Le stupidaggini di Berlusconi oltreoceano

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Anche quelli del “Hoy”, (quotidiano che viene distribuito  gratuitamente e in grande tiratura in  Repubblica Dominicana) se ne sono accorti:

Ieri a pagina 2,  un  breve articolo  umoristico sulle varie cause dei matrimoni, ha esordito cosí : “ Berlusconi es Berlusconi, no importa los problemas que tenga, siempre encuentra tiempo para decir una buena bobada. La última, , de antología: aconsejó a las mujeres jóvenes que se casen con hombres ricos. Y no es que descubre nada nuevo.”  (Berlusconi è Berlusconi, non importa i problema  che abbia, trova sempre il tempo di dire una buona stupidaggine. L´ultima,  da manuale: ha consigliato alle donne giovani di sposare uomini ricchi. E non ha scoperto nulla di nuovo.)


Solidaridad al movimiento social dominicano

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Ciudad de México, septiembre de 2010

Solidaridad con el movimiento social dominicano


La Liga Mexicana por la Defensa de los Derechos Humanos (Limeddh), afiliada a la Federación Internacional de Derechos Humanos (FIDH) así como a la Organización Mundial Contra la Tortura (OMCT), enterándose  a través de su colaboradora Annalisa Melandri — quien actualmente reside en la República Dominicana — de  la grave situación que vive el país respecto a la situación de los derechos humanos, expresa su completa solidaridad  y apoyo a las organizaciones sociales de la República Dominicana que integran el movimiento social dominicano respecto a las dificultades de conseguir una vida digna y segura ante los actuales niveles de difusión del narcotráfico, de la criminalidad organizada, de la violencia generalizada, de las violaciones de los derechos humanos  y de la criminalización de las protestas sociales.

En especial, nos parece sumamente preocupante la situación relativa a los abusos de violencia cometidos por la Policía Nacional. El propio el jefe de  esta institución — General Guillermo Guzmán Fermín  — ha sido recientemente destituido por el mismo presidente Leonel Fernández por su mala gestión y por las acusaciones que penden sobre su cabeza de vínculos con el narcotráfico  y de corrupción. Solamente durante los tres años de la gestión del general Fermín se cuentan más de 1.700 los muertos civiles ocurridos por agentes policiales durante supuestos  “tiroteos”.  (altro…)


Perú: amnistia e repressione

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Aggiornamento (17 settembre 2010)

In Perú il Congresso ha ritirato quasi all´ unanimitá (90 si, 1 no) l´amnistia per i militari. Sembra che la lettera che Mario Vargas LLosa ha inviato al presidente García chiedendogli la sospensione dei decreti abbia avuto piú potere di tutte le dichiarazioni di condanna ricevute in questi giorni dalla comunitá e dalle organizzazioni internazionali; sembra che un ora dopo averla letta García abbia chiesto al Congresso la revoca del DL 1097. Resta da derogare un altro decreto importante: quello che militarizza la protesta sociale. (Ringrazio la D.ssa Foresti per i preziosi aggiornamenti) .La lettera inviata a García da Mario Vargas Llosa e´stata pubblicata nel primo commento in calce all´ articolo.

Approvati senza una discussione parlamentare, i provvedimenti normativi che concedono di fatto l’amnistia ai militari coinvolti in crimini di lesa umanità. La reazione contraria delle principali associazioni in difesa dei diritti umani, contro cui il governo potrebbe scatenare una dura reazione delle forze dell’ordine


Dall’inviata Giulia M. Foresti *

Fonte : Volontari per lo Sviluppo

Attraverso quattro decreti legislativi, il governo di Alan Garcia prima di uscire di scena sembra voler fare un ultimo regalo ai militari e a coloro che — ora lo si può dire con certezza – sono gli alleati di sempre: i fujimoristi.

Approvati senza una discussione parlamentare, i provvedimenti normativi che concedono di fatto l’amnistia ai militari coinvolti in crimini di lesa umanità sono duramente criticati da tutti i più importanti organismi di diritti umani peruviani (tra cui spiccano Aprodeh e l’ Instituto de Defensa Legal). Da almeno 25 anni queste associazioni si impegnano affinché l’impunità non resti tale e perché siano sanate le ferite del conflitto armato interno, in cui morirono 70.000 persone per mano del gruppo terrorista [i] Sendero Luminoso e dello Stato, che invece di proteggere uccise. 
Grazie al loro lavoro e alla mobilitazione di parte della società civile, nazionale e internazionale, il Perù negli ultimi anni aveva fatto grandi passi avanti nel terreno della giustizia, ma questi decreti legislativi riaccendono lo spettro della impunità istituzionalizzata. Perfino la condanna già definitiva all’ex presidente Fujimori per crimini di lesa umanità potrebbe saltare.

In una conferenza stampa alla Coordinadora Nacional de Derechos Humanos (entità che riunisce a livello nazionale 64 ong che si occupano di diritti, unica esperienza simile in tutta l’America Latina), gli avvocati che sono riusciti a far condannare l’ex presidente hanno dato inizio a una battaglia che si preannuncia come lunga e difficile. In sala erano presenti anche molti familiari delle vittime dei crimini commessi dagli apparati deviati dello Stato, in particolare dal gruppo Colina, comandato direttamente da Fujimori. (altro…)


Tropico de sangre

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TROPICO DE SANGRE

Hay un país en el mundo colocado en el mismo trayecto del sol… impuso su tiranía a la mujer equivocada… Trujillo nos ha colocado en el tropico de sangre…


Nasce una nuova rivista: l’ALBA

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Scarica AlbaAprile

E’ nata quest’anno l’ALBA, la nuova rivista per “l’amicizia e la solidarietà tra i popoli”, della cui redazione mi pregio di far parte.

La fotografia a lato  rappresenta la copertina del primo numero uscito nel mese di Aprile.

