#Polyplas, a los medios, que no sean buitres de la informac...
En el caso de la explosión #Polyplast en #VillasAgricolas (Santo Domingo), estoy reflexionando sobre algo. Leo declaraciones de ciudadanos de que hay más de 100 muertos y alrededor de 200 heridos, que están escondiendo cadáveres no se entiende bien a que...
Relacionar dialecticamente el deslinde con el reformismo peq...
Contribución del Partido Comunista de Venezuela (PCV) al 20º Encuentro Internacional de Partidos Comunistas y Obreros (EIPCO), en Atenas, presentada por Carolus Wimmer, Secretario de Relaciones Internacionales del PCV, el 25 de noviembre de 2018. En el momento,...
Situación tensa en Haití se refleja en República Dominicana...
La tensa situación que se está viviendo en estas hora en Haití, debido al llamado a protestas para este domingo 18 de noviembre de la oposición y de sectores sociales quienes demandan el cese de la corrupción, la investigación de los contratos de Petrocaribe y...
Aplaudo al pueblo haitiano
Aplaudo a la rebelión del pueblo haitiano, aplaudo a la gente en la calle, a los machetes en alto, a las balas y las piedras, al humo y a la sangre si sangre hay que derramar. Aplaudo a los vehículos en llamas, a las calles que son trincheras y aplaudo a los...
Jair Bolsonaro, una amenaza a la vigencia de los derechos hu...
Mañana, domingo 28 de octubre, será un momento decisivo para Brasil. La segunda vuelta electoral entre los candidatos Jair Bolsonaro de extrema, muy extrema derecha y Haddad, candidato del PT, delfín de Lula, amenaza con llevar el país a una situación...
Apuntes sobre igualdad y vulnerabilidad
El concepto de igualdad representa uno de los pilares de la teoría y al mismo tiempo de la práctica de los derechos humanos. La igualdad con los demás seres humanos es al fin, paradójicamente, lo que nos hace libres. Más somos iguales a los demás y más...
In evidenza
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Repubblica Dominicana: Amnesty International denuncia gravi violazioni dei diritti umani da parte della polizia.
di Annalisa Melandri* — www.annalisamelandri.it
3 novembre 2011
“Con il calcio della pistola il tenente mi ha dato un colpo alla tempia e sono svenuto. Mi ha lasciato cadere ripetutamente sulla marmitta bollente della sua moto. Questo me lo ha raccontato un amico che era presente perché io avevo perso i sensi e non me ne rendevo conto. Il giorno dopo quando mi sono svegliato ero ammanettato in caserma con il corpo ricoperto di bruciature e il sangue che mi colava dall’orecchio e dal naso.” E’ quanto ha raccontato Eduardo Hernandez Portoreal, 33 anni, alla delegazione di Amnesty International che nei giorni scorsi si trovava in Repubblica Dominicana per la presentazione del rapporto sulle violazioni dei diritti umani da parte delle forze dell’ ordine nel paese.
Il rapporto (scarica qui) di 77 pagine è chiarissimo fin dal titolo “ Callate si no quieres que te matemos” (Stai zitto se non vuoi che ti ammazziamo)” : in Repubblica Dominicana la Polizia Nazionale commette abusi di varia natura, tortura e uccide a sangue freddo e in almeno due casi si è resa responsabile di sparizione forzata di persone, un crimine contro l’umanità. Queste conclusioni sono il frutto delle tre visite che la ONG ha compiuto tra il 2009 e il 2011 analizzando violazioni dei diritti umani commesse tra il 2005 e il 2011. (altro…)
La morte di Gheddafi e gli studenti italiani
Pubblico volentieri la lettera di Alessandro Marescotti, redattore di PeaceLink, a Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace. Alessandro e’ anche docente di Lettere di un Istituto Tecnico Industriale di Taranto. Vorrei che le scuole italiane fossero piene di insegnanti come lui. Grazie Alessandro, la tua lettera mi ha commossa profondamente. Vorrei che i miei figli un giorno incontrassero maestri e docenti come te, di quelli che lasciano il segno. Io ho avuto questa fortuna, in Italia ma anche in un paesino sperduto della Colombia, dove ho capito perché in quel paese fare il maestro può anche essere un mestiere pericoloso.(AM)
Oggi i miei studenti hanno detto cose terribili
¿Cual salida de la crisis? – La “crisis” desde otro punto de vista.
