En el caso de la explosión #Polyplast en #VillasAgricolas (Santo Domingo), estoy reflexionando sobre algo.
Leo declaraciones de ciudadanos de que hay más de 100 muertos y alrededor de 200 heridos, que están escondiendo cadáveres no se entiende bien a que...
Contribución del Partido Comunista de Venezuela (PCV) al 20º Encuentro Internacional de Partidos Comunistas y Obreros (EIPCO), en Atenas, presentada por Carolus Wimmer, Secretario de Relaciones Internacionales del PCV, el 25 de noviembre de 2018.
En el momento,...
La tensa situación que se está viviendo en estas hora en Haití, debido al llamado a protestas para este domingo 18 de noviembre de la oposición y de sectores sociales quienes demandan el cese de la corrupción, la investigación de los contratos de Petrocaribe y...
Aplaudo a la rebelión del pueblo haitiano, aplaudo a la gente en la calle, a los machetes en alto, a las balas y las piedras, al humo y a la sangre si sangre hay que derramar.
Aplaudo a los vehículos en llamas, a las calles que son trincheras y aplaudo a los...
Mañana, domingo 28 de octubre, será un momento decisivo para Brasil.
La segunda vuelta electoral entre los candidatos Jair Bolsonaro de extrema, muy extrema derecha y Haddad, candidato del PT, delfín de Lula, amenaza con llevar el país a una situación...
El concepto de igualdad representa uno de los pilares de la teoría y al mismo tiempo de la práctica de los derechos humanos.
La igualdad con los demás seres humanos es al fin, paradójicamente, lo que nos hace libres. Más somos iguales a los demás y más...
Bene ha fatto Gennaro Carotenuto a denunciare la bufala dell’attentato sventato a Obama da parte di due “microcefali della supremazia bianca” di 20 e 18 anni. Ho pensato la stessa cosa, quando stamattina ho letto il giornale.
Mi sono chiesta però cosa ci fosse veramente dietro a questa bufala, perchè credo che non tutte le bufale vengono a caso.
Non possiamo sottovalutare il Quarto Potere e forse non si tratta solo del fatto che nelle redazioni nessuno pensa più con la propria testa come dice Gennaro. Probabilmente quelli che non pensano più con la propria testa non si rendono conto di essere complici inconsapevoli di un disegno più grande.
Forse scivolo nel complottismo, ma stamattina non ho potuto fare a meno di notare alcune cose:
il Manifesto in prima pagina oggi titola “L’ultima di Bush” accompagnando con una foto a colori del funerale delle vittime, la GRAVISSIMA notizia dell’attacco americano in Siria.
La notizia è ripresa anche all’interno in modo esauriente. Si tratta in effetti della prima volta che un commando americano viola la sovranità territoriale della Siria. Nell’attacco muoiono otto civili.
Il Manifesto non fa un accenno alla bufala dell’attentato neonazista a Obama.
Cerco la notizia su la Repubblica di oggi. Non c’è. Ci sono due paginoni dedicati al fallito attentato a Obama, mentre all’interno, a pagina 16 mezza paginetta per riferire della condanna della Siria al blitz americano, nel quale sembra che sia stato ucciso un leader filo Al Qaeda. La morte di altri otto civili è il prezzo che è stato pagato per questo.
L’attentato è avvenuto domenica sera, allora ricordandomi che il lunedì il Manifesto non esce , vado a controllare la Repubblica di lunedì che stava ancora immacolata in macchina.
Niente. Il blitz americano in territorio siriano non merita nemmeno un accenno in prima pagina!
Se ne parla (e male) soltanto a pagina 11. Eppure la notizia ci sarebbe, ma solo in conclusione all’articolo (di Giampaolo Cadalanu) si fa notare che “per la prima volta militari statunitensi hanno messo piede in Siria”.
P.S. Il blitz americano ricorda vagamente quello con il quale la Colombia il 1 marzo del 2007 violò i confini con l’Ecuador per bombardare il campo delle FARC uccidendo Raúl Reyes. Anche lì morirono 20 persone tra le quali i 4 studenti messicani. Anche lì l’operazione fu giustificata dalla presenza di Reyes, che quindi andava eliminato a tutti i costi (anche violando trattati internazionali e uccidendo civili innocenti) come hanno fatto gli Stati Uniti domenica pomeriggio in Siria.
Quando si dice che non è vero che gli Stati Uniti fanno scuola …
Rispetto all’attacco americano stupisce il silenzio di tutti, a partire da quello del nostro paese. Non desta preoccupazione nella comunità internazionale evidentemente l’intenzione di tenere incendiato il Medio Oriente nonostante si sia a un passo dalle elezioni negli Stati Uniti. Meglio parlare e far parlare di bufale. I giornali mainstream ancora una volta tracciano la linea da seguire. Ecco perchè il Manifesto è a rischio d’estinzione, perchè lì c’è ancora qualcuno che lavora con la propria testa.
Qulche giorno fa, la mia amica Rosina Valcárcel, nota poetessa peruviana, figlia del grandissimo poeta e compagno Gustavo Valcárcel e dell’instancabile militante comunista Violeta Carnero Hoke, mi ha regalato una grande emozione dedicandomi questa poesia.
Non credo di meritare i suoi versi. Quello che so è che da tempo ci unisce qualcosa di molto forte. Qualcosa di forte e sottile nello stesso tempo, che viene da un libro di suo padre. Un libro che non so bene, né come, né quando, mi ha scelta…
“Obra poética”, tutta la poesia di Don Gustavo Valcárcel dal 1947 al 1987 . L’edizione che gelosamente conservo da tanti anni è la prima, del 1988. Quasi vent’anni dopo, il destino ha voluto che Ros ed io ci incontrassimo lungo quelle strade alle quali conducono l’amore per l’uomo e per il popolo.
“… vengo dal popolo e vado al popolo, al principio e alla fine del vissuto. Potranno dirmi tutto, meno che non ti ho amato con ogni poro della mia pelle. Potranno rinchiudermi, picchiarmi, distruggermi, ma il giorno dopo la mia polvere e la mia parola staranno ancora combattendo”: questo percorso di vita immaginava Don Gustavo Valcárcel. Questa fu la sua vita. E questa è anche la vita di Rosina, sua figlia.