Qui di seguito sono riportati  alcuni stralci  dell’editoriale scritto da   Sergio Manes, direttore del Centro Culturale La Città  del Sole, che insieme all’Associazione “ l’Internazionale” cura la pubblicazione della rivista:

Il terreno principale di scontro diventa temporaneamente, allora, quello mediatico: è la guerra dell’informazione condotta con l’uso dosato di silenzi e di menzogne, le armi incruente che debbono preparare e legittimare l’uso di quelle di sterminio – bombardieri e truppe di liberazione – nella ennesima esportazione di libertà e democrazia, questa volta da parte dell’iperdemocratico Obama che diligentemente prepara il terreno suggerendo e avallando,  nei fatti, il colpo di Stato in Honduras, legittimando una ferocissima repressione preventiva in Perú contro i popoli indigeni o dislocando nella Colombia del fascista Uribe ben sette proprie basi militari da cui far partire al momento opportuno la crociata ”democratica”…

La scelta del Centro Culturale “La Città del Sole” e dell’Associazione “L’Internazionale” di dar vita a questo periodico è dovuta alla consapevolezza di doversi schierare in questa guerra dell’informazione. Siamo consapevoli che questo sarà un contributo piccolo, sicuramente inadeguato alla forza di convincimento dei media dell’avversario. Ma abbiamo l’ambizione di far conoscere ai lavoratori e ai giovani le straordinarie esperienze che i popoli latinoamericani vanno realizzando, fra mille difficoltà, non soltanto per la propria libertà, ma – nell’epoca della mondializzazione – anche per la nostra: il Venezuela, Cuba e gli altri paesi del Sud America – con le proprie diversità, ma anche con la comune tensione all’indipendenza e all’autogoverno – costituiscono uno straordinario laboratorio di ricerca  e di sperimentazione  per l’intera umanità che si prepara a conquistare – con la libertà, la partecipazione, la dignità – una dimensione umana al proprio futuro”.

La rivista Alba si prefigge pertanto lo scopo ambizioso di rappresentare un momento informativo qualitativamente importante per tutti coloro, singoli e realtà associative,  che hanno bisogno di sentire, vivere e percepire ancora oggi, in questa società sempre più guidata dalle fredde leggi economiche del mercato,  quell’internazionalismo solidale  che necessariamente deve essere il punto di partenza dell’impegno  politico e sociale di ogni militante.

L’America latina è un grande laboratorio. Da questa terra immensa e piena di contraddizioni sociali, economiche e politiche, nascono ormai quasi quotidianamente esperienze e proposte innovative che, paradossalmente, contrariamente a quello che è l’andamento generale della società capitalista e moderna, mettono al primo posto l’uomo, le sue necessità e i suoi bisogni. Non si sta idealizzando sicuramente quanto sta accadendo  in questa parte di mondo, ma  quello che avviene, che si percepisce e che si avverte,  può senza remore essere definito come un Umanesimo latinoamericano. Dove altrove si parla di crisi economica, di saggio di profitto, di prodotto interno lordo,di caduta delle quotazioni, dimenticando sempre più spesso  la dimensione umana e sociale in cui le nuove teorie e applicazioni economiche vanno ad  apportare  contributi e ad applicare modelli,   l’uomo in America latina ha ancora una valenza centrale e fondamentale. Probabilmente perché sono ancora molti, troppi i crimini che vengono commessi contro gli uomini in questa terra, probabilmente perché qui più che altrove la sopravvivenza  è una sorta di lotteria, e proprio perché qui si ha  ancora la necessità di conquistare diritti e confermare conquiste recenti,  in America latina   le passioni e le lotte, l’impegno politico e civile hanno ancora un senso. Se apparentemente potrebbe sembrare un discorso contraddittorio, tuttavia non lo è se si riflette sul fatto che dove l’ uomo soffre e lotta la sua umanità è ancora viva e tenace e dove invece il benessere materiale ed economico è una conquista generalizzata, è proprio lì che il capitalismo apre spazi per nuova disumana barbarie. Dall’America latina in definitiva esce il messaggio per cui ancora vale la pena combattere per i diritti negati. Non  a caso è la terra dove ancora lotta in armi,  contro una delle oligarchie più potenti e ricche, alleata con i trafficanti di droga più pericolosi del pianeta e appoggiata dalla prima potenza militare ed economica del mondo, la guerriglia più longeva e meglio organizzata militarmente dell’area.  Sto parlando delle FARC, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia che  da oltre 50 anni sono in guerra permanente contro uno Stato criminale e terrorista. Non a caso in America latina, sopravvive la rivoluzione comunista più longeva e assediata del pianeta, la meravigliosa esperienza cubana che ancora oggi  tanti contributi importanti continua a proporre.

L’ Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (ALBA) e  la Rivoluzione Bolivariana in Venezuela ne sono proprio esempi concreti.

L’ALBA  ha lo “scopo storico fondamentale di unire le capacità e le risorse dei paesi che la integrano, con la prospettiva di produrre le trasformazioni strutturali ed il sistema di relazioni necessarie per ottenere lo sviluppo integrale richiesto per continuare ad esistere come nazioni sovrane e giuste”, si legge in un documento pubblicato sulla pagina web dell’ALBA. (altro…)


Un sito tutto nuovo

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a volte tutto sembra sfuggire, le cose, i giorni corrono piú del dovuto, piú del solito. Alcune emozioni si accavallano, altre si perdono, di nuove si percepiscono… sará che qui é tempo di cicloni e tempeste tropicali, sará che le nuvole corrono piu´che altrove…(AM)

Cari amici, la nuova versione del sito finalmente è on line. Cambia la forma ma ovviamente non i contenuti,  che saranno anzi disposti in modo più  organizzato ed ordinato.  Spero che vi piaccia e che vi faccia sentire un po’  “a casa”. L’immagine che appare nella testata così come la citazione a fianco cambieranno spesso, a seconda dell’umore, delle notizie, delle suggestioni… Molte pagine sono ancora da riempire e qualche dettaglio da sistemare, aspetto inoltre anche  vostri suggerimenti e consigli. Un abbraccio forte.


