Matisse e Bonnard. Viva la pittura!
Henry Matisse — Le bonheur de vivre
Si concluderà il 4 febbraio la mostra “Matisse e Bonnard. Viva la pittura!” ospitata al Complesso del Vittoriano a Roma.
“Viva la Pittura!” è l’inno con il quale i due amici e colleghi celebrarono sia il loro amore per l’espressione artistica sia la loro amicizia che in questa espressione trovava il naturale punto di arrivo ma anche originariamente quello di partenza. Un’amicizia che durò tutta una vita e che si sviluppò in una lunga e interessantissima corrispondenza tra i due artisti.
Non è necessario essere dei critici d’arte per cogliere la sensibilità e la ricerca cromatica intesa come percorso formativo in cui Matisse e Bonnard si sono incontrati, ma anche poi per riuscire a soffermarsi su quelle che sono state le loro diversità espressive più evidenti. Per questo, basta entrare al Vittoriano con gli occhi di chi è “sedotto dal colore” come diceva di se stesso Pierre Bonnard. Confesso di esserlo sempre stata, fin da bambina. Il colore, i colori, la loro trasparenza o il loro spessore, mi hanno sempre sedotta e quindi pur non essendo critico d’arte sento di aver compreso il senso di quel “Viva la pittura!” che per me è ricerca estetica e forse interiore e che pur dovendo necessariamente far riferimento a una scuola pittorica o di pensiero nel caso di Matisse e Bonnard l’Impressionismo, rimane comunque un “sentire il colore” (e di conseguenza restarne sedotta) che afferma con forza la sua identità libera da qualsivoglia schema formale o di riferimento accademico.
E lasciandomi sedurre con gioia dai colori ho colto delle differenze significative a mio avviso nelle opere dei due pittori.
Pierre Bonnard — Panoramic view of Le Cannet
Nei quadri di Bonnard, i colori sembrano fuggire da qualsivoglia costrizione dell’artista, essi sembrano fondersi l’un con l’altro dando vita a vaghe immagini oniriche, mentre Matisse scopre la forza del colore, (forse più nelle opere della sua maturità) il quale sembra quasi ferire la tela e impossessarsene violentemente e prepotentemente.
“Quattro macchie di colore, il verde scuro del folto degli alberi, il verde luminoso del mare, il giallo della sabbia e il blu del cielo. Vanno soltanto cambiate le dimensioni delle macchie per realizzare venti diverse vedute” Pierre Bonnard
E quindi in Bonnard il colore diventa pura ricerca cromatica e non mezzo espressivo e nei suoi paesaggi ti rendi conto che un tramonto riesci a immaginarlo dalle sfumature delle montagne e non da quelle del cielo, dalla sfumatura blu-pervinca di un muretto, attraverso la quale si riesce quasi a sentire il pomeriggio d’estate che volge al termine ma che è ancora saturo di calore.
In questi giochi di tonalità soffuse e trasparenze ti aspetteresti da un momento all’altro di non veder più nulla se non un fondersi gioioso di colori.
Nei quadri di Matisse invece i colori, come in aperto contrasto fra di loro sembrano duellare sulla tela dando maggior vigore ai primi piani e così le fronde degli alberi all’inizio di un viale sembra che le puoi quasi cogliere…
Forse Bonnard trasmette una punta di malinconia in più rispetto all’amico, la malinconia che funge da elemento di fusione e che conferisce tonalità e trasparenze lievemente accennate ai colori. Forse in lui si coglie una maggior languidezza che sì è vero che si traduce in un diverso risultato estetico ma che comunque ha origine probabilmente da una diversa sensibilità dell’artista, una malinconia interiore che affiora nelle trasparenze. I cieli di Bonnard appaiono quasi sempre carichi di pioggia, come a preannunciare un temporale improvviso.
Il sentire che si diluisce nel colore con la complicità della luce in Bonnard, la prepotenza e l’esuberanza dello spirito che si versano colorati sulla tela come a voler dire “ecco io ci sono, sono il colore” in Matisse.
Henri Matisse — madame Matisee
E questo differente sentire o diversa sensibilità e oserei dire temperamento dell’artista, si esprimono anche in una diversa rappresentazione delle figure umane, in Bonnard volti nascosti da grandi cappelli, occhi socchiusi , sguardi velati che non si incrociano mai con quelli degli altri, nemmeno quelli dei bambini in Scena di strada del 1905 dove perfino la bimba che gioca con il cagnolino sembra volgere lo sguardo altrove, personaggi distanti emotivamente, forse ognuno perso nella sua solitudine. Sembra che guardino sempre altrove i personaggi di Bonnard, non incrociano mai il tuo sguardo, mentre guardano proprio te e nessun altro con spavalderia e sicurezza quelli di Matisse. Occhi languidi in Bonnard, sguardi vivi in Matisse.
Pierre Bonnard — Jeaune femme
La ricerca del giusto mezzo espressivo per delineare un sentire profondo trova ampia manifestazione anche nella rappresentazione del nudo in entrambi gli artisti ed è anche lì che si riesce a cogliere differenze sostanziali fra i due.
Il nudo di Bonnard appare sempre velato da una luce sottile, trasparente, quello di Matisse ti sconcerta e ti intimidisce in quanto lo esprime quasi spudoratamente ostentando forme e pose senza nessun riferimento al del comune senso del pudore.
Le modelle di Matisse sono nude, lì per i nostri occhi e felici di esserlo, potremmo quasi dire.
Pierre Bonnard — Nude against the light
Quelle di Bonnard (ma forse una spiegazione razionale a questo possiamo trovarla nel fatto che la sua modella fu sempre la sua compagna Marthe) le immagini nel riflesso di uno specchio antico, le vedi volte di spalle o di profilo, quasi pudiche, nascondendo le parti intime con drappi o vestiti.
La sensualità velata in Bonnard in contrapposizione a quella ostentata in Matisse.
“Devo dipingere un corpo di donna, prima ne rifletto le forme in me stesso, gli conferisco grazia, fascino. È forse la sublimazione del desiderio che non tutti riescono a percepire” Henri Matisse
Henri Matisse — Grande Odalisque à culotte bayadère 1925
Nel momento in cui ebbi una scatola di colori in mano mi sentii trasportato in una sorta di paradiso. Ero gloriosamente libero, tranquillo e solo. Henri Matisse
Trasportata in questa meravigliosa scatola di colori che è stata la mostra Matisse-Bonnard, ne sono uscita sedotta e affascinata.
“Il quadro è un succedersi di macchie che si legano fra loro e finiscono per formare l’oggetto, il tratto sul quale l’occhio si posa”. Paul Bonnard
Dopo essersi posato su questo meraviglioso susseguirsi di “macchie” che si sono legate fra di loro a raccontarmi un percorso di vita, ma anche di amicizia, di stima profonda e affinità di sensibilità tra i due artisti, l’occhio attraverso il colore riesce a intuire finalmente quale sia la gioia che muove un artista nel momento sublime del creare.
Viva la pittura!
scrivi con sensibilità acuta e con grande intelligenza.. condivido le tue sensazioni!
roberto