¿Cual salida de la crisis? – La “crisis” desde otro punto de vista.
por Salvatore Ricciardi*
Octubre 2011
Empezamos por las consignas, si corresponde a verdad que las consignas en sus síntesis representan los sentimientos, la conciencia y el trayecto político de un movimiento.
“No hemos provocado nosotros la crisis”… “No queremos pagar nosotros la crisis”…
Mientras la segunda consigna tiene sentido y expresa una voluntad de lucha, la primera está completamente equivocada.
“No hemos provocado nosotros la crisis”:
*tiene un significado “defensivo”, lamentoso y hasta justicialista, utilizando la lógica del código penal (no fui yo, no tengo la culpa, no quiero pagar por algo que no he hecho…).
*sobretodo es una consigna completamente ¡falsa y equivocada! La actual crisis del capitalismo es sin duda originada por el efecto de contradicciones internas al mismo modelo de acumulación capitalista puesto en dificultades por la ofensiva de la clase obrera en las décadas de los Sesenta y Setenta. ¡Entonces seguramente esta crisis la hemos provocada nosotros! ¡Y somos orgullosos de esto!
Si por “nosotros” entendemos la clase obrera, el proletariado (pero también la pequeña y pequeñísima burguesía que podemos definir como “proletarizada”, o sea los pequeños comerciantes y artesanos, las pequeñas cooperativas, etc. etc). (altro…)
Quale uscita dalla crisi? La “crisi” da un altro punto di vista.
QUALE USCITA DALLA “CRISI”?
di Salvatore Ricciardi* - ottobre 2011
Partiamo dagli slogan. Se è vero che gli slogan nella loro sintesi rappresentano il sentore, la consapevolezza e il percorso politico di un movimento.
“la crisi non l’abbiamo provocata noi”… “la crisi non la paghiamo”…
Mentre la seconda affermazione ha un senso ed esprime una volontà di lotta, la prima è profondamente sbagliata.
“La crisi non l’abbiamo provocata noi”:
*ha un significato “difensivo”, “lamentoso” ed anche “giustizialista”, quasi a voler utilizzare la logica del codice penale (non l’ho commesso io, non ho colpa, non vado punito per qualcosa che non ho fatto…)
*ma soprattutto è un’affermazione non vera! Questa crisi capitalistica è si il portato di contraddizioni interne al modello di accumulazione capitalistica messo però in crisi da un’offensiva della classe operaia nei decenni Sessanta e Settanta. Quindi l’abbiamo provocata noi! E ne siamo orgogliosi!!!
Se per noi intendiamo la classe operaia, il proletariato (ma anche la “piccolissima borghesia” che possiamo definire “proletarizzata”, per intenderci: il piccolo commercio e artigianato, le piccole cooperative, le partite Iva, ecc…).
“Acuire la crisi” è un “compito storico” della classe lavoratrice, è il suo “dovere” fondamentale. La crisi capitalistica non è necessariamente un problema, può essere parte della soluzione, dal versante proletario. Può essere l’inizio della soluzione dei problemi dello sfruttamento e dell’oppressione; se però la classe lavoratrice inasprisce la crisi e non aiuta certo a risolverla; altrimenti diventa “collaborazionista” con il capitale.
La classe lavoratrice deve impedire che si “superi” la crisi, che si “esca” dalla crisi con una “ripresa economica” (che vuol dire “ripresa dei profitti del capitale”, instaurazione di un nuovo modello di sfruttamento che sottometterà e disciplinerà per un altro lungo ciclo la classe lavoratrice). La classe deve impedire che si stabilizzi il meccanismo di accumulazione imposto dal capitale in ogni sua fase di sviluppo.