La Corte Penale Internazionale e la Colombia. La falsa notizia della “denuncia” contro Álvaro Uribe per ingiurie e calunnie

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Là dove la legge finisce, comincia la tirannide, quando la legge sia trasgredita a danno di altri, e, chiunque nell’autorità ecceda il potere conferitogli dalla legge e faccia uso della forza che ha al proprio comando per compiere nei riguardi dei sudditi ciò che la legge non permette, cessa in ciò, d’esser magistrato, e, in quanto delibera senza autorità, ci si può opporre a lui come ci si oppone a un altro qualsiasi che con la forza viola il diritto altrui…J.LOCKE

Sta rimbalzando in questi giorni in alcune mail lists sia italiane che latinoamericane alle quali sono iscritta, la notizia secondo la quale sarebbe stato inviato alla Corte Penale Internazionale (in avanti CPI), perché lo prenda in esame,   un fascicolo riguardante un processo, archiviato già in Colombia,  contro l’ ex presidente Álvaro Uribe,  per “ingiurie e calunnie”  da lui commesse contro la Comunità di San José di Apartadó.

Questo il testo dell’agenzia (fonte El Espectador):

Questo martedì (17 agosto) è stata rimessa alla CPI il primo processo nel quale, dopo aver lasciato il potere, è stato assolto l’ex presidente Álvaro Uribe Vélez. La riunione plenaria della Camera dei Rappresentanti ha deciso di archiviare un caso in cui l’ex capo di Stato era accusato di ingiuria e calunnia, dopo che nel 2002,  durante un Consiglio di Sicurezza a Carepa (Antioquia), aveva accusato la Comunità di San José di Apartadó e padre Javier Giraldo di essere fiancheggiatori della guerriglia.  Dopo questo fatto vennero assassinate 20 persone in questo municipio. Conoscendo quella dichiarazione fu (Uribe ndt) denunciato presso la Commissione d’Accusa per ingiuria e calunnia , processo che si è concluso con l’archiviazione questo martedì. Per questo il Polo Democratico Alternativo ha sollecitato le copie di detto caso e ha annunciato il suo immediato invio alla CPI …”

Ora, sebbene siamo tutti d’accordo che contro l’ex presidente colombiano Álvaro Uribe valga bene qualsiasi accusa e qualsiasi denuncia, rallegrarsi come leggo in giro, di questa notizia (che notizia non è e lo vedremo),  secondo me è completamente inutile oltre che stupido.

Innanzitutto bisogna sapere di cosa si sta parlando. La CPI si regge sullo Statuto di Roma, stipulato il 17 luglio del 1998 ed è un tribunale appositamente creato per giudicare “ i delitti più gravi che riguardano l’insieme della comunità internazionale” come riportato nel Preambolo dello stesso Statuto.

L’articolo 5 dello Statuto di Roma inoltre stabilisce quali sono i crimini di competenza della CPI: genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e crimine di aggressione (giuridicamente ancora in via di definizione). E’ comunque a carico di un Procuratore la facoltà di aprire un’inchiesta rispetto a segnalazioni che gli pervengano, tenendo conto del tipo di reato, della competenza della Corte, del fatto che in un dato momento un’inchiesta potrebbe non favorire gli interessi della giustizia, fondamento dell’accusa etc etc. Inoltre la Corte può dichiarare improcedibile il caso se: “lo stesso è stato oggetto di indagini condotte da uno Stato che ha su di esso giurisdizione e tale Stato ha deciso di non procedere nei confronti della persona interessata, a meno che la decisione non costituisca il risultato del rifiuto o dell’incapacità dello Stato di procedere correttamente” (art. 17a) oppure anche se il caso “non sia di gravità sufficiente a giustificare un ulteriore intervento da parte della Corte”(art. 17c).

La CPI inoltre può esercitare il proprio potere giurisdizionale su uno dei crimini elencati  soltanto se : uno Stato che ne fa parte (come avvenuto per il Congo, per l’Uganda o la Repubblica Centrafricana)  segnala al Procuratore una situazione nella quale sembra che siano stati commessi uno o più di uno dei crimini di cui all’articolo 5,  se il Consiglio di Sicurezza dell’Onu segnala al Procuratore una situazione in cui sembra siano stati commessi uno o più crimini (come avvenuto per il Sudan) oppure se il Procuratore apre di propria iniziativa  un’indagine su uno o più crimini  ( spontaneamente  come è successo per il Kenia, o a seguito di segnalazioni ricevute). Quest’ultimo sembra essere il nostro caso. Nessun comune cittadino o associazione può  sporgere denuncia contro terzi alla CPI. E’ ovvio inoltre che la Colombia come Stato non denuncerà mai Uribe alla CPI e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, pur avendo intrapreso a sua volta indagini su violazioni dei Diritti Umani in Colombia, non ha mai  denunciato lo Stato colombiano o qualcuno dei suoi rappresentanti alla CPI.

