A un mese dal golpe in Honduras

26 commenti


A UN MESE DAL GOLPE IN HONDURAS
di Gennaro Carotenuto
(28 luglio 2009)
Esattamente un mese fa, il presidente legittimo della Repubblica dell’Honduras, Manuel “Mel” Zelaya, veniva sequestrato da un commando golpista dando inizio così all’ultimo colpo di Stato nel XXI secolo. Di eversori in America latina continuano ad essercene moltissimi ma, soprattutto dopo la sconfitta del golpe in Venezuela dell’11 aprile 2002 si pensava che la forma golpe, i governi civico-militari, i cadaveri degli oppositori sul ciglio della strada, gli appoggi o i silenzio-assenso da parte dei grandi burattinai fossero cosa del passato.
Mel Zelaya nel corso di questo mese è diventato una sorta di simbolo. Questo non perché rappresenti un politico nel quale meriti necessariamente riconoscersi, ma per l’istituzione democratica che incarna rispetto all’istinto autocratico delle forze golpiste, intorno alle quali sta pascolando la peggior feccia della storia latinoamericana, sicari come Joya Améndola, neonazisti come Peña Esclusa, terroristi internazionali come Otto Reich. Alla testa di questi si è installato Roberto Micheletti, un famelico personaggino subito adottato da parecchi media italiani, pronti a passar sopra al golpe e a fare l’ennesima ignobile figura facendo il tifo per il dittatore (presunto) tifoso dell’Atalanta.
Ma la parte interessante e che riempie di speranza per quanto sta avvenendo in Honduras, non risiede nel quadro politico istituzionale ma nel protagonismo dei movimenti sociali, indigeni, contadini. Questi, in un paese dove ci si è spesso ritrovati con una pallottola nel cervello al minimo segno di ribellione, stanno dimostrando di non essere più disposti a piegare la testa. La resistenza al golpe è forse catalizzata e animata dal quadro internazionale ma vive di luce propria, di forza propria, di progetti propri dove i vinti della storia hanno deciso di dire basta non in maniera estemporanea, spontanea, ma sulla base di prassi e culture politiche consolidate.
La fotografia del popolo honduregno in lotta è l’essenza di un decennio di storia latinoamericana che poggia le sue radici in anni e anni di lavoro sotterraneo durante la notte neoliberale. Sia il Copinh, il “Consiglio delle Organizzazioni popolari e Indigene” che “Vía Campesina”, per citare solo due delle organizzazioni maggiori, hanno 16 di vita, essendo nate nel 1993, l’anno prima, per dare un riferimento noto ai più, della rivolta zapatista in Chiapas e già allora affondavano le radici su forze e movimenti profondi.
In questo senso riportare al governo Mel Zelaya rappresenterebbe una vittoria fondamentale ma parziale di questo movimento, laddove il trionfo vero sarebbe tirar fuori finalmente dai nascondigli le urne con i voti del referendum della quarta urna, quello per l’elezione dell’Assemblea Costituente, che scriva una carta democratica e partecipativa che seppellisca finalmente quella attuale, scritta al tempo della guerra sporca dal dittatore Policarpo Paz e per continuare a imporre la quale gli oligarchi honduregni hanno scatenato il golpe.
A un mese dal colpo di Stato chi dall’interno ha continuato a sfidare la dittatura deve tristemente ammettere che il quadro internazionale non è più così compatto come i primi giorni nel condannare il golpe. All’inizio nessuno al mondo voleva concedere spazio al governo di fatto, OSA, Nazioni Unite, Mercosur e tutti i governi del Continente, Stati Uniti compresi, sembravano formare un fronte compatto.
Oggi il governo di Barack Obama continua a condannarlo a parole ma poi non prende misure economiche che possano strangolarlo. I governi integrazionisti latinoamericani, pur desiderandolo, non hanno la possibilità di fare altrettanto: l’economia honduregna è ancora perfettamente coloniale, periferia vincolata al centro statunitense. Così da giorni cascano i pezzi, i colombiani fanno la fronda, e del resto se c’è una differenza tra Álvaro Uribe e Roberto Micheletti è che quest’ultimo ha molti meno morti sulla coscienza.
Il grande mediatore, il costaricense Oscar Árias, investito del ruolo da Hillary Clinton intanto ha mal interpretato, o ben interpretato a seconda dei punti di vista. Doveva trattare la resa dei golpisti e invece ha offerto loro una parziale legittimità internazionale che è stata una decisiva boccata d’ossigeno. L’unica maniera di far retrocedere il golpe è quella di far vincere politicamente le istanze dei golpisti? Mettere nero su bianco che mai in Honduras ci sarà un’Assemblea costituente? Ma Árias ha fatto di peggio. Bacchettando l’iniziativa di Zelaya di rientrare simbolicamente nel paese, criticandolo in maniera inammissibile per la decisione sovrana dell’Honduras di entrare nell’ALBA, si è perfino tolto i panni di una neutralità già in sé non richiesta per parteggiare con i golpisti. Zelaya a questo punto, stando ad Árias, per rientrare dovrebbe cospargersi il capo di cenere e trasformarsi in una sorta di burattino nelle mani di Micheletti e del generale Romeo Vázquez.
A un mese dal golpe la situazione resta o si fa più difficile. Ma le delusioni internazionali, le incertezze e le lotte sotterranee nell’Amministrazione Obama, il quadro politico-istituzionale centro-americano che resta triste, anche in figure che rappresentano una storia gloriosa come Daniel Ortega in Nicaragua, non devono farci dimenticare il senso della storia, le forze profonde dei movimenti popolari, indigeni e contadini che continuano a resistere al golpe e che non abbiamo il diritto di dimenticare.
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    Mauro Pigozzi ha detto:

