Questo è ciò che si legge oggi, sulla prima pagina del Corriere della Sera, a firma di Ernesto Galli della Loggia in un suo editoriale dal titolo “Addio ai padri” (in cui esamina la situazione della scuola e gli atteggiamenti dei giovani in tale contesto):
“….più o meno nello stesso periodo (1960) ha preso forma una gigantesca rivoluzione scientifico-tecnica di portata generale, sì, ma capace di irrompere in modo pervasivo nella quotidianità del privato (si pensi alla pillola, alla tv, a Internet, all’ingegneria genetica), ed è in questa nuova quotidianità – distruttiva degli antichi universi valoriali e stilistici rappresentati universalmente dalla scuola– che si forma la nuova soggettività giovanile….”
Ora passi per Internet, passi per la TV, qualche dubbio sull’ingegneria genetica che non mi sembra che irrompa in modo così pervasivo nella quotidianità di tutti noi, ma sulla pillola proprio non ci sto. E non ci sto come donna e come cittadina. Non ci sto a considerare la pillola come un qualcosa che “irrompendo in modo pervasivo nella quotidianità” la trasformi rendendola “distruttiva degli antichi universi valoriali e stilistici…”
Aborto, divorzio, libertà sessuale una volta sono state delle conquiste, le abbiamo fatte nostre, le abbiamo vissute e interiorizzate come eventi ormai legittimi e naturali. Ma sembra che la battaglia debba ricominciare, tutto viene messo nuovamente in discussione e certezze acquisite e opzioni civili di garanzia e sicurezza e soprattutto di dignità per i cittadini stanno diventano strumento sottile di discriminazione.
Concludo citando Erica Jong :
“Ripenso a tutte le tetre profezie diffuse negli anni Sessanta e Settanta: “Se le donne avranno la pillola anticoncezionale, smetteranno di fare bambini, se le donne lavoreranno fuori casa i loro figli diventeranno dei criminali, se le donne guadagneranno dei soldi, spaventeranno gli uomini e li allontaneranno”.Tutte profezie che si sono rivelate assurde. le donne continuano a volere bembini e ad averli.Gli uomini sono liberi di essere padri. I bambini continuano ad ipnotizzare madri, padri, nonni e nonne. Il mondo non si è fermato. Ho imparato che i mercanti di paura di solito si sbagliano sui cambiamenti. E’ magnifico aver vissuto abbastanza per vederlo.”
DI HEDELBERTO LOPEZ BLANCH
Rebelion
En español
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale (BM) sono in agitazione perché in America Latina si sta formando un’entità finanziaria in grado di aumentare le problematiche di cui già soffrono queste due organizzazioni mondiali.
Alla fine di febbraio, durante una visita del presidente argentino Nestor Kirchner a Caracas, il suo omologo venezuelano, Hugo Chávez, ha annunciato che i due governi si sono dati un termine di 120 giorni per la costruzione del Banco del Sur (Banca del Sud).
Chávez ha spiegato che al termine di questo lasso di tempo dovrebbe essere già pronto un piano di azione “volto alla creazione di statuti, così come il piano di realizzazione per un quinquennio, il programma di acquisizione di risorse e la stima del capitale iniziale”.
Il governo venezuelano è pronto per mettere a disposizione almeno il 10% delle sue riserve a questo scopo e il suo Presidente ha esortato affinché altri paesi facciano lo stesso per creare una banca che inizierà modestamente, ma che in pochi anni, “non ci sarà bisogno del FMI o della BM, né di andare mendicando per il mondo”.
Durante la riunione Kirchner-Chávez, si è appreso che il documento base per la creazione della Banca del Sud possiede un fondamento dal punto di vista etico, economico, politico e sociale e che la sede principale sarà a Caracas e un’altra a Buenos Aires. L’ apparato direttivo del progetto offre facilitazioni affinché gli altri governi possano unirsi a questo impegno in ogni momento della sua fase, ciò che permetterà una maggiore integrazione latinoamericana. Il ministro ecuadoriano dell’Economia, Ricardo Patiño, ha assicurato che la Banca del Sud sarà una realtà in pochi mesi e il suo paese, come la Bolivia, aderirà a questo organismo che funzionerà con le risorse delle nazioni che ne faranno parte.