Grazie Ros.
…
La traccia dell’arcobaleno
(a Annalisa Melandri)
Dietro i guerrieri che fuggono
Restano dolci mani nude
Le tue mani compagna
E il tuo cuore nobile
In cerca dei carnefici e dei ruffiani che ci governano
Perché non sia la vergogna a seppellirci
Vigili
Altere dobbiamo seguire la traccia dell’arcobaleno
Quella dei nostri compagni torturati
Per non essersi allontanati dalla luce viola
Cerchiamo di far tacere il silenzio
Con il tuo scrivere ribelle
E forse in qualche angolo dell’America del Sud
O nel Vecchio Continente
Senza miseria né schifo
Resusciti la speranza e l’allegria
Tra la gente
Raccogliendo l’anelito millenario della terra
Sotto la sinfonia del soleRosina Valcárcel Lima 11 ottobre 2008
Hace unos días, mi amiga Rosina Valcárcel, reconocida poeta del Perù, hija del gran poeta y camarada Gustavo Valcárcel y de la incansable militante comunista Violeta Carnero Hoke, me conmovió dedicándome este poema.
No creo merecer sus versos. Lo que yo sé es que algo muy fuerte nos une, desde tiempo. Algo muy fuerte y sutil que pasa a través de un libro de su papá. Un libro qué no se bien ni cómo, ni cuando, me escogió… ”Obra poética” , toda la poesía de Don Gustavo Valcárcel desde 1947 hasta 1987. La edición que yo celosamente guardo desde años es la primera de 1988. Casi veinte años después, el destino quiso que Ros y yo non encontráramos en los caminos en los que nos llevan el amor por el hombre y el pueblo, por la mujer y el pueblo…
“… vengo del pueblo y voy al pueblo, al principio y al fin de lo vivido. Podrán decirme todo, menos que no te amé con cada poro. Podrán encerrarme, golpearme, destrozarme, pero al día siguiente mi polvo y mi palabra estarán en el combate” : esa trayectoria de vida dibujaba Don Gustavo Valcárcel. Esa fue su vida. Esa también es ahora la vida de Rosina, su hija.
Gracias Ros.
…
La huella del arco iris (A Annalisa Melandri)
Tras los guerreros que escapan Quedan dulces manos desnudas Tus manos camarada Y tu corazón muy alto Tras los verdugos y rufianes que nos gobiernan Que no sea la vergüenza la que nos entierre Despiertas Altivas hemos de seguir la huella del arco iris La de nuestros compañeros torturados Por no apartarse de la luz violeta Tratemos de callar al silencio Con tu escritura alzada Y acaso en algún rincón de América del Sur O en el Viejo Continente Sin miseria sin asco Resucite la esperanza y la alegría En medio de la gente Cosechando el anhelo milenario de la tierra Bajo la sinfonía del sol.
Lima, 11 octubre 2008.
Contro la stigmatizzazione dei prigionieri politici.
Per la solidarietà. Per i nostri connazionali e cittadini: neanche un giorno più di silenzio.
Trasferimento immediato di Victor Polay e dei suoi compagni dalla Base Navale del Callao a un Centro Penitenziario Civile.
L’11 settembre del 2005 con il quotidiano La República (Lima, Perù) è stato pubblicato il Manifesto “Victor Polay: L’America latina chiede un giusto giudizio” firmato da Senatori, Deputati, Sindaci, Governatori e personalità di Argentina, Cile, Colombia, Nicaragua, Uruguay e Venezuela.
Successivamente il 17 marzo del 2006 (La República, Lima) alcuni intellettuali, personalità, professionisti ed operai del nostro paese chiesero inoltre pubblicamente : “Giusto giudizio per Victor Polay”.
Nonostante ciò, nel maggio del 2008, la Corte Suprema ha condannato Victor Polay a 35 anni di carcere. Questa è di fatto una condanna all’ergastolo , considerate le aspettative di vita di un peruviano medio e il fatto che a Victor Polay restano da scontare ancora 18 anni di carcere.
La Corte Suprema nella sua sentenza non ha tenuto conto che per un decennio Victor Polay è stato torturato e sottoposto a condizioni di vita disumane come riportato dalle relazioni della Croce Rossa Internazionale e come ha ben descritto il poeta Tomas Borge: “E’ vero, ogni giorno di carcere trascorso in quel periodo dovrebbe valere cento giorni. Non è ammissibile tenere un prigioniero in quelle condizioni e chi lo ha tenuto così è stato un maledetto codardo e merita di essere punito” (Caretas, 4 agosto 2005).
La Corte non ha nemmeno accolto quanto segnalato dalla Commissione di Verità e Riconciliazione del Perù (CVR): “… a differenza di Sendero, … l’MRTA rivendicava le sue azioni e i suoi membri usavano dei distintivi per differenziarsi dalla popolazione civile, l’MRTA si è sempre astenuto dall’attaccare la popolazione inerme e in alcune occasioni ha mostrato intenzione di essere disposto a trattative di pace…”
Nonostante che Victor nel 2003 abbia ammesso come guerrigliero e in veste di Comandante del MRTA, che le sue truppe non hanno mai assassinato prigionieri o nemici che si erano arresi, non hanno mai attaccato centri abitati, né ucciso civili innocenti, che la loro azione militare è stata sempre subordinata agli obiettivi politici, perché come movimento politico hanno contemplato sempre la possibilità di un ritorno alla pace sociale.
Nonostante che nel 2003 Victor Polay abbia affermato che era ormai giunto il momento che l’MRTA si incorporasse attivamente alla lotta politica, all’interno dei binari della democrazia, fondando un nuovo partito, raccogliendo le esperienze di altri movimenti guerriglieri dell’America latina; perchè riconoscendo la sconfitta militare era necessario continuare la lotta per le vie democratiche conquistate dal paese.
