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Apuntes sobre igualdad y vulnerabilidad
El concepto de igualdad representa uno de los pilares de la teoría y al mismo tiempo de la práctica de los derechos humanos. La igualdad con los demás seres humanos es al fin, paradójicamente, lo que nos hace libres. Más somos iguales a los demás y más...
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La pubblicitá “sociale” piú vergognosa a memoria d´ uomo.
Intervista all’Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia Luis José Berroterrán Acosta
di Annalisa Melandri
A.M. — Potrebbe spiegare in cosa consiste l’Alleanza Bolivariana per le Americhe, quali sono i Paesi che ne fanno parte e gli obiettivi comuni?
J.L.B.A. — L’ Alternativa Bolivariana per le Americhe nasce come progetto alternativo volto a contrastare le politiche asimmetriche dell’Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA), creata dagli Stati Uniti d’America e dai Trattati di Libero Commercio, negoziati bilateralmente da questi ultimi con i Governi del continente. Tali accordi rappresentarono un’evoluzione del concetto di globalizzazione nato a seguito della caduta del muro di Berlino, dove lo sviluppo informatico della produzione avrebbe permesso di inondare il mercato mondiale attraverso un gruppo limitato di produttori, condannando l’America Latina a divenirne il fornitore di materie prime permanente.
A partire dalla data della sua fondazione, il 14 dicembre 2004, su iniziativa del Governo del Venezuela e di quello di Cuba, e una volta che tale progetto di integrazione si consolidò, il nome venne modificato in Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America, in modo da arricchirlo ulteriormente attraverso l’introduzione del Trattato di Commercio con i Popoli, ALBA-TCP.
L’ ALBA promuove la trasformazione delle società latinoamericane, al fine di renderle più giuste, più colte, più partecipative e solidali, e dunque è concepita come un processo integrato destinato a garantire l’eliminazione delle disuguaglianze sociali, a migliorare la qualità della vita ed incoraggiare una partecipazione effettiva dei popoli nella costruzione del loro stesso destino.
Attualmente è composta da otto Paesi Membri: Cuba, Bolivia, Mancomunidad de Dominica, Ecuador, Nicaragua, Antigua e Barbuda, Venezuela, Saint Vincent e Grenadine, nazioni che compongono uno spazio di cooperazione che possiede 73 milioni di abitanti e 2,6 milioni di Km².
Altre nazioni latinoamericane attualmente fanno parte dell’ALBA in qualità di osservatori all’interno di differenti progetti, come per esempio PETROCARIBE, e stanno valutando la possibilità di entrarne a far parte completamente: Republica Dominicana, Guatemala, Paraguay, Haiti, El Salvador.
Le aree comuni promosse dai Paesi ALBA-TCP sono le seguenti:
Agricoltura, terra e alimentazione
Ambiente e cambiamenti climatici
Scienza e tecnologia
Cultura ed educazione
Democrazia, politica e partecipazione
Economia, produzione e finanza
Enrgia e petrolio(Petrocaribe)
Sovranità, geopolitica, forze armate, sicurezza, difesa
Integrazione regionale
Telecomunicazioni e mezzi di comunicazione
Memoria storica
Forze politiche e movimenti sociali
Diritti umani, giustizia sociale e pari opportunità
Multipolarità endogena
Potere locale ed organizzazione comunitaria
Popoli originari
Salute pubblica e servizi ospedalieri
Solidarietà
Integrazione Sud-Sud
Trasporti e Infrastrutture
Turismo sociale, sport e ricreazione
A.M. — Quali sono le principali mete raggiunte dall’Alleanza Bolivariana delle Americhe a partire dal momento della sua creazione?
J.L.B.A. — Guardando ai Paesi non come semplici cifre di mercato ma come popoli, sorse tra i governi avanguardisti della regione l’idea di trasformare le loro società per renderle più giuste, più colte, più partecipative e solidali tra loro.
Per raggiungere tali obiettivi, l’ALBA si fonda su una serie di principi e basi essenziali:
1.- Il commercio e gli investimenti non devono essere fini a se stessi, ma devono rappresentare strumenti utili al raggiungimento di uno sviluppo equo e sostenibile, dal momento che una vera integrazione latinoamericana e caraibica non può essere figlia cieca del mercato, e nemmeno può rappresentare una semplice strategia per ampliare i mercati esteri o stimolare il commercio. Affinchè questo principio possa sussistere, è necessaria un’effettiva funzione dello Stato come regolatore e coordinatore dell’attività economica.
2.- Deve esistere un trattamento speciale e differenziato, che tenga in considerazione il livello di sviluppo dei diversi Paesi e la dimensione delle loro economie e che garantisca l’accesso degli stessi ai benefici derivanti dal processo d’integrazione.
3.- Tra i Paesi membri e produttori deve esistere complementarità economica e cooperazione, non competizione, in modo che venga promossa una specializzazione produttiva, efficiente e competitiva che risulti compatibile con lo sviluppo economico equilibrato di ogni Paese, attraverso strategie di lotta alla povertà e con la conservazione dell’identità culturale dei popoli.
4.- La cooperazione e la solidarietà devono esprimersi attraverso piani speciali rivolti ai Paesi meno sviluppati della regione: essi includono il Piano Continentale contro l’Analfabetismo, che usa tecnologie moderne già utilizzate in Venezuela, un piano latinoamericano di trattamento gratuito della salute, rivolto ai cittadini che non hanno accesso a tali servizi, ed un piano di borse di studio a livello regionale nelle aree di maggiore interesse per lo sviluppo economico e sociale.
5.- Creazione del Fondo di Emergenza Sociale, proposto dal Presidente Hugo Chávez durante il Summit dei Paesi sudamericani, svoltosi recentemente ad Ayacucho.
6.- Sviluppo integrato delle comunicazioni e dei trasporti tra i Paesi del latinoamerica e del caribe, che includa piani di costruzione di strade, ferrovie, linee marittime e aeree, telecomunicazioni, etc.
7.- Promozione di azioni che favoriscano la sostenibilità dello sviluppo attraverso norme che proteggano l’ambiente, stimolino un uso razionale delle risorse ed impediscano la proliferazione di proprietari scialacquatori di consumo, lontani dalla realtà che vivono i nostri popoli.
8.- Promozione di un’ integrazione energetica tra i Paesi della regione, che assicuri una fornitura stabile di prodotti energetici a beneficio delle società latinoamericane e caraibiche, così come avviene nella Repubblica Bolivariana del Venezuela attraverso Petroamérica.
9.- Incoraggiamento agli investimenti di capitali latinoamericani in America Latina e nel Caribe, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dei Paesi della regione dagli investitori stranieri. A tal fine si creerebbero alcuni appositi strumenti, come un Fondo Latinoamericano per gli Investimenti, una Banca per lo Sviluppo del Sud e la Società di Garanzie Reciproche Latinoamericane.
10.- Difesa della cultura latinoamericana e caraibica e dell’identità dei popoli della regione, con particolare riguardo ed incoraggiamento nei confronti delle culture autoctone ed indigene. Creazione della Televisione del Sud (TELESUR) come strumento alternativo al servizio della diffusione delle nostre realtà.
11.- Promozione di misure che facciano sì che le norme sulla proprietà intellettuale, proteggendo il patrimonio dei Paesi latinoamericani e caraibici dalla voracità delle imprese transnazionali, non diventino un freno alla necessaria cooperazione tra tutte le terre dei nostri Paesi.
12.- Concertazione di posizioni nella sfera multilaterale e nei processi di negoziazione di ogni genere, con Paesi e blocchi di altre regioni, includendo la lotta per la democratizzazione e la trasparenza negli organismi internazionali, con particolare riferimento alle Nazioni Unite ed agli organi ad esse connessi.