E’ innegabile che la Banca del Sud costituisce una prospettiva finanziaria regionale d’avanguardia, contrapposta alle attività del FMI e della BM.
È consuetudine che i governi ripongano i loro risparmi nelle banche del Nord, che pagano tassi di interesse tra l’1 o il 2%, per poi prestare questo stesso denaro con tassi di interesse tra il 6 e il 12%.
Attualmente esiste una congiuntura favorevole affinché i Paesi in Via di Sviluppo (PVS) possano raggiungere una politica indipendente rispetto alle nazioni capitaliste più industrializzate perché negli ultimi anni i PVS hanno aumentato in modo considerevole le loro riserve internazionali. Si calcola che solo le riserve di Venezuela, Argentina e Brasile, in totale, raggiungano la somma di 100.000 milioni di dollari.
La decisione di fondare la Banca, come è logico, rappresenta già un motivo di preoccupazione per gli organismi finanziari internazionali e per i paesi industrializzati perché in pratica i più poveri e numerosi prestano denaro ai potenti.
La Banca Mondiale ha preso atto di questa realtà segnalando nei suoi rapporti annuali, e specificatamente in quelli del 2003, 2005, e 2006, chiamati Sviluppo Finanziario Globale, che i “paesi in via di sviluppo, presi insieme, sono creditori rispetto agli sviluppati” e che i primi “esportano capitali nel resto del mondo, in particolare negli Stati Uniti”.
Eric Toussaint, presidente del Comitato per l’Abolizione del Debito del Terzo Mondo (CADTM), in un importante studio sull’argomento spiega che la maggior parte dei Paesi in Via di Sviluppo compra buoni del Tesoro statunitensi con la motivazione che questi hanno molta liquidità e si possono vendere facilmente. I Paesi in Via di Sviluppo contribuiscono così a sostenere la potenza dell’impero americano.
“I Paesi in Via di Sviluppo mettono nelle mani del padrone il bastone che egli impiega per picchiarli e depredarli, dal momento che gli Stati Uniti hanno un necessità vitale di finanziamenti dall’estero per coprire il loro enorme deficit e mantenere così il loro potere militare, commerciale e finanziario. Se si trovassero privati di una parte significativa di questi prestiti, il loro predominio verrebbe meno”, segnala Toussaint.
Bisogna far presente che le quotazioni del dollaro da alcuni anni sono in ribasso e i buoni sono remunerati con moneta svalutata e pertanto sarebbe più proficuo investirli nello sviluppo sociale di questi paesi.
Il FMI, in questo anno fiscale, sta affrontando difficoltà finanziarie a breve termine con un deficit di 105 milioni di dollari al di sopra del previsto, cosa che non succedeva dal 1985, quando si dichiarò una moratoria nel pagamento dei debiti da parte di alcuni paesi.
La ragione ora è molto diversa e si deve ai pagamenti anticipati che si sono realizzati da parte di alcuni paesi membri con l’obiettivo di ridurre i loro debiti e per i quali hanno utilizzato parte delle loro riserve internazionali.
Questa situazione non è nuova, ma è cominciata durante la crisi asiatica alla fine degli anni ’90, quando gli interessati decisero di far fronte con le loro obbligazioni creditizie in cambio di un controllo minore da parte del FMI.
Tanto il FMI, che la BM ed altre istituzioni finanziarie mondiali dominate dai Paesi in Via di Sviluppo, concedono prestiti alla condizione che si rispettino strettamente le raccomandazioni di natura economica suggerite da queste istituzioni, le quali vanno sempre a sfavore delle strategie sociali disposte per le popolazioni indebitate.
Brasile, Argentina, Uruguay hanno effettuato pagamenti anticipati per più di 25.000 milioni di dollari (per risparmiare sugli enormi interessi). Lo hanno anche fatto Serbia e Indonesia ed altri come Colombia, Cile, Messico, Perù, Venezuela hanno ottenuto aperture di credito ma non le hanno utilizzate. Dalla fondazione del FMI e della BM nel 1944 questi organismi sono stati strumenti di dominio delle nazioni potenti le quali hanno imposto, nelle regioni sfortunate, politiche neocoloniali, neoliberali e di libero commercio a sfavore delle grandi moltitudini.