La Colombia sembrerebbe essere  uno di quei paesi che si trova sotto osservazione da parte della CPI. Il Procuratore della CPI, Luis Moreno Ocampo, ha dichiarato in più occasioni che la Colombia fa parte di un gruppo di paesi    sotto “osservazione ufficiale della CPI”, il che vuol dire  che effettivamente la CPI  sospetta che in quel paese si siano commessi o si stiano commettendo  crimini contro l’umanità e sta effettuando indagini in tal senso, ma  che nessuna azione giudiziaria è stata intrapresa.  Sicuramente sotto osservazione è anche il caso di San  José di Apartadó. Ricordiamo però che la CPI è un tribunale “complementare” o “di ultima istanza”  cioè esercita il suo potere solo quando le istanze nazionali hanno concluso l’ultimo grado di giudizio. Al momento in Colombia ci sono procedimenti in corso contro militari e paramilitari e la CPI probabilmente non eserciterà la sua competenza fino a che questi non siano conclusi e fino a che non venga veramente dimostrato che la giustizia colombiana garantisce impunità contro i più alti responsabili dei crimini di Stato.Tutte queste premesse meritano quindi alcune considerazioni:

a)     L’articolo dell’Espectador , tra al’altro scritto malissimo, trae in inganno facendo credere, sia dal titolo che dalle sue prime righe, che la denuncia sia già stata inviata alla CPI quando in realtà credo che nemmeno sia stata ancora preparata. Il 17 agosto, data del suddetto articolo, la Camera dei Rappresentanti ha archiviato il caso e Iván Cépeda, a nome del Polo Democratico Alternativo ha soltanto rilasciato la dichiarazione in cui afferma di essere intenzionato a rimettere gli atti del fascicolo alla CPI dal momento in cui  in Colombia “non si stanno giudicando gli alti vertici dello Stato”.

b)    Ancora più grave è il fatto che dall’articolo in questione sono state tratte alcune agenzie che riportano una notizia falsa ma che tuttavia stanno facendo il giro della rete rimbalzando in decine di mail lists dove si legge esplicitamente che “Uribe è stato denunciato alla CPI” o che “Iván Cepeda denuncerà Uribe alla CPI”. Come abbiamo visto invece, la procedura di attivazione della competenza della CPI è molto più complessa ma soprattutto nessun singolo cittadino o associazione può denunciare nessuna persona alla CPI.

c)     Come abbiamo visto Iván Cepeda o il Polo Democratico Alternativo o una qualsiasi associazione possono quindi soltanto sottoporre una situazione all’attenzione del Procuratore della CPI. Bisogna poi sperare che questi non respinga il tutto al mittente con la motivazione della non competenza della Corte per quel tipo di reato (lo ricordiamo si tratta di calunnia e ingiuria) ma che, invece, sulla base della documentazione ricevuta o di altra già in suo possesso pervenutagli in altro modo, non decida di trasformare l’accusa in una più grave come genocidio o crimine contro l’umanità.

d)    Ovviamente le accuse di ingiuria e calunnia sono ridicole riferite ad un narco paramilitare della portata di Álvaro Uribe. Quello che mi chiedo è come mai non si riesca in Colombia ad articolare e studiare una denuncia ben fatta e ben strutturata con tutto quello che pende sulle spalle dell’ex presidente che, mentre ricopriva la carica di capo dello Stato era anche capo supremo delle Forze Armate e quindi direttamente responsabile di tutti i crimini commessi dall’Esercito fino ai casi ultimi dei “falsi positivi” e della fossa comune di La Macarena in cui sembra ve ne siano stati sotterrati sommariamente e senza identificazione più di duemila.   Veramente il materiale non manca.

e)     E per finire , il ridurre la denuncia ad un aspetto soltanto, ed anche a uno dei più marginali, (che tuttavia è stato causa della morte di molte persone) mi sembra tolga quel poco che le resta ormai di legittimità e di importanza alla CPI,   la quale ultimamente sembra diventata un teatro da operetta. L’ultimo atto, appena un mese fa, la presentazione di una richiesta di competenza della Corte (mentre la stampa continua a chiamarla erroneamente e sommariamente “denuncia”) da parte del presidente Uribe in qualità di singolo cittadino su presunti crimini commessi dal presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela Hugo Chávez, per la probabile presenza dei guerriglieri delle FARC e dell’ELN in territorio venezuelano. Due anni prima, sempre Uribe aveva minacciato alla stampa di “denunciare” Chàvez alla CPI con l’accusa di finanziare gruppi di terroristi, dopo che dal computer di Raúl Reyes erano apparsi presunti documenti che testimoniavano secondo gli avvocati della parte colombiana, le connivenze del governo venezuelano con la guerriglia delle FARC.

f) Generalmente non ci è dato sapere se le denunce o le richieste di competenza che dir si voglia, presentate alla CPI abbiano un seguito, a meno di non voler compiere accurate e complicate ricerche. Quello che è certo è che il minacciare continuamente di sporgere denunce  alla CPI (spesso senza darne seguito),  sia in rete che attraverso i mezzi di comunicazione,   sta facendo apparire questo strumento di giustizia internazionale come l’ ultimo dei tribunali di paese.

E’  fuor di dubbio che le accuse mosse da Álvaro Uribe ai membri della Comunità di San José di Apartadó e a padre Javier Giraldo siano state la causa di gravi a criminali attacchi contro la Comunità.   Il 21 febbraio del 2005, otto dei suoi membri vennero uccisi in modo atroce da paramilitari e militari dell’esercito colombiano. Di queste otto persone, 4 erano minorenni, tra i quali un bambino di due anni. Il 4 agosto scorso con una sentenza, quella sì veramente indegna, sono stati assolti dieci militari dall’accusa di aver commesso quel  crimine insieme ai paramilitari del Blocco Héroes de Tolová, questo sebbene ci fossero prove e testimonianze più che sufficienti sulle loro responsabilità. L’unico ufficiale arrestato nel 2007 e poi condannato a 20 anni di carcere per il massacro, è il Capitano Guillermo Armando Gordillo ai cui ordini si trovava la Compañia Bolívar che nella zona della Comunità effettuava operazioni congiuntamente ai paramilitari. L’ufficiale ha dichiarato nel corso di una testimonianza resa spontaneamente e confermata poi dalle dichiarazioni di un paramilitare (prontamente estradato negli Stati Uniti prima che potesse terminare il suo racconto) che il giorno del massacro ad Apartadó agirono congiuntamente circa 100 militari e almeno 50 paramilitari.

