“Un incubo” la sparizione di persone in Messico

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por Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro  - 12 Giugno 2012

Affrontare un incubo. La sparizione forzata di persone in Messico’ questo è il titolo del nuovo rapporto di Amnesty International diffuso ai mezzi di comunicazione internazionali il 4 giugno scorso, che fa il punto e denuncia la gravissima  situazione della sparizione di persone nel paese. Tra il 2006 e il 2012, il «sessennio luttuoso»,  come le organizzazioni per la difesa dei diritti umani messicane definiscono il periodo di governo dell’ex presidente Felipe Calderón,  sono oltre 26mila le persone scomparse o delle quali non si sa più nulla,  secondo il registro della Procura della Repubblica. Sebbene già questo sia di per sé un numero  impressionante — oltre 4mila persone l’anno — si teme che  sia molto più alto, per l’approssimazione e per la mancanza di metodologia e procedure chiare e trasparenti nella raccolta dei dati da parte delle istituzioni pubbliche. (altro…)


Messico, è rivolta contro la riforma dell’educazione

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro — 26 aprile 2013

E’ nato da nemmeno un mese  il Movimiento Popular Guerrerense in uno degli stati più meridionali del Messico, il Guerrero,  ma sta già facendo parlare di sé dando filo da torcere alle autorità locali.

Mercoledì scorso, circa duemila (alcune fonti parlano anche di cinquemila) persone,  maestri, studenti  ed attivisti sociali che lo compongono, sono scesi per le strade a Chilpancingo de lo Bravo, la capitale, armati di bastoni e con i  volti coperti, mettendo a ferro e fuoco per ore le sedi dei principali partiti politici e alcuni uffici governativi protestando contro la riforma del settore educativo approvata recentemente dal governo.

Voluta dal neoeletto presidente Enrique Peña Nieto (del Partido Revolucionario Institucional, PRI),  che la aveva annunciata già a dicembre dello scorso anno, gode di ampio consenso  anche tra il Partido de la Revolución Democrática (PRD)  e il Partido de Acción Nacional (PAN), all’opposizione. Si tratta di una riforma che fa parte del Pacto por México, il progetto di governo firmato tra le principali forze politiche del paese all’indomani dell’elezione di Peña Nieto.  (altro…)


Tina Modotti

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Tina Modotti

Tina Modotti

Por GABRIELLA SABA*
Periodista — Càgliari (Sardegna)
Nerudiana n. 13–14 Marzo — Diciembre 2012 

 

Tina Modotti era todavía bellissima c u a n d o Ne r u d a l a c o n o c i ó –probablemente en el II Congreso de Escritores Antifascistas, Valencia, 1937–, a pesar de las muchas pruebas a las que la había sometido la vida: entre otras, la muerte del primer esposo, el pintor Roubaix “Robo” de l’Abrie Richey, y sobre todo la de su gran amor, el revolucionario cubano Julio Antonio Mella, por quien se había separado del pintor y militante comunista mexicano Xavier Guerrero y que fue asesinado delante de ella el 10 de enero 1929, probablemente por sicarios del dictador cubano Gerardo Machado. Ojos de terciopelo iluminaban su oval claro, de italiana, el largo pelo oscuro enmarcaba el rostro imortalizado, muchos años antes, por un maestro de la fotografía como era Edward Weston, e incluso por el cine de la mismísima Hollywood.

Años después, en Ciudad de México, Tina moriría de infarto en el asiento trasero de un taxi. Tenía apenas 46 años y, detrás de ella, una vida extraordinariamente intensa que la había convertido en un ícono mucho antes de su muerte. Con sólo 17 años abandonó Údine hacia San Francisco (y luego Los Ángeles), a donde su padre, carpintero y mecánico, se había mudado en busca de suerte. Tenía 21 cuando conoció a De L’Abray Richey. Con 25 años se convirtió en la modelo preferida de Weston gracias al cual afinó su pasión por la fotografía, deviniendo más tarde una de las fotógrafas más destacadas de su época. Pero apenas once años después decidió abandonar su Corona, la pequeña cámara con la que trabajaba, para dedicarse a la pasión comunista.

En compañía de Weston (con quien abrió un taller de fotografía de arte) se había mudado a Ciudad de México, la capital del que será su país adoptivo. Cuando abandonó aquel arte, ya era una artista renombradísima, con un lugar en la Historia, aunque insistía en que aquel término, artista, la abochornaba, y ella era una fotógrafa no más.