Davanti a questa non obiettabile realtà sorge il progetto della creazione della Banca del Sud che, con una intenzione multilaterale, mira verso la necessaria integrazione latinoamericana.
Durante la sua visita a Caracas il presidente argentino Néstor Kirchner ha puntualizzato che questa istituzione dovrà essere un’entità finanziaria con caratteristiche e filosofie differenti da quelle delle sedi bancarie internazionali che pure sono nate con l’intento di promuovere investimenti e che con il trascorrere degli anni si sono trasformate “in una vera calamità per i popoli”.
La Banca del Sud, insieme all’Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA), è un altro dei segnali di risveglio dell’emancipazione delle nazioni dell’America Latina.
HEDELBERTO LOPEZ BLANCH
Fonte: www.rebelion.org
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=47681
6.03.07
Traduzione per www.comedonchisciotte.org di ANNALISA MELANDRI
Ho visitato Machu Picchu molti anni fa, anzi moltissimi, ma il ricordo è vivido. E’ un luogo che ti lascia “qualcosa” tanto è magico. E questo “qualcosa” io non so descriverlo. Ma tra quelle rovine si percepisce magia, mistero, forse anche dolore e la sensazione di “sentirsi infinitamente piccoli al centro di quel ombelico di pietra, ombelico di un mondo disabitato, orgoglioso ed elevato” (Pablo Neruda).
Nella seconda metà di febbraio le autorità peruviane preposte riceveranno il certificato attestante la candidatura di Machu Picchu a partecipare al gigantesco sondaggio globale che sceglierà le 7 meraviglie del Mondo Moderno, il prossimo 7 luglio. Lo stesso accadrà a quelle italiane per il Colosseo. Le aspiranti località candidate erano inizialmente 77 e in seguito ad un’accurata selezione ne sono rimaste 21 tra le quali possono scegliere gli internauti di tutto il mondo.
Interessante notare come il numero 7 si ripeta, anche nella data del 7 luglio (07/07/07).
Condizione per l’ammissione dei monumenti era che questi fossero “frutto della creazione della mano dell’uomo e in buono stato di conservazione e inoltre devono essere stati completati entro il 2000”.
Le 7 meraviglie del Mondo Antico furono scelte dal poeta Antipatro di Sidone e dal matematico Filone di Bisanzio tra il 250 e il 226 a.C. Oggi di quelle antiche sette meraviglie, restano in piedi solo le Piramidi di Giza. È per questo che ne verranno scelte altre sette.
Qui il sito dove si può votare.
Visité Machu Picchu hace muchos años, hace muchissimos años, pero el recuerdo está vivo. Es un lugar que te “deja” algo, tanto es mágico. Y ese “algo” yo no se decribirlo. Pero entre aquellas ruinas se percibe magia, misterio, creo dolor también y la sensación de “sentirse infinitamente pequeño en el centro de aquel ombligo de pietra; ombligo de un mundo deshabitado, orgulloso y eminente” (Pablo Neruda) .En la segunda mitad de febrero las autoridades peruanas correspondientes recibirán el cetificado de candidatura de Machu Picchu para participar a el gigantesco sondeo global con el que se escojerán la 7 maravillas del Mundo Moderno el proximo 7 de julio. Italia participa con el Coliseo.
Las aspirantes localidades candidatas originalmente fueron 77 y luego después de una meticolosa selección se quedaron en 21 entre las cuales pueden escojer los internautas de todo el mundo.Es muy interessante notar como el numero 7 se repite también en la fecha del 7 de julio (07/07/07). Los monumentos deben ser “fructo de la creación del hombre, deben hallarse en buena conservación y deben haber sido terminados entre el año 2000”.Las 7 maravillas del Mundo Antiguo fueron escojidas por el poeta Antipatro de Sidón y por el matemático Filon de Bizancio entre el 250 y el 226 a.C. Al día de hoy de aquellas 7 maravillas se quedan solamente la Pirámides de Giza. Por esa razón se irán a escojer las otras siete.
