresado a sus dirigentes que la “alianza es mucho más que coyuntural” y los ha exhortado a la formación del Gran Polo Patriótico, que reunirá todas las fuerzas revolucionaria del país para dar seguimiento y fortalecimiento a la Revolución Bolivariana.
En esta entrevista inédita y exclusiva (altro…)
Quando si torna a trebbiare fascisti?
La sparizione forzata di persone – crimine contro l’umanità
Il 30 agosto è la Giornata Internazionale del Detenuto Scomparso. Ripropongo questa nota scritta il 5 novembre 2009 (A.M.)
La sparizione forzata di persone – crimine contro l’umanità Soltanto nel dicembre del 2006 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate. E’ stata ottenuta dopo 25 anni di battaglie portate avanti da associazioni internazionali per la difesa dei Diritti Umani, da famigliari di desaparecidos, da uomini e donne in tutto il mondo.
La Convenzione sancisce formalmente “due nuovi diritti umani: il diritto di ciascuno a non essere fatto sparire e il diritto alla verità per le vittime della sparizione forzata” (Gabriella Citroni). In questa Convenzione, che necessita la ratifica di altri sette paesi perchè entri in vigore (l’Italia non l’ha ancora fatto), la sparizione forzata di persone viene definita come: “l’arresto, la detenzione, il sequestro o qualsiasi altra forma di privazione della libertà che sia opera di agenti dello Stato o di persone o di gruppi di persone che agiscono con l’autorizzazione, l’appoggio o la acquiescenza dello Stato, seguita dal rifiuto di riconoscere tale privazione della libertà o dall’occultamento della sorte o la dimora della persona scomparsa, sottraendola così alla protezione della legge”.
Definito dalle Nazioni Unite come oltraggio alla “dignità umana” e fin dal 1983 “crimine contro l’umanità” dall’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), è una pratica criminale che generalmente identifichiamo con le dittature latinoamericane, ma che ha origini marcatamente europee. Ricordiamo le migliaia di persone scomparse del regime franchista e i crimini commessi dalla Germania nazista.
In America latina il metodo è stato utilizzato come strumento politico e repressivo all’interno della cosiddetta “guerra contrainsurgente” volta all’eliminazione fisica degli oppositori militanti e delle persone critiche dei regimi dittatoriali. Ai militari latinoamericani complici di quelle dittature la pratica della sparizione forzata sembrò dunque il crimine perfetto: senza (apparente)spargimento di sangue, senza carnefici, soprattutto senza responsabili perchè di fatto non esisteva nemmeno la vittima. In carceri clandestine, in luoghi di detenzione legali e illegali, in case private, i desaparecidos perdevano la loro identità di essere umano, di cittadino, di persona, per essere soltanto un corpo in balia delle efferatezze più criminali. La morte sotto tortura o per l’eliminazione successiva spesso concludeva il periodo di sparizione forzata.
La pratica della sparizione forzata ha effetti distruttivi sia sulla vittima che subisce tale crimine che sui suoi familiari e in larga misura anche sul corpo sociale alla quale le vittime appartengono. “La continuazione del terrore prolungato rispetto a una minaccia vaga ma effettiva produce una serie di meccanismi di difesa che a sua volta rompono il tessuto sociale nella misura in cui colpiscono i legami interpersonali” (Stella M. Figueroa). >La sparizione forzata in Messico Nonostante si associ il fenomeno dei desaparecidos soprattutto a paesi come il Cile, l’Argentina, il Guatemala il fenomeno ha riguardato in maniera senza dubbio più silenziosa e subdola, ma non meno importante anche il Messico.
Il periodo conosciuto come della “guerra sporca” (tra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ’70), fu caratterizzato da una dura politica repressiva del governo messicano allo scopo di rompere l’unità del tessuto sociale e smobilitare la resistenza armata che si stava diffondendo rapidamente nelle campagne del paese. Soprattutto negli stati di Guerrero, Chiapas e Oaxaca, si contarono più di 1300 casi di sparizioni forzate. La metà soltanto nello stato di Guerrero dove era attiva la guerriglia di Lucio Cabañas e Genaro Vázquez. Si è risaliti a questa cifra grazie agli studi e alle ricerche compiute dall’Associazione dei Familiari dei Detenuti, Scomparsi, e Vittime delle Violazioni dei Diritti Umani in Messico (AFADEM) che fa parte della Federazione latinoamericana di Associazioni dei Familiari dei Detenuti Scomparsi (FEDEFAM).
Tuttavia è una pratica che continua ad applicarsi anche in tempi recenti :soltanto dal dicembre 2006, data di inizio del governo di Felipe Calderón al giugno 2008 i casi accertati sono stati 23. Si tratta di difensori dei diritti umani, indigeni e attivisti sociali e politici. In diciotto mesi, 23 persone sono state fatte sparire perchè ritenute scomode per il potere, sicuramente torturate, quasi sicuramente uccise. Più di una persona al mese.
I numeri tuttavia sono sicuramente maggiori. AFADEM rileva che, considerando anche le persone scomparse per le quali non si ipotizza direttamente il motivo politico e le persone scomparse in relazione al narcotraffico, raggiungiamo la cifra di 300 persone in 18 mesi di governo. Di queste persone non si sa più nulla, eppure il Messico è considerato a tutti gli effetti una democrazia. Difatti, molti casi di sparizioni forzate vengono fatti passare come casi legati al narcotraffico, spiega il segretario esecutivo di Afadem Julio Mata, una maniera sbrigativa per eludere la responsabilità diretta dello Stato, dal momento che il reato di sparizione forzata si configura tale in quanto commesso dallo Stato.