    Puntuale come sempre Annalisa, anch’io volevo segnalare l’articolo di Carotenuto, la consueta ottima analisi…

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    mc ha detto:

    Spero che Carotenuto abbia ragione quando afferma che vi è, nei movimenti pro-Zelaya, qualcosa che va “oltre Zelaya”. Spero davvero — anche a costo d’ignorare la logica — che quello che Carotenuto chiama “protagonismo dei movimenti sociali, indigeni, contadini”, sia qualcosa di più d’una delle solite formulette del sinistrese nostrano. Resta però il fatto che, al di là di questa ancora imponderabile speranza, proprio questo l’analisi del Carotenuto è: un superficiale e molto abborracciato assemblaggio di formulette. A partire dalla vicenda dell’Assemblea costituente. Leggendo quel che scrive Carotenuto parrebbe che l’attuale Costituzione altro non fosse che l’invenzione d’un sanguinario dittatore (Policarpo Paz) destinata a perpetuare, all’interno d’una sorta di camicia di forza legale, il potere della famosa “oligarchia” (quella che tutti i cultori del sinistrese latinoamericano citano a iosa senza mai spiegare che cavolo sia). Frottole. La Costituzione fu redatta da un’Assemblea costituente regolarmente eletta dall’82 per cento degli aventi diritto (percentuale altissima nella media centroamericana) sulla base di un processo elettorale convocato da Policarpo Paz (che fu, non un sanguinario tiranno, ma il generale che guidò, all’inizio degli anni ’80, il passaggio dalla dittatura militare ad una democrazia formale). E proprio questo è la Costituzione honduregna: una classica Carta Magna liberale (nella quale, tra l’altro, chiaramente s’afferma che “nessun o deve obbedienza ad un governo usurpatore o a chi si appropri del potere con la forza delle armi”. (segue)

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    mc ha detto:

    Chiunque percorra i suoi quasi 400 articoli — cosa che, evidentemente, il Carotenuto mai si è preso la briga di fare — può constatare come, in essa, nulla, ma proprio nulla, faccia da impedimento ad una politica socialmente avanzata o redistributiva. Tanto che Zelaya ha potuto in tutta tranquillità — e con l’appoggio del Congresso che poi lo ha destituito — far passare l’unica legge di qualche contenuto sociale promulgata nei suoi quasi 4 anni di presidenza (l’aumento del 60 per cento del salario minimo), nonché sancire l’adesione (con il voto favorevole anche del “gorilla” Micheletti) dell’Honduras all’Alba. L’unico punto sul quale la Costituzione honduregna appare, in effetti, molto rigida è la questione della rielezione presidenziale. E questo n on certo per compiacere la “oligarchia” di cui sopra, ma per evitare le derive autocratico-militar-caudilliste che avevano fin li marcato la storia del paese. E proprio su questo punto Zelaya ha concentrato la sua attenzione, autorizzando i peggiori sospetti circa il suo desiderio di “mantenersi nel potere”. Desiderare una Costituzione più “partecipativa” è, ovviamente, cosa più che legittima, anzi, persino lodevole. Ma è un fatto che Zelaya non ha mai, neppure vagamente, spiegato quale tipo di partecipazione — e cambiando quali articoli — intendesse promuovere. (segue)