Aquí el sitio donde se puede votar.
Non hanno nemmeno finito di redarre il loro rapporto sul clima che gli esperti del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) probabilmente dovranno affrontare ancora un altro problema.
Secondo il The Guardian, l’American Enterprise Institute (AEI), think-tank fondato dalla ExxonMobil e strettamente relazionato con George W. Bush, avrebbe inviato delle lettere ad economisti e scienziati offrendo circa 10.000 dollari ciascuno affinchè discreditino detto rapporto.
L’AEI contribuirà inoltre profumatamente a spese di viaggio e ad altre spese accessorie affinchè vengano redatti e pubblicati studi volti a dimostrare l’infondatezza di tale rapporto.
Vale la pena di ricordare che l’AEI ha ricevuto piu’ di 1,6 milioni di dollari dalla compagnia petrolifera statunitense e piu’ di 21 persone del suo effettivo hanno lavorato precedentemente come consulenti per l’attuale governo della Casa Bianca. L’ex presidente della Exxon Mobil Lee Rymond è attualmente il vice presidente del centro studi dell’ AEI.
Secondo Ben Stewart di Greenpeace, l’American Enterprise Institute è qualcosa di piu’ di un gruppo promotore di idee come vuole apparire, dal momento che agisce come la “cosa nostra” intellettuale dell’amministrazione Bush.
Ricordiamo che nel quarto rapporto sul clima redatto in questi giorni a Parigi il 90% degli studiosi riuniti nella capitale francese è d’accordo sul fatto che esiste una relazione diretta tra l’attività dell’uomo (cioè l’immissione dei gas ad effetto serra nell’atmosfera) e il riscaldamento terrestre.
C’è stato bisogno del mostro, anzi dei mostri, di una carneficina, perché un paese venisse allo scoperto con tutta la sua ipocrisia e falsità.
Una lezione morale intrisa di sangue purtroppo.
Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi sono stati solo il braccio armato di una cittadina intera che non ha mai visto di buon occhio e che non aveva mai accettato il tunisino “faccia di cioccolato” con precedenti penali e la sua giovane moglie “viziata figlia di ricchi mobilieri”.
Ognuno in questa storia ha fatto il proprio dovere fino in fondo interpretando magistralmente la sua parte, dal comandante della stazione dei Carabinieri che solerte, anni prima aveva avvertito i genitori di Raffaella che la ragazza frequentava un poco di buono, alla dirimpettaia Gaia che da dietro le finestre controllava tutti i movimenti della coppia dello scandalo e ancora oggi tra Azouz e Olindo sceglierebbe il mostro che “appare così gentile”, mentre l’altro era sempre violento e irascibile, al proprietario del bar che chissà quante ne aveva sentite e dette tra un caffè e un bicchierino sulla strana Raffaella e il suo balordo marito, ai vecchi amici “perbene” della ragazza che la avevano isolata appena lei aveva conosciuto Azouz “faccia di cioccolato”, alle centinaia di comparse che si voltavano dall’altra parte o abbassavano lo sguardo al loro passaggio o spettegolavano agli angoli delle strade.
Ognuno ha recitato il suo ruolo, anche Olindo e Rosi lo hanno fatto, da bravi psicopatici, forse tragici portavoce di un intero paese sono passati diligentemente come era nella loro natura dalle parole ai fatti e con il sangue hanno lavato via tutto: ipocrisia, falsità razzismo, diffidenza. Tutto l’intero vocabolario dell’intolleranza spazzato via come per magia.
Ora il paese si è stretto intorno ad Azouz, tutti gli tendono la mano, lo consolano e gli chiedono scusa, lui con la sua “faccia di cioccolato” dice che lo hanno fatto sentire finalmente cittadino di Erba.
Grazie Jousef, Raffaella, Paola e Valeria, il vostro sangue ha compiuto il miracolo.
Io vi faccio i miei più sinceri auguri di un felice Anno Nuovo e vi invito a festeggiare l’arrivo del 2007 come meglio ritenete più opportuno.