Nonostante che nel dicembre del 2005 Victor Polay abbia reso noto ai giudici di aver accettato la candidatura della presidenza della Repubblica, non per sfuggire alle sue responsabilità e nemmeno per venir meno al suo impegno con il popolo, ma perchè le sue motivazioni di violenza non potevano più essere accettate dal momento che era a favore della democrazia.
Nonostante che il parlamento europeo non consideri l’MRTA un’organizzazione terrorista.
Nonostante che tre anni fa la Marina di Guerra del Perù abbia chiesto all’Istituto Nazionale Penitenziario (INPE) di trasferire nel più breve tempo possibile i detenuti che si trovano nella Base Navale del Callao a un carcere comune.
Nonostante quanto sopra citato, Victor Polay e i suoi compagni continuano ad essere reclusi all’interno della Base Navale del Callao, conosciuto come la “Guantanamo peruviana” o “Nemesis” dal nome della dea greca della vendetta.
Pertanto secondo quanto esposto nel punto 20 dell’ 139 della Costituzione Politica del Perù, consideriamo che la sentenza a 35 anni di Victor Polay sia arbitraria e ingiusta, e che la sua attuale reclusione alla base navale del Callao sia una vendetta politica.
Pertanto i firmatari del citato appello sollecitiamo al Presidente della Repubblica, al Pubblico Ministero e alle autorità competenti l’immediato trasferimento di Victor Polay e dei suoi compagni ad un centro penitenziario amministrato dall’INPE.
Comitaté Pro libertad Victor Polay, Lima 27 settembre del 2008
Si può sottoscrivere l’appello al nostro indirizzo di posta elettronica, grazie:
1. Otilia Campos de Polay. Madre del líder Víctor Polay y luchadora social. Perú. 2. Violeta Carnero Hoke. dni. 07549802. Periodista y luchadora social. Perú 3. Arturo Corcuera. Poeta. Premio Casa de las Américas. Peru.. 4. Cristina Castello. Poeta y periodista. Argentina 5. Rosina Valcárcel. Escritora y antropóloga, del Comité pro libertad Víctor Polay. Lima Perú. 6. Juan Aurelio Apaza Martin. Ex dirigente minero, del Comité pro libertad Víctor Polay.Peru. Lima-Perú 7. Ernesto Kakumei, Sociologo, del Comité pro libertad Víctor Polay. Perú 8. Josmel Muñoz Córdoba– Ex Constituyente– ex Parlamentario. Perú 9. Marcela Pérez Silva. Cantautora– Perú 10. Annalisa Melandri. Periodista– Roma, Italia 11. Gabriel Impaglione, poeta y periodista. Argentina. 12. Oscar Balbuena Marroquín, abogado-Perú. 13. Federico García Hurtado. Cineasta y Literato DNI 10319074. Perú. 14. Pilar Roca: Cineasta y escritora. Perú. 15. Delfina Paredes Aparicio. Dramaturga y actriz. Perú 16. Gladys Basagoitia D. Escritora y traductora. Perú; desde Perugia, Italia 17. Raúl Isman. Periodista y escritor. Argentina 18. Eduardo González-Viaña. Escritor y periodista. Perú, desde EEUU. 19. Diana Ávila. Periodista y socióloga. Perú. 20. Ana María Intili. Médico y escritora. Argentina. 21. Alfredo Pita, escritor peruano, desde Francia. 22. Moravia Ochoa. Escritora y promotora cultural, miembro de Unamup. Panamà. 23. Lidia Añaños Galindo, responsable: Perú– por justicia de un prisionero ‘Asociación ‘América Latina Publicaciones’ 24. Humberto Rodríguez Pastor. Historiador y antropólogo. Perú. 25. Winston Orrillo DNI 06031515. Escritor, periodista, Premio Nacional de periodismo. Perú. 26. Maynor Freyre, escritor, periodista y profesor universitario. Perú. 27. Carlos A. Ostolaza. Artista plástico-Perú 28. Carlos Angulo Rivas. Escritor y periodista (Perú) desde Canadá 29. Cecilia Tello, Socióloga y periodista (Perú) desde Canadá 30. Ricardo Suarez, empresario. Perú 31. Aurora Tumanischwili Penelón. 32. Guillermo López: representantes de Fetera Flores: colectivo de base de la Federación de trabajadores de la energía de la República Argentina, en CTA. 33. Manuel Mosquera. Poeta y periodista. Perú 34. Lucila Walqui. Fotógrafa y socióloga. Perú 35. José Collazos — Reportero residente en Suecia. 36. Feliciano Mejía Hidalgo, escritor, Perú. DNI 09142115. 37. Eldi Toro López. Catedrática y crítica literaria. Lima. Perú 38. Roger Taboada Rodríguez. Periodista. (Vocero Nacional de Patria Libre). Perú. 39. Raúl-Ernesto De La Tierra, Escritor y poeta (Perú) desde Suecia 40. Teofilo Ayala Cuevas. Frente Estatal Contra la Represión del Estado de Sonora y Movimiento Ciudadano de Vecinos del Nuevo Colorado, Costa de Hermosillo, Sonora. México. 41. Héctor Abarca — periodista radial – Estocolmo. Suecia. 42. Víctor Santillán Ruiz. Empresario. Perú. 43. Víctor Hugo Chacón. Promotor cultural. Perú 44. Alonso Valcárcel. Fotógrafo. Perú. 45. Julio Rogers Vásquez, Pintor, Centro de Estudios Andinos Pucará, Santiago-Chile. 46. Juan Mendoza Montesinos, ingeniero, Perú. 47. Dra. Martha Luza Zamalloa. Abogada DDHH. Cusco– Perú 48. Emeterio Tacuri .Parlamentario Accesitario Andino. Perú 49. Luis Ottivo Dirigente Nacional de PL. Perú 50. Dr. Cesar Oyola, Abogado de DDHH. Perú 51. Juan Carlos Abarca.Periodista Radial y Sociólogo. Perú 52. Aníbal Apari. Dirigente Nacional y Vocero de Patria Libre.Perú– 53. Manuel Padilla, Sociólogo. Perú 54. Ricardo Dello Buono, sociólogo, FL, Estados Unidos 55. Roger Antonio Muro. Guardián. DNI 08893238. Perú 56. Eleuterio Martinez Sanchez. Perú 57. Juan Cristóbal. Poeta y periodista; dni 08705429. Perú 58. Milena Carranza Valcárcel. Comunicadora Audiovisual. Lima, Perú 59. Camilo Castellanos. Abogado e investigador social. Colombia 60. Aulides García. G. Venezuela. 