A.M. — Tra gli obiettivi principali, come ci ha spiegato, vi è la riduzione delle differenze esistenti tra il livello di sviluppo dei vari Paesi che compongono il Latinoamerica. Questo rappresenta un passo fondamentale per raggiungere l’integrazione latinoamericana. Fino a che punto è stato realizzato tale obiettivo? Quali strumenti sono stati creati per permettere ai Paesi economicamente più deboli di avvicinarsi al livello di sviluppo di quelli più sviluppati?
J.L.B.A. - Con la nascita dell’ALBA l’integrazione regionale ha smesso di essere un meccanismo commerciale di depredazione dei popoli e del loro ambiente per trasformarsi in un processo di alleanza solidale, inclusivo e pieno di speranze.
Nell’ALBA-TCP il commercio e gli investimenti non vengono visti come fini a se stessi ma come strumenti per permettere uno sviluppo equo e sostenibile. Viene offerto un trattamento speciale ai Paesi più piccoli al fine di ottenere uno sviluppo complementare e promuovere la cooperazione tra tutti i Paesi. L’ALBA possiede un forte orientamento alla giustizia sociale, e si propone di affrontare e risolvere le asimmetrie esistenti in maniera diretta, attraverso convegni, progetti e piani d’aiuto, come le Missioni Sociali o le transazioni compensatorie esplicite. In tal senso, l’ ALBA-TCP rappresenta una totale rottura con la visione classica ed economicistica dell’integrazione e della cooperazione allo sviluppo. Al contrario, cerca di sviluppare un’alleanza politica strategica, storica, che possa unire le capacità ed i punti di forza dei suoi Membri per poter, in tal modo, liberare i suoi popoli e costruire la Patria Grande sognata da Miranda, Bolívar, Martí e Sandino. In tal senso, integrazione e cooperazione allo sviluppo nell’ALBA-TCP sono sinonimi. La visione sistemica dell’insieme dei Paesi Membri, integrati in modo solidale, e’ quella che permette di inquadrare e promuovere azioni nazionali e di renderle effettive.
A.M. — L’attuale crisi economica sta avendo effetti disastrosi sull’economia Europea e ciò si ripercuote tragicamente nel mondo del lavoro, con l’aumento del tasso di disoccupazione e di povertà. In che misura la crisi sta avendo ripercussioni sull’America Latina e quali risposte sta offrendo o sta cercando di offrire l’ALBA?
J.L.B.A. — I Paesi dell’ALBA-TCP hanno deciso che l’uscita dalla crisi non può trovarsi all’interno di risposte oligarchiche ed erronee che non considerino i popoli, né nella pretesa di rifondare un sistema finanziario internazionale che ha bisogno di essere sostituito con un altro in cui prevalga la solidarietà.
In tal senso i Presidenti di Ecuador e Venezuela rappresentano i più acerrimi difensori del recupero delle banche centrali, al fine di mettere queste ultime sotto il controllo pubblico. Per esempio, nel nostro Paese si cerca di esercitare un controllo pubblico sugli investimenti stranieri ed il cambio, in modo da poter evitare la fuga tempestiva di capitali e disarmare le strategie di destabilizzazione dell’oligarchia venezuelana.
A livello regionale l’America Latina ha proposto la creazione della Banca del Sud, associata all’ UNASUR. Il suo obiettivo e’ quello di utilizzare le risorse fiscali dei suoi Paesi Membri come meccanismi di credito regionale volti al finanziamento di opere di integrazione e sviluppo regionale. In questo modo e’ nata l’idea di creare il Fondo del Sud, che utilizza una parte delle riserve monetarie per offrire un’assistenza rapida ed incondizionata in determinati casi, come per esempio nelle crisi monetarie per contagio, e diventa un meccanismo di autodifesa delle monete nazionali. Questo Fondo permetterà di compiere passi avanti nell’integrazione monetaria e nella creazione di una moneta comune, con l’obiettivo di sostituire il dollaro come moneta di scambio regionale.
L’ ALBA-TCP, a sua volta, ha creato un Sistema Unico di Compensazione Regionale (SUCRE), avviato per realizzare transazioni elettroniche che faciliteranno i flussi commerciali interregionali ed un progressivo abbandono del dollaro nelle relazioni commerciali interregionali e finanziarie tra i Paesi Membri, come presupposto per un Sistema Monetario e Finanziario Regionale. È stato creato un Consiglio di Compensazione Economica, attraverso l’integrazione delle aree dell’economia, della finanza, dell’industria, del commercio, della pianificazione e dello sviluppo: esso pianificherà gli investimenti necessari al soddisfacimento dei bisogni dei popoli di ogni nazione. Sono stati poi costituiti un Consiglio Monetario, una Camera di Compensazione, una Unita’ di Conto Comune ed un Fondo di Riserva e Convergenza Commerciale.
A.M. — Tra le cause del Colpo di Stato in Honduras, vi era la decisione del Presidente Manuel Zelaya di unirsi all’ALBA, formalizzata nell’agosto del 2008. Considerando che l’ALBA costituisce un accordo di tipo economico-commerciale, gli Stati Membri come possono, uniti, far fronte a situazioni di questo tipo? Come possono reagire, a loro volta, rispetto al crescente interesse degli Stati Uniti d’America verso la regione, dimostrato recentemente dall’istallazione di 7 basi militari nel territorio colombiano e dalla riattivazione della IV flotta?
Due fatti molto recenti confermano l’offensiva egemonica messa in atto dal Governo degli USA attraverso il Pentagono: essi costituiscono atti di aggressione contro tutta l’America Latina ed il Caribe. Risulta evidente, da parte degli USA, l’intenzione di concretizzare una dottrina politico-militare volta all’occupazione ed alla dominazione, a qualunque costo, di un territorio che da sempre e’ stato considerato come il loro cortile di casa, come è stato dimostrato dalla storia del “monroismo nordamericano”.
Il primo fatto riguarda il Colpo di Stato perpetrato in Honduras dalle classi borghesi protette dalla Missione Diplomatica nordamericana, avente alla radice l’intenzione di collocare un’urna addizionale non vincolante relativa al Referendum Costituzionale e di includere l’Honduras nell’ ALBA-TCP. Tale situazione, probabilmente, era stata condannata dal Presidente Obama, dalla sua Segreteria di Stato e da altre nazioni ed organizzazioni internazionali, ma senza dubbio è stata appoggiata dal Pentagono, che mantiene nella zona una base militare da dove, storicamente, vengono soffocati gli intenti liberatori nella regione e dove vengono addestrati i militari honduregni. Inoltre, e’ stata appoggiata dalla United States Agency for International Development (USAID) e da altre ONG internazionali che inviano milioni di dollari per mantenere lo stato di fatto. Fortunatamente, il nuovo governo di El Salvador è stato già avvisato, e tutta l’America Latina conosce la situazione. I tempi dei Colpi di Stato sono tornati e le nazioni latinoamericane non accetteranno l’imposizione di governi non eletti sovranamente dai propri popoli.
Questo Colpo di Stato ha cercato poi di legittimarsi attraverso delle elezioni totalmente illegittime, dal momento che sono state realizzate sotto un regime dittatoriale, senza nessun tipo di garanzia per i cittadini né di diritti umani per i difensori del Presidente legittimo degli Honduregni.
Il secondo fatto riguarda la riattivazione della IV Flotta del Comando Sud degli USA (disattivato nel 1948, più di sessant’anni fa) e l’accordo tra USA e Colombia a seguito del mancato rinnovo della concessione della base militare di Manta in Ecuador. Dietro questo scenario è sorta una nuova strategia di controllo: l’occupazione e l’istallazione di sette basi militari in territorio colombiano utilizzando la scusa che si tratti di un piano per combattere il narcotraffico ed il terrorismo, quando invece l’investimento multimilionario durante l’implementazione del Plan Colombia ha portato risultati molto tristi.