Vi rammento però che Benedetto XVI in un ulteriore ingerenza in un evento che non ha nulla di religioso come i festeggiamenti di Capodanno ammonisce che la fine dell’anno non va attesa solamente con “riti mondani” ma rifacendosi alla Vergine Maria.
Egli ha detto che “nelle ultime ore di ogni anno solare, assistiamo al ripetersi di taluni riti mondani che nell’attuale contesto sono prevalentemente improntati al divertimento, vissuto spesso come evasione dalla realtà, quasi ad esorcizzarne gli aspetti negativi e a propiziare improbabili fortune”.
Quindi mi raccomando niente mutandine rosse, niente dodici chicchi d’uva, niente lenticchie, niente baci sotto il vischio, niente “chi non lo fa a capodanno non lo fa tutto l’anno”…
Immagine di AURELIO ANTONA
Ascoltando: Papá cuentame otra vez — Ismael Serrano
Welby è morto, ha perfino concordato con il suo medico quando iniziare la somministrazione della sedazione, lui non avrebbe voluto essere sedato per poter rendersi conto di morire, “mi devo concentrare sulla mia morte, è la prima volta che muoio”, avrebbe detto, ma la prassi….e poi un freddo comunicato per informare il mondo del decesso.
Forse c’erano altre modalità per sollevare il problema, molto più intime e riservate, senza coinvolgere i politicanti, forse c’era un altro modo per morire, magari per mano di chi tanto ci ha amati, come sicuramente avviene molto più spesso di quanto si pensi con la complicità del silenzio notturno delle corsie degli ospedali.. A me non sarebbe piaciuto morire al cospetto di Pannella…ma chissà chi ha scelto veramente , se lui, se i suoi cari, se la politica o l’opinione pubblica. Andava sollevato il problema, andavano mosse le acque…
Comunque sia è morto ed ha smesso di soffrire e sono sicura che se un Dio c’è, ora lo sta tenendo tra le braccia. E se un Dio c’è sicuramente ha già tirato le orecchie al suo severo e arcigno ministro.
Già il suo ministro, sempe più severo, sempre più in alto, sempre più lontano da tutti noi (almeno da me sicuramente) ma sempre più vicino ai palazzi del potere e della politica. Come nel Medioevo. Perché non vedere nel mancato rifiuto dei funerali cristiani a Welby un chiaro monito ai politici? Attenti a voi, se vi azzardate a pensare solamente alla legge sull’eutanasia… tutti dannati all’Inferno!! Un ministro di Dio sempre più lontano da quel sentimento di cristianità che è necessario e che è ancora più necessario quando un figlio sbaglia. Se Welby ha sbagliato secondo la dottrina cristiana dov’è finito il sentimento di pietà e di perdono che vuole essere fondamento della cristianità? Non ho ancora risolto i miei dubbi religiosi, devo ammetterlo, forse non lo farò mai, non so se credo o no in Dio, ma di certo mi rifiuto di credere in un Dio vendicativo e rancoroso. Il mio Dio se esiste, in questo momento sta abbracciando Piergiorgio e sono sicuro che con lui lo stanno facendo tanti altri Dei sparsi lassù nei cieli. C’è stato un momento in cui la vicenda di Welby mi ha portato alla mente una scena di Garage Olimpo in cui gli aguzzini torturtori al servizio della dittatura si accanivano ancor di più sulle vittime quando a queste venivano trovate delle capsule di cianuro da ingerire se le le torture fossero diventate insopportabili, “non hai il diritto di decidere quando morire, siamo noi che lo decidiamo per te” e giù botte! Forse il paragone è azzardato ma in realtà è quello che è accaduto a Welby e che accade con tanti altri nelle sue stesse condizioni. Non avevi il diritto Welby di decidere quando morire, quando porre fine alla tortura che era diventata la tua vita.
Perché Giovanni Paolo II ha potuto decidere liberamente che non gli fosse attaccata la spina e Welby non ha potuto decidere di togliere quella stessa spina, senza incorrere nella punizione del ministro di Dio? Cambia qualcosa nell’atto di inserirla o in quello di toglierla? In ambedue i casi c’è un andare incontro alla morte serenamente e soprattutto naturalmente, in ambedue i casi c’era una volontà da rispettare..
