Moises Naim: una nuova epidemia dilaga per l’Europa
Moises Naim: una nuova epidemia dilaga per l’Europa
Su l’Espresso un criminale scrive di onestà intellettuale.…
C’è una nuova epidemia in giro per l’Europa, con principi di focolai pericolosi anche negli Stati Uniti. In America Latina circa due terzi della regione ne è affetta.
Ce ne informa Moises Naim in un articolo scritto per la sua rubrica “Senza Frontiere” su l’Espresso.
E’ un’epidemia pericolosa soprattutto per gli interessi ai quali egli è sempre stato ossequiente: e cioè quelli degli Stati Uniti e dell’opposizione antichavista nel suo paese, il Venezuela.
Questa epidemia, come si apprende leggendo quanto scrive, sarebbe la sindrome di Stoccolma che si sta propagando per tutta Europa e che avrebbe come caratteristica principale quella di portare cittadini di continenti lontani a solidarizzare con “quelle bande di assassini e sequestratori” che sarebbero le FARC.
Secondo il venezuelano Naim, che ricordiamo (visto che a lui non piace farlo) fu ministro dell’industria di Carlos Andrés Perez al tempo del Caracazo (il massacro, avvenuto a Caracas il 27 febbraio 1989, di circa duemila?, seimila? centomila? dimostranti che protestavano per la dilagante miseria in cui versava il paese a seguito delle privatizzazioni selvagge del governo) ne sono affetti singoli cittadini europei, associazioni, e perfino Oliver Stone e tre membri del congresso Usa che ne avrebbero manifestato i sintomi con l’invio di una lettera a Manuel Marulanda, alias Tirofijo, esprimendo compiacimento per aver fornito la prova in vita di Ingrid Betancourt.
Ed è abile, abilissimo Naim a giocare con le parole, dove si intende “dimostrare compiacimento per aver fornito la prova in vita di Ingrid Betancort”, il suo estro prezzolato gli fa scrivere “le FARC per la prima volta in sette anni, si sono degnate di fornire in alcuni video la conferma di non aver ancora assassinato Ingrid Betancourt e altri ostaggi”. Supponendo così in mala fede che fosse scontato che le FARC avrebbero ucciso la Betancourt, ipotizzando poi che probabilmente lo faranno, e infine mentendo spudoratamente, in quanto da quando la Betancourt è prigioniera delle FARC, di prove di sopravvivenza in video, prima di quella recentissima del dicembre scorso alla quale egli fa riferimento, ne sono state fornite almeno altre due, la prima cinque mesi dopo il sequestro e una seconda nell’ottobre del 2003, ma si sa, alterare i numeri fa sempre un certo effetto.
Leggendo l’articolo di Moises Naim si potrebbe poi addirittura ipotizzare per qualcuno il reato di complicità in traffico internazionale di stupefacenti in quanto secondo l’analista (sic) “la retorica con cui si vorrebbero equiparare le FARC ai movimenti di liberazione nazionale serve solo da facciata a una banda di crudeli mercenari del narcotraffico”.
Segnaliamo allora al perspicace autore dell’articolo che l’ultimo complice in ordine di tempo di questa banda di volgari narcotrafficanti sarebbe addirittura Yves Heller, il portavoce della Croce Rossa Internazionale in Colombia che in una recente intervista rilasciata a Página/12 afferma che in Colombia esiste di fatto una guerra e che “lo Stato si sta scontrando con gruppi armati organizzati che hanno un certo controllo del territorio, che stanno provocando conseguenze umanitarie, che esercitano operazioni militari intense e organizzate, che hanno un comando e un’organizzazione militare. Per questo secondo il CIRC (Comitato Internazionale della Croce Rossa) in Colombia esiste un conflitto armato interno al quale va applicato il II protocollo di Ginevra”.
Un riconoscimento dunque della condizione di belligeranti delle FARC, contrariamente alla posizione del governo colombiano che continua a identificare la guerriglia come “minaccia terrorista” o “terrorismo in democrazia” o come fa Naim “mercenari del narcotraffico”.
Ma la lista degli infettati dalla sindrome di Stoccolma è lunghissima, in essa troviamo i nomi, oltre ovviamente a quello del presidente del Venezuela Hugo Chávez che probabilmente è già un malato terminale, anche quello di Yolanda Pulecio, la mamma di Ingrid Betancourt che affermò addirittura di fidarsi più delle FARC che di Uribe, e dello stesso marito di Ingrid, Juan Carlos Lecompte, che in più di una occasione ha criticato duramente Uribe, accusandolo addirittura di dialogare molto di più con i paramilitari che con le FARC per la liberazione degli ostaggi.