«Cuando quiero recordar a Tina Modotti debo hacer un esfuerzo, como si tratara de recoger un puñado de niebla. Frágil, casi invisible», así la describe el poeta en Confieso que he vivido. El comunista Neruda no podía no toparse con la «revolucionaria italiana» a lo largo de sus años mexicanos (fue nombrado Cónsul en Ciudad de México en 1940), y por supuesto con Vittorio Vidali, el célebre activísimo militante comunista, estalinista de tomo y lomo, el legendario Comandante Carlos del 5º Regimiento y de las Brigadas Internacionales en la guerra civil española, quien fue el último compañero de Modotti.   (altro…)


Messico, verso la privatizzazione di Pemex?

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro — 22 Marzo 2013

Ogni volta che in Messico sul tavolo del dibattito politico viene messa la possibile privatizzazione della Pemex (Petròleos Mexicanos), la principale impresa parastatale petrolifera del Paese, o anche la sola ipotesi di realizzare riforme interne nella sua amministrazione, la società civile del si mobilita.

È successo anche una settimana fa, in occasione del 75° anniversario dell’espropriazione, da parte del Presidente Lázaro Cárdenas,  di 17 compagnie petrolifere straniere, il 18 marzo del 1938. Cárdenas metteva così fine a 20 anni di sfruttamento illimitato e in condizioni lavorative quasi al limite della schiavitù per gli operai messicani, delle risorse energetiche del paese. Il 7 giugno di quell’anno fu fondata la Petróleos Mexicanos. (altro…)


“Falsi positivi” anche in Messico?

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Nello stato del Guerrero rischia di scoppiare uno scandalo per le esecuzioni sommarie di semplici civili per farli passare come sicari morti in combattimento

di Annalisa Melandri per L’Indro* — 9 novembre 2012

Sierra del Filo Mayor, tra le montagne dello stato del Guerrero, in Messico. Una delle zone del paese di maggior produzione del papavero da oppio e di marijuana. Qui ha origine la catena produttiva del narcotraffico, almeno quello che controlla il mercato degli oppiacei, in aumento esponenziale negli ultimi anni. La cocaina in Messico arriva invece dall’America latina, soprattutto dalla Colombia; qui il clima non è ideale per la coltivazione delle piante di coca. Tuttavia, in Messico come in Colombia, nelle zone dove si coltiva la ’materia prima’ dalla quale verranno estratti (altro…)


Migranti scomparsi: le madri arrivano in Messico

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di Annalisa Melandri — per L’Indro*- 17 ottobre 2012

Ogni anno migliaia di persone provenienti dal Sud America e diretti negli Stati Uniti svaniscono nel nulla. La Carovana della Speranza ripercorre le loro tracce — Intervista al Movimento Migrante Mesoamericano 
 

Sono circa 40 e provengono da tutto il Centro America. Sono le madri e le mogli dei migranti scomparsi durante i ’viaggi della speranza’ che compiono dai loro paesi verso gli Stati Uniti, attraversando l’immenso territorio messicano. Uomini, giovani e meno giovani, ma anche donne e bambine, che dall’Honduras, Nicaragua, El Salvador e Guatemala, rincorrendo il ’sogno americano’ cercano di raggiungere la frontiera statunitense e che il Messico invece inghiottisce nelle sue spirali di violenza, criminalità e, spesso morte, senza dare più nessuna notizia di loro.

Queste donne, ripercorrendo lo stesso percorso dei loro figli, mariti e compagni, tappa dopo tappa, seguendo segnali, indicazioni, messaggi ricevuti negli sporadici contatti telefonici avuti nel corso del viaggio, cercano di seguirne le tracce fino al punto dove ogni contatto svanisce definitivamente nel nulla.

La Carovana ’Liberando la Speranza’ con lo slogan “todos los dolores, todas las luchas,toda la rabia, toda la esperanza (tutti i dolori, tutte le lotte, tutta la rabbia, tutta la speranza) ha lo scopo di percorrere il paese fino al confine con gli Stati Uniti per cercare qualche indizio che ricongiunga queste donne ai loro cari, in qualche caso per aiutarle ad elaborare il lutto per la notizia di una morte, ma anche per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle autorità nazionali su questo terribile fenomeno.