Inoltre, gli Stati Uniti si arrogano la prerogativa di definire chi è terrorista e chi non lo è nel mondo. Allo stesso modo, si muovono sulla base del principio di guerra preventiva, dove un sospetto basta a giustificare un’azione bellica. L’America Latina e’ messa alla prova ed ogni Paese ed ogni gruppo di integrazione continuerà a difendersi come ha fatto il “Bravo Pueblo” dell’Honduras per difendere la sua democrazia.
Non a caso le artiglierie che puntano ai Paesi dell’ ALBA, al Venezuela, alla Rivoluzione Bolivariana e ai progetti di integrazione sono circondate da nientemeno che tredici basi statunitensi, situate in Colombia, Panama, Aruba e Curaçao, cosi come dalle portaerei e le navi da guerra della IV Flotta e dal Piano Merida.
Tutto ciò indica che gli sforzi volti a destabilizzare i Paesi impegnati nella lotta all’emancipazione ed il blocco contro Cuba sarannno mantenuti, e che vi saranno altre aggressioni. L’esperienza golpista in Honduras dimostra che si è passati solamente ad un “neo-golpismo”, che possiede una maschera democratica non sprovvista dell’appoggio del Pentagono, anche se l’amministrazione di Obama tende a negarlo.
Questo dispiegamento di forze paramilitari non ha ricevuto sanzioni né a livello internazionale, né in seno alle Nazioni Unite e nemmeno da parte dell’Unione Europea, ed il fatto più triste è che Paesi fratelli hanno perso la propria sovranità nazionale permettendo alle truppe americane di rimanere nel loro territorio.
Sono certo che i popoli della nostra America Latina che sostengono i cambiamenti progressisti non permetteranno che si commetta un nuovo crimine contro la democrazia.
A.M. — In Italia ed in Europa l’informazione che arriva dall’America Larina e, in particolare, dai Paesi con Governi progressisti di sinistra o centro-sinistra viene manipolata e filtrata dai mezzi di comunicazione, offrendo una visione distorta e molte volte falsa. Che supporto può offrire, secondo lei, una rivista come “ALBA” all’informazione, in relazione ai temi latinoamericani?
J.L.B.A. — La Rivista «ALBA» costituisce uno strumento di cui la comunità italiana aveva bisogno e serve a contrastare la manipolazione mediatica e l’opinione venduta sul Venezuela.
La linea editoriale dei mezzi privati risponde agli interessi delle grandi imprese transnazionali, quindi una rivista che presenti un’informazione chiara sulla politica bolivariana e, inoltre, sotto l’egida dell’integrazione latinoamericana, credo costituisca, senza alcun dubbio, un elemento positivo.
L’obiettivo fondamentale è quello di far conoscere ciò che si sta facendo, attraverso la veridicità dei fatti e delle fonti, in modo da poter rafforzare la politica di comunicazione e d’informazione. Citando una poesia di Mario Benedetti, vedo che ciò che sta succedendo nel nostro Paese e nel nostro Continente è necessario e «cosa accadrebbe se un giorno ci svegliassimo e ci rendessimo conto di essere la maggioranza? Cosa succederebbe se anziché continuare ad essere divisi ci moltiplicassimo, ci sommassimo e fermassimo il nemico che interrompe il nostro passo?».
La consegna di un’informazione di prima mano, realizzata da giornalisti progressisti, latinoamericani ma anche italiani che hanno conosciuto la realtà dei nostri Paesi, è un qualcosa di nuovo per questa società. Infatti, se non venisse compreso sin dalle sue basi il processo di trasformazione che sta vivendo l’America Latina, non potremmo comprendere l’importanza della costruzione di questo processo stesso; quindi, senza questa Rivista sarebbe molto facile cadere nella disinformazione che viene venduta tutti i giorni attraverso la radio, la stampa e la televisione contro il Venezuela, l’ALBA-TCP ed i Paesi seguaci di un processo di cambiamenti sociali di sinistra, il cui obiettivo centrale è il raggiungimento di una democrazia partecipativa che coinvolga il cittadino nell’assunzione delle decisioni.
In Venezuela, ultimamente, è stato inaugurato un movimento chiamato “le guerriglie comunicazionali”, che propone il coinvolgimento dei cittadini nelle questioni comunicative, al fine di moltiplicare le loro forme di espressione: esso nasce dalla pratica di un popolo che si erge a soggetto degli eventi. Così, nonostante il bombardamento mediatico non colpisca le menti dei venezuelani, la Rivista cerca di creare protagonisti che esprimano veramente i fatti che vive il nostro Continente.
Spero che questo mezzo di comunicazione abbia risonanza anche in altre città italiane, al fine di motivare i sostenitori dell’integrazione solidale latinoamericana a creare altri mezzi informativi e comunicazionali convenzionali e non convenzionali.
¿Por qué el cardenal Nicolás de Jesús López Rodríguez, arzobispo de Santo Domingo quiere militarizar el país?
La sociedad civil dominicana debería levantar su voz firme de condena frente a las irresponsables e imprudentes declaraciones del cardenal Nicolás de Jesús López Rodríguez , arzobispo de Santo Domingo, quien celebrando el 29 de septiembre pasado, día de San Miguel (patrón del Ejército Nacional), pidió al gobierno que lanzara a las calles las Fuerzas Armadas para combatir la delincuencia junto con la Policía Nacional.
“La última palabra le toca al Presidente Leonel Fernández”, adjuntó. Y eso no es que nos deja más tranquilos. De hecho el ministro de las Fuerzas Armadas, el teniente general Virgilio Pérez Féliz, dijo que ya ordenó fortalecer la Fuerza de Tarea Conjunta entre Ejército y Policía.
Entonces lo que desea el cardenal Nicolás de Jesús López Rodríguez es nada menos que la militarización del país para combatir la criminalidad organizada y la ola de delincuencia que azota la República Dominicana. Lo que parece olvidar es que en la República Dominicana hay un monstruo de siete cabezas que domina las calles (y los cuarteles) y que se llama narcotráfico. Entonces su propuesta si es bien chistosa, considerando que de las siete cabezas del monstruo, por lo menos la mitad están en las filas de las Fuerzas Armadas.
Se les llama que se combatan entre ellos mismos… (altro…)
Colpo di Stato in Ecuador!
Passano le ore e quanto sta accadendo in Ecuador appare sempre più chiaro.
Si tratta dellʹennesimo colpo di Stato contro un governo democraticamente eletto in America latina. Sembrerebbe roba dˈaltri decenni. Invece è il terzo ormai nella regione dal 2002, quando in Venezuela si cercò di rovesciare il governo legittimo di Hugo Chávez, arrestandolo. Eʹ toccato poi nel giugno dello scorso anno all’Honduras di Mel Zelaya, letteralmente prelevato all´alba in pigiama da casa sua dall´ esercito e cacciato dal paese.
Oggi è la volta dell’Ecuador, con il presidente Correa sequestrato dalla Polizia Nazionale (la frangia golpista che si è esposta pubblicamente ma dietro la quale agiscono probabilmente forze politiche più grandi) presso l’Ospedale Militare.
Eʹ presto per fare qualsiasi tipo di analisi su quanto sta accadendo in queste ore in Ecuador. Non si può dire ancora se si sia trattato di unˈ azione studiata a tavolino o se sia invece una situazione esplosa spontaneamente, anche se sembra onestamente difficile credere che azioni così violente ed organizzate possano sorgere da un moto spontaneo di malcontento.