Salvatore Ricciardi: Maelstrom
Vi raccontavo tempo fa che avevo salvato dalla spazzatura e regalato ad un caro amico una raccolta del quotidiano il manifesto dal 1971 al 1986. Buona parte di quel materiale ha completato la stesura di questo libro e continua ad essere messo a disposizione sulle pagine del sito ad esso collegato. (AM)
Sì, sì! e io la inseguirò oltre il Capo di Buona Speranza, oltre il Capo Horn, oltre il Maelstrom di Norvegia e oltre le fiamme della perdizione prima di arrendermi. Ed è per questo che vi siete imbarcati marinai! Per dare la caccia a quella Balena Bianca sulle due sponde del continente e in ogni angolo del mondo, fino a che non sfiaterà sangue nero e non avrà le pinne all’ aria. Cosa ne dite, marinai, volete mettere le mani su tutto ciò oppure no?
Herman Melville, Moby Dick
Maelstrom di Salvatore Ricciardi - Scene di rivolta e autorganizzazione di classe in Italia dal 1960 al 1980
(DeriveApprodi, pp 369, euro 22).
Recensione di Marco Clementi - il manifesto 3 luglio 2011
Maelstrom di Salvatore Ricciardi, è un salto nella storia sociale e politica del nostro paese vista con gli occhi di chi, per un quindicennio, ha tentato di mutarne gli assetti istituzionali ed economici. Il sottotitolo è esplicativo: si tratta di «scene di rivolta e autorganizzazione di classe in Italia dal 1960 al 1980» (DeriveApprodi, pp. 369, euro 22).
Ricciardi è stato un militante delle Brigate rosse, ma il suo non è l’ennesimo libro di ricordi sull’organizzazione armata, «versione del militante» che racconta in soggettiva il proprio cammino. L’autore prova a ricostruire, intrecciando ricerca storica e sociologica, il percorso di almeno due generazioni, trovando negli anni Sessanta i prodromi di quello che poi sarebbe accaduto nel decennio (altro…)
A Santo Domingo violenti scontri tra polizia e studenti.
E’ di per lo meno 24 feriti, 4 dei quali poliziotti, il bilancio degli scontri avvenuti nella giornata di ieri a Santo Domingo, in Repubblica Dominicana, tra studenti universitari e forze di polizia dovuti alla notizia della mancata approvazione in bilancio della voce che destinava il 5% del Prodotto Interno Lordo all’ università statale.
E’ stato approvato infatti ieri dalla Camera dei Deputati, con 83 voti a favore e 57 contrari, in una seduta definita “lampo”, il bilancio generale della nazione per il 2012. Non sono passati tuttavia il 4% del Prodotto Interno Lordo da destinare all’educazione come previsto dalla legge n. 66/97 e il 5% per l’università statale, l’ Università Autonoma di Santo Domingo (UASD). (altro…)
Repubblica Dominicana: setta evangelica minaccia suicidio collettivo
di Annalisa Melandri - 15 ottobre 2011
A La Romana, importante centro turistico e terza città della Repubblica Dominicana, circa 200 seguaci della setta La Verdad Eterna (La Verità Eterna) hanno lasciato nella giornata di ieri le loro famiglie e le loro case, dopo aver raccolto del denaro e venduto alcune proprietà, per radunarsi in un luogo non ben identificato del paese in attesa dell’ arrivo di Cristo previsto dal fondatore della setta per il 15 ottobre, Tishri o “giorno della vittoria”. Minacciano un suicidio collettivo.
La setta La Verdad Eterna, secondo fonti interne conta con quasi 60/70mila adepti in tutto il mondo, localizzati soprattutto in Spagna ed America latina, essendo stata fondata proprio in Argentina nel 2008 da Cristian Silva, figlio di un pastore avventista. In realtà il movimento è una scissione della Chiesa Avventista del Settimo Giorno che condannano per aver accettato (dopo averlo rifiutato in un principio) il concetto della Trinità. (altro…)
Repubblica continua ad inventare interviste? Ora inventa anche i Tweet
Delle interviste inventate ce ne eravamo accorti in passato. I dubbi ritornano…
Black Bloc e disinformazione su Repubblica: in Grecia, fino a prova contraria, ci si va a mare
È importante anche se fa sorridere per non piangere il pezzo su Repubblica di oggi firmato addirittura da Carlo Bonini che intervista un presunto Black Bloc addestrato in Grecia. L’intervistato è del tutto anonimo ma viene trattato come se fosse la bocca della verità, credibile a prescindere. Ciò senza uno straccio di fonte a sostenere la veridicità della testimonianza. Non che le fonti anonime non siano giornalisticamente utile, ma in un contesto nel quale ci siano dei riscontri. Nell’articolo di Bonini e Foschini non c’è nulla passando attraverso espressioni dimenticabili come “Sabato le sue mani hanno devastato Roma” e millantando l’esistenza di 800 falangisti pronti a tutto, un piccolo esercito. In pratica letteratura, non giornalismo. (segue sul sito).