Perché non strutturare un richiesta di competenza e procedibilità della CPI sulla base di questi fatti e in relazione per esempio a  questo processo che ha garantito immunità a 10 militari tra i quali alcuni di alto rango? Non era  responsabile anche Uribe durante il suo primo mandato (2002–2006) dei crimini commessi dall’esercito ad Apartadó in quanto capo supremo delle Forze Armate della Colombia?

La Corte Penale Internazionale non può e non deve essere utilizzata come uno strumento mediatico o politico.  E’ invece  un importante  strumento di  giustizia internazionale e l’impegno di tutti noi deve essere volto ad ottenere e pretendere la sua legittimità ed indipendenza, spesso offuscata da rapporti di forza che purtroppo a volte ne compromettono seriamente l’agire.

Bisogna sapere per esempio che la Colombia, soltanto nel novembre dello scorso anno ha accettato la competenza della CPI per i crimini di guerra (quelli contro il Diritto Internazionale Umanitario che riguardano essenzialmente i paesi con gravi conflitti civili in corso) in quanto per questa particolare categoria di crimini contro l’umanità, nell’anno 2002 il presidente uscente Pastrana insieme ad Álvaro Uribe,   firmarono una riserva di sette anni (prevista dall’ articolo 124 dello Statuto di Roma) in base alla quale veniva annullata la competenza della CPI per tali crimini L’articolo 124 dello Statuto di Roma cita testualmente: “ Uno Stato che diviene parte al presente Statuto, può nei sette anni successivi all’entrata in vigore dello Statuto nei suoi confronti, dichiarare di non accettare la Competenza della Corte per quanto riguarda la categoria di reati di cui all’articolo 8 quando sia allegato che un reato è stato commesso sul suo territorio o dai suoi cittadini”.E’ opinione diffusa che la Colombia abbia applicato questa disposizione transitoria, che è scaduta appunto nel novembre del 2009, per favorire le trattative di pace che erano in corso in quel momento con la guerriglia ma credo sia abbastanza evidente che chi ne ha beneficiato è stato soprattutto lo Stato colombiano e i suoi vertici politici e militari. La sospensione della competenza della CPI non significa assolutamente che si sospenda anche il corso regolare della giustizia del paese, che infatti è proseguito a pieno ritmo tanto che nelle carceri colombiane ad oggi ci sono più di 7000 persone condannate per motivi politici (in condizioni detentive disumane).

Numerosi analisti politici e giuristi di Diritto Internazionale invece sostengono che la firma delladisposizione transitoria sia immediatamente successiva ad una serie di accordi bilaterali firmati tra il governo colombiano e quello degli Stati Uniti rispetto alla possibilità che i militari statunitensi operanti in territorio colombiano vengano  giudicati da un’istanza internazionale. La possibilità di permettere immunità ai militari statunitensi (oltre che a quelli colombiani e ai paramilitari) fu prospettata dall’ambasciata americana a Bogotà al ministero degli Esteri colombiano e offerta da questo su un piatto d’argento con la firma delladisposizione transitoria. Il servilismo di Alvaro Uribe agli Stati Uniti d’altra parte è storia nota, come è anche noto il fatto che tra i gravi limiti della CPI ci sia la forte dipendenza dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (che ha diritto di veto sull’attività della Corte). In conclusione,  se sono noti i limiti della giustizia internazionale ancora troppo serva dei rapporti di forza tra gli Stati e troppo vincolata alle Nazioni Unite, espressione geopolitica di tali rapporti di forza, non è diffondendo false notizie (come quella della denuncia contro Uribe alla CPI per ingiurie e calunnie) che si riesce a restituire legittimità a questo   strumento internazionale.In Colombia ci sono valide e importanti associazioni di difesa dei Diritti Umani indipendenti dal governo che in questi anni si sono battute coraggiosamente per i diritti civili dei cittadini colombiani anche con un costo di vite umane molto alto, ci sono avvocati e giuristi preparati, ci sono militanti capaci e coraggiosi. Fuori dalla Colombia esistono altrettanti organismi e altrettante persone capaci e valide che possono dare una mano e lo fanno continuamente pur con tutte le difficoltà e i rischi che comportano il lavorare in quel paese. L’appello che possiamo fare è che uniscano le loro forze perché l’ex presidente Álvaro Uribe Velez possa finalmente essere assicurato alla giustizia ma anche perché non si abbassi mai la guardia e si possano creare e costruire sempre continuamente maggiori risorse umane ed economiche preparate a dovere per la lotta contro l’impunità nei crimini di Stato.


Entrevista de Annalisa Melandri a Narciso Isa Conde a propósito del golpe brutal que le propinó la Policía dominicana

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Desde tiempo los movimientos sociales y amplios sectores de la sociedad civil de la República Dominicana están movilizándose pidiendo la renuncia del jefe de la Policía, general Rafael Guillermo Guzmán Fermín. Asociaciones de defensa de los Derechos Humanos del país revelan que en los casi tres años de su jefatura, miembros de la Policía Nacional han asesinado a mil 750 personas en supuestos “intercambio de disparos”. En Santo Domingo, el pasado 23 de julio, una marcha realizada por el Comité Contra el Abuso Policial, conformado por la mayoría de estudiantes, ha sido prohibida y duramente reprimida a macanazos y empujones por la Policía . Unos jóvenes han resultado heridos y el político y dirigente del Movimiento Caamañista Narciso Isa Conde, de 67 años de edad, que solidarizaba con ellos, ha recibido una patada en la espalda por un teniente que le ha fracturado 4 costillas. Hablamos con él sobre lo ocurrido.