E nemmeno ovviamente si può dire se ci sia lo zampino o meno degli Stati Uniti, anche se come è prevedibile adesso, ogni tipo di legame tra i diplomatici statunitensi in Ecuador con lˈ USAID piuttosto che con la CIA, tra l’altro scontati in alcuni paesi, viene ricondotto direttamente al golpe. Proprio il Segretario di Stato aggiunto in America latina Arturo Valenzuela , ha pubblicamente appoggiato il governo di Correa tramite i microfoni della CNN.
Alcuni analisti sono addirittura restii a definire quanto sta accadendo in queste ore come “colpo di stato” argomentando che la Polizia non sta chiedendo formalmente la rinuncia di Correa o lo scioglimento del governo. E ‘quanto ha detto per esempio Adrián Bonilla, politologo, della Facoltà di Scienze Sociali (FLACSO) dell´Ecuador.
Tuttavia un presidente sequestrato e una televisione pubblica occupata, nonché un morto e una decina di feriti difficilmente si conciliano con una sommossa della Polizia, per quanto violenta possa essere.
Sicuramente è vero che nel paese un malessere serpeggiasse da tempo fra i settori più reazionari della società e quella oligarchia conservatrice che dalla Bolivia al Venezuela, dall’Honduras al Paraguay avvertono sempre più spesso, mano a mano che vengono implementate politiche di inclusione e di concertazione tra i nuovi governi progressisti latinoamericani, forti pruriti antidemocratici.
Probabilmente è anche vero che l’intenzione di mettere in pratica quello che è successo oggi covasse già da tempo tra i vertici della Polizia e non è difficile pensare che anche settori dell’esercito abbiano dato la loro adesione, salvo forse poi tornare indietro sui propri passi all´ultimo momento.
Formalmente la scintilla che ha acceso la miccia sarebbe stata la firma da parte di Rafael Correa della nuova legge sui Servizi Pubblici con la quale venivano eliminati premi e antichi privilegi di “casta” nel settore pubblico ma anche nel settore militare.Dietro alle frange golpiste dell´esercito, invece, circolano voci sempre più insistenti e fondate che ci sia il generale in ritiro Lucio Gutiérrez, ex presidente della Repubblica, nonché ex golpista (nel 2000 con l´ appoggio di migliaia di indigeni e di officiali di esercito e polizia destituì il presidente Mahuad).
Lucio Gutiérrez, intervistato dalla CNN, non esita proprio in queste ore a definire il governo del presidente Correa come “abusivo e totalitario”. Nel corso di un intervista, poco fa, l´ex presidente ha letteralmente vomitato spazzatura e accuse false i infondate a ruota libera sulla figura di Correa: complice delle FARC, golpista (ha accusato Correa di aver intentato in passato un golpe contro di lui), fomentatore della lotta di classe (insinuando che dietro l´ ammutinamento della polizia ci sia lo stesso presidente), uomo pericoloso che vuole implementare a ferro e fuoco il modello fallimentare del socialismo del XXI secolo, burattino di Chávez e quant´altro…
Tuttavia, almeno pubblicamente il capo delle Forze Armate, generale Néstor Gonzales, ha reiterato l’appoggio incondizionato dell´Esercito al governo e al presidente Correa e probabilmente proprio in questi minuti sono proprio le Forze Armate quelle che stanno cercando di far uscire il presidente dall´Ospedale Militare.
ULTIMA NOTIZIA: Quello che fino a questo momento si era evitato si sta verificando. In questi minuti lʹ ospedale è circondato dallʹ esercito che, con un imponente operativo è riuscito a liberare il presidente. Ci sono stati forti scontri a fuoco e non ci conosce con esattezza se vi siano morti o feriti.
A livello internazionale il governo di Correa ha ricevuto l’appoggio di tutta la Comunità Internazionale. Dall´ OEA all´UNASUR, che terrà questa notte una riunione straordinaria , dall´ ONU alla maggior parte dei governi della regione compreso quello degli Stati Uniti, sono molteplici e solidali le dichiarazioni di sostegno al governo di Rafael Correa.
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Italianos detenidos en Santo Domingo en situación inhumana. ¿Y el Consulado?
Fuente: Segundo Protocolo.
El miércoles pasado, 21 de septiembre, el Dr. Manuel Mercedes, presidente de la Comisión Nacional de Derechos Humanos (CNDH) de la República Dominicana y Annalisa Melandri, periodista y activista de los derechos humanos, colaboradora de diferentes organizaciones no gubernamentales de Europa y América latina, visitaron algunos presos italianos detenidos en la cárcel de Najayo, San Cristobal, con el fin de verificar su situación sanitaria y sus condiciones de detención.
Se trata de Ambrogio Semeghini, Luciano Vulcano y N.M. (el nombre es omitido por razones de privacidad).
El cuadro que surge de esta visita es nada menos que dramático. Annalisa Melandri y el Dr. Mercedes han encontrado los tres presos italianos “muy agotados por su detención”. No se trata sólo de eso, de esta breve visita emerge también un cuadro claro de la vergonzosa conducta del Consulado General de Italia en República Dominicana que además proporciona informaciones incompletas y “engañosas” sobre su actuación al mismo Ministerio de Relaciones Exteriores en Italia, del cual depende directamente. De hecho la visita ha sido realizada propio por dar seguimiento a una denuncia que la Asociación “Secondo Protocollo” (que se ocupa de derechos humanos y de detenidos italianos en el exterior), había hecho respecto a la falta de atención del Consulado italiano a los tres presos y por la huelga de hambre que uno de ellos, Ambrogio Seemeghini había iniciado el 1 de septiembre pasado.
Pero de eso hablaremos más adelante. Ahora la situación de los tres detenidos.
Ambrogio Semeghini es el preso que hizo una huelga de hambre de la cual se menciona en el artículo del 14 de septiembre. Durante la huelga de inmediato se le creó una grave situación de deshidratación y tuvo que recibir pronta atención médica. Annalisa nos informa que “el señor Semeghini no ve por un ojo, que probablemente había perdido antes de entrar en prisión, pero los colaboradores del Patronato (una especie de ONG que tiene una pequeña oficina en la cárcel y que se ocupan de forma completamente voluntaria de los presos y de sus necesidades básicas) han confirmado que corre el riesgo de perder el otro ojo y que necesitaría una consulta especialista que no le viene otorgada. Se carece de casi todos los dientes, por lo menos los de la parte delantera y, si las cosas no cambian, reanudará la huelga de hambre el lunes. El encargado de la Embajada por los detenidos italianos en el país lo vio por primera vez después de 59 días de detención y lo encuentra una vez cada tres o cuatro meses. En total, hasta la fecha lo ha visto tres veces. Se encuentra detenido desde el 19 de diciembre de 2009 y está en espera de juicio.
Luciano Vulcano también en condición de prisión preventiva desde 11 meses, se encuentra en un “grave estado” de salud. Ha contraído diversas infecciones y toma antibióticos en la cárcel desde mayo, también tiene problemas de retención hídrica debidos a la escasa calidad del agua. Al igual que los demás se ve obligado a dormir en el piso y a comprar agua potable, pero no siempre pueden hacerlo porque no tienen dinero. Fue detenido tras una acusación completamente falsa el 23/10/2009 y ha sido visitado por el encargado de la Embajada 33 días después de su detención. Hasta ahora ha tenido sólo dos visitas consulares.
N.M. es el único de los tres que está cumpliendo una condena definitiva. Ha tenido tres pre-infartos y sus condiciones de salud son muy precarias por no decir graves. Le faltan solamente cuatro meses de detención (está detenido desde dos años y medio) y si hubiera recibido por lo menos una asistencia legal decente hubiera podido salir de la cárcel con la condicional desde ya un año y medio.
