Hernando Calvo Ospina: “La “pacificazione” in Colombia non si ferma neanche per prendere fiato ”
28/01/2014
Traduzione dallo spagnolo per Tlaxcala di Francesco Giannatiempo
Hernando Calvo Ospina è autore di una dozzina di libri, tra cui “Colombia, laboratorio de embrujos. Democracia y terrorismo de Estado” (“Colombia, laboratorio di stregonerie. Democrazia e terrorismo di Stato”), che tratta della storia del sistema repressivo in questo paese. Di seguito, ci racconta alcune tappe della “tradizione” violenta di uno Stato che mantiene l’immagine democratica.
Annalisa Melandri. In America Latina, durante gli anni 70 e 80 la maggior parte dei paesi agonizzavano sotto dittature militari sanguinarie, come nei casi di Cile, Argentina e Uruguay tra gli altri. In Colombia, ad eccezione del Generale Rojas Pinilla che governò tra giugno del 1953 e maggio del 1957 e fu meno repressivo della maggioranza dei governi eletti, non ci sono mai stati né colpi di Stato né giunte militari in senso stretto. Perché?
Hernando Calvo Ospina. Rileggendo la storia, ci rendiamo conto che in Colombia non è mai esistita una vera democrazia e quasi tutti i governi si sono distinti per le gravi violazioni ai diritti umani. Senza andare troppo indietro nel tempo, si prenda in considerazione il governo di Turbay Ayala (1978–1982), visto che ha avuto fondamentali peculiarità nel contesto repressivo. A un mese dal conferimento, promulgò lo Statuto di Sicurezza Nazionale, che fu il più vicino al modello imposto dalle dittature del Cono Sur, stabilendo i meccanismi a sostegno della terribile ondata repressiva che seguì. Le forze armate e quelle di polizia vennero investite di poteri straordinari, addirittura di quelli giudiziari. Venne criminalizzata ogni pratica politica e qualsiasi tipo di protesta sociale, associando tutto alla sovversione. Le forze armate presero il potere in Colombia attraverso un processo risalente agli anni sessanta, e senza danneggiare l’immagine “democratica”, grazie alla presenza di un civile a capo del governo. (altro…)
Hernando Calvo Ospina: Il massacro delle bananiere
Non si è trattato del frutto della fantasia del colombiano Gabriel García Márquez, premio Nobel della Letteratura. No. Quello da lui ha narrato nella sua opera principale «Cent’ anni di solitudine» fu la triste realtà. Il massacro e la repressione degli operai iniziò all’alba del 6 dicembre del 1928 e proseguì per tre settimane. Avvenne nelle piantagioni di banane della United Fruit Company, nel Caribe colombiano. Così nacque il terrorismo di Stato in Colombia…
Di Hernando Calvo Ospina*
fonte: http://hcalvospina.free.fr/
In Colombia, all’alba del ventesimo secolo, i giacimenti di petrolio, oro, platino ed altri minerali preziosi erano praticamente regalati alle imprese statunitensi o inglesi. Allo stesso modo, erano ceduti loro vasti territori per lo sfruttamento illimitato di banano, cacao, tabacco e caucciù. Con il beneplacito del governo, il personale utilizzato da queste compagnie era trattato come nel periodo coloniale.
La nascente industrializzazione di quel primo ventennio dette origine a una borghesia urbana e a una classe operaia che poco a poco andava reclamando migliorie sociali. Seguendo il loro esempio, i contadini, gli indigeni e gli artigiani cercavano di organizzarsi. I nuovi movimenti rivendicativi dettero origine così alle prime organizzazioni sindacali e politiche. (altro…)