I crimini italiani in Africa

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Con interventi dei  bravissimi  Nicoletta Poidimani e Matteo Dominioni.

 


Di lutto vestono gli eroi

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Queste le altre date della proiezione del video:

26/06 – FERMO -  PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI E RIFONDAZIONE

COMUNISTA, Sala Multimediale (davanti al Comune), ore 21.30

26/06 – BUSSOLENO (TO), ASS. “LA CREDENZA” PRC sez. di Bussoleno

Via Fontan 16, ore 21.00

24/07 – CAMPEGGIO NO TAV, VENAUS (TO), Presidio NO TAV, ore 21.00

per info Associazione Nuova Colombia nuovacolombiaatyahoodotit  (nuovacolombiaatyahoodotit)   www.nuovacolombia.net


Barack Obama super eroe

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IMPERDIBILE!!!!!


Il Mend attacca impianto Agip. “Piper Alpha” continua

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di Edo Dominici su Porta Metronia
.
Prosegue l’uragano “Piper Alpha”, la guerra dichiarata dal Mend agli impianti petroliferi del delta del Niger. Dopo i devastanti attacchi dei giorni scorsi agli impianti nel Delta State della Chevron, da ieri gli attacchi, come anticipato dal gruppo ribelle si sono estesi allo Stato di Bayelsa. Dopo l’attacco alla Shell questa notte i militanti hanno distrutto un importante oleodotto dell’Agip (Eni).
Attaccato un impianto Agip nella regione di Bayelsa, nel sud della Nigeria. La responsabilità dell’azione è stata rivendicata dal Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger. Un comunicato ha annunciato che ” l’oleodotto è stato distrutto ”.
Il Mend aveva esortato le numerose compagnie petrolifere straniere che operano nel delta del Niger a evacuare il loro personale dopo che il 7 giugno scorso, i ribelli avevano proclamato la ”guerra del petrolio”. Dopo l’evacuazione del personale deciso ed attuato dalla Chevron mercoledì 17 il gruppo aveva esortato le altre compagnie a seguirne l’esempio per evitare il rischio di vittime civili.
Al momento l’Eni non ha rilasciato dichiarazioni sull’accaduto.
Puntuale invece il comunicato di rivendicazione del Mend, pubblicato integralmente da Saharareporters:
“Un importante oleodotto che fornisce greggio per l’esportazione al terminale di Brass è stato fatto esplodere a Nembe Creek nello Stato di Bayelsa questa mattina Venerdì, 19 giugno 2009 verso le h.3.00 da combattenti pesantemente armati del Movimento per l’emancipazione del delta del Niger (Mend) .
Il gasdotto appartiene all’ Agip (ENI). I nostri combattenti hanno intercettato un’imbarcazione militare e tutti i sette soldati a bordo sono stati disarmati. Le armi a bordo sono state prese dai combattenti e l’imbarcazione è stata fata esplodere.
I soldati hanno chiesto di essere risparmiati e lo abbiamo fatto”
. Nel comunicato del Mend, firmato dal portavoce Jomo Gbomo, anche un appello alla popolazione per identificare i due fratelli uccisi barbaramente dall’esercito e ripresi da un video.
“Vogliamo approfittare di questa occasione per chiedere alla popolazione tra Bonny e Port Harcourt di guardare il video delle uccisioni extra giudiziarie da parte della JTF di Boma e di suo fratello su You Tube per rintracciare la famiglia e gli amici in modo che denuncino gli autori del reato che la JTF sta cercando di insabbiare”.
Più o meno un anno fa, le strutture di pompaggio dello stesso impianto Agip (Eni) furono danneggiate e tratti dell’oleodotto fatti esplodere. La comunità Ijaw spiegò che l’azione di forza era stata decisa per protestare contro le condizioni di vita della popolazione. Il Mend rivendica il diritto su una quota dei proventi delle compagnie petrolifere da ridistribuire tra gli abitanti più poveri della regione.
Vedi anche:
Il Mend attacca l’oleodotto dell’Eni
di Enzo Mangini su Carta.
Interessante notare che la Reuters definisce il Mend un “gruppo politico”.