Las condiciones higiénicas en las que viven los tres – Annalisa continúa en su informe — son terribles. Duermen en el piso a menos de no pagar 1500 pesos por mes, consumen agua insalubre a menos de no comprar botellas, tienen que comprar las medicinas, deben pagar para ir al baño y por todo. Testigos dentro de la prisión han confirmado el hecho que como son italianos son especialmente discriminados y se les pide dinero por todo.
Y ahora hablamos del Consulado. A raíz de nuestra petición al Ministerio de Asuntos Exteriores sobre la situación de los tres italianos y en particular respecto a las condiciones de salud del Sr. Semeghini, quien había empezado una huelga de hambre el día 1 de septiembre, el Consulado contestaba que Semeghini había hecho solamente “dos días de huelga de hambre”. De hecho, el pasado martes, el director de la prisión y el médico encargado de la estructura carcelaria, confirmaban que no sólo el Sr. Semeghini había continuado con la huelga de hambre durante 13 días, pero hasta que a partir del quinto día se había hecho necesaria una hospitalización en la enfermería por su fuerte deshidratación, como ha confirmado también Semeghini durante la visita el miércoles.
El Consulado italiano en Santo Domingo había también declarado que los tres detenidos habían sido “ayudados activamente” mediante el pago de “contribuciones”, que es cierto sólo en parte como se pudo averiguar por el informe de la visita en la cárcel. También sería interesante saber el Consulado que es lo que entiende con “ayuda activa” el Consulado, porque al parecer hay muy poco de activo en su actuación. En cualquier caso, no tenemos intención de entablar una polémica pública con el Consulado italiano en Santo Domingo, lo haremos por vías privadas a través del Ministerio de Relaciones Exteriores, quienes ya han recibido el informe. Claro está que alguien en el Consulado no está diciendo la verdad.
Agradecemos a Annalisa Melandri y al Dr. Manuel Mercedes por sus esfuerzos en la defensa de los derechos de los detenidos en Santo Domingo y en la denuncia de esta situación absurda que de alguna manera tenemos que solucionar.
Finalmente agradecemos también el Senador Raisi (FLI) por su interrogación parlamentaria sobre la huelga de hambre de Ambrogio Semeghini. Podemos anticipar que si alguna vez tendrá una respuesta, ésta será la misma respuesta de siempre en estos casos :en la que se dice que “el Ministerio de Asuntos Exteriores a través de sus dependencias consulares está siguiendo el caso muy de cerca y está haciendo todo lo posible para … … bla, bla, bla .… “.
Esperamos que esta vez no será así y nos quedamos a disposición de cualquier persona que quiera leer el informe completo sobre la visita a la cárcel de San Cristóbal redacto por Annalisa Melandri y el Dr. Manuel Mercedes, presidente de la Comisión Nacional de los Derechos Humanos de la República Dominicana. Sobre lo que está pasando y sobre la visita en la cárcel aun tendríamos mucho que escribir, pero el espacio a disposición no es mucho e iremos a detallar más en los próximos días.
Segundo Protocolo
Traducción al español por Annalisa Melandri
VI Asemblea Nacional Comisión Nacional Derechos Humanos — República Dominicana
Se desarrolló con rotundo éxito la 6ta Asamblea Nacional, dedicada a la memoria de nuestro inolvidable Salvador Justo y por la libertad de los 5 cubanos presos en los EEUU. Más de quinientos delegados e invitados especiales de todo el país se dieron cita en el salón de actos del Colegio Médico Dominicano este pasado 19 de septiembre; dentro de los delegados especiales cabe destacar la presencia del excelentísimo embajador de Cuba en nuestro país, señor Juan Atiazarán, quien dictó una conferencia magistral sobre la situación de los cinco patriotas cubanos presos en los EEUU. Destacada fue la presencia del presidente de (ADOMA) el Dr. José Rafael Medrano Santos, vice-presidente del Colegio de Notarios Dr. Rodolfo Pérez Mota, también de Virtudes Álvarez y Ramón Nolasco del MIUCA, Jesús Adon coordinador del Foro Social Alternativo.
La 6ta Asamblea contó con la presencia de delegados internacionales, como la de Jacinto Núñez representante de la CNDH en los Estados Unidos, Melandri Annalisa colaboradora de la Liga Mexicana por la Defensa de los Derechos Humanos de México.
Durante el desarrollo de nuestra 6ta Asamblea Nacional fueron Juramentados unos 50 miembros(as) dentro de lo que cabe destacar al periodista y comentarista de radio y la televisión José Laluz, Jesús Adon del Foro Social Alternativo, los empresarios Catalino Obispo, José Arismendi Tejada y su Distinguida esposa señora Ana Silvia Soto de Tejada.
CONOZCA LAS RESOLUCIONES APROBADAS
POR LA 6TA ASAMBLEA NACIONAL SALVADOR JUSTO
CONSIDERANDO: Que la Comisión Nacional de los Derechos Humanos asume un rol de vanguardia y en defensa al respeto de los Derechos Humanos en la República Dominicana.
CONSIDERANDO: Que en los 15 años de existencia de la Comisión Nacional de los Derechos Humanos esta entidad cívica al servicio del pueblo dominicano a contribuido a forjar una cultura de derechos y sentar bases para el establecimiento de un verdadero estado de derechos y de una sociedad cimentada en valores sociales, morales y democráticos.
CONSIDERANDO: Que el pueblo dominicano en sus años de Independencia y vida republicana ha reafirmado en cada momento histórico que la patria ha tenido en peligro su unidad y compromiso inquebrantable de hacer respetar su soberanía y con ello expresar su voluntad de decidir su propio destino.
CONSIDERANDO: Que, buenos, valiosos y heroicos dominicanos han caído ofrendando sus vidas defendiendo el derecho que tenemos como pueblo de recibir el beneficio de vivir en una sociedad organizada en la que se haga posible ser dignos de una mejor suerte.
CONSIDERANDO: Que los dominicanos y con ello los buenos hijos de esta patria de Duarte, Sánchez, Mella, Luperón, Caamaño y Fernández Domínguez, debemos mantenernos vigilantes y dispuestos a hacer respetar por todas las vías posibles lo establecido en la Constitución de que la República Dominicana es un Estado Social y Democrático de Derecho, organizado en forma de República unitaria, fundado en el respeto a la dignidad humana, los derechos fundamentales, el trabajo, la soberanía popular y la separación e independencia de los poderes públicos.
CONSIDERANDO: Que el pueblo dominicano se ha caracterizado siempre por ser solidario y compromisario con la decisión libérrima de cada pueblo de elegir su propio destino.
VISTO LOS ESTATUTOS
DE LA COMISIÓN NACIONAL DE LOS DERECHOS HUMANOS
Esta 6ta. Asamblea de delegados dedicada a la memoria de Salvador Justo y por la libertad de los 5 presos cubanos, reunida en el día de hoy domingo 19 de septiembre del año 2010 en uno de los salones del Colegio Médico Dominicano, decide sobre las siguientes resoluciones:
PRIMERA RESOLUCIÓN: demandar del presidente de los estados unidos, Barack Obama, que disponga la libertad como parte de sus facultades, de los cubanos René González, Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio Guerrero y Fernando González, presos injustamente y de manera infame en esa nación desde hace 12 años.
SEGUNDA RESOLUCIÓN: demandar del presidente de la República, Dr. Leonel Fernández, que ordene al director de la AMET detener los golpes y atropellos en contra de motoristas, transportistas y ciudadanos, así como el que esta institución descontinué la práctica ilegal de imponer y cobrar multas, ya que constitucionalmente no es de su facultad y competencia.