A.M. — Narciso, tú has recibido una patada en la espalda que te ha fracturado cuatro costillas además de provocarte una neuritis intercostal mientras participabas junto a unos jóvenes a una manifestación pacífica organizada el 23 de julio en Santo Domingo contra los abusos cometidos por la Policía Nacional en la República Dominicana. ¿Puedes contarnos como te sientes, cuales consecuencias has padecido y como se desarrollaron los hechos?

N.I.C.–Bueno, son tres, no cuatro. Pero casi igual, el hecho y el daño.

Un hecho realmente bestial por el método y alevoso por lo selectivo del golpe.

La consecuencia es un dolor agudo, a veces insoportable y prolongado, insuperable por lo menos en 40 días.

Los hechos consistieron en el cerco policial a los manifestantes para impedir una caminata de unos 200 metros (desde la Plaza de la Cultura hasta el Palacio de la Policía Nacional, en el centro de nuestra Capital).

Luego la decisión de impedir una especie de plantón frente al Teatro Nacional, ubicado dentro de la Plaza de la Cultura, a macanazos sucios; incluida la patada del agente karateca que me fracturó las costillas cuando nos sentamos en la escalinata para no dejarnos desalojar.

La orden partió del coronel jefe de tropa, muy conocido por sus constantes fechorías, Eusebio Castillo.

El balance: 7 personas golpeadas fuertemente y algunas decenas con golpes y estrujones débiles.


A.M. — ¿Piensas que la agresión esté relacionada a tu constante actividad de denuncia que presentas cotidianamente en tu programa Tiro al Blanco respecto a la corrupción generalizada del país y a las conexiones entre los altos mandos de las autoridades dominicanas con el narcotráfico y el crimen organizado?

N.I.C. - Claro que sí y muy especial a mis ataques directos al asesino y corrupto que dirige la Policía Nacional, general Guillermo Guzmán Fermín, a las estructuras de mando de ese cuerpo, convertido en la principal organización criminal del país y al propio presidente Leonel Fernández, articulador, protector y beneficiario del proceso de degradación de las instituciones y de la conversión del Estado dominicano en un Estado narco-delincuente.


A.M. — ¿Hay responsabilidades directas del Presidente de la República en esa situación?

N.I.C. - Sin dudas. Él es el protector de este personaje convertido en uno de “sus” generales, presto a apoyar su reelección y presto también a desplegar la represión y el estado policial frente a la crisis integral que afecta nuestra sociedad.

Concluidas las elecciones congresuales y municipales, el Presidente Fernández lanzó (por vía indirecta) su campaña reeleccionista pese al obstáculo constitucional. Ese propósito no se impone sin recurrir a muchas trampas, sobornos y grados más altos de autoritarismo y represión, por momentos sangrienta.


A.M. — La protesta organizada por el Comité contra los Abusos Policiales se desarrolló pacíficamente. Parece absurdo que al mismo tiempo que pide más respeto por los derechos humanos por parte de las autoridades, la sociedad civil sea agredida por la misma Policía a macanazos y patadas. ¿Qué está pasando en el país con esta institución?

N.I.C. — Algo ya te dije de esa institución, que en esta ocasión hizo un acto de reafirmación de su despotismo, de sus esencias represivas, de su “colombianización” en el contexto del despliegue de la doctrina de “seguridad democrática” asesorada por oficiales colombianos, del FBI y del tenebroso MOSSAD.

Este señor es hijo de unos de los generales más represivos del terrorismo de Estado de la época de Balaguer y hace gala de la lealtad a la trayectoria de su padre. Fue entrenado en la escuela de los Carabineros de Pinochet, es uno de los subcontratistas de obras del Estado, encabezó el grupo de los llamados “cirujanos” encargados de asesinar y lisiar jóvenes participantes en las luchas barriales en el Nordeste del País. Recientemente se han evidenciado además sus fuertes conexiones con el capo español Arturo del Tiempo Márquez, traficante de grandes cargamento de cocaína y “lavador” en tierra dominicana de enormes sumas de euros; personero de la narco-corrupción recientemente capturado en Barcelona.


A.M. — ¿Presentarás demanda por lo ocurrido ante las autoridades?

NIC.- La estamos preparando contra la institución, su jefe y los subalternos involucrados en ese acto abusivo y violento.


A.M. — ¿El comité contra los abusos policiales ha anunciado otras actividades para el futuro respecto a este tema?

N.I.C. - Están programando nuevas iniciativas, que serán precisadas próximamente.


A.M. — Finalmente hablamos de la denuncia que hizo el embajador colombiano ante la OEA en la que te acusa de ser “parte de una red de coordinación de guerrillas”. Te acusaron de haber visitado campamentos de las FARC en Venezuela en febrero de este año y presentaron como pruebas de eso una fotografía en la que apareces junto a los comandantes Iván Márquez y Jesús Santrich.

NIC.- Esa foto es del 2006 y fue originalmente publicada por mi y ampliamente difundida a lo largo de los últimos años. Nunca oculté el hecho. Yo explique entonces los móviles políticos de esa visita y las entrevistas radiales que le concedí al sistema de comunicación de las FARC sobre temas continentales, las cuales fueron publicadas en revistas y libros en el 2006 y 2007.

Uribe y su gente hicieron un montaje electrónico con esa foto que persigue “justificar” una agresión militar a Venezuela”, actuando el régimen colombiano como instrumento de EEUU y de las mafias políticas. De paso procuran actualizar su plan de criminalización contra mí y reactivar el plan de asesinato ya denunciado en el 2009. Entonces también utilizaron esa y otras fotos parecidas.

EEUU está en plan de “ultimátum” y provocación dirigida a desestabilizar la revolución bolivariana y a invadir esa zona. Están pensando en recuperar el petróleo Venezolano y a sentarse militarmente sobre las riquezas amazónicas.