61. Miguel Tupalaya Velásquez. Dirigente de Villa El Salvador.Peru. 62. Eva Velázquez Lecca. Profesora y poeta. Lima. Perú 63. Roberto Villar Gamboa. Ex preso político. Hoy PL. Perú. 64. Moisés Vega Romero. Secretario de Organización. CGTP.Perú 65. Carlos Meneses Cárdenas. Escritor y periodista.Perú, desde España. 66. Juan Carlos Pino. Músico. Chile 67. Michel Chossudovsky. Director Centre for Research on Globalization (CRG). Canadá 68. German Rodas.Escritor e historiador. Ecuador. 69.. Jorge Carpio. Director Ejecutivo Foro Ciudadano de Participación por la Justicia y los Derechos Humanos. FOCO. Buenos Aires, Argentina 70. Alejandrina Pacheco Peña…(¿ ?) Perú. 71. Carlos Ruiz-Eldredge, Ingeniero. Perú 72. Rosa Patricia Mosquera Pinto. Estudiante de Comunicaciones. Lima .Perú 73. Anahi Durand Guevara. Socióloga. Perú. 74. Carlos Bernales, periodista y caricaturista, ex-colaborador del diario La Primera. Perú, desde EEUU. 75. Leonel Falcón Guerra. Periodista-Abogado, activista y defensor de los DDHH y Líder delL FRENTE POPULAR INDEPENDIENTE DE LA REGIÓN ICA.Perú 76. Jorge Guibert Alva. Secretario General de la “Célula Aprista Felipe Santiago Salaverry”. Barcelona. .España. 77. María Elena Saludas — Presidenta ATTAC - Argentina 78. Gerardo Benavides Caldas. Docente universitario, UNMSM, Lima Perú 79. Felipe Daniel Escobar Rivero, autor, compositor interprete. Perú. 80. Lic. Igor Calvo, sociólogo, escritor, actor, Lima, Perú. 81. Olga Lucía Fuentes, Colombia. 82. Miguel Angel Yañez Villa. Resistencia civil pacífica, Hermosillo, Sonora, México. 83. Vicent Boix, escritor, autor del libro El parque de las hamacas. España 84. Javier Mujica, abogado, Perú. 85. Alberto Chirif, antropólogo. Perú. 86. José Diez Salazar, poeta y pintor, reside en Holanda. 87. Manuel Flores Calderon. DNI Nº 08344171. Dirigente vecinal del distrito de San Juan de Lurigancho (Lima, Peru) 88. Fernando Bellido Pelegrina, poeta, Españ
;a. 89. Eva Aguilar, ex exiliada política, c.i 1.197.407–6, Uruguay 90. Marco Tulio Rotondo M. Ex Regidor Provincia. Callao. Perú 91. Antenor Maraví I. Profesor cesante, periodista y escritor. Presidente de la Asociación Nacional de Escritores y Artistas– Ica (ANEA-ICA): Perú. 92. Carlos Oriundo Infante. DNI 28314881. Abogado, escritor, periodista y analista político en diversos medios, en el Valle del Río Apurimac y el Ene VRAE. Fue militante activo del PAP, VRAE. Perú. 93. Javier Valle-Riestra, ex congresista, DNI N° 08222102. Lima. Perú 94. Sandrine Féraud. Poète. Saint-Raphaël. France 95. Jorge Ariel Madrazo, poeta y periodista. Argentina 96. Julio Dagnino. Periodista. Lima. Perú. 97. Antonio Giaimo, periodista, ex redactor de Ansa America Latina, ITALIA. 98. Dra. Marta R. Zabaleta, Economista, Profesora Universitaria e Investigadora ‚ Londres, Inglaterra. 99. Gonzalo Espino. DNI 07207593. Poeta y crítico literario, Perú. 100. Fernando Ochoa, Comité resistencia civil, Hermosillo, Sonora, México. 101. Ramón García Rodríguez . DNI 06446440. Perú. 102. Gorki Tapia, sociólogo, catedrático, Perú. 103. Yury Castro R., presidente casa de amistad con RPDC. 104. César Krûger, filósofo, ex decano de letras de UNMSM; Perú. 105. Dandira Picasso, magíster en comunicación social y fotágrafa internacional; 106. Máximo Damián Humaní, músico. Perú. 107. Manuel Cabanillas, fotógrafo político y del mundo. 108. Manuel Ruano, poeta, Argentina. 109. Walter Garib, premio nacional de cultura. Chile. 110. Arturo Volantines, poeta nacional. Chile. 111. Rosa Baéz, periodista y bibliotecaria. Cuba; 112. Vicente Rodríguez Nietzsche, poeta nacional. Puerto Rico; 113. Dr. Óscar Baltodano, creador de método de medicina alternativa. Lima, Perú. 114. Pere Besso i Gonzalez, Mislata, Valencia, Profesor, Traductor, Escritor y Poeta. 115. Pedro Ismael León Arias. DNI 07720667. Periodista. Lima. Perú. 116. José Antonio Alvarez Pachas, periodista y poeta. Lima Perú 117. LIC. PATRICIA COLLAZOS BASCOPE (56 AÑOS) POETA, ESCRITORA Y PEDAGOGA PRESIDENTA VITALICIA DE LA SOCIEDAD DE ARTE. BOLIVIA 118. Samuel Prado Franco. Profesor de Filosofia, Escritor y Militante del Movimiento Popular y Social Panameño. Panamá. 119.Jorge Aliaga, narrador peruano, desde Escocia 120. Pedro Lovatón Sarco, catedrático de comunicación de San Marcos. Perú 121 Atilio Bonilla, catedrático de cine, magíster en comunicación por San Marcos. Perú 122. Raymundo Prado, filósofo, catedrático principal de letras de san marcos. Perú 123. Manuel Castillo, músico, dirigente político. Perú. 124. Ricardo Melgar, filósofo, anropólogo peruano, desde México. 