ENI premiata per Responsabilità Sociale: una farsa all’italiana

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Redazione  A Sud
L’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, è stato insignito pochi giorni fa del premio Corporate Social Responsibility Award 2009, assegnato dalla FPA — Foreign Policy Association alle aziende e alle personalità distintesi nella responsabilità sociale di impresa e nel contributo allo sviluppo sostenibile delle aree in cui operano.
Nel ricevere notizia del premio — che verrà consegnato durante una cerimonia di premiazione a New York — l’amministratore delegato ha sottolineato la soddisfazione dell’impresa italiana, ribadendo che “esso testimonia il forte impegno dell’ENI per la responsabilità sociale, che è parte integrante della storia dell’impresa, sin dai tempi di Mattei”.

Probabilmente la FPA – che dal 1918 si occupa prevalentemente di studiare e divulgare informazioni sulla politica estera degli Stati Uniti e su questioni di interesse globale — ha dimenticato, prima di decidere di assegnare il premio all’impresa petrolifera nostrana, di monitorarne l’operato nei circa 70 paesi in cui è presente, dove forti sono i dubbi sulla sostenibilità ambientale e sociale delle attività estrattive.

In Nigeria ad esempio, in particolare sul delta del fiume Niger, l’impatto delle perforazioni petrolifere — cui da principio partecipa l’ENI — ha causato contaminazione del terreno e dei corsi d’acqua, distruzione dell’ecosistema di mangrovie, sfollamento e persecuzione di milioni di abitanti che traevano dalle fertili terre del delta la loro sussistenza, oltre che numerosi massacri operati dalle forze armate per difendere gli interessi delle imprese dall’opposizione delle comunità danneggiate.

Gli enormi proventi dell’estrazione e commercializzazione degli idrocarburi estratti sul delta, hanno rimpinguato le casse delle grandi multinazionali del petrolio, tra cui l’ENI, e dei ricchi e corrotti funzionari nigeriani, ma nessun meccanismo di redistribuzione reale della ricchezza prodotta è stato adottato per beneficiare la popolazione gravemente danneggiata dalle attività estrattive.

Oltre a ciò l’ENI – così come gran parte delle multinazionali presenti nella regione – utilizza in Nigeria e in altri paesi pratiche vietate in Europa: tra esse il Gas Flaring, che consiste nel bruciare a bordo-pozzo il gas di scarto. Tale pratica, altamente inquinante, ha reso la Nigeria il primo paese al mondo per inquinamento da CO2 causato da Gas Flaring.

Nei mesi scorsi l’esercito ha dato il via ad una offensiva feroce in alcuni stati dell’area del Delta, con la scusa di fermare le azioni dimostrative del Mend, Movimento di Emancipazione del Delta del Niger, levatosi in armi per chiedere una equa distribuzione dei proventi del petrolio e una giusta compensazione per la devastazione della regione. Il bilancio delle vittime è incerto, mentre certo è che sono stati uccisi in maniera indiscriminata centinaia di civili.

Pochi giorni fa è stato diffuso un video-shock che mostra senza possibilità di equivoci le barbarie commesse dalle forze armate nigeriane, che non esitano a massacrare civili innocenti.

 
La nostrana Eni continua a fare affari lucrosi con quel governo, colpevole di un genocidio perpetrato da ormai mezzo secolo. Sono forse tenuti in conto il concorso in violazioni di diritti umani, sfollamento massivo, contaminazione insanabile di una intera regione nelle credenziali per l’assegnazione del premio per la responsabilità sociale d’impresa?

La Nigeria costituisce forse l’esempio più eclatante di violazione dei diritti umani, civili, politici, economici e sociali; di impatti ambientali disastrosi causati da imprese petrolifere come l’ENI che restano nel tempo ferite aperte nella società nigeriana. Molti altri casi di violazioni similari sono tuttavia rintracciabili (grazie sopratutto alle denunce di organizzazioni internazionali e all’opposizione delle comunità coivnolte) in altre regioni del globo: medio oriente, america latina, europa e in molti altri paesi dell’africa sub sahariana.
 