Ese es el sentido de sus 7 bases en Colombia, de la creciente infiltración paramilitar en Venezuela, de la reactivación de la IV Flota, de las bases de Curacao y Aruba y de los recientes y masivos despliegues militares en Haití y Costa Rica.

Las patrañas necesitan leyendas proyectables a nivel mediático. Precisan de trucos. En este caso recurren a inventarse lo de los campamentos en Venezuela (absolutamente innecesarios para las FARC y el ELN, que tienen campamentos hasta ahora inexpugnables en todo el territorio colombiano) y en ese contexto me ubicaron propagandísticamente en Venezuela en febrero pasado mediante una foto que fue tomada en Colombia en el 2006 y publicada inmediatamente después.

Son además de asesinos, mentirosos consumados, como sus padrinos yanquis.

A mi me preocupa en grande la determinación imperialista de atacar militarmente a Venezuela a través de Colombia con fuerzas propias y ajenas, y respaldo, en consecuencia, la decisión del Comandante de romper relaciones con Uribe, emplazar al “nuevo” gobierno de Santos (aunque sin la menor esperanza de mi parte de que en perspectiva pueda ser diferente) y movilizar fuerzas en la frontera. Creo además que las FARC, el ELN y todas las fuerzas combativas de Colombia están llamadas a jugar un rol estelar en la resistencia irregular a la invasión gringa como parte de la guerra de todo el pueblo o “guerra asimétrica”.

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Annalisa Melandri

Santo Domingo, 2 de agosto 2010




Intervista di Annalisa Melandri a Narciso Isa Conde rispetto alla brutale aggressione subita dalla Polizia dominicana.

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Da tempo i movimenti sociali ed ampi settori della società civile della Repubblica Dominicana si stanno mobilitando chiedendo le dimissioni del capo della Polizia, generale  Rafael Guillermo Guzmán Fermín. Associazioni per la difesa dei Diritti Umani del paese rendono noto che nei  tre anni trascorsi dall′ inizio del suo incarico, membri della Polizia Nazionale hanno ucciso  già 1750 persone in presunti “scontri a fuoco”. A Santo Domingo, lo scorso 23 luglio, è stato impedito lo svolgersi di una manifestazione pacifica  organizzata dal Comitato contro gli Abusi della Polizia, formato per la maggior parte da studenti,  e la mobilitazione è stata repressa duramente a manganellate e pestaggi  da parte della Polizia. Alcuni giovani sono stati feriti  e il politico e dirigente del Movimento Caamañista Narciso Isa Conde, di 67 anni, che stava solidarizzando con loro, ha ricevuto da un tenente  un calcio alle spalle che gli ha fratturato 4 costole. Ci racconta quanto accaduto.

A.M.Narciso, tu hai ricevuto da un poliziotto un calcio  che ti ha provocato la frattura di 4 costole oltre a una neurite intercostale mentre partecipavi insieme ad alcuni giovani a una manifestazione pacifica organizzata il 23 luglio a Santo Domingo, proprio contro gli abusi commessi dalla Polizia Nazionale nel tuo paese.  Puoi raccontarci come ti senti e come si sono  svolti i fatti?
N.I.C. – Le costole rotte sono tre e non quattro, ma il danno è quasi uguale e anche l’accaduto.
Un fatto  veramente brutale  sia per il metodo che per la vigliaccheria con cui è stato dato il  colpo che mi sta provocando un  dolore acuto e a volte insopportabile e prolungato  guaribile in almeno 40 giorni.
I  manifestanti erano assediati nella piazza  per impedirgli una passeggiata di 200 metri (dalla piazza della Cultura al palazzo della Polizia Nazionale) nel centro della nostra capitale.
Poi la decisione di impedire una specie di presidio di fronte al Teatro Nazionale situato nella piazza della Cultura con manganellate disoneste; e il calcio ricevuto dall′ agente karateca che mi ha fratturato le costole mentre eravamo seduti pacificamente sulla scalinata del teatro per non farci sgomberare.
L´ordine di colpire è venuto dal colonnello capo della squadra, già conosciuto per le sue costanti infamità, Eusebio Castillo.
Il bilancio: 7 persone picchiate brutalmente e una decina ferite in modo leggero.