125. .Edwin Loayza Alferez ..DNI..09928280..Lima –Peru 126. Felipe de J. Pérez Cruz, cubano, historiador, miembro de la Unión de Escritores y Artistas de Cuba (UNEAC), Cuba. 127.Miguel Siu– estudiante, aprista. Perú 128. Raul Gomelski, Ingeniero y traductor (Peru), desde Polonia. 129. José Rejas Saal, economista, DNI Nº 096257887. 130. Dr. Fernando Durand Mejía — Alcalde del distrito de San Luís y 1er Vicepresidente de la Federación de Municipios Libres del Perú. Perú. 131. Franklin Ledezma Candanedo, desde Panamá. Escritor, periodista. Luchador social. 132. Luis Miguel Bracamonte, escritor, periodista peruano. Desde Suecia. 133. Olivia Miranda, filósofa, catedrática, escritora. Desde Cuba 134. Jean-Claude Koutchouk. Poète– nouvelliste. Nantes-Orvault (44700). France 135. Louis Brachet. Sculpteur. Ventavon. France. 136.. Michel Berthelot — Citoyen du monde — St Félicien (07410) – France 137.. Christiane Cayre — Comédienne — St Félicien (07410) – France 138.. Jean-Claude PICAVET. Sculpteur. Paris –France 139. Dante Castro Arrasco. d.n.i: 25402972. Escritor, Premio Casa de las Américas. Dirección del ML-19. Lima, Perú. 140. Jean Dornac. Auteur. Grasse. France 141. Jean-Jacques Rey. Poète-écrivain. Tonnay-Charente –France. 142. .Isabel Gallardo M. Socióloga. Santiago de Chile. Chile. 143. AIDÉE ROUSSEAU-ROMERO, ABOGADO, POETA FRANCO PERUANA 144. MICHEL ROUSSEAU, CAMPEÓN DE CICLISMO SOBRE PISTA DE FRANCIA, DEL MUNDO Y OLÍMPICO. 145. Luis Lagos. Poeta, profesor y promotor cultural. Lima. Perú. 146. Carlos Garrido Chalén, poeta, abogado y periodista. Perú 147. Carlo Porta, escritor, historiador y periodista. Pozzallo — Italia 148. Roque Gonzales La Rosa . Preso de conciencia del Gobierno Aprista. Perú 149. Martha Velasco Huiza. Luchadora social y Ama de casa. Perú. 150. Damaris Velasco de Gonzales. Ex Presa Política, Administradota Turística. Perú. 151. Andrea De Lotto, profesor de la Escuela italiana de Barcelona. Italia. 152. Yásser Gómez.Periodista. Editor de la revista Mariátegui. (Perú) 153. César Vásquez Bazán. militante del Partido Aprista Peruano, ex-ministro de Economía y Finanzas del Perú, y profesor de Economía en Webster University y Red Rocks College. 154. Carlos F. Arce Villamonte. Psicoterapeuta desde Suecia. 155.Francesco Maria Mantero. Director de Reserva Natural. Roma, Italia. 156. 156. Mario Casasús, periodista. México. 157. Alejandrina Salgado: Coordinadora del Comité de Derechos humanos y solidaridad — Estocolmo-Suecia 158. Silvia Morachimo: Estudiante de ciencia Estocolmo– Suecia 159. Ingrid Storgen: comunicadora social. Responsable del colectivo de trabajo bolivariano, antiimperialista: Amigos de la PAZ en COLOMBIA y en el MUNDO. 160. Julio Yao, Presidente del Servicio de Paz y Justicia en Panamá (Serpaj-Panamá), catedrático universitario, escritor. 161. Gianni Innocenti. Assessore comune di Guidonia Montecelio (Roma). Italy. 162. Merche Mas. Ecología y ambiente. Italia. 163. Jesus Alegria Argomedo. Coreógrafo y Gestor Cultural. 164. Eduardo Bueno Leon. Co moderador Aulamagna Groups ‚Investigador CELA-UNAM. México. 165. Rodolfo Ybarra, poeta y periodista. Perú. 166. Avelino Barboza Trigozo. Ex preso político y militante. Perú. 167. Dania Betzy Batista G. Profesora de Filosofía. Presidenta de la AAPEBCAP-Panamá 168. Conrado Cuevas Zelaya. Ingeniero Industrial. Militante del movimiento revolucionario. Miembro de la AAPEBCAP-. 169. Pamela Contreras Premel. Cantante intérprete y profesora
de españolen Bordeaux Francia. 170. Nicoletta Manuzzato, periodista, Milano (Italia). 171..Tullio Quaianni, médico, Milano (Italia). 172.. Claudia Figueroa. Panamá 173.. Zulay Flores, Panamá. 174.. René Martínez Paredes, Panamá. 175. Karl Robert Scott Pino, Panamá. 176. Elizabeth de Hoces, Panamá. 177. Sócrates Zuzunaga Huaita. Escritor. DNI: 09900323. Perú. 178. Hugo Cabieses Cubas. Economista, DNI 1058595. Lima, Perú. 179. Dra. Elda Maud De León.Catedrática Universidad de Panamá. Panamá. 180. Ricardo Sánchez Carlessi, Ingeniero Civil y escritor. Profesor de San Marcos y la UNI. Lima. Perú. 181. Claudio Velando. Sociólogo y agrónomo. Perú. 182. Juan Benavente. Escritor y promotor cultural. Lima Perú. 183. Daniel Mathews Carmelino, Frente de Defensa de Chilca. Perú. 184. Norberto GanciI. El Club de la Pluma. Universidad Tecnológica Nacional Regional Córdoba. — Argentina. 185. Teresa de Jesús Vilca Rengifo. Socióloga y luchadora social. Reside en Lima. Perú. 186. Juan Carlos Villavicencio. Poeta, literato y barman. Chile. 187. Roberto Ornano. Movimiento Popular Unificado de Panamá. Panamá. 188. María del Rosario Maríñez. Periodista y socióloga. México, D.F. México. 189. José Collazos. Reportero peruano, desde Suecia. 190. Walter Buendia Gilvonio. Asesor técnico. Estocolmo. Suecia. 191. Juan Rojas Martinez. Profesor Educ. Técnica Profesional. Chile. 192. Vladimir Sokolic Stipanicic.. Sociólogo peruano, Consultor Internacional. 193.- Luis Rodriguez. Ingeniero. Estocolmo Suecia. 194. Liga Mexicana por la Defensa de los Derechos Humanos.(Limeddh). México.