TERCERA RESOLUCIÓN: que la comunidad internacional y en especial las naciones desarrolladas, llámese, Estados Unidos, Inglaterra, Francia, Canadá, Japón, entre otras, asuman su responsabilidad sobre la ayuda económica prometida al hermano pueblo de Haití para su reconstrucción.
CUARTA RESOLUCIÓN: reconocer a la comisión designada por el Procurador General de la República, en las personas del magistrado procurador general adjunto Dr. Ramón Arístides Madera Arias; la procuradora fiscal del distrito judicial de Monte Cristi, Dra. Clara Jacqueline Zapata y el Mayor General de la Policía Nacional Vinicio a. g. Hernández Méndez (puesto en retiro), por el informe rendido que dio cuenta que los señores William de Jesús Batista Checo y Cecilio Díaz, fueron muertos luego de ser apresados por oficiales de la Policía Nacional en la gestión del ex jefe de la policía nacional Rafael Guillermo Guzmán Fermín.
QUINTA RESOLUCIÓN: que el Congreso Nacional cree una comisión bicameral en la que participen organizaciones de la sociedad civil para que se investigue la venta a precio de vaca muerta de terrenos propiedad del consejo estatal del azúcar y que a la vez se proceda a devolver el dinero a todo aquel que a comprado tierra propiedad del estado dominicano por debajo de su precio de mercado, debiendo estas tierras ser incorporadas a la producción nacional siendo entregadas a los campesinos como parte del plan nacional de desarrollo y en la que el estado asuma su responsabilidad.
SEXTA RESOLUCIÓN: que el gobierno dominicano de señales claras e inequívocas en la lucha contra la corrupción y la impunidad y que la clase política dominante asuma el compromiso de enfrentar la corrupción de ayer y de hoy a los fines de que los corruptos devuelvan lo que le han robado al pueblo dominicano y estos vayan a la cárcel.
Santo Domingo, Distrito Nacional, a los Diez y Nueve (19) días del mes de septiembre del año Dos Mil Diez (2010).
6TA ASAMBLEA NACIONAL INTRODUCE CAMBIOS EN LA JUNTA DIRECTIVA NACIONAL DE LA CNDH
La 6ta Asamblea Nacional Salvador Justo, celebrada el domingo 19 septiembre del año curso, introdujo importantes cambios en la Directiva Nacional de la CNDH, y ratifica importantes dirigentes en sus respectivos cargos, quedando constituida como sigue:
1.- Dr. Manuel María Mercedes Medina——————————presidente
2.- Sr. Jesús Adon———————————————————– 1er Vice– presidente.
3.- Sr. Agapito Alcántara—————————————————2do Vice-presidente
4.- Dra. Joselin Melo——————————————————- 3er Vice-presidente Región Sur
5.- Licdo. Radhames Mercedes—————————————-4to Vice– presidente Región Norte
6.-Licdo. José Guzmán—————————————————5to Vice-presidente Región Este
7.- Licdo. Luis Ogando—————————————————Secretario General
8.- Licdo. Juan Vidal Soriano——————————————-Secretario de Organización
9.-Sr. Juan Antonio Martínez——————————————Secretario de Asuntos Administrativo.
10.- Alba luz Meran—————————————————- –Secretaria de asuntos internacionales.
11.- Miguelina Collado————————————————– Secretaria de Evento.
1Licda. Martha Sierra —————————————————Secretaria de Comunicación y
Relaciones Públicas.
12.- Juana Magalis Leison García———————————— Secretaria de acta y correspondencia
13.-Jorge Luis Arvelo—————————————————-Secretario de Asuntos Gremiales.
14.- Juan Alberto Díaz—————————————————Miembro
15.- Juana de Jesús——————————————————-Miembro
16.- Sócrates Schira——————————————————Miembro
ASESORES:
Dr. Manuel Salazar—————————-Económico
Reverendo Osvaldo Sánchez—————-Religioso
Licdo. José la Luz———————————Prensa
Sr. Catalino Obispo—————————-Financiero
Licdo. Pedro Arias—————————–Medio Ambiente
Licdo. Andrés Céspedes———————Jurídico
La directiva nacional fue juramentada por el presidente de la Comisión Electoral Licdo. José Vega, quien exhortó a dirigentes electos trabajar fuerte a favor del respecto a los Derechos Humanos en el país. Los nuevos dirigentes electos se comprometieron a trabajar para hacer realidad estos derechos.
CNDH OTORGA EL MÉRITO A FILIALES
CORRESPONDIENTE AL PERIODO 2008–2010
La 6ta Asamblea Nacional “Salvador Justo”, trabajó en la selección para la entrega del mérito correspondiente al periodo 2008–2010 entre las filiales del interior, del Distrito Nacional, la Provincia Santo Domingo y del Extranjero, es este un reconocimiento de la Directiva Nacional a las filiales que más se destacaron en los trabajos y en defensa de los Derechos Humanos en sus respectivos pueblos, barrios o sector donde ejercen sus funciones.
Esta vez el mérito, fue entregado a la labor destacada de las filiales de Cotuí en la cabeza de su presidente Ramón Antonio Pérez (Polo) y la de los Tres Brazos al frente del dirigente Arismendi Hernández. Felicitamos a los dirigentes y activistas de Cotuí y los Tres Brazos, por haber logrado conquistar este importante galardón, y exhortamos a los demás filiales a motivarse y a trabajar para competir por el próximo mérito que corresponderá al periodo 2010–2012.
Adelante compañeros y compañeras de todas las filiales del país!!!
A trabajar a favor del pueblo, que es lo mismo que trabajar en defensa
de los Derechos Humanos.
6TA ASAMBLEA NACIONAL RECONOCE A LOS ACTIVISTAS
MÁS DESTACADOS DE LA GESTIÓN 2008–2010
Por recomendación de la Directiva Nacional, la 6ta Asamblea reconoció a los tres activistas más destacados en la gestión 2008–2010.
Este mérito y reconocimiento fue otorgado a nuestro Secretario General Licdo. Luis Ogando, por su trabajo y dedicación a favor de los Derechos Humanos en el país, de igual forma fue reconocido el Secretario de Asuntos Administrativos, el prestigioso dirigente Juan Martínez, quien ha consagrado su vida a la causa de los Derechos Humanos. Resaltar el mérito a la mujer del año otorgado a la Licda. Miguelina Collado por su entrega a los trabajos institucionales de la CNDH.
Italiani detenuti a Santo Domingo visitati in carcere: situazione al limite dell’umano. E il Consolato?
tratto da Secondo Protocollo.
Si è svolta mercoledì mattina una visita in carcere agli italiani detenuti a Santo Domingo nella struttura di San Cristobal onde verificare sia la loro situazione, specie dopo la nostra denuncia del 14 settembre, sia le condizioni di detenzione. Ad effettuare l’importante visita sono stati Annalisa Melandri, giornalista e attivista dei Diritti Umani che collabora con diverse Ong sudamericane e con le più importanti Istituzioni mondiali, e il Dr. Manuel Mercedes, presidente della Commissione Nazionale dei Diritti Umani della Repubblica Dominicana, nonché avvocato.
Il quadro emerso da questa visita è a dir poco drammatico. Annalisa Melandri e il Dott. Mercedes hanno incontrato i tre detenuti italiani presenti nella struttura, Ambrogio Semeghini, Luciano Vulcano e N.M. (il nome al momento è omesso per ragioni di privacy) e li hanno trovati “estremamente provati dalla detenzione”. Non solo, da questa visita emerge un quadro a dir poco vergognoso sul comportamento del Consolato Generale italiano che oltretutto fornisce informazioni incomplete e “fuorvianti” sul suo operato allo stesso Ministero degli Affari Esteri. Ma di questo ne parleremo più avanti. Ora la situazione dei tre detenuti.