Saddam sta per essere giustiziato e il ministro di Dio non si pronuncia, ma come? Si nega a Piergiorgio il lasciapassare per il cielo ammesso che lui ne abbia avuto bisogno e non un parola, un cenno, un invito alla preghiera a chi ha emesso una condanna a morte, al boia che la eseguirà, a Bush che ne gioisce pubblicamente e che solo per questo dovrebbe esseer scomunicato all’istante? Niente di niente? Non c’è nulla di più ipocrita della morale e in particolare della morale cristiana. Ma se lo sanno anche gli stolti che questo processo è una farsa e la condanna ancor di più, certo meglio farlo fuori subito prima che possa raccontare al mondo dei suoi affari con i Bush.
Il mondo impazza per Natale, viaggi, regali, spostamenti e i Nigeriani per poche gocce della loro benzina… saltano in aria. Già morire carbonizzati a Natale per poche gocce di benzina … quella che non hanno perchè paradossalmente anche se si tratta dell’ottavo paese esportatore di greggio al mondo, ai nigeriani costa carissima e coì per poter guadagnare qualcosa al mercato nero con una tanica di benzina devono bucare le condutture degli oleodotti e tutti lì a fare la festa intorno a quegli spruzzi per pochi dollari fino a che non arriva magari uno con una sigaretta accesa … saltare in aria per una tanica di benzina, certo che si può.
Ah dimenticavo, Pinochet, non lo vuole più nessuno, pare che sia più ingombrente da morto che da vivo, nemmeno l’esercito vuole le sue ceneri, ma a lui che importa oramai, il suo lasciapassare per il cielo lo ha avuto.
Leggendo qua e là sui giornali oggi…
• Da Ankara il Papa dice che “come è ben noto (sarà!?) noi non siamo dei politici ma…” auspicando l’ingresso della Turchia nell’UE .
Non è un politico ma fa di tutto per occuparsi di politica e infatti il premier turco Erdogan che poche settimane fa aveva assicurato che non avrebbe partecipato all’incontro con Benedetto XVI per non essere segnato come il primo leader politico musulmano a stringere la mano al pontefice cristiano accusato di aver insultato l’Islam, evidentemente deve aver cambiato idea allettato dalla mediazione favorevole del Papa a favore dell’ingresso in Turchia nell’ Unione Europea.
• Da Riga, al vertice della Nato, un Bush esaltato più che mai, nel suo delirio globale auspica una Nato (speriamo proprio di no!!) allargatissima anche a paesi lontani, un grande esercito cattolico e ultraconservatore che di fatto servirebbe solo a scatenare una terza guerra mondiale e difende la “battaglia ideologica del Ventunesimo Secolo” affermando e tuonando come Marte che “in questa battaglia noi non accettiamo altro che la vittoria, per i nostri figli e i nostri nipoti” . E tirandoci le orecchie per il ritiro dall’Iraq (ma ci sarà, c’è ancora o c’è stato??, boh??) ci preannuncia che in Afghanistan “dovremo accettare anche compiti difficili” e detto da lui… torture? carri armati che uccidono bambine per strada? prigioni del terrore?
• Alla faccia della libertà di stampa gridata per tanti altri paesi, Cuba in testa, Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani, autori di “Uccidete la democrazia” sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di “diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico”. Ricordo che tempo fa Human Rights Watch bacchettò il presidente colombiano Uribe perchè invece di aprire inchieste su quello che i media del paese andavano denunciando, (cioè i legami tra i narcoparamilitari e i servizi segreti, legami accertati e che stanno portando in questi giorni a decine di arresti) accusò i giornalisti di turbare la democrazia colombiana. Human Rights watch perché non vieni a dare un’occhiatina anche qui da noi?
Come lo stesso Deaglio ha denunciato infatti, si tratta di “uno sbarramento al giornalismo di inchiesta”.
Ricordiamo che all’indomani del risultato elettorale, lo stesso Silvio Berlusconi e tutta la sua gang si sgolarono gridando al broglio elettorale, in quel caso non ci fu diffusione di notizie false? Non si cercò in qualche modo di turbare l’ordine pubblico?