195.- Isauro Fuentes Guzman. Dirigente del Frente Andino Revolucionario FAR. Puno — Peru. 196. José Ignacio Mantecón. Sacerdote. Perú.
Álvaro Uribe è stato costretto ad ammettere ieri che la polizia ha usato armi da fuoco contro la folla, di fronte al video della CNN che mostra inequivocabilmente un poliziotto della ESMAD (Escuadrón Móvil Antidisturbios) nell’atto di sparare contro un obiettivo non ben identificato durante la protesta di martedì scorso organizzata dalle comunità indigene e contadine nel sud del paese. Il CRIC ( Consejo Regional Indígena del departamento del Cauca ) ha denunciato la morte di due indigeni di etnia Paez avvenuta durante la marcia che si stava svolgendo lungo la strada Panamericana e indicando come responsabili degli omicidi proprio i membri della Polizia che si trovavano sul luogo.
Il presidente colombiano, nel corso di una conferenza stampa ha negato tuttavia che gli spari dei poliziotti abbiano causato morti e afferma invece che i due decessi sono avvenuti mentre gli indigeni stavano maneggiando esplosivi.
Versione che tra l’altro sarebbe in contraddittorio con quella fornita da questo video:
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nel quale un colonnello della Polizia immediatamente dopo il decesso delle due persone conferma che questo è avvenuto per arma da fuoco ma fornisce una versione secondo la quale a sparare sarebbero state persone che si trovavano tra la folla dei partecipanti alla marcia.
Versioni discordanti che dimostrerebbero confusione, incapacità e nervosismo nel gestire una protesta che si sta ingigantendo sempre di più.
Intanto si fanno sentire pesantemente anche le condanne a livello internazionale delle continue violazioni dei diritti umani commesse dal governo colombiano e della criminalizzazione e repressione delle legittime proteste del popolo.
La F.I.D.H. (Federazione Internazionale dei Diritti Umani) in un recente documento ha espresso una condanna durissima per quanto sta avvenendo in Colombia ed ha manifestato “profonda preoccupazione” tra l’altro di fronte alle “denunce della presenza di civili armati protetti dalla polizia che sparano ai manifestanti dalle colline, così come per gli atti di barbarie commessi da elementi dell’ESMAD, i quali hanno ferito gravemente un indigeno con il machete, lasciandolo varie ore ferito senza permettere l’accesso ai mezzi di soccorso”.
Alcuni parlamentari europei invece, tra i quali l’onorevole Vittorio Agnoletto, hanno espresso pubblicamente condanna, tramite una dichiarazione parlamentare, della repressione del movimento indigeno e sindacale che sta avvenendo in questi giorni nel paese.
Nell’immagine cartolina postale a cura dell’ Ufficio propaganda della milizia spedita da Littoria il 3 aprile 1936. La cartolina riporta la frase di Mussolini: “in Africa vi è posto e probabilmente gloria per tutti”
“Faccetta nera”: i crimini sessuali del colonialismo fascista nel Corno d’Africa sarà l’argomento della trasmissione “più scheletri che armadi per nasconderli” condotta ogni mercoledì da Salvatore Ricciardi in onda su Radio Onda Rossa domani 22 ottobre, ore 11, con la partecipazione della saggista Nicoletta Poidimani e con la collaborazione di Gavino Puggioni
E’ possibile parlare di crimini sessuali del colonialismo fascista nel Corno d’Africa?
Certamente sì, se per crimini sessuali si intendono tanto le forme di rappresentazione delle donne africane e del loro sfruttamento sessuale – legittimate dal fascismo per coartare forza-lavoro maschile nelle colonie – quanto l’estremo dello stupro coloniale, in certo modo autorizzato da quelle stesse rappresentazioni. Ma non solo: anche il rovesciamento di queste rappresentazioni, conseguente alla proclamazione dell’Impero nel maggio del ’36, e la legge del 1937 sulle “Sanzioni sui rapporti di indole coniugale tra cittadini e sudditi” vanno letti in questo senso, oltre a portare alla luce il nesso tra politiche sessuali e politiche razziali del colonialismo fascista.
A María-Piendamó, ne cuore del Cauca, si sono concentrati 20.000 indigeni tra cui moltissimi bambini, donne e anziani e in maniera collettiva hanno deciso di occupare la Carretera Panamericana per attirare l’attenzione internazionale e nazionale sulla loro situazione. Questa strada unisce Cali a Popayan e la Colombia con L’Ecuador ed è di vitale importanza.
Il bastone della pace. I Nasa non usano armi, ma sono protetti da una Guardia Indigena munita di un simbolico bastone colorato simbolo di comando, che da sempre fa parte della loro cultura. Guardia possono essere tutti: bambini, donne, uomini, vecchi e giovani. Solo con questo si sono riversati in due punti equidistanti dall’ entrata della Maria per bloccare la strada. Dopo pochi minuti sono arrivati gli Esmad (squadroni antisommossa della polizia) che hanno attaccato con gas e manganelli. Gli indigeni hanno resistito eroicamente fino a quando la polizia ha cominciato a usare fucili a pallettoni e granate non convenzionali composte da polvere da sparo, schegge, chiodi e pezzi di vetro.