Ricordiamo a Naim inoltre che i governi di Brasile, Francia, Argentina, Cuba, Ecuador e Svizzera hanno accettato di mediare per la liberazione di Clara Rojas e Consuelo Gonzáles de Perdomo e lo hanno fatto con un gruppo belligerante, riconoscendo loro per questo una valenza politica, e non certo con una banda di mercenari narcotrafficanti.
Alla sindrome di Stoccolma secondo Moises Naim se ne starebbe per aggiungere un’altra e cioè la sindrome di Copenaghen in quanto recentemente nella capitale danese un tribunale chiamato a giudicare un’organizzazione che vendeva partite di magliette con il simbolo delle FARC con la promessa di devolvere alla guerriglia parte del ricavato (che in Europa è reato in quanto le FARC risultano nell’elenco dei gruppi terroristici voluto da Washington e quindi il loro finanziamento proibito) ha invece assolto l’organizzazione non considerando le FARC una banda di terroristi.
Richiama l’onestà intellettuale Moises Naim per affermare che in Colombia “le motivazioni ideologiche a suo tempo addotte da questi fuorilegge non esistono più”. Non c’è bisogno di ricorrere all’onestà intellettuale, ma soltanto a un po’ di cognizione di causa per sapere che in Colombia le motivazioni per le quali esiste una guerra civile da cinquanta anni non sono soltanto ideologiche ma portano il marchio di migliaia di crimini commessi dai paramilitari, in combutta con uno stato più terrorista e narcotrafficante delle stesse FARC, condannato in varie occasioni dalla Corte Interamericana con sede in Costa Rica, per violazione dei diritti umani. Di tutto questo Naim non parla, si limita ad affermare che “la sindrome di Copenaghen nasce da un crudo calcolo politico” e si augura che solo cancellando definitivamente questa versione aggiornata della sindrome di Stoccolma si aprirà la strada per liberare tutti gli altri prigionieri nascosti nella selva colombiana.
Il riferimento a Chávez e alla sua mediazione è esplicito, l’augurio che il presidente Venezuelano si faccia da parte anche ma si illude se pensa che ci potranno essere altri ostaggi liberati senza la sua mediazione.
Le parole di Naim sono niente altro che lo specchio della posizione di Álvaro Uribe e del governo degli Stati Uniti, che solerte nei giorni scorsi ha provveduto ad inviare in Colombia John Walters (DEA) e Jim Stavridis (capo del comando Sud), i quali hanno affermato che il presidente venezuelano è un “sostenitore del narcotraffico” e che rappresenta una “minaccia terroristica” nella regione. Immediatamente è partito il dispaccio per i giornalisti prezzolati, che Moises Naim ha prontamente raccolto. Chissà come si chiama questa malattia di cui sembra siano affetti molti giornalisti della stampa occidentale.…chissà come è possibile che l’Espresso occulta che Moises Naim è un responsabile di crimini contro l’umanità e lo fa scrivere come se fosse un osservatore neutrale che può anche permettersi il lusso di giudicare l’onestà intellettuale degli altri.
Ciao Annalisa, ho pubblicato il collegamento a questo articolo tra i miei “shared items”. Saluti, Doppiafila
Espresso,Repubblica e purtroppo anche La Nuova Sardegna,che è dello stesso gruppo e l’altro giorno ha pubblicato uno squallido articolo contro Chavez.Ormai il nuovo pensiero che segue anche le linee di quello che alcuni pensano possa essere il condottiero del Centro(Sinistra)ossi Wuolter Veltroni,che secondo me cadrà rovinosamente e con molto rumore.Dopo aver fallito alla grande come segretario Ds,ci riprova.
Purtroppo Moises Naim ha ragione. Perché é un fatto incontestabile – ed incontestato persino dalle medesime Farc – che le Farc si finanziano con i sequestri di persona. Ed il fatto che a scriverlo sia un ex ministro dell’industria di CAP non cambia minimamente le cose. Disonesto, cara Annalisa, non è quello che scrive Naim (che, comunque, è soltanto un neoliberale e non , come tu piuttosto ridicolmente cerchi di far credere, un criminale di Guerra). Disonesto è far credere queste cose le dica solo lui. E che le dica proprio perché è un criminale. In realtà la deriva delle Farc – ed il loro progressive allontanamento dalle originali motivazioni della loro ribellione – è uno dei grandi problemi della pace in Colombia. A dirlo sono anche molti dei membri più in vista del PDA e della sinistra colombiana. Ed a dirlo sono soprattutto I fatti, la realtà dell’odio popolare che, specie dopo il fallimento del processo di pace del Caguán, le Farc sono riuscite a calamitare (e non certo per gli scritti di Naim) in tutta la Colombia. Cercare di nascondere questa verità non aiuta nessuno. E per capirlo basta dare un’occhiata l’articolo che la rivista Cambio ha dedicato ai sequestrate di cui nessuno parla (ci si arriva cliccando la mia firma). Leggilo, Annalisa. Leggilo e poi riscrivi il tuo articolo.