E cosa dire di tutte le inchieste, forse esagerate nelle conclusioni, forse no, che animano il giornalismo? Porre e porsi domande, cercare risposte, magari ipotizzarle, creare dibattito, seminare dubbi cercando certezze, non è forse questo il vero mestiere del giornalista? Perché se un premier dall’alto di un palco o da uno schermo televisivo può gridare al broglio elettorale, non può farlo un giornalista che sta semplicemente facendo il suo lavoro? Oltretutto Berlusconi lo sentivi e lo vedevi anche non volendo, accendevi la televisione ed era lì o lui o chi per lui a gridare alla frode, il DVD di Deaglio sei sempre libero di decidere o meno di vederlo …
E per oggi basta (e avanza)
Igor Vartchenko/ Russia
Due vicende giudiziarie, due imputati eccellenti. Di uno abbiamo immagini perfino delle ispezioni orali a cui è stato sottoposto dopo la cattura, dell’altro sappiamo ben poco se non che sia affetto da una non meglio identificata “demenza senile” o “demenza vascolare” che però gli ha permesso di compiere operazioni finanziare da manuale.
Saddam Hussein e Augusto Pinochet Ugarte.
Un processo mediatico sebbene prevedibile nella sua conclusione quello a Saddam Hussein del quale sono stati studiati i gesti, le espressioni e perfino l’abbinamento della camicia alla sua giacca, passato quasi in sordina eppure molto meno scontato nel suo svolgimento quello a Pinochet, che ha avuto più enfasi forse per i tesori bancari e i lingotti d’oro che non per il genocidio e le violazioni dei più elementari diritti umani commesse dal dittatore cileno.
Del processo a Saddam si dice da molto tempo che sia una farsa, la sua condanna lo conferma. Un processo finanziato “in toto” dagli Stati Uniti. I giudici sono stati nominati dall’esecutivo e successivamente sostituiti con altri più malleabili, il presidente della corte Ritzak al Amin, curdo, si è dimesso per le troppe pressioni ricevute dal governo, il collegio difensivo decimato con tre avvocati uccisi ed uno ferito ed altri che hanno abbandonato l’incarico in seguito alle minacce ricevute.
Un processo con una sentenza già scritta fin dall’inizio ma opportunamente emessa pochi giorni prima delle elezioni americane di midterm, come a voler rassicurare gli elettori indecisi sulla effettiva necessità dello sforzo americano in Iraq.
Bernardo Valli dalle pagine de La Repubblica dice che c’era da aspettarselo che in un paese dove il sangue scorre a fiumi che la pena potesse essere capitale, vale la pena ricordargli che il processo solo fisicamente si è tenuto in Iraq , la regia è stata altrove, ben più lontano dalle strade insanguinate di Bagdad.
Perfino Amnesty International e Human rights watch e non certo un gruppo di no global scalmanati hanno definito “una vicenda losca” il processo a Saddam Hussein, in primo luogo condannando l’ingerenza di Stati Uniti e Inghilterra.
Tutto l’apparato giudiziario è stato viziato nella forma per permettere questa condanna che oggi Bush saluta come “trionfo della democrazia”. Se è vero che Saddam Hussein è stato condannato nel suo paese da un tribunale speciale che legittimamente ha applicato la legislazione vigente, è sempre vero che egli viene custodito da milizie americane in un luogo segreto.
Il processo a Saddam Hussein doveva essere tenuto da un tribunale speciale come è accaduto per esempio per il Ruanda o la ex Jugoslavia, o direttamente dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja. Ma in questo caso ci sarebbe stato un processo giusto. E la Corte Penale Internazionale dell’Aja non contempla la pena di morte e il suo trattato non è stato ratificato né dagli Stati Uniti né dall’Iraq e inoltre si sarebbero ampiamente diffuse a livello mondiale e per lo più in sede giuridica le complicità iniziali del governo americano ai crimini di Saddam Hussein. Oggi per esempio si apre la seconda fase del processo, quella relativa alla strage di Halabja del 1988 dove vennero uccise 180mila persone con armi chimiche e se fonti interne alla CIA addirittura mettono in dubbio la responsabilità di Saddam Hussein nella strage, si sa per certo che gli Stati Uniti erano i fornitori di armi chimiche al regime iracheno. Paradossale e grottesco questo processo.