Due morti e settanta feriti. Il bilancio solo nel primo giorno di scontri è di settanta feriti e due morti, tra cui Ramos Valencia il cui cranio è stato trapassato da parte a parte da un proiettile. Insieme al piombo sono piovute le accuse presidenziali, echeggiate dal governatore del Cauca Guillermo González Mosquera e dal capo della polizia Oscar Naranjo Trujillo (ex zar antidroga, costretto alle dimissioni dopo che suo fratello è stato arrestato per narcotraffico in Germania), secondo le quali gli indigeni erano armati e istigati dalla guerriglia, mentre l’ Esmad non aveva armi da fuoco.
Le verità. I mezzi di comunicazione colombiani, dimenticando una cosa elementare come verificare le notizie, hanno subito stigmatizzato la protesta facendo da eco alla rabbia presidenziale. Nella Maria non c’è stata istigazione, ma un processo decisionale che viene dal basso e di cui i governatori indigeni non sono che portavoce. Gli indigeni non avevano armi da fuoco, che invece impugnavano i poliziotti, come dimostrano i morti e i feriti, come dimostra il cranio esploso Ramos Valencia e la carne lacerata di altre decine di persone.
Colpa delle Farc. La criminalizzazione della protesta è un esercizio molto comune in Colombia, dove le Farc si trasformano nella scusa perfetta per attaccare i movimenti sociali. Per il presidente i guerriglieri sono: gli studenti, i tagliatori di canna, i giudici, i trasportatoti, i professori, gli Indigeni e i contadini. Se davvero fosse così allora vorrebbe dire che la sua politica di seguridad democratica è un fallimento totale dato che la guerriglia si sarebbe infiltrata in tutto il paese.
Reali sono altre cose. Chi accusa il movimento indigeno è un governo che conta 60 parlamentari coinvolti nello scandalo della Parapolitica. Scandalo che lo stesso governo cerca di insabbiare come confessa José Miguel Vivanco direttore per le Americhe di HRW che ha dichiarato: “L’esecutivo è arrivato a estremi non conosciuti in America Latina per screditare una corte (Corte Suprema di Giustizia) che sta processando a più di 60 congressisti, quasi tutti del governo, per paramilitarismo”. Oppure l’ex governatore del Cauca Juan José Chaux Mosquera, che era uso criminalizzare gli indigeni Nasa e che alla fine del suo mandato è stato premiato dal presidente Uribe con l’ambasciata della Repubblica Domenicana. Incarico a cui è stato costretto a rinunciare una volta rese note alla opinione pubblica le sue frequentazioni. L’ex governatore si incontrava nel palazzo di Narì (nomignolo con il quale nelle intercettazioni telefoniche i paramilitari si riferiscono, mostrando una certa familiarità, al palazzo di Nariño, sede presidenziale) con esponenti di noti paramilitari per contrattare il loro silenzio.
Ha ragione Roberto Saviano. Siamo tutti casalesi. La storia del nostro paese, soprattutto la storia politica del nostro paese, non accetta più giustificazioni. Ormai non ci possiamo più nascondere dietro “la questione meridionale del crimine”. Il silenzio con il quale l’Italia tutta, da Nord a Sud, passando per Roma e Casal di Principe, secondo quella traiettoria che unisce a doppio legame camorra e politica, tace su quello che dovrebbe essere uno scandalo nazionale, e ci rende pertanto complici dei disastri ambientali commessi nel casertano, dei morti, delle stragi e finanche delle minacce di morte a Roberto Saviano.
L’espresso da settimane va denunciando e riportando notizie sui presunti vincoli dell’attuale sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino con il clan dei casalesi, l’Italia politica fa spallucce, gli italiani ormai assuefatti all’ambiguità e all’ipocrisia si indignano solo per le minacce di morte a Saviano, mentre Casal di Principe, paese natale di Cosentino e Roma, sede del Governo, si danno la mano e tacciono complici. Dopo che la “cupola” del Popolo della Libertà si è stretta intorno all’onorevole, è calato il silenzio su tutta la vicenda.
Le accuse vengono da ben cinque pentiti della camorra, e secondo l’ultimo articolo del settimanale, Nicola Cosentino, sarebbe adesso accusato anche da Dario De Simone, uno dei boss dei casalesi, di essere una persona completamente a disposizione del clan. Glielo avrebbe confermato lo stesso Cosentino in diverse occasioni. Un’accusa gravissima, ma non l’unica.
Il coordinatore regionale del Popolo della Libertà, nonché sottosegretario all’Economia e alla Finanza dell’attuale governo, è stato infatti prima accusato dall’imprenditore camorrista Gaetano Vassallo, di controllare l’affare dei rifiuti gestito dai casalesi tramite il consorzio Eco4.
Successivamente il pentito Michele Froncillo lo ha accusato di legami con il boss Raffaele Letizia.
Carmine Schiavone, cugino di Francesco Schiavone, detto Sandokan, ha affermato invece che Nicola Cosentino sarebbe legato ai casalesi fin dal 1982.
L’ultimo in ordine di tempo, il pentito Domenico Frascogna, ha raccontato che Nicola Cosentino in realtà sarebbe il postino addetto alla consegna dei messaggi di Sandokan.
Un po’ troppo per pensare a un complotto, organizzato, come molti sostengono, per screditare l’onorevole Cosentino o addirittura per “distruggergli la vita”.
Si parla di un fascicolo segreto che vedrebbe il sottosegretario all’Economia e alle Finanze, coordinatore della Campania di Forza Italia – Popolo della Libertà, in veste di indagato, anche se non è chiaro ancora con quale accusa.
Quello che però è certo è che invece sicuramente sono indagati Gianluca Di Feo ed Emiliano Fittipaldi, i due giornalisti de L’espresso che per due volte, in appena una settimana, si sono visti arrivare la Guardia di Finanza all’alba nelle loro case e nei loro uffici soltanto per aver svolto il proprio lavoro, e cioè quello di informare gli italiani del fatto che al governo, ricoprendo una carica importante, siede un uomo probabilmente legato alla camorra.
E se è vero che chiunque è innocente fino a che non venga dimostrato il contrario, è anche vero che quella carica è incompatibile con i sospetti che gravano su Nicola Cosentino. Gravi e fondati sospetti, basati anche su alcuni episodi dimostrati e dimostrabili, non solo sulle farneticazioni di qualche pentito come si racconta in giro.
