Cile, 29 marzo, la Giornata del Giovane Combattente
La protesta più violenta negli ultimi 17 anni di Concertazione.
Il 29 marzo si celebra in Cile il Giorno del Giovane Combattente in memoria di Eduardo e Rafael Vergara Toledo uccisi dalla dittatura di Pinochet quello stesso giorno dell’anno 1985, avevano rispettivamente 20 e 18 anni.
La famiglia Vergara Toledo, di umili origini era formata da quattro figli e Pablo il maggiore, già appartenente al MIR era stato di esempio di impegno sociale e militanza per gli altri fratelli. Morirà anch’egli nel 1988 insieme ad Aracely Romo giovane donna militante del MIR.
Solo nel 2005 si è stabilito che l’assassinio di Eduardo e Rafael Vergara Toledo fu commesso da funzionari di polizia nel clima di “repressione politica dell’epoca”.
Recentemente sono stati accusati come autori materiali dell’omicidio i poliziotti Francisco Toledo Puente, Marcelo Muñoz Cifuentes, Álex Ambler Hinojosa e Jorge Martin Jiménez. Il giudice Gajardo ha tenuto a precisare che “nel modo in cui sono avvenuti i fatti si è evidenziato che si è trattato non solo di una azione di polizia tendente a controllare e reprimere episodi di delinquenza comune ma una azione concentrata e diretta contro i fratelli Vergara Toledo che si è conclusa con la loro morte”.
Tuttavia all’accusa non è seguita ancora condanna, perché secondo quanto hanno scritto recentemente gli anziani genitori di Eduardo e Rafael in una lettera alle autorità chiedendo giustizia, si “cancella il ricordo e si sostiene l’impunità come base per la governabilità e la stabilità politica”.
Eduardo e Rafael furono uccisi mentre insieme ad altri quattro giovani cercavano di rapinare una panetteria con l’intento di procurare liquidità per la causa rivoluzionaria del MIR. Secondo le versioni della stampa dell’epoca e della polizia locale ci furono scontri a fuoco nel quale per legittima difesa i poliziotti uccisero i due giovani. Successivamente una perizia balistica sui due corpi dimostrò invece che i ragazzi furono colpiti alle spalle e che quindi non c’era stato uno scontro a fuoco con essi e venne inoltre ricostruita sulla base di numerosissime testimonianze, tutta la realtà sociale locale in riferimento al periodo storico, dimostrando che il paese dove avvenne l’episodio in quel giorno era in stato di allerta e che nella stessa giornata fu uccisa una giovane militante del MIR ed altri quattro giovani furono trovati massacrati.
Come ogni anno, da quel giorno, si ripetono le manifestazioni a Santiago e in tutto il Cile per ricordare la tragica morte di quei due ragazzi che hanno dato la vita per la libertà del loro paese, chi li ricorda oggi come rivoluzionari “lo fa più per la forma in cui sono vissuti che non per il modo in cui sono morti”.
Quest’anno la manifestazione a Santiago è stata particolarmente violenta e ad oggi si contano più di 800 giovani arrestati molti dei quali minorenni.
La protesta però si inserisce e viene amplificata dal clima di crescente insoddisfazione per la politica dell’attuale presidente del Cile, Michelle Bachelet , il cui gradimento tra la popolazione sta calando dal 55 al 42% odierno.
Dopo l’iniziale euforia per la vittoria della “presidenta” circa un anno fa, crescenti proteste hanno scosso la società cilena. Iniziando dalla “rivolta dei pinguni” nel maggio dello scorso anno, duramente repressa dalle forze di polizia, che ha visto studenti scendere in piazza e far sentire la loro voce contro una scuola settaria e di bassa qualità retaggio della dittatura di Pinochet. Una rivolta che se inizialmente ha interessato direttamente i giovani studenti, successivamente ha poi coinvolto i loro genitori e ampi settori della società civile.
Da nord a sud il paese è scosso alle radici. La morte di Augusto Pinochet, probabilmente nello stesso istante in cui è stata accolta con gioia da tutti i cileni che hanno subito perdite, lutti e privazioni della libertà durante la dittatura, ha riaperto vecchie ferite e ha reso evidente nei giorni precedenti e successivi alla morte del vecchio tiranno, come l’esercito cileno sia ancora pesantemente compromesso con il pinochettismo e che sia ben lontano dall’essere l’istituzione al servizio della società che la Concertazione di Bachelet ipocritamente vuole far credere.
Ci sono importanti settori dell’oligarchia, militari ed ecclesiastici che di fatto muovono ancora i fili del potere e della politica istituzionale.
In questo anno di governo di Bachelet la protesta in Cile, dal movimento degli studenti si è estesa alla base popolare, al movimento mapuche, ai lavoratori del settore sanitario e a quello dei trasporti.
Su questo substrato di profonda insoddisfazione e di rivendicazioni portate avanti con determinazione si è aggiunta ultimamente infatti la protesta per il Transantiago , il nuovo sistema di trasporto pubblico urbano, annunciato come una rivoluzione innovativa e foriera di progresso e che si è dimostrato di fatto del tutto inefficace a risolvere i problemi della città e che ha causato numerosi disagi alla popolazione, tanto che Michelle Bachelet nei giorni scorsi si è vista costretta a sostituire quattro suoi ministri per le montanti proteste.
