Armando Villareal Martha. Messico, crimine di Stato nel nome del neoliberismo.
“Era otro Pancho Villa, era un loco que a nada le tenía miedo”, (era un altro Pancho Villa, era un pazzo che non aveva paura di niente)…, così hanno gridato i suoi compagni ai suoi funerali, mentre decine di trattori con la scritta “governo assassino” sfilavano insieme al suo feretro.
In Messico, Armando Villareal Martha, dirigente di Agrodinámica Nacional, era un leader stimato e seguito dai contadini del suo stato, Chihuahua, e dell’intero paese, ed era nello stesso tempo temuto dal governo federale per i suoi metodi radicali di lotta.
Le sue battaglie andavano dalla difesa dei diritti dei lavoratori del settore agricolo e zootecnico alle proteste contro l’approvazione dei capitoli più controversi del Trattato di Libero Commercio del Nord America (aveva guidato la marcia da Ciudad Juárez fino allo zócalo della capitale); da quelle contro le privatizzazioni del settore energetico, alle pressioni sul governo perchè rivedesse i prezzi, troppo elevati, delle tariffe elettriche dell’energia da utilizzare per le irrigazioni e quelli dei fertilizzanti e concimi, che in tre anni sono saliti da 3mila a 8mila pesos la tonnellata.
Si vocifera che stesse per pianificare l’occupazione totale della centrale petrolchimica della Pemex nella città di Camargo, inattiva da molti anni e in procinto di essere smantellata e svenduta per “dimostrare al paese lo spreco del sistema che vende attrezzature nuove e costosissime come ferro vecchio”. Già era successo qualche mese fa, quando più di 200 agricoltori, con alla testa Armando Villareal Martha avevano occupato alcune installazioni degli stabilimenti ormai chiusi, chiedendo al governo di riattivare l’impianto, che fino a pochi anni fa produceva fertilizzanti chimici e che adesso invece giungono ai contadini e produttori messicani dall’estero a prezzi troppo alti per le loro tasche. La sua era una lotta impari contro il neoliberismo che stava distruggendo il senso del lavoro e le esistenze dei suoi compagni di vita e di lotta e che aveva ridotto alla miseria e costretto all’emigrazione nei vicini Stati Uniti, centinaia di famiglie.
Non sono riusciti a zittirlo in tutto questo tempo con le minacce e nemmeno con il carcere ingiusto, ci sono riusciti il 14 marzo scorso, crivellando di colpi l’auto nella quale viaggiava nel municipio di Nuevo Casas Grandes nello stato di Chihuahua e che era guidata in quel momento dal figlio, solo miracolosamente rimasto illeso.
Racconta la gente del luogo che poche ore prima del suo omicidio, nella zona si era notata una grande presenza di polizia federale e che invece già poche ore dopo la sua morte, le squadre della Commissione Generale dell’Elettricità (CFE) stavano staccando la corrente dai pozzi agricoli di quella zona e di quelle circostanti. Armando Villareal Martha era stato già minacciato di morte varie volte in passato, mentre nel 2002 fu arrestato e si trovò a scontare un anno e mezzo di carcere, accusato di vari reati e delitti contro la sicurezza dello Stato, condanna che lo fece diventare a tutti gli effetti il primo prigioniero politico del governo di Vicente Fox.
Adesso i suoi compagni dicono che si è trattato di un crimine di Stato.
Ovviamente di un fatto così grave i media nazionali mantengono un democratico silenzio. Un’altra dimostrazione che la nostra “libera informazione” risponde esclusivamente agli interessi dei soliti noti. Non credo ci siano dubbi che viviamo in uno stato di regime dittariale, anche se gli italiani sono convinti di essere liberi.…
PS Pensate se un fatto del genere fosse successo a Cuba, Pannella avrebbe fatto lo sciopero della fame, della sete, e credo anche del respiro, Bertinotti ci avrebbe parlato della ferocia del regime cubano mentre Veltroni ci avrebbe invitato a sognare l’America.…