Ambrogio Semeghini, il detenuto che ha fatto lo sciopero della fame citato nell’articolo del 14 settembre, durante lo sciopero è andato subito in disidratazione tanto da essere posto in ricovero. Annalisa ci informa che “il Sig. Semeghini non vede da un occhio, che aveva perso già prima di entrare in carcere ma gli addetti del Patronato (una specie di ONG che ha un piccolo ufficio in carcere e che si occupano delle loro condizioni e situazione, sono volontari) hanno detto che rischia di perdere l’altro e che avrebbe bisogno di visite specialistiche ma che non gli vengono fornite. Gli mancano quasi tutti i denti, almeno dalla parte anteriore e, se le cose non cambieranno, riprenderà lo sciopero della fame lunedì prossimo. Il responsabile dei detenuti dell’Ambasciata italiana lo ha visto la prima volta dopo 59 giorni di detenzione e lo vede una volta ogni tre/quattro mesi. In totale, da quando è detenuto, lo ha visto tre volte. E’ in carcere dal 19 dicembre 2009 ed è in attesa di giudizio.
Luciano Vulcano, anche lui in attesa di giudizio da 11 mesi, è in una situazione di salute “molto compromessa”. Ha contratto diverse infezioni in carcere e prende antibiotici da maggio, ha inoltre problemi di ritenzione idrica dovuti alla scarsa qualità dell’ acqua. Come gli altri è costretto a dormire in terra e a comprare l’acqua ma non sempre lo possono fare perché non hanno i soldi per farlo. Sono costretti quindi a bere l’acqua malsana del carcere. E’ stato arrestato con una accusa del tutto inventata il 23/10/2009 ed è stato visitato la prima volta 33 giorni dopo il suo arresto. Da quando è in carcere ha avuto solo due visite consolari.
N.M. è l’unico dei tre che ha una pena definitiva. Ha avuto tre pre-infarti e le sue condizioni di salute sono del tutto precarie (per non dire gravi). E’ a soli quattro mesi da fine pena ma se fosse stato minimamente assistito (non dico nemmeno degnamente) sarebbe fuori dl carcere da un anno e mezzo usufruendo della condizionale.
Le condizioni igienico sanitarie in cui vivono i tre – continua Annalisa nel suo rapporto – sono terribili, dormono in terra a meno di non pagare 1500 pesos al mese, bevono acqua igienicamente malsana a meno di non comprare bottigliette, le medicine di cui hanno bisogno in gran quantità le devono comprare a proprie spese, devono pagare per andare in bagno e per tutto. Testimoni all’interno del carcere sostengono che per il fatto di essere italiani sono particolarmente discriminati e gli si chiede soldi per tutto.
E adesso veniamo al comportamento del Consolato. A seguito di una nostra richiesta al Ministero degli Affari Esteri in merito alla situazione dei tre italiani e in particolare sulle condizioni di salute del sig. Semeghini che stava facendo lo sciopero della fame, il Consolato rispondeva che il Semeghini aveva fatto “solo due giorni di sciopero della fame” dimostrando così che proprio non si erano interessati alla vicenda. Infatti martedì scorso il direttore del carcere e il medico della struttura carceraria ci confermavano che non solo il sig. Semeghini aveva protratto il suo sciopero della fame per 13 giorni, ma addirittura che dal quinto giorno era stato ricoverato coattivamente in infermeria a causa della sua fortissima disidratazione, versione poi confermata dallo stesso Semeghini durante la visita di mercoledì. Il Consolato in Santo Domingo faceva poi sapere che i tre detenuti erano “attivamente assistiti” anche attraverso l’erogazione di “contributi”, cosa vera solo in parte in base a quello che si evince dal report della visita in carcere. Sarebbe poi interessante sapere quale sia il grado di “assistenza attiva” che intendono al Consolato di Santo Domingo, perché a quanto pare di attivo c’è molto poco. In ogni caso non intendiamo imbastire una polemica pubblica con il Consolato di Santo Domingo, lo faremo privatamente attraverso il Ministero degli Esteri al quale oggi è andato il report. Ma è chiaro che qualcuno del Consolato non la racconta giusta.
Ringraziamo Annalisa Melandri e il dott. Manuel Mercedes per l’impegno profuso nella difesa dei Diritti dei detenuti in Santo Domingo e nella denuncia di questa assurda situazione che in qualche modo dovremo contribuire a cambiare.
Concludiamo ringraziando l’Onorevole Raisi (FLI) per l’interrogazione parlamentare in merito allo sciopero della fame effettuato da Ambrogio Semeghini anticipandogli però che, se mai avrà una risposta, questa sarà la solita risposta ciclostilata dove si dirà che “il Ministero degli Esteri attraverso le dipendenze consolari segue il caso con molta attenzione e sta facendo tutto il possibile per……bla, bla, bla…”. Speriamo che questa volta non sarà cosi e rimaniamo a disposizione di chiunque ne abbia titolo e voglia leggere integralmente il rapporto sulla visita nel carcere di San Cristobal effettuato da Annalisa Melandri e dal Dr. Manuel Mercedes, presidente della Commissione Nazionale dei Diritti Umani della Repubblica Dominicana. Sulla cosa e sulla visita in carcere si sarebbe ancora moltissimo da scrivere ma lo spazio è tiranno e quindi lo faremo nel dettaglio i prossimi giorni.
Secondo Protocollo
A una donna…
L’aggressività maschile è stata riconosciuta (dati Onu) come la prima causa di morte e di invalidità permanente per le donne in tutto il mondo.
El dialogo de Sebastian Piñera
Marcha pacifica Mapuche brutalmente reprimida en Osorno . Il governo cileno lo chiama “dialogo”.
Appello a sostegno dei 32 prigionieri politici Mapuche in sciopero della fame in Cile
Pubblico qui di seguito l´ appello dell´ Associazione d´ Amicizia con il Popolo Mapuche, rispetto alla situazione dei 32 prigionieri politici Mapuche che stanno portando avanti uno sciopero della fame dal 12 luglio scorso.
Continui aggiornamenti sulla situazione a questo link.
Leggi inoltre:
Gli storici cileni con lo sciopero dei Mapuche di Gennaro Carotenuto
La fiera agonia mapuche di Luis Sépulveda
Appello a sostegno di 31 Prigionieri Politici Mapuche in sciopero della fame in Cile
dal 12 luglio 2010.
Italia, 9 agosto 2010
Negli anni 1990 si è costituito l’attuale movimento politico e sociale mapuche, che prosegue la lotta per il recupero del proprio territorio ancestrale e il riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni, lotta che ha le sue radici nel conflitto con gli Spagnoli.
Le comunità che si contrappongono al estado chileno rifiutano la politica indigena e l’apertura al libero mercato che comporta una continua invasione del loro territorio originario. La risposta del estado è stata e continua ad essere l’applicazione della Ley Antiterrorista n° 18.314, del 16 maggio 1984, promulgata dalla dittura militare di Augusto Pinochet, che permette di ritenere tali azioni di protesta come “terrorismo”, di condannare numerosi esponenti del movimento, e di sottoporre a stretta sorveglianza le realtà mapuche in una vera e propria “militarizzazione del territorio”. I detenuti indigeni hanno risposto dichiarandosi “prigionieri politici mapuche”, uno status che è stato convalidato nel 2004 da l’allora Relatore Speciale delle Nazioni Unite per gli Affari Indigeni in visita ufficiale in Cile, Rodolfo Stavenhagen, e loro continuano così la loro lotta dall’interno delle mura del carcere.