Un comune cittadino non può compiere il reato di sparizione forzata, può sequestrare, può uccidere. Uno Stato invece, fa sparire forzosamente, contro la loro volontà persone. Innocenti. Lo Stato spesso rimane impune e chi commette questo tipo di crimine continua a ricoprire ruoli di prestigio nelle Forze Armate o nei punti chiave di comando. La lotta contro l’impunità in Messico va di pari passo con la lotta contro la sparizione forzata. Sono le due facce della stessa medaglia. Non esiste il carnefice perchè non esiste la vittima.
Una buona notizia. Il 7 luglio scorso a San José di Costa Rica presso la Corte Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) per la prima volta lo Stato messicano si è trovato al banco degli imputati per la politica repressiva applicata dal governo e dalle Forze Armate durante la guerra sucia. Il caso preso in esame, e considerato emblematico di quanto accadeva in quegli anni è quello della sparizione forzata di Rosendo Radilla Pacheco, avvenuta il 25 agosto del 1974 ad Atoyac de Álvarez, stato del Guerrero, e del quale quella del 7 luglio è stata soltanto l’udienza preliminare. Il caso preso in esame, e considerato emblematico di quanto accadeva in quegli anni è quello della sparizione forzata di , avvenuta il 25 agosto del 1974 ad Atoyac de Álvarez, stato del Guerrero, e del quale quella del 7 luglio è stata soltanto l’udienza preliminare. (A cura di Annalisa Melandri )
Si ringrazia Gabriella Citroni per il suo impegno, quale delegata per l’Italia presso le Nazioni Unite, nella battaglia portata avanti per l’adozione di una convenzione internazionale contro il crimine di sparizione forzata di persone che si è concretizzata nell’adozione della Convenzione per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate dell’Alto Commissariato per la difesa dei Diritti Umani dell’ONU. Link utili: Testo della Convenzione (in inglese e in francese)
Amnesty International www.amnesty.it dove firmare l’appello per la ratifica della Convenzione
Annalisa Melandri www.annalisamelandri.it
Dal Gazzettino dell′ Impero:
A New York piove e tira vento. Un albero caduto
Nel Mondo di Sotto, in Repubblica Dominicana, 3 morti, un disperso, circa trentamila senzatetto e piú di 80 comunità isolate.
Victor Polay Campos chiede trasferimento in un carcere civile
Tramite collegamento telefonico con il Tribunale Costituzionale, Victor Polay Campos, leader del Movimento Rivoluzionario Túpac Amaru ha chiesto di essere trasferito in un carcere penale civile. Victor Polay si trova nella Base Navale del Callao da ormai 19 lunghissimi anni, dove sta scontando a una pena complessiva di 35 anni di carcere con lʹaccusa di terrorismo.
Polay e la sua famiglia, supportati da un Comitato Internazionale, da tempo stanno denunciando le durissime condizioni di detenzione allle quali lʹuomo è sottoposto nella Base Navale, dove sono rinchiusi anche Miguel Rincón militante MRTA, Vladimiro Montesinos, braccio destro di Fujimori e Abimael Guzmñan leader di Sendero Luminoso. (altro…)
I demoni del cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga: Chávez, Fidel e il Foro di San Paolo
Carl Marx muore e per le sue idee si ritrova all’inferno. Tre mesi dopo il diavolo chiama San Pietro: San Pietro? Sì? Parla il diavolo in persona (o in demonio), abbiamo qui un peccatore abbastanza noioso. I miei demoni iniziano a sindacalizzarsi e a chiedere la settimana di 40 ore, credi che puoi redimerlo? Io ci ho provato in tutti i modi e niente… Te lo mando quindi.
Dopo un certo periodo di tempo e ritornata la normalità all’inferno, il diavolo si domanda che fine abbia fatto quel tal Marx e telefona all’ attico, cioè al cielo ancora una volta. Sì, pronto? Parla il diavolo… posso parlare con Dio? Dio? Quale Dio? qui siamo tutti uguali…
di Annalisa Melandri – www.annalisamelandri.it
In questa pagina é possibile leggere il testo integrale delle dichiarazioni del cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras) a Eduardo Stein Barillas, coordinatore della Commissione della Verità e della Riconciliazione (CVR) installata dall’attuale governo di Porfirio Lobo per indagare sui fatti avvenuti “prima e dopo” il colpo di Stato del 28 giugno 2009.
E’ strano che una CVR chiamata a svolgere indagini su un colpo di Stato lo faccia soltanto rispetto al prima e al dopo. Sembra strano, ma non lo é. (altro…)
La “bambina dei mattoni” e l’ipocrisia dei media
E’ vero la foto è bellissima e commovente, tuttavia è notizia di ieri che l’ Unicef ha dichiarato che nella sola Somalia sono 780mila i bambini che rischiano di morire di fame se non verranno portati loro aiuti urgenti, in quella che l’ONU ha decretato essere la peggior crisi umanitaria degli ultimi anni . Non mi sembra che nessuno si stia attivando per risalire all’ identità di ognuno di quei 780mila bambini. La bambina pakistana della foto ha acqua e non sembra denutrita. E’ però diventata il simbolo della carenza d’acqua in Pakistan e della crisi alimentare in quel paese. (altro…)