Redazione A Sud 
 
A Sud porta avanti una campagna sull’ENI: Eni’s Watch. Visita la pagina
 
Qui di seguito il codice etico dell’ENI:
Eni si impegna a contribuire allo sviluppo e al benessere delle comunità in cui opera perseguendo l’obiettivo di garantire la sicurezza e la salute dei dipendenti, dei collaboratori esterni, dei clienti e delle comunità interessate dalle attività stesse e di ridurre l’impatto ambientale.
 

Tra le tante schifezze del pacchetto sicurezza…

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Bambini invisibili per legge!
18 giugno 2009 — di Tonio Dell’Olio

Tra le pericolose novità contenute nel “Pacchetto Sicurezza” c’è una norma che rischia di pregiudicare gravemente il futuro dei bambini stranieri nati in Italia e delle stesse comunità migranti.
È quella che rende di fatto impossibile per i genitori migranti “irregolari” l’iscrizione all’anagrafe dei figli. La legge in discussione prevede che tra i certificati da presentare al Comune per iscrivere i nascituri è necessario esibire il permesso di soggiorno. La conseguenza immediata di questo provvedimento è che le “mamme clandestine in Italia” non vorranno più partorire negli ospedali e che, qualora riuscissero a dare alla vita i propri figli in casa, non li iscriveranno all’anagrafe per non rischiare l’espulsione.
L’organizzazione Terres des hommes ha promosso una raccolta di firme per chiedere la cancellazione di questa norma e pertanto invito tutte e tutti a firmarla in internet al seguente indirizzo:
http://www.terredeshommes.it/bambiniinvisibili.php.
Se la norma passasse quei bambini resterebbero senza identità e senza diritti. Ma è evidente il rischio di dare quei bambini in adozione alla malavita che lucrerebbe anche su queste giovani vite inserendole nel giro della compravendita di bambini se non di organi. Straziante per chiunque nutra ancora un sentimento di umanità.


La Nigeria e il MEND a Radio Onda Rossa

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Si tengono  su Radio Onda Rossa una serie di puntate che avranno per tema la Nigeria e la lotta del MEND (il movimento per la liberazione del Delta del Niger) rispetto alle multinazionali del petrolio.

Per aggiornamenti costanti si possono visitare i siti Porta Metronia e A Sud. Qui di seguito saranno disponibili  invece i link ai file audio delle trasmissioni.

Audio trasmissione del 10 Giugno 2009

Audio trasmissione del 17 Giugno 2009 con l’intervento di Enzo Mangini di Carta




Cosa si intende per sviluppo?

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Carlos Tovar — carlincaturas

- Per noi lo sviluppo è solidarietà, uguaglianza e utilizzo equilibrato delle risorse…
- Che ignoranti! Lo svilupppo è estrarre petrolio e tagliare boschi per produrre etanolo…

 

Rapporti di forza

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Canarie: la porta sbarrata

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Nel mare di fantasmi alla ricerca del paradiso — di Guido Piccoli domani venerdì 19 giugno su RSI rete due

Le Canarie sono considerate la porta europea dell’Africa. Da quando questa porta è stata chiusa, l’arcipelago spagnolo in mezzo all’Atlantico è la meta degli immigrati africani che scappano dalla miseria e dalla violenza dei loro paesi. Laser descrive questo dramma troppo spesso rimosso dall’opinione pubblica internazionale, intervistando alcuni giovani sopravvissuti alle traversate (rese sempre più pericolose dai blocchi militari del sistema Frontex) e degli abitanti delle Canarie, coinvolti dal fenomeno delle pateras o cayucos (così vengono chiamate le barche di fortuna che sfidano il destino in pieno oceano). Tra questi il medico Carlos Arroyo dell’organizzazione Medicos del Mundo e il comandante di mercantili Carlos Arbesù. Quello che accade alle Canarie è l’esatta fotocopia di quello che accade, ad esempio, nel mare di Sicilia, di fronte a Lampedusa: di questo ne parla Gabriele Del Giudice, giornalista, scrittore di “Mamadou va a morire”, animatore del sito-xeb Fortresse Europe e militante antirazzista.


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