Ma è possibile che per le idee altrui Palumbo/Cavallini/AdeleSchmidt non abbia mai altro giudizio che “patetico”, “ridicolo”, “banale” e sinonimi?
Grazie Palumbo di bacchettarci con tanta generosità. Siamo commossi.
E ovviamente “mentire”… “nascondere” tutti meno che Palumbo mentono. A partire da Annalisa che mente sempre!
Moses Naim è sempre disonesto quando esprime giudizi sul Venezuela facendo finta di essre un ‘osservatore imparziale, quando invece la sua storia lo rende parzialissimo. E’ disonesto anche in questo caso a spostare da un piano politico ad uno morale una questione che è tutta politica.
Quasi nessuno ha simpatia per le Farc. Io perlomeno nessuna. Le trovo anacronistiche, controproducenti, irresponsabili, assolutamente inadatte a garantire un’alternativa per la Colombia. Condivido pienamente il giudizio lapidario che ne ha dato poco tempo fa Guido Piccoli, quando le ha descritte come una forza non in grado di rappresentare un’alternativa per un altra Colombia possibile.
Ma c’è un fatto.In Colombia è in corso un conflitto. E come tutti i conflitti può essere risolto solo con un accordo tra le parti. Il che non implica una revisione del nostro giudizio morale pessimo sulle Farc e su Uribe (che ha peraltro un “pedigree” ben peggiore di quella “banda d’imbecilli”, per citare sempre Piccoli, delle Farc).
Ma Se vogliamo evitare una cancrena in stile mediorientale,(dalla quale parimenti non si potrà mai uscire finche non s’intavolerà un negoziato serio con Hamas) non si può che cercare una soluzione “politica” alla crisi. Che deve per forza passare per il riconoscimento delle Farc come forza belligerante.
Se si sposta il discorso sul piano morale o forse addirittura psicanalitico come fa Naim, si crea soltanto — e volutamente — confusuione per favorire il partito trasversale della guerra, quello che garantisce la permanenza al potere delle forze meno sane della società colombiana, ma che tuttavia garantiscono la prosecuzione di certi interessi nell’area, tra cui non ultimi quelli a stelle e striscie, che temono che una pace in Colombia significhi la caduta di Uribe e con essa dell’ultimo fortino del Washington consensus in Sudamerica.
Lo spostamento
Lo spostamento della questione sul piano morale di Naim non è quindi per nulla innocente. è il tentativo di alienare simpatie a un processo di pace basato su una soluzione “politica” del conflitto, che è e rimane — senza per questo negare le gravi responsabilità delle Farc — l’unica opzione possibile per uscire dal pantano dalla guerra civile colombiana.
Cara Annalisa, non ho ancora ben capito quale significato abbia, per te, accusare qualcuno di essere Palumbo o Cavallini (deve trattarsi d’una sorta di codice per gli appartenenti alla setta). Ma certo è che ognivolta che ti trasformi in Reynamiranda (o chiedi aiuto a Reynamiranda, se Reynamiranda non sei tu) è come se confesassi d’essere alla frutta. Davvero non ha niente di più serio da rispondere? Voglio venirti incontro e ti pongo una domanda facile facile. È vero o non è vero che le Farc si finanziano con i sequestri di persona? Sono curiosa di sapere quale risposta ti suggerisce – dimenticando per un attimo gli scritti di Naim – la tua proverbial onestà intellettuale.