Ruben Figueroa, coordinatore del Movimento Migrante Mesoamericano, raggiunto telefonicamente in queste ore in Messico, a El Ceibo, nello stato di Tabasco, racconta di quanto sia carico di speranza il viaggio che queste madri stanno compiendo dai loro paesi di origine.

“Proprio lunedì”, spiega, “all’entrata in territorio messicano della Carovana, una di queste donne ha potuto riabbracciare il figlio che non vedeva da nove anni. Servelio MateoCampos”, racconta Rubén, “aveva solo 17 anni quando lasciò la sua comunità a La Lempira, inHonduras 9 anni fa”. Raggiunto il Messico, era salito sul tristemente noto ’treno della morte’ o ’la bestia’, il convoglio merci che dalla frontiera sud con il Guatemala percorre tutto il paese fino al confine al nord con gli Stati Uniti e al quale si aggrappano ogni anno migliaia di migranti irregolari che cercano di arrivare alla frontiera.

Molti muoiono cadendo durante il viaggio o per fame e disidratazione, altri cercando di salire sul treno in corsa riportano amputazioni e gravi lesioni. Molti, soprattutto le donne subiscono violenze e abusi, altri ancora devono dare del denaro alla polizia per non essere arrestati, quando sfuggono a tutto ciò rischiano di finire nelle mani dei narcos.

Servelio, dopo essere caduto, si è smarrito e non è più riuscito a riunirsi al suo gruppo, ha perso con il tempo i contatti con la sua famiglia che manteneva soltanto attraverso una radio comunitaria e in questi 9 anni ha cercato di sopravvivere facendo i lavori più umili. Oggi fa il contadino, ha una moglie e dei figli. Può dirsi fortunato, tutto sommato.

E’ riuscito quindi a contattare il Movimento Migrante Mesoamericano; Ruben ha rintracciato sua madre a La Lempira, in Honduras e proprio ieri, in territorio messicano, i due si sono riabbracciati. (altro…)


La riforma della Legge Federale del Lavoro in Messico: verso la precarizzazione dei rapporti di lavoro

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In una società attraversata da profonde tensioni per il fallimento della lotta al narcotraffico, alla Camera viene approvata una riforma strutturale. Sindacati e studenti scendono in piazza.
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di Annalisa Melandri per L’Indro*- 3 ottobre 2012

La riforma politica recentemente approvata in Messico ha concesso, il primo settembre scorso, la facoltà al presidente uscente Felipe Calderón di proporre al Congresso, insieme al suo ultimo rapporto di governo, anche la proposta relativa alla riforma della Legge Federale del Lavoro attualmente vigente nel paese.

Questa, dopo l’approvazione alla Camera dei Deputati, avvenuta sabato scorso, si trova adesso al vaglio del Senato che deciderà la sua ratifica o le modifiche da apportare. La riforma delle Legge del lavoro, che sta provocando forti tensioni sociali in Messico, vede l’approvazione del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) del quale il neo presidente eletto Enrique Peña Nieto, che si insedierà formalmente a dicembre, è rappresentante, ed è invece duramente criticata dalla sinistra rappresentata dal Partito della Rivoluzione Democratica (PRD), dal Partito del Lavoro (PT), dal Partito Comunista Messicano (PCM) e da partiti e movimenti minori.

La Legge Federale del Lavoro in Messico risale al 1932, e aveva allora una forte impronta corporativista tanto da essere paragonata dalla Centrale Unitaria del Messico alle leggi in materia sindacale di Mussolini. Fu il frutto della grande crisi economica del ’29 negli Stati Uniti, quando si cercò di istituzionalizzare le lotte e i malesseri in aumento nel mondo operaio, ma anche di riunificare in una sola legge, alcune diverse disposizioni preesistenti in materia di lavoro. Già allora fu ampiamente criticata soprattutto per le restrizioni contenute in materia di libertà sindacale, ma nel 1942 furono introdotte ulteriori limitazioni al diritto di sciopero.