A.M. – Credi che l´aggressione sia da mettere in relazione con la constante e quotidiana attività di denuncia che porti avanti nel tuo programma Tiro al Blanco rispetto alla corruzione generalizzata del paese e alle connessioni tra gli alti vertici  delle autorità dominicane con il narcotraffico e il crimine organizzato?
N.I.C. – Ovviamente,  e specialmente è da mettere in relazione  con i  miei attacchi diretti contro l’assassino corrotto che dirige la Polizia Nazionale, generale Guillermo Guzmán, Fermín, contro i vertici di questo corpo, convertito nella principale organizzazione criminale del paese e contro lo stesso presidente Leonel Fernández, coordinatore, protettore e  beneficiario del processo di degradazione delle istituzioni  e della conversione dello Stato dominicano in uno Stato narco-criminale.
A.M. – Ci sono responsabilità dirette del Presidente della Repubblica in questa situazione?
N.I.C. – Senza dubbio. Egli è il protettore di questo personaggio diventato uno dei “suoi” generali, il quale si presta ad appoggiare la sua rielezione e anche a dispiegare la repressione e lo stato di polizia davanti alla  crisi totale che sta affettando la nostra società.
Alla fine delle elezioni del Congresso e di quelle municipali, il  presidente Fernández ha lanciato (indirettamente) la sua campagna rielezionista nonostante l’ostacolo della Costituzione. Questo proposito non si può ottenere senza ricorrere a imbrogli, a corruzioni e a  livelli più alti di autoritarismo e repressione, a volte anche con spargimento di sangue.
A.M. — La protesta organizzata dal Comitato contro gli Abusi della Polizia si è svolta in modo pacifico. Sembra assurdo che nello stesso momento in cui chiede più rispetto per i diritti umani da parte delle autorità, la società civile venga aggredita dalla stessa Polizia a manganellate e calci. Cosa sta succedendo nel paese con questa istituzione?
N.I.C. – Qualcosa già  ti avevo già raccontato rispetto a questa istituzione che in  quest’ occasione  ha riconfermato il suo dispotismo , la sua essenza repressiva e  la sua “colombianizzazione” nel contesto dello spiegamento della dottrina di “sicurezza democratica” consigliata  da ufficiali colombiani, dall’ FBI e dal tenebroso MOSSAD.
Questo signore (il capo della Polizia, ndr) è figlio di uno dei generali più criminali del terrorismo  di stato dell’epoca di Balaguer e segue fedelmente le orme di  suo padre. E’ stato addestrato alla  scuola dei Carabinieri di Pinochet, è un  sub appaltatore di opere statali, è stato alla testa del gruppo dei così detti “Chirurghi” incaricati di assassinare e azzoppare  giovani implicati nelle lotte di quartiere nel Nord Est del paese. Recentemente sono stati  resi noti  i suoi forti legami  con il capo di un grande traffico di cocaina, lo spagnolo  Arturo del Tiempo Màrquez,  “lavatore” in terra domenicana di enormi quantità di euro; personaggio della narco corruzione recentemente arrestato  a Barcellona.
A.M. – Presenterai denuncia alle autorità competenti?
NIC.- La stiamo preparando contro la Polizia Nazionale,  contro il suo capo e i subalterni implicati in quest’abuso e atto di violenza.
A.M. – Il Comitato Contro gli Abusi della Polizia ha annunciato altre attività rispetto a questo tema?
N.I.C. – Stanno programmando nuove iniziative che saranno definite prossimamente.
A.M. – E per finire parliamo della denuncia che ha fatto l’ambasciatore colombiano presso la OEA nella quale ti accusa di essere “parte di una rete di coordinamento di guerriglie”.  Ti hanno accusato di aver visitato accampamenti delle  FARC in Venezuela nel febbraio di quest’anno e hanno presentato come prova  una fotografia nella quale appari insieme ai comandanti  Iván Márquez y Jesús Santrich.
NIC.- Questafoto è del 2006 e in origine venne  pubblicata da me e poi  ampiamente diffusa negli ultimi anni. Non ho mai nascosto il fatto. Spiegai allora i motivi politici di questa visita e parlai delle  interviste radiofoniche che avevo concesso ai mezzi di comunicazione delle FARC su temi di politica latinoamericana e che furono poi pubblicate in riviste e libri nel 2006 e nel 2007.
Uribe e i suoi hanno creato una montatura mediatica con questa foto cercando di  “giustificare” un’aggressione militare al Venezuela perché il regime colombiano sta attuando come strumento degli Stati Uniti e delle mafie politiche. D’altro canto cercano di attualizzare il loro piano di criminalizzazione contro di me e di riattivare quello di uccidermi già denunciato nel 2009. Anche allora utilizzarono fotografie simili.
Gli Stati Uniti sono in una fase di  “ultimatum” e di provocazione diretta a destabilizzare la rivoluzione bolivariana e a invadere questa regione. Stanno pensando di prendersi  il petrolio venezuelano e di sedersi militarmente sopra le ricchezze amazzoniche. Questo è il senso delle 7 basi in Colombia, della crescente infiltrazione paramilitare in Venezuela, della riattivazione della IV Flotta, delle basi di Curacao e di  Aruba e dei recenti e imponenti spiegamenti militari ad Haiti e in Costa Rica. Le menzogne hanno bisogno di leggende proiettabili a livello mediatico. Richiedono degli artifici. In questo caso vanno ad inventarsi degli accampamenti in Venezuela (completamente inutili per le  FARC e per l’ELN che hanno accampamenti ancora inespugnabili in tutto il territorio colombiano) e in questo contesto per propaganda mi hanno situato in Venezuela nel febbraio scorso per mezzo di una foto scattata in Colombia nel 2006 e pubblicata immediatamente dopo.
Inoltre sono assassini, bugiardi consumati come i loro padrini yanquis.
Mi preoccupa la grande determinazione imperialista di attaccare militarmente il Venezuela per mezzo della Colombia con forze proprie e straniere e appoggio quindi la decisione del Comandante di rompere le relazioni con Uribe, ubicare il “nuovo” governo di Santos (anche senza la minima speranza da parte mia che in prospettiva possa essere differente) e mobilitare forze alla frontiera. Credo inoltre che le FARC e l’ELN e tutte le forze combattenti della Colombia siano chiamate a giocare un ruolo cruciale nella resistenza irregolare all’invasione “gringa” come parte di una guerra di tutto il popolo o guerra “asimmetrica”.
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Annalisa Melandri
Santo Domingo, 2 de agosto 2010


Black list USA: Nuovamente inclusa Cuba

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Black list USA: Nuovamente inclusa CubaFonte: This is Cuba di Luca Sterza

Una notizia assurda quella che riporto a seguito e che al momento è ESCLUSIVA per l’Italia, dove si cita l’oggetto ma non si spiegano le motivazioni.

Laddove si susseguono le notizie, non si trova traccia di un tema chiave, come la consueta lista diffusa dagli Stati  Uniti, che raccoglie gli Stati che alimentano il terrorismo. La lista è un documento ufficiale del Dipartimento di Stato americano, stilato dal 1979. Cubane fa parte dal 1982.

La lista è costituita da un nucleo che poggia sull‘asse del male costituito da Obama Bin Laden e dagli eserciti affiliati. Ad essi connessi si trovano poi Cuba, Iran, Sudan and Syria, definiti tristemente  ’state sponsors of terrorism’. L’Iraq è ancora considerato, lo riporto alla lettera “most active state sponsor of terrorism.” (altro…)


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