Per Francesco. Sono pienamente d’accordo con te sulla soluzione politica del conflitto. Ma è un fatto che qualunque soluzione politica passa per una realistica analisi di quello che sono oggi le Farc. Ed a nulla serve scandalizzarsi – o fingere di scandalizzarsi – se un ex ministro di CAP scrive sulle Farc le stesse cosec he pensi tu (e che io condivido, ma che non so quanto condivida Annalisa). Separare la questione politica dal giudizio morale – come se si trattasse di due cose estranee o, addirittura, contrastanti — non è possible. Perché il giudizio morale che, non Naim, ma il popolo colombiano ha della Farc è parte essenziale della questione politica. Non dimenticarti che alle Farc venne a suo tempo , non solo rinonosciuto lo stato di forza belligerante, ma venne loro concesso un territorio smilitarizzato (da loro poi usato come retroterra per i sequestri di persona) più grande della Svizzera. Ogni soluzione politica non può, a questo punto, che passare per un movimento di ripudio, senza “se” e senza “ma”, per la pratica dei sequestri. Se davvero si vuole essere “intellettualmente onesti” occorre partire da qui e non attacchi insulsi agli articoli di Naim (che, peraltro, quando parla di Farc, non f ache dire la verità). Ed è per questo che critico quel che ha scritto Annalisa
non vorrei dire corbellerie ma mi sembra di averlo visto intervistato anche sul tg1 delle 20 di ieri (23 gennaio) ma non so a che riguardo
Tutti abbiamo una storia che ci rende parzialissimi, che si tratti di uns storia professionale o umana. Le nostre esperienze di vita, i nostri percorsi interiori e le convinzioni che maturiamo, sono alcuni degli elementi che servono a costruire l’essere umano, ogni essere. E’ assolutamente naturale. E poi non trovo che stia fingendo, si limita a dire quello che pensa. Dove la vedi la finzione?
Dibattito molto interessante, due cose mi lasciano perplesso.
Quale potrebbe essere l’accordo politico con le Farc ? È pensabile che gettino le armi? Un’organizzazione che da lavoro a 17.000 persone può sciogliersi? Possono fare a meno dei sequestri, del narcotraffico? Come lo mantengono e lo armano questo esercito? Non è casuale che abbiano sempre rifiutato questo genere di trattative. L’unico punto su cui sarebbero pronti a dialogare è la cessione di una zona geografica.
Ora, dimentichiamo per un attimo che a governare c’è Uribe e dietro c’è Bush. Quale governo sarebbe pronto a cedere un’area a un’organizzazione militare ? Il nostro potrebbe svegliarsi una mattina e dire a Bossi, ok, la Padania è tua. Badate non ai Padani… a Bossi. In sintesi, a me sembra che per Chavez sia assai semplice trattare con le Farc, che gli costa?
La seconda cosa che mi lascia perplesso, sono i parallelismi che ogni tanto sento. Su Hamas possiamo discutere se definirli terroristi come fa quasi tutta la comunità internazionale o definirli Partigiani.
Però non possiamo dimenticare che Hamas sono al governo del loro paese eletti dal loro popolo, che imbracciano le armi per difendere il loro paese da una potenza straniera che lo occup. Hamas per farsi sentire manda a morire dei poveri disgraziati imbottiti di tritolo. Hamas non ha i mezzi per mantenere un esercito, non traffica in coca, non fa sequestri. Al massimo ha qualche aiuto da paesi arabi che gli permette di comprare qualche ferro vecchio a qualche straccione. Con Hamas non c’è bisogno di trattare, è con la Palestina che bisogna trattare.
Le mie sono perplessità, al massimo smentitemi.
A Naim viene chiesto un parere come analista politico e in quanto tale deve un giudizio politico e non morale sulla faccenda. Un’analisi realistica delle parti in campo è ovviamente da fare, ma non deve portare alla paralisi: anche perchè se venisse fatta sul piatto della bilancia peserebbero molto di più le responsabilità del governo di Uribe.
Naim, come molti, confonde le acque. Perchè parla di una sindrome di Stoccolma inesistente. L’80% di chi crede giusto che le Farc vengano riconosciute come forza belligerante ha un pessimo parere sulle stess Farc, ma sa che di lì bisogna passare per incominciare un cammino (tutto in salita) di pace.
x Dylan Thomas: se parliamo di Hamas, i giudizio morale non politico è ancora più pesante. Ma è un fatto, come dici tu, che Hamas è al governo in Palestina e che trattare con la Palestina significa ipso facto trattare con Hamas. Quindi conta poco come li si considera — per quanto mi riguarda men che mai partigiani, piuttosto filofondamentalisti che ricorrono spesso al terroprismo. Ma questo è un altro discorso…
p.s. Il paragone con Bossi è incongruo. Anche se Bossi parla un giorno sì di esercito verde, fucili per la Padania ecc… in Italia non c’è alcun conflitto.
