Falce e martello, addio…

5 commenti

Scritto il 11 dic 2007 | 5 commenti | | In: dblog, In Italia

“La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi” scrivevano   Marx ed Engels nel 1848.
Ed emblematicamente oggi, la lotta di classe è rappresentata dall’estintore della Thyssenkrupp: troppo pieno per i padroni, troppo vuoto per gli operai.
Nel 1977 una nota scoperta da Felice Casson in uno stabilimento della Montedison impartiva questa direttiva in materia di sicurezza: “spendere solo quando è assolutamente e comprovatamente indispensabile…negli altri casi bisogna correre dei ragionevoli rischi”.
Se questo è l’imperativo che muove la logica padronale, quale potrebbe essere allora quello che ha mosso la logica sindacale che ha permesso agli operai dell’acciaieria di lavorare e di morire a Torino, non “in un angolo dell’Africa” come ha detto Pietro Ingrao, in  condizioni di sicurezza inaccettabili?
Sembrerebbe casuale ma allora non lo è, che mentre a Roma spariscono dal simbolismo politico italiano la falce e il martello, a Torino il fuoco vivo  del progresso, del riformismo, del laisser-faire, ha carbonizzato quattro operai.
Sembrerebbe casuale ma non lo è, allora anche quello sbiadire del rosso “comunista” che si è trasformato in un brutto arancione sulla prima pagina di uno storico quotidiano; sembrerebbe casuale ma non lo è che la storia della sinistra si sia ridotta a un ridicolo album di figurine.
E allora servirà una nuova figurina, quella con la falce e il martello e la didascalia a ricordare ai posteri che prima ancora di significare “comunismo” , la falce e il martello  significavano  movimento operaio e movimento contadino.
Ma la falce e il martello da tempo hanno  perso il loro potere di generare fermento sociale e rivendicazione operaia e “comunismo” è  diventata ormai una parola scomoda e un po’ fuori moda.
Basta guardare la mancanza di slancio, di rabbia con la quale si sta vivendo la tragedia di Torino, la farsa delle collette ai familiari, il lutto cittadino, basta leggere quel tragico : “si accetta di tutto per la paura di restare senza un posto di lavoro” sulle pagine dei giornali,   per rendersi conto che il movimento operaio in Italia è morto. Parlo di quel movimento capace di pretendere sicurezza e dignità sul lavoro, che ci avevano insegnato non molto tempo fa non essere più solo merce; quel movimento partecipe nei sindacati, capace di guidarne lotte e rivendicazioni, piuttosto che accettare compromessi e patteggiamenti.
Se così è, allora che spariscano davvero la falce e il martello e tutti di nuovo in fabbrica domani.
 
 

5 commenti a “Falce e martello, addio…”

  1. avatar
    Annalisa ha detto:
    12/12/2007 at 13:33

    Commento cancellato:
    @Yo hemos entendido
    abbiamo capito
    we understood
    ok?

    rispondi
  2. avatar
    Yooooooooooooooooo......... ha detto:
    13/12/2007 at 18:51

    No! … jajajajajajajajajaja

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    Anonimo ha detto:
    24/12/2007 at 16:42

    che spariscano davvero dalle insegne di quei partiti che hanno utilizzato questo simbolo per meri scopi elettoralistici e per dileggio delle masse popolari ed operaie. Alemeno così si fa chiarezza ed escono allo scoperto gli impostori.

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    antonio ha detto:
    28/12/2007 at 11:53

    Cosa c’entri il “riformismo” con il rogo dell’acciaieria di Torino lo sai solo tu.
    Utilizzare le vittime di una tale tragedia per fare della spicciola propaganda politica è vergognoso. Tra l’altro nei paesi che, a differenza del nostro, hanno governi davvero riformisti (Inghilterra, Spagna, etc.) la sicurezza sul lavoro è garantita probabilmente più che in ogni altro luogo al mondo. Se non sei daccordo prova a dimostrare il contrario: sarei proprio curioso di vederti arrampicare sugli specchi mentre cerchi di convincerci che la qualità del lavoro in Svezia è più bassa che in Corea del Nord.

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    lateladipenelope ha detto:
    03/01/2008 at 11:27

    @antonio: ma smettetela con questa tiritera del nord europa, come se il “riformismo” di casa nostra fosse degno di essere accostato a quello praticato da quel tipo di socialdemocrazia. Smettetela di sognare ad occhi aperti la riforma che non viene… una ne avete fatta in 2 anni e mezzo, quella sul lavoro e pensioni, e non dico altro…
    E smettila tu in particolare di portare esempi bislacchi: hai mai chiesto a un ferroviere inglese che ne pensa del riformismo che sbandieri?

    rispondi

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