Robert Fisk corrispondente britannico da Beirut per The Independent in una sua recentissima intervista fa appunto notare che la condanna a morte del dittatore iracheno è avveuta per la strage di Dujail dove le vittime sono state “solo” 148 ma le armi chimiche non c’entravano nulla.
Un’altra anomalia formale consiste nel fatto che il tribunale che ha condannato Saddam Hussein e il cui Statuto è stato redatto nel 2003 sotto il controllo diretto degli Stati Uniti, sta giudicando retroattivamente i crimini commessi da Saddam Hussein e inoltre lo stesso Statuto concede pieni poteri decisionali ai giudici nel caso di crimini non previsti dalla legislazione penale vigente, come quelli per cui l’imputato è stato condannato alla pena capitale.
L’altro imputato, non meno crudele e sanguinario, il vecchio novantunenne Augusto Pinochet, è lentamente invecchiato insieme al suo processo. Quello che colpisce è infatti la dinamica , estremamente veloce e rapido il processo a Saddam Hussein e repentina la sua condanna, processo che è stato portato avanti in un paese in guerra, completamente distrutto, e sotto occupazione militare e che ha dovuto creare ad hoc un tribunale e una corte. Lentissimo e pieno di controversie quello al dittatore cileno quasi a prendere tempo affinchè non giunga mai a passare un solo giorno dietro le sbarre.
Il processo a Pinochet inizia nel lontano 1988 quando il giudice spagnolo Baltasar Garzón invia tramite Scotland Yard un mandato di arresto al dittatore (che nel frattempo si trovava in una clinica inglese) con le accuse di tortura e genocidio. La stessa Inghilterra che oggi sorride alla condanna a morte di Saddam Hussein in quel caso negò l’estradizione in Spagna di Pinochet e dopo un breve periodo di arresti domiciliari a Londra lo rispedì nel suo paese.
In Cile dopo essere stato privato dell’immunità parlamentare Pinochet venne inquisito e condannato, ma la sentenza fu successivamente annullata dalla Corte d’Appello per motivi di salute (demenza vascolare). A seguito di controlli medici, finalmente nel 2004 decade anche questa immunità e il vecchio Pinochet viene giudicato abile ad affrontare il processo. Con un recente provvedimento che lo accusa di 35 rapimenti, un omicidio e 24 casi di tortura nella vicenda di Villa Grimaldi, centro di detenzione dove furono tenuti sotto sequestro e torturati migliaia di oppositori al regime, viene dichiarato colpevole ma posto agli arresti domiciliari per motivi di età. Le accuse contro Pinochet vanno dai reati più propriamente finanziari, a quelli di omicidio, torture, sequestri di persona. È accusato tra l’altro dell’omicidio del generale Carlos Prats e di sua moglie a Buenos Aires e per il suo ruolo nel Plan Condor. Il suo processo ha diviso in due un paese, il Cile, dove l’oligarchia e quindi il potere economico e militare è molto forte e ancora protegge il suo “padrino”. E perché non ricordare anche i crimini commessi da Pinochet contro il popolo Mapuche che fin dall’11 settembre 1973 è stato vittima della repressione? Non è dato nemmeno di sapere il numero esatto dei suoi morti e desaparecidos, mentre intere comunità contadine hanno subito torture ed espropri delle lore terre che erano riusciti a recuperare finalmente con la riforma agraria di Allende.
Saddam e Pinochet, entrambi coccolati e finanziati dagli Stati Uniti, entrambi processati, ma uno diventato ormai sicuramente più comodo da morto che non da vivo se non altro per legittimare una guerra a cui non crede più nessuno, l’altro vecchio “demente” ormai inoffensivo in quanto l’appoggio della Casa Bianca al golpe cileno non è più un mistero , e comunque ancora oggi così influente da negargli anche un solo giorno di cella, due dittatori a confronto, due giustizie (??) su cui riflettere.
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