AS: de te fabula narratur. De te, de Palumbo, de Cavallini… qualcuno ha la memoria lunga sai e il fatto stesso che tu incolpi Annalisa dimostra che è la TUA maniera di essere ad usare questi mezzi e considerarli così normali fino a considerare che anche gli altri li usino.
Su Naim, ne hanno scritto talmente tanto… che lui nasconda il suo passato è ignobile.
E che il TG1, l’Espresso eccetera siano suoi complici in è pure peggio…
E poi il punto è un altro: NON c’è MAI un contributo tuo (o di Palumbo o di Cavallini) che non parta dal denigrare Annalisa e chi la pensa come lei.
E tu (come Palumbo, Cavallini) sembra che stiate compiendo una crociata. Ma patetica non è Annalisa… al contrario!
A.S. Veramente non vedo che senso avrebbe trasformarmi in altri dal momento che i miei post e i miei commenti sono tutti firmati con nome e cognome. Non vedo nemmeno che senso avrebbe scrivere quello che scrivo per poi chiamare a difesa terze persone, ma come Reyna fa notare questi mezzucci, qui sono stati abbondantemente utilizzati da te ed altri. Come vi devo chiamare Palumbo? Cavallini? Adele? nonché vari nomignoli di fantasia, ti pregherei di usare tu un po’ di buon senso qualora ne avessi onde evitare di fare ulteriori brutte figure o di farle fare ai tuoi amici.
Cara Annalisa, chiamami pure come vuoi. Quando sono per la prima volta intervenuta in questo blog, anch’io mi sono firmata con nome e cognome. E poi, sollecitata da altri partecipanti al blog che sospettavano io fossi non so chi, ho anche dato, email, indirizzo, numero di telefono e breve bio. Ma, per ragioni che non mi sono chiare, tu e Reynamiranda (che se non sei tu è certo la tua “buttafuori”) avete continuato ad accusarmi di essere “Palumbo e Cavallini”. Non so chi siano Palumbo e Cavallini (il secondo lo cononosco solo perché è intervenuto in questo blog ed è stato anche lui – cosa che capita a quasi tutti coloro che fanno osservazioni serie — accusato di essere Palumbo), ma mi pare di poter dire che si tratta, nella distorta logica tua e di Reyna, di un grave insulto. E certo è che si tratta di un modo per evitare di rispondere alle critiche che rivolgo ai tuoi post. Probabilmente perché non sei in grado di farlo. E, per questo, preferisci far credere che dietro il mio nome (o la mia sigla, nel caso specifico) si celi una sorta di complotto internazionale. Poi non lamentatevi (tu e Reynamiranda) se definisco tutto questo patetico
la risposta era in arrivo
Il punto non è che io mi scandalizzi o meno per quello che scrive Naim, che sono sicura sia AS che tanti altri condividono, il fatto è che per avallare le sue tesi, un criminale, perchè Naim non può essere altrimenti (il governo del quale faceva parte è stato dichiarato responsabile del massacro del Caracazo dalla Corte Interamericana dei diriiti umani) ricorre alle menzogne e soprattutto utilizza l’argomento FARC per attaccare trasversalmente il presidente del suo paese, Hugo Chávez, guarda caso rispondendo prontamente all’invito di Washington.
A.S. e sembri farlo anche tu, propagandando lo slogan “tutti contro i sequestri senza se e senza ma” che starebbe bene alla marcia “un milione di voci contro le FARC” organizzata dagli Stati Uniti.
Ridurre il problema a quello dei sequestri mi sembra fuorviante. Troppo facile e troppo comodo. Il punto non è se le FARC si finanziano o meno con i sequestri di persona cara AS., o forse a qualcuno di voi è venuto in mente di ricordare che la campagna presidenziale (e relativa frode ) organizzata da Jorge Noguera, braccio destro di Uribe (e capo del DAS) nel Magdalena è stata finanziata e appoggiata dai paramilitari con i soldi del narcotraffico? Ah. dimenticavo, Noguera è in carcere per vari reati tra i quali vincoli con gruppi paramilitari. Eppure Uribe è ancora al suo posto , anzi in questo momento sta viaggiando per l’Europa…Ogni soluzione politica passa dall’accettazione del fatto che in Colombia esiste un conflitto e che entrambe le parti hanno commesso e commettono delitti e crimini, ostinarsi a vedere le FARC come la parte cattiva del conflitto non porterà sicuramente da nessuna parte perchè questo di fatto, non finirà che continuare a legittimare i crimini ben peggiori commessi dal governo colombiano.