La Legge Federale del Lavoro non veniva modificata dal 1970, quando la severa legislazione in materia di diritto di sciopero venne ammorbidita e quando fu introdotto l’Istituto del Fondo Nazionale per gli Alloggi. (altro…)


Il Messico vota per non cambiare

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Il neo presidente Enrique Peña Nieto: simbolo di un modello fallimentare

Lo stato del Nordamerica ha paura di guardare al futuro, ma soprattutto di rimettere in gioco potere e clientelismi

di Annalisa Melandri 19 settembre 2012 per L’Indro*

 

Si sono tenute il primo luglio le elezioni presidenziali in Messico per scegliere il nuovo presidente della Repubblica. Ha vinto Enrique Peña Nieto, avvocato di 46 anni, con il 38,21% dei voti, candidato del Partido Revolucionario Institucional (PRI), che resterà in carica 6 anni, a partire dal primo dicembre prossimo.

Lascia un paese quasi in stato di emergenza nazionale, il presidente uscente FelipeCalderòn Hinojosa, conservatore, del Partido de Acciòn Nacional (PAN), di destra, al termine di quello che i messicani hanno definito el sextenio lutuoso (il sessennio luttuoso) per l’elevato numero di morti, circa 60mila, che la lotta al narcotraffico portata avanti daCalderón e realizzata in concerto con il governo degli Stati Uniti, ha lasciato come saldo.

Oltre ai morti, si registrano numeri da macelleria sociale: circa 15mila persone scomparse, migliaia di detenuti innocenti e di casi di tortura, le carceri in una situazione esplosiva. Per non parlare del traffico di armi che è cresciuto in maniera esponenziale anche grazie all’ingerenza, a volte poco chiara, degli Stati Uniti; il riciclaggio di denaro che permea quasi ogni attività economica; il traffico di influenze, il nepotismo e l’infiltrazione di narcotraffico e delinquenza ai massimi livelli istituzionali.

È questo il paese che oggi eredita il PRI, storico partito di massa, di tendenza socialdemocratica, le cui origini si rifanno alla gloriosa Rivoluzione messicana del 1910. L’esperienza del PAN invece, durata dodici anni, dal 2000 al 2012 con la presidenza diVicente Fox Quesada prima e di Felipe Calderón Hinojosa poi, è stata catastrofica. E tuttavia il 24.41% dei messicani a giugno hanno votato ancora una volta per un suo candidato, l’economista Josefina Vásquez Mota, che ha ottenuto così il terzo posto, dopo l’eterno rappresentante di sinistra Andrés  Manuel López Obrador, che ha ottenuto una percentuale del 31,59%. (altro…)


Javier Sicilia: fermate la strage dell’antidroga

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“FERMATE LA STRAGE DELL’ANTIDROGA”

Il movimento chiede agli USA di interrompere i finanziamenti alle politiche messicane contro i narcos. 60mila i morti dal 2006
 di Annalisa Melandri per L’Indro*

La Carovana del Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità organizzata dal poeta e giornalista messicano Javier Sicilia, è arrivata questo lunedì a Washington nei pressi della Casa Bianca. Partita l’11 agosto da Tijuana in Messico, la Carovana ha già percorso10mila chilometri e visitato 25 città statunitensi per denunciare il fallimento e l’inadeguatezza delle politiche di lotta al narcotraffico portate avanti dai governi di Messico e Stati Uniti: è formata da attivisti, giornalisti, difensori dei diritti umani ma anche e soprattutto dai familiari dei desaparecidos e dei morti che gli ’effetti collaterali’ (come li ha definiti l’ex Presidente messicano Felipe Calderòn) della guerra contro i potenti cartelli dei narcos messicani ha prodotto in questi ultimi anni. (altro…)


RFI intervista Adrián Ramírez sul massacro nel carcere di Altamira

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Il 4 gennaio scorso, una violenta rissa con armi bianche  tra due cartelli di narcos rivali nel carcere di massima sicurezza di Altamira, Tamaulipas, lascia un tragico bilancio: 31 detenuti deceduti, 13 feriti in modo grave e una gran quantità di feriti lievi. Il presidente della Lega Messicana per la Difesa dei Diriitti Umani (LIMEDDH), Dr. Adrián Ramírez, in questa intervista  rilasciata a  Radio Francia Internacional,  ha denunciato  gravi responsabilità delle autorità penitenziarie rispetto alla sicurezza dei detenuti. Afferma che quanto accaduto é da mettere in relazione alle riforme penali costituzionali del 2008, alle leggi “di emergenza” che riempiono le carceri, alla corruzione e al fatto che si sta “privatizzando” l’amministrazione penitenziaria, fenomeno che aggiunto alla corruzione imperante nelle carceri costringe le famiglie a notevoli costi per permettere un livello di vita decente al proprio familiare detenuto.


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