Solidarietà con la Bolivia: occupata la sede Telecom
Fonte A Sud
In segno di solidarietà al popolo boliviano, in seguito alla richiesta della Telecom di istruire una causa contro il Governo di Evo Morales davanti al CIADI – Centro Internazionale per la Risoluzione delle Controversie relative agli Investimenti, interno alla Banca Mondiale – alcuni rappresentanti dei movimenti sociali italiani hanno occupato questa mattina, martedì 13 novembre, la sede centrale romana della Telecom, in Corso d’Italia.
L’azione ha avuto come finalità ottenere che la Telecom rinunci immediatamente alla domanda di arbitraggio, rispettando la volontà sovrana del Governo boliviano, che ha legittimamente disconosciuto il CIADI sottraendosi alla sua giurisdizione nel maggio scorso.
Telecom Italia, attraverso la controllata Euro Telecom International, ha presentato una denuncia al CIADI contro la Bolivia per i rischi degli investimenti di Telecom nel Paese causati dalle politiche sociali e economiche del governo Morales.
Il CIADI ha annunciato pochi giorni fa di voler procedere nella causa.
Il CIADI ha annunciato pochi giorni fa di voler procedere nella causa.
La decisione arriva nonostante il governo boliviano abbia legittimamente disconosciuto l’organismo nel maggio scorso, accusandolo di essere un foro di disuguaglianza sempre schierato a favore delle multinazionali a danno dei popoli dei Paesi economicamente più deboli.
Tra gli occupanti, anche Sara Vegni e Giuseppe De Marzo di A Sud e Nunzio D’Erme di Action.
“I diritti dei popoli devono venire prima dei mancati guadagni delle multinazionali. E’ inaccettabile che un’impresa del nostro Paese sia protagonista di un atto di sciacallaggio del genere. Con questa azione vogliamo richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e del Governo italiano affinché salvaguardi l’immagine del nostro Paese e riconosca il diritto della Bolivia di difendere l’interesse dei propri cittadini”, ha spiegato De Marzo.
“I diritti dei popoli devono venire prima dei mancati guadagni delle multinazionali. E’ inaccettabile che un’impresa del nostro Paese sia protagonista di un atto di sciacallaggio del genere. Con questa azione vogliamo richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e del Governo italiano affinché salvaguardi l’immagine del nostro Paese e riconosca il diritto della Bolivia di difendere l’interesse dei propri cittadini”, ha spiegato De Marzo.
“Riteniamo inammissibile che la Bolivia venga punita con la minaccia di un risarcimento multimilionario ed illegittimo solo per aver sovranamente difeso i diritti del proprio popolo e chiediamo quindi alla Telecom di ritirarsi immediatamente dall’arbitraggio” — ha concluso Nunzio D’Erme.
Per Alessandro Pullara dei COBAS del GRUPPO TELECOM “l’atteggiamento dell’Azienda è in conflitto con l’immagine che tende a dare di se e cioè di una azienda impegnata nel sociale, basti pensare alle compagne TELETHON, inoltre il suo comportamento è ancora più grave perché viziato da una totale avversità alle politiche sociali che il governo boliviano sta cercando di mettere in piedi per tutelare il diritto alla libera comunicazione. Bisogna ricordare che Telecom Italia deve ancora al fisco boliviano ingenti somme legate alla privatizzazione del 1996 e che le sono state comminate severe sanzioni per i disservizi causati alle comunità rurali per le interruzioni di servizio”.
Durante l’occupazione una delegazione di manifestanti, composta da De Marzo, D’Erme e Pullara è stata ricevuta dal Responsabile delle relazioni sindacali dell’impresa Onofrio Capogrosso, dirigente Telecom incaricato dell’incontro. Nella riunione il portavoce di A Sud De Marzo ha spiegato al dirigente le ragioni della dimostrazione, chiedendo alla Telecom di ritirare la domanda di arbitraggio dando il via ad una negoziazione col Governo boliviano affichè la questione sia risolta politicamente e non per vie legali. I rappresentanti dei movimenti hanno dichiarato che concederanno 10 giorni di tempo alla Telecom per rispondere sulla questione, prima di passare al lancio di una campagna internazionale contro la Telecom, accusata di appoggiare le oligarchie che si oppongono al legittimo governo di Morales in Bolivia e di continuare a violare i diritti dei popoli.