È evidente il rifiuto del dialogo da parte dell’attuale democrazia cilena, che utilizza ancora oggi diversi strumenti repressivi creati durante la dittatura militare. Oltre a la Legge Antiterrorista n° 18.314, sono tuttora vigenti anche la Ley de seguridad del Estado, (Decreto de 3 marzo 1975) e il ricorso ai tribunali militari in cause civili.
Oggi sono circa 50 i prigionieri politici mapuche detenuti nelle diverse carceri del sud del Cile, a 36 di essi è stata applicata la legge Anti Terrorismo 18.314 e per le stesse accuse hanno luogo doppi processi, da parte della giustizia civile e di quella militare. Dal 12 luglio 2010, 22 prigionieri politici mapuche incarcerati nelle prigioni di Temuco, Concepción, Valdivia, provenienti di diverse comunità in zone di conflitto hanno iniziato uno sciopero della fame, a coloro se ne sono successivamente aggiunti altri dei carceri di Angol, Lebu, per un totale di 31 indigeni attualmente in sciopero della fame.
In allegato l’elenco dei prigionieri politici mapuche in sciopero della fame.(si può vedere nella sezione “Documenti di questo sito”)
Importanti organismi internazionali come Human Rights Watch, la Commissione Interamericana dei Diritti Umani e il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui Diritti Indigeni hanno segnalato che l’applicazione della “legge antiterrorista” viola i diritti umani dei mapuche reclusi, ostacola il giusto processo e permette l’uso di testimoni ignoti.
Chiediamo che il Cile rispetti tutti gli accordi internazionali relativi ai Diritti Umani che ha ratificato, di conseguenza chiediamo che realmente applichi la Convenzione ILO 169 dei popoli indigeni e “tribali” .
Esprimiamo la nostra preoccupazione per il fatto che nessun governo cileno, dal ritorno alla democrazia, abbia voluto instaurare un dialogo vero con i rappresentanti delle diverse comunità indigene che rivendicano il proprio territorio ancestrale nel sud del Cile, in particolare nelle regioni VIII de Los Rios e IX de La Araucanìa, dove la popolazione mapuche raggiunge un’alta percentuale.
Esprimiamo con forza la nostra preoccupazione per lo stato di salute dei prigionieri, per il gravissimo deterioramento fisico conseguente a questo tipo di protesta pacifica.
Esprimiamo preoccupazione anche per le famiglie di tutti i prigionieri politici mapuche, con particolare attenzione ai bambini, che da molto tempo subiscono abusi e violenza da parte della polizia, oltre alle condizioni di povertà e marginalità a cui sono costretti.
Chiediamo alle Istituzioni Internazionali e alle Organizzazioni non Governative per i Diritti Umani, fare un attento controllo e una speciale attenzione a ciò che accade in Cile, un interessamento attivo e immediato alla situazione di grave violazione dei diritti umani, un monitoraggio dei luoghi di detenzione con particolare attenzione al tentativo del governo cileno di mascherare i fatti, invece ascoltare le vittime, le associazioni umanitarie, nazionali ed internazionali e i difensori dei diritti umani che spesso sono stati ostacolati e, in alcuni casi, perfino perseguitati.
In virtù delle relazioni fra Cile e Italia nel quadro dell’Accordo d’ Associazione con l’Unione Europea, chiediamo di appoggiare le azioni civili di protezione in favore delle vittime di questo lungo conflitto e di sensibilizzare il pubblico sulla problematica Popoli indigeni e Diritti Umani.
Facciamo nostre le richieste dei Prigionieri Politici Mapuche:
- Fine dell’applicazione in Cile della legge anti-terrorista 18.314
- Fine della militarizzazione del territorio ancestrale mapuche
- No ai tribunali militari
- Diritto a un giusto processo
- No alla discriminazione e repressione
- Libertà a tutti i prigionieri politici mapuche
Associazione di Amicizia con il Popolo MAPUCHE in Italia
Per le adesioni a questa iniziativa si prega rivolgersi alla sezione “contatto” di www.ecomapuche.com
Inoltre potete esprimere la vostra protesta scrivendo a:
- Sr. Sebastián Piñera Echenique, Presidente de la República, Palacio de la Moneda, Santiago, Chile. Fax:+56269049 58, E-mail: opiniónpresidenciacl; Internetpresidenciacl; mhansenpresidenciacl
- Sr. Andres Molina Magofke, Intendente de la IX Región de La Araucanía, Chile
Fax: 0056–45-968630 , 0056–45-968218, Fono: 0056–45-968600 , 0056–45-968200
Vicuña Mackenna N° 290 Temuco, Chile – contacto email www.laaraucania.cl
- Sr. Cristián Larroulet Vignau, Ministro Secretaría General de la Presidencia, Palacio de La Moneda, 1160 Entrepiso, Santiago, Chile, Fax: + 562 69 04 329, E-mail: gjoignantminsegprescl ;
- Sr. Felipe Bulnes Serrano, Ministro de Justicia, Morandé 107, Santiago Casilla 21, Santiago, Chile, Fax: + 562 698 70 98, E-mail: minju@reuna. cl ; minjuminjusticiacl ; rmadridminjusticiacl ;
- Sr. Alfredo Moreno Charme, Ministro de Relaciones Exteriores, Teatinos 180, Santiago, Chile., Santiago, Chile, Email: aguerraminrelgovcl (Directora Dirección de Derechos Humanos);
- Sr. Hugo Gutiérrez Gálvez, Presidente de la Comisión de Derechos Humanos, Nacionalidad y Ciudadanía de la Cámara de Diputados, E-mail: hgutierrezcongresocl
- Senador Sr. Andrés Chadwick Piñera, Presidente de la Comisión de Derechos Humanos, Nacionalidad y Ciudadanía del Senado, E-mail: ddhhsensenadocl
- Sr. Carlos Portales, Misión Permanente de Chile ante las Naciones Unidas en Ginebra, 58 rue de Moillebeau (4º piso), CH-1209, Ginebra, Fax: + 4122.734.52. 97, Email: misginchile@ minrel.gov.cl
- Sr. Carlos Appelgren, Missione del Cile nella Unione Europea, 106 rue des Aduatiques, 1040 Bruselas, Bélgica, Fax.: +32 (02) 736 49 94,Email: embachileembachilebe (embachileembachilebe)
- Catherine Ashton, the High Representative of the European Union for Foreign Affairs
COMM-SPP-HRVP-ASHTONeceuropaeu (COMM-SPP-HRVP-ASHTONeceuropaeu)
- Sr. Jaime Pérez Vidal, Jefe de la Delegación de la Unión Europea in Chile
delegation-chileeceuropaeu (delegation-chileeceuropaeu)
- Nicola Ardito, Consejero Jefe de Sección Política, Comercio, Información y Prensa de la Delegación de la Unión Europea en Chile. delegation-chileeceuropaeu (delegation-chileeceuropaeu)
- Sr. Cristian Barros Melet , Ambasciata del Cile in Italia, , Via Po 23, 00198 Roma
Tel: 0039–06 8841449 Fax:0039–06 8412348 email: cnromaitchileitit (cnromaitchileitit)
- CECT-SE Comisión Etica Contra la Tortura, Secretariado Europeo H.EDELSTAM cectsecretariadoeuropeoeu (cectsecretariadoeuropeoeu)
Si annette inoltre link elenco alle ambasciate nei rispettivi paesi:
Ambasciate europee in Cile: http://ec.europa.eu/delegations/chile/travel_eu/embassies/index_es.htm
Ambasciate e consolati del Chile nel mondo. http://chileabroad.gov.cl/
Nota: Qualora voi vogliate scrivere direttamente alle autorità, si prega inviare copia al seguente indirizzo: wenuykangmailcom (wenuykangmailcom)