@DylanThomas non si può parlare di Colombia dimenticandosi per
@DylanThomas non si può parlare di Colombia dimenticandosi per un attimo che a governare c’è Uribe e che dietro di lui c’è Bush, questo è impossibile, come è impossibile “l’accordo politico” (termine improprio) nel senso che tu intendi. Riconoscere il loro stato di belligeranti vuol dire anche e soprattutto iniziare dei dialoghi seri sui problemi del paese che vanno dalla riforma agraria, alla corruzione, ai gruppi paramilitari (tutt’altro che smilitarizzati) etc etc.
Allora visto che insisti, tengo a precisarti, che la tua breve bio, la mail e pure il telefono non hanno nessun valore, ma è vero il fatto che ognuno di noi che entra in un sito lo fa con un IP facilmente identificabile, il quale volendo da molte più informazioni sulle persone che non le s*****ate che queste scrivono. Saluti. Chiuso il discorso.
Per Francesco (venendo a cose più serie). Mettendo da parte l’articolo di Naim, quali sono secondo te le basi politiche di un possible accordo con le Farc? Te lo chiedo perché limitarsi ad affermare – come tu fai – che per fare la pace con le Farc bisogna trattare con le Farc, è una ovvietà. Tanto che anche Uribe ha sempre, sulla carta, dichiarato la sua diponibilità su questo terreno (lo ha fatto anche nel discorso di rongraziamento per la liberazione di Clara Rojas e Consuelo González). Ma (se esistono) quali sono, dopo il fallimento del Caguán, le basi di una nuova trattativa di pace? È giusto chiedere alla comunità internazionale (e ad ognio possible forza mediatrice) di porre, come premessa ad una ripresa del dialogo (e, se vuoi, anche al riconoscimento delle Farc come “forza belligerante”) non solo la liberazione di tutti gli ostaggi (contro la liberazione dei 500 detenuti delle Farc), ma anche la fine della pratica dei sequestri di persona? Io credo di sí. Anzi credo che sia assolutamente indispensabile. Tu come la pensi?
Cara Annalisa, la tua è un analisi “selettiva” (spero che almeno questo aggettivo non giunga sgradito a Reynamiranda). Anzi credo che “generica” vada meglio. Sostenere che anche (anzi, soprattutto) dal lato del potere sono state commesse atrocità significa sicuramente dire una verità. Ma, nel tuo caso, significa anche usarla per nascondere altre e fondamentali verità. La prima delle quali è che in Colombia già ci sono stati processi di pace. Con le Farc ce ne sono stati due, quello di Betancur (alla fine degli anni ’80) e quello di Pastrana tra il 98 ed il 2002. In entrambi i processi tutti i temi che tu elenchi erano su tappeto, ma non si è neppure cominciato a discuterli. E ciò più per responsabilità delle Farc che del governo. Il primo processo si è concluso con il massacro della Union Patriotica (il braccio politico legale delle Farc) e con il raddoppiamento dei loro fronti di combattimento. La seconda con la catastrope del Caguán. Nel primo caso è assai diffusa opinione (io non la condivido che in parte) che le Farc abbiano volutamente sacrificato la propria ala politica dandola in pasto ai paramilitari, mentre si rafforzavano militarmente. Nel secondo è altrettanto diffusa opinione (ed io la condivido quasi del tutto) che abbiano usato il Caguán come base per il rafforzamento delle loro attività criminali (soprattutto I sequestri che, proprio in quegli anni, conobbero una terrificante auge). Ignorare questi precedenti (che, tra l’altro spiegano il fenomeno Uribe) non aiuta affatto a ristabilire le basi di un nuovo processo di pace. Ed ancor meno aiuta dire, come tu fai, che “il problema non sono i sequestri di persona”. Perché i colombiani la pensano diversamente. Ed hanno perfettamente ragione.
Quanto alla mia identità, cara Annalisa, non voglio farti lo sgarbo di chiamare quello che è un tuo piuttosto ridicolo bluff, evidentemente basato sul fatto che nessuno, tranne te, conosce e può verificare i dati in questione. Comunque, se lo desideri, sei autorizzata a rivelare tutto quello che (di vero o, più probabilmente, di falso) il mio IP ti ha raccontato di me. Sono molto curiosa. Ed anche, lo confesso,un po’divertita. Perché ti faccio tanta paura?
Strano Adele, sembrava fosse il contrario.…
Sapevo che la mia curiosità non sarebbe stata esaudita. Non saprò mai chi sono davvero.