Grave, gravissimo che inventino anche i Tweet!!!
Solidarietà’ con l’ amica Valentina! (Baruda)
Repubblica e i tweet inventati
Non sono d’accordo con chi condanna le violenze
posto qui di seguito il secondo articolo che considero valga la pena di leggere rispetto al 15 ottobre.
Consiglio inoltre questo di Gennaro Carotenuto, da Giornalismo Partecipativo :
Caccia all’uomo: cambia l’ Italia, denuncia un Black bloc!
Rivolta morale in Italia! Finalmente i cittadini compatti denunciano il crimine. I mafiosi? No! Gli evasori che tutti conoscono? Nooo! I politici corrotti? Nooooo! Sbatti il mostro in prima pagina, denuncia un black bloc! (continua sul sito)
e con questi la mia rassegna stampa sul 15 ottobre finisce qui… il resto e’ aria frittaNon sono d’accordo con chi condanna le violenze
“E’ meglio essere violenti, se c’è violenza nei nostri cuori, che vestire i panni della non violenza per nascondere l’impotenza. C’è speranza perché il violento diventi non-violento. Non c’è speranza per colui che è impotente”.
Mahatma Gandhi
Se per trent’anni si è spinta la società dei consumi oltre il limite stesso del denaro, il “conflitto” è il meno che possa accadere.
Ho letto centiaia di articoli, analisi e opinioni sugli scontri di Roma. In tutti si stigmatizza la violenza senza se e senza ma. Fiumi di parole per criticare chi ha distrutto vetrine e auto, critiche perché “avevano l’iPhone”, perché sono “fuori dalla democrazia” o perché sono dei “poveracci”. Alla fine di questa lava di parole mi resta un solo sentimento: la tristezza. Anni di informazione da stadio hanno trasformato questo mondo in un’arena in cui il migliore è colui sa puntare il dito verso il fango piuttosto che investigarlo. Il migliore è colui che si “eleva” sopra questo “fango” per dirci cosa è giusto e cosa è sbagliato. Il migliore è colui che decide chi può indignarsi e chi no. Il migliore è colui che celebra per giorni la morte di Jobs e poi critica il manifestante sfasciavetrina che compra l’iPhone. (altro…)
Io Amo i Black Bloc
Il miglior articolo letto sul 15 ottobre. Lucido, sentito, sofferto, onesto, sincero… Di Riccardo M. Cefalà. Qui il suo blog. Non ti conoscevo ma non posso che ringraziarti. (AM)
Ad un certo punto ho deciso che mi dovevo dare una mossa e scrivere ‘ste quattro cose. E dire un sacco di parolacce. Semplicemente perché posso e perché nessuno pare farlo. Perché è frustrante guardare le cose da lontano ed anche perché credo di avere qualcosa di diverso per la testa a parte la voyeuristica e diffusa indignazione del giorno dopo.
Il 15 Ottobre ho partecipato anche io alla manifestazione degli Indignados. Solo che sono da qualche mese ad Amsterdam. Ed ecco cosa ho visto: c’erano dei cartelli molto indignati. Applausi indignati, dread lock indignati, padri e madri molto perbene, molto alti, molto biondi e molto indignati. Alcuni spingevano passeggini, altri avevano bimbi sulle spalle con altri cartelli indignati. Perfino jam session indignate di una inaspettata qualità. I più indignati di tutti erano quelli di free hugs , probabilmente. Tutti molto indignati. (altro…)