Una miscela esplosiva di insoddisfazione, disillusione e rabbia che ha provocato gravissimi incidenti a Santiago e in tutto il Cile questo giovedì 29 marzo per la commemorazione del Giorno del Giovane Combattente.
Il sottosegretario agli interni, Felipe Harboe ha informato che 819 persone sono state arrestate, di cui 747 appartengono alla regione metropolitana, 38 poliziotti sono feriti di cui alcuni in modo grave e numerosi danni sono stati causati alle strutture pubbliche.
Più della metà degli arrestati sono minori di età.
La giornata era iniziata con il dispiegamento di 4000 carabinieri e in un clima di repressione generale.
Alcuni Avvocati di Diritti Umani hanno accusato le Autorità e i mezzi di comunicazione di aver esaltato gli animi e provocato i cittadini già esasperati da situazioni difficili.
All’alba della giornata di giovedì carabinieri avevano fatto irruzione nell’Università di Santiago dove in una tesi sostenuta anche dai media si trovavano sostanze chimiche per la fabbricazione di bombe molotov e alcuni machetes che dovevano essere usati durante le manifestazioni.
Pronta la smentita dell’Università, le cui autorità hanno espresso risentimento con il governo per la criminalizzazione che è stata fatta degli studenti e della stassa Università. La professoressa del corso di danza africana, Sig.ra Muunzenmeyr ha confermato che le spade erano a disposizione del corso per uno spettacolo e che erano senza affilatura della lama, mente i professori dei corsi di Chimica e Biologia hanno comunicato che le sostanze chimiche erano residui di laboratorio in attesa di essere raccolti da una ditta specializzata in smaltimento di rifiuti speciali.
Già dall’alba del 28 marzo inoltre, un grande dispiegamento di forze di polizia si trovava a Villa Francia, uno dei quartieri più poveri alla periferia di Santiago, luogo dove sempre maggiori sono stati gli scontri in passato. Posti di blocco di polizia si sono formati anche nelle vicinanze delle abitazioni dei dirigenti sociali più conosciuti, come negli anni più bui della dittatura.
Nel corso degli scontri alcuni bus della linea del Transantiago sono stati dati alle fiamme, così come si sono registrati casi di sospensione dell’energia elettrica dovuti probabilmente ad alcune esplosioni. La polizia ha risposto ai manifestanti con l’uso massiccio di gas lacrimogeni e idranti.
Senza dubbio questa è stata una delle giornate commemorative del Giorno del Giovane Combattente più violenta degli ultimi anni e dovrebbe far riflettere il fatto di come a distanza di un anno emergano tutte le ombre in un governo che pure era stato salutato come “di sinistra” nella nuova primavera latinoamericana.
La sfida vera che Michelle Bachelet a questo punto si trova a dover affrontare sta sia nel riuscire a recuperare fiducia e consenso del suo elettorato ma più ancora nel conquistare i sentimenti dei ceti più poveri del suo paese, degli emarginati di sempre, dei giovani e degli studenti, dei mapuche, degli operai e dei contadini e questo, a suon di arresti e dure repressioni pare oltremodo difficile.
Grazie a te Annalisa per la tua visita e grazie per questo bel pezzo. Argomenti silenziati dal mainstream massmediatico del nord…
Anni fa intervistai il padre dei Vergara a Santiago. Un esempio.
Tuve la oportunidad de ver las imagenes de la protesta por el canal del Estado VTV, el dia del joven combatiente se ha convertido mas en una jornada de reflexion que en un grito de justicia.
Coincidencialmente el viernes pasado el campeon del futbol venezolano Caracas FC visito al equipo chileno Colo Colo que gano 2–1 por un gol de ultimo minuto regalado por el arbitro principal, y cuando los jugadores venezolanos salieron a protestarle al arbitro luego de finalizado el partido los carabineros chilenos golpearon a los jugadores venezolanos usando excesiva violencia, como los carabineros de los tiempos de Pinochet.
La moraleja es que en Chile aun perviven ciertas caracteristicas de los tiempos de la dictdura.
Non sapevo praticamente nulla della manifestazione e vicenda Toledo.
Grazie per offrire questa servizio “panoramico” sul continente latino.
Se mi permetti Annalisa
Riguardo Carotenuto, forse mi legge qui visto che vedo un suo commento poco sopra (nessuna voglia di iscrivermi al sito). Strano il post sull’antisportività del Bari, come fosse un grande problema. Antisportività non è, semmai tattica facente parte dell’intelligenza calcistica. (si vede che l’hai scritto da tifoso).
Credo che Annalisa non meriti che il suo splendido blog sia utilizzato per parlar d’altro. Se vuoi scrivimi…
La Bachelet rappresenta la continuità della dittatura cilena. Pinocet ha spianato la strada, eliminando fisicamente gli oppositori, per una società classista, i Governi “democratici” la stanno percorrendo. Come da noi , del resto.…
moltes grazcce per la seu blog , es fantastics
posso copiarti tutto???
metto sul mio blog.
bacione grande