Il 9 ottobre 1993 a Santa Maria Capua Vetere Nicola Cosentino e i suoi fratelli comprarono un terreno della famiglia Schiavone, direttamente da Mario, cugino e cognato di Sandokan. Mario Schiavone all’epoca era già conosciuto in zona per le sue attività (verrà arrestato solo il 30 settembre scorso) mentre Nicola Cosentino a quella data era già un politico affermato, era stato consigliere della Provincia di Caserta nel 1980 e successivamente nel 1985, Assessore alla Pubblica Istruzione. Nel 1990 ricopre per la terza volta la carica di Assessore provinciale all’Agricoltura.
Un politico non può comprare un terreno da un camorrista. Non può e non deve. Soprattutto se il politico è anche parente acquisito del boss dei casalesi Giuseppe Russo. Troppe coincidenze, troppi legami, troppi rimandi alla criminalità organizzata nella biografia di Nicola Cosentino.
Come scrivono Gianluca Di Feo ed Emiliano Fittipaldi,si ha a che fare con “una gigantesca zona grigia, dove diventa impossibile distinguere i confini tra camorra, impenditoria e politica”.
Quella zona grigia che dalla Campania si estende fino al Lazio, entra nei palazzi del potere e lì si istituzionalizza, diventando la zona franca della criminalità organizzata.
Quella zona grigia che purtroppo è più vasta di quanto immaginiamo, che fa sì che quello che in tempi migliori sarebbe lo “scandalo Cosentino”, resta invece una vicenda marginale della cronaca giudiziaria italiana.
“A Caserta come a Napoli, ci si sarebbe aspettati un vento di tempesta che gonfiasse onde di sdegno. Invece nulla…” scrive amareggiato Roberto Saviano, sulla vicenda è ormai calato il silenzio, un ambiguo italo-casalese silenzio.
C'è chi usa la penna come un fucile al servizio di giustizia e verità e chi invece, come strumento di potere. E menzogna e falsità sono strumenti di potere. (AM)
“Colombia Invisible” largometraje de Unai Aranzadi. El nuevo teaser.
Lo que hizo Trujillo en el Rio Masacre fu un GENOCIDIO si asumimos la definición de genocidio dada por la el estatuto de Roma de la Corte Penal Internacional en su artículo n. 6:
A los efectos del presente Estatuto, se entenderá por “genocidio” cualquiera de los actos mencionados a continuación, perpetrados con la intención de destruir total o parcialmente a un grupo nacional, étnico, racial o religioso como tal:
a) Matanza de miembros del grupo;
b) Lesión grave a la integridad física o mental de los miembros del grupo;
c) Sometimiento intencional del grupo a condiciones de existencia que hayan de acarrear su destrucción física, total o parcial;
d) Medidas destinadas a impedir nacimientos en el seno del grupo;
e) Traslado por la fuerza de niños del grupo a otro grupo.
Reflexionando… cooperación internacional
Creo que la cooperación internacional tenga que dejar definitivamente ese rol compasivo y caritativo que caracteriza sus acciones, que además de permitirle recaudar mucho dinero (sobre el cual hasta cierto punto hay control) y una estructuración demasiado burocrática y clientelar de su aparato, funciona solo como paliativo de las situaciones de subdesarrollo. Si la cooperación no asume la tarea de impulsar cambios ESTRUCTURALES y definitivos en las realidades en las que trabaja nunca, nunca lograremos reducir pobreza y miseria, ya que estas confirmarán, definitivamente ser funcionales al mismo sistema neoliberista.
«Nadie es una isla completo en si mismo; cada hombre es un pedazo del continente, una parte de la Tierra. Si el mar se lleva una porción de tierra, toda Europa queda disminuida, como si fuera un promontorio, o la casa de uno de tus amigos, o la tuya propia; por eso la muerte de cualquier hombre me disminuye, porque estoy ligado a la humanidad; y por consiguiente, nunca preguntes por quién doblan las campanas porque están doblando por ti».
HONDURAS
23/9 E' stato ucciso l'avvocato Antonio Trejo difensore dei contadini che stanno portando avanti le lotte per la recuperazione delle terre appartenenti ai movimenti MOCSAM, MARCA y el MUCA; aveva presentato inoltre un ricorso di incostituzionalità delle Citta Modello
COLOMBIA/URIBE
El expresidente de Colombia, Álvaro Uribe, concedió docenas de licencias para disponer de pistas de aterrizaje al capo del narcotráfico Pablo Escobar, aseguró la periodista Virginia Vallejo, quien fuera amante del jefe del Cartel de Medellín.
"Por Pablo (Escobar) pude saber que (Álvaro) Uribe le concedió docenas de licencias para disponer de pistas de aterrizaje. Me decía que sin la ayuda de 'ese muchachito bendito' estaría trayendo la pasta de coca a pie desde Bolivia", dijo Vallejo en una entrevista a la revista argentina 'Noticias'. Fue organizada con el motivo de la reedición en Argentina de su libro 'Amando a Pablo, odiando a Escobar', lanzado en 2007.
Texto completo en: http://actualidad.rt.com/actualidad/view/124476-escobar-uribe-narcotrafico-colombia-aterrizaje-vallejo
MEMORIA
El 3 de octubre de 1984, Luis Fernando Lalinde Lalinde, de 26 años de edad, fue detenido y posteriormente desaparecido por el Ejercito colombiano. Desde ese día, Fabiola Lalinde emprendió la búsqueda de su hijo. Aunque sufrió constantes hostigamientos e intimidaciones, logró encontrar el cadáver de Luis Fernando después de 4.428 días de incesante búsqueda. Fue detenido en el marco de la “Operación Cuervos” adelantada por el ejército, cuando se encontraba en Jardín (Antioquia) tratando de rescatar un guerrillero herido del EPL, en 1984, durante el Proceso de Paz del Presidente Belisario Betancur, cuando este movimiento político se encontraba en cese al fuego.