Durante l’occupazione una delegazione di manifestanti, composta da De Marzo, D’Erme e Pullara è stata ricevuta dal Responsabile delle relazioni sindacali dell’impresa Onofrio Capogrosso, dirigente Telecom incaricato dell’incontro. Nella riunione il portavoce di A Sud De Marzo ha spiegato al dirigente le ragioni della dimostrazione, chiedendo alla Telecom di ritirare la domanda di arbitraggio dando il via ad una negoziazione col Governo boliviano affichè la questione sia risolta politicamente e non per vie legali. I rappresentanti dei movimenti hanno dichiarato che concederanno 10 giorni di tempo alla Telecom per rispondere sulla questione, prima di passare al lancio di una campagna internazionale contro la Telecom, accusata di appoggiare le oligarchie che si oppongono al legittimo governo di Morales in Bolivia e di continuare a violare i diritti dei popoli.
è assurdo che dopo 500 anni di dominazione e soprusi ancora esiste al mondo chi non ha un minimo di vergogna nel continuare a sfruttare ed umiliare la dignità di un popolo fiero e finalmente libero
In che modo Telecom sfrutterebbe e umilierebbe i boliviani?
la Bolivia ha bisogno di soci, non di padroni, l’epoca delle vessazioni è finita, se telecom intende restare in Bolivia, cosa che può tranquillamente fare, deve sottostare alle leggi boliviane, deve adeguarsi. il ricorso che ha fatto Telecom è offensivo verso tutti quei cittadini che fianlmente si vedono riconosciuti come tali e che stanno beneficiando di quelle riforme sociali tanto odiose per la Telecom e per tutti gli speculetori preoccupati per la sorte del loro capitale
E’ illegittimo chiedere a un’istituzione che il governo boliviano non riconosce — e la cui legittimità tout court, tra l’altro è molto dubbia (ma questo è un altro discorso…) — di svolgere funzione di arbitrato tra lo stesso stato boliviano e la Telecom.
Non c’è peraltro nessuna legge che obblighi lo stato boliviano a concedere la gestione delle proprie linee telefoniche a Telecom (indipendentemente dal fatto che quest’ultima le amministri in maniera più o meno speculativa…)
Insistere perchè un’istituzione terza decida su questa vicenda, vuol dire umiliare la sovranità dei boliviani e del loro governo cosi come il loro diritto di scegliere come meglio credono relativamente alle loro telecomunicazioni.
Tanto “terza” in questo caso non appare il CIADI, visto che il suo Segretario Generale è Ana Palacio, di destra, ex ministro degli esteri del governo Aznar. La Telecom è ora infatti controllata dal gruppo spagnolo Telefonica, quindi la decisione del CIADI potrebbe essere non del tutto obiettiva. A SUD ha anche dato avvio a una campagna di abolizione del CIADI le cui motivazioni si possono leggere qui:
http://www.asud.net/news/news.php?nw=172
La cosa più interessante è comunque il continuo dimostrare da parte di alcuni governi latinoamericani di non voler più sottostare alle pressioni, allo sfruttamento e ai ricatti economici dei grandi centri mondiali finanziari e del potere.
Hai ragione Annalisa. Ho scritto terza, per dire diversa da Telecom e stato boliviano. Non volevo dire imparziale. Anche perchè imparziali i grandi organismi finanziari mondiali (Fondo Monetario, Banca Mondiale…) non lo sono mai. Si sa benessimo quali interessi difendono e per conto di chi.