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    mc ha detto:

    Io credo che se Zelaya non si fosse incapponito — contro tutte le altre istituzioni e,persino, contro ogni logica — sulla vicenda del referendum costituzionale (nel senso comune identificato con l’ipotesi della sua rielezione), ed avesse usato il suo tempo per promulgare altre leggi di utilità sociale, a quest’ora sarebbe ancora al suo posto, probabilmente applaudito anche da quello che Carotenuto chiama “il dittatore di Bergamo Alta” (e che lo stesso Zelaya aveva indicato come suo favorito per la candidatura presidenziale del Partito Liberale). In un precedente intervento avevo invitato Annalisa a porsi una domanda. Perché lo stesso Congresso che , nell’estate del 2008, aveva votato a favore dell’ingresso nell’Alba, nell’estate di un anno dopo ha, all’unanimità, approvato la defenestrazione del presidente? Ed avevo invitato la medesima Annalisa a riascoltare, prima di rispondere, l’intervento che Chávez fece a Tegucigalpa, nel giorno della firma del nuovo trattato commerciale “bolivariano”. Estendo ora l’invito al Carotenuto ed a quanti, con lui, continuano a perdersi dietro formule, formulette e slogan ormai logori. In quel discorso si trova, non l’unica, ma certo una delle fondamentali chiavi per capire le origini del dramma honduregno. La verità è che, nell’ultimo anno, Zelaya si è comportato allo stesso modo di quei bambini prepotenti che, a scuola, fanno i bulletti perché “il mio papà — leggi: Chávez — è più ricco del tuo”. Sicché questa è la mia opinione: che Zelaya ritorni alla presidenza, perché inaccettabile è la sua destituzione manu militari, che si tengano nuove elezioni (senza nessuna “quarta urna”) e che poi, se Dio vuole, scompaia nella proverbiale pattumiera della storia, liberando (soprattutto la sinistra) dalla sua imbarazzante presenza.

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    Mauro Pigozzi ha detto:

    Ieri c’era un buon articolo di Maurizio Matteuzzi sul Manifesto (oggi visibile sul sito per tutti), in linea comunque con quello detto da Gennaro, che pone seri interrogativi sull’ambiguità degli Stati Uniti in questi giorni…

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    Anonimo ha detto:

    Spiegatemi in 3 parole, gli stati uniti che interesse hanno a sostenere micheletti, e trovarsi ai ferri corti con chavez. queste sono solo fantasie, di persone che poco hanno capito le politiche attuali del centro america. Tanto sono ambigui gli stati uniti che hanno fatto un blocco commerciale, incredibile con l’honduras. tanto che inizia a sentersi pesantemente. Ripeto vi prego cercate di parlare con cognizioni di causa. Ma sapete chi sta sostenendo velatamente micheletti ‚il Brasile, chiaramente in guerra aperta con gli Stati uniti.….….carlo
    P.S. scusate chi e’ sto Carotenuto? vive qui in honduras perche’ non lo mai sentito nominare. Lavora per qualche stto sud americano,tanto per capire da che parte sta, visto le corbellerie che scrive.

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    mc ha detto:

    Mi permetto di insistere, anche se mi pare evidente che molti di voi — a cominciare dalla padrona di casa — abbiano una tremenda paura (quasi una sorta di timor panico) di guardare in faccia alla realtà. Torno a chiedervi di andare a riascoltare — o a rileggere — il discorso che fece Hugo Chávez a Tegucigalpa nell’agosto dello scorso anno. E torno a chiedervi di andare a leggere la Costituzione honduregna (quella che secondo il Carotenuto e molti altri, sarebbe stata scritta da un dittatore per favorire gli interessi della famosa “oligarchia”). E una volta lettala, vi chiedo, per favore, di citarmi quale , o quali degli articoli fanno ostacolo ad una politica progressista. Dovesse qualcuno di voi, vinta la paura della verità, seguire la succitata procedura, si renderebbe conto, ne sono convinto, di due cose. La prima: l’unico che, in questa vicenda, ha davvero trattato l’Honduras da “repubblica delle banane”, è stato proprio (con la colpevole, servile complicità di Zelaya) il presidente bolivariano, presentatosi a Tegugigalpa carico di petrodollari e con un linguaggio — il solito linguaggio prepotente e volgare di Chávez — da padrone del paese. Ripeto: lo stesso Congresso che, praticamente all’unanimià, ha un mese fa destituito Zelaya, è lo stesso congresso che, un anno prima, aveva votato a favore dell’ingresso nell’Alba. Vi siete mai chiesti il perchè di questo cambiamento? La seconda cosa: Il cambio della costituzione — per ottenere il quale Zelaya aveva condotto, con un’arroganza ed una insipienza senza precedenti, il paese in una gravissima crisi istituzionale — non era, in realtà, che un pretesto. E sgombrare il campo da questo pretesto non può che essere una della condizioni per garantire il ripristino della legalità democratica attraverso il ritorno di Zelaya alla presidenza. Considerare — come fa il Carotenuto — la cancellazione della “quarta urna” una prova del “tradimento” di Arias, è soltanto una grande sciocchezza. (segue)

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    mc ha detto:

    Così come, caro Mauro, una grande sciocchezza è sottolineare le “ambiguità americane”. Se leggi con attenzione l’articolo di Matteuzzi, ti renderai conto di come si basi sul nulla. O meglio: soltanto su vecchie verità che riguardano il passato (gli indiscutibili crimini commessi dagli usa in un secolo di politica centroamericana) . Le accuse contro Llorens sono poi, non solo evanescenti, ma smentite da quanto lo stesso Zelaya e la moglie (che proprio nell’ambasciata Usa aveva trovato rifugio) hanno ripetutamente detto in numerose interviste. No, la politica Usa non è affatto “ambigua”. Obama ha detto e ripetuto che, per lui, Zelaya è il presidente legittimo. Ed ha, senza ambiguità alcuna, appoggiato la mediazione di Arias per riportarlo alla presidenza. Mi pare che coloro che vedono “ambiguità” nella mediazione di Arias –o quelli che la attaccano apertamente, come Chávez, Fidel Castro, l’impresentabile Ortega o, si parva licet comparare, Gennaro Carotenuto — lo facciano soltanto perché vogliono mantenere aperta la crisi honduregna per ragioni di politica interna. O meglio: per alimentare quella logica del “nemico esterno” che è, da sempre, la più utile scusa per chi, come Chávez ed Ortega, va restringendo gli spazi di democrazia all’interno dei propri paesi. Ed io non credo che la sinistra debba cadere in questa trappola.

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    Mauro Pigozzi ha detto:

    Se veramente Obama avesse rivoluto lì Zelaya, ci sarebbe, eccome! Voglio dire, non siamo ai tempi di Bush jr, ma comunque l’ambiguità, per me, rimane…poi, se vogliamo che l’America Latina torni ai bei tempi del neo-liberismo, fate voi, io non li rimpiango di sicuro!Poi queste sono le mie idee, come ho detto non sarò in loco, ma non mi sono fatto imbeccare da alcuno, le mie idee me le sono fatte da solo!

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    dema ha detto:

    “La Casa Bianca sapeva già da qualche mese del golpe che si stava preparando in Honduras, anche se adesso i portavoce del Dipartimento di Stato fingono un’innocente sorpresa. L’attuale ambasciatore statunitense a Tegucigalpa, Hugo Llorens, lo sa molto bene: il 12 settembre 2008 ha preso servizio nel paese centroamericano e nove giorni dopo, l’attuale generale golpista Romeo Vázquez dichiarava all’emittente HRN che lo avevano cercato ‘per cacciare dal Governo il presidente Manuel Zelaya Rosales’ (www.proceso.hn, 21–9-08). Ed ha aggiunto: ‘Siamo un’istituzione seria e rispettosa, per cui rispettiamo il Signor Presidente come nostro Comandante Generale e ci subordiniamo come comanda la legge’”. Sono parole di un articolo del poeta argentino juan gelman, tanto per restare in tema di ambiguità…sinceramente non so che interesse avesse potuto avere all’epoca nel fare queste dichiarazioni…e credete che tutto l’”apparato” di otto anni di bush alla presidenza possa esser cambiato nei pochi mesi di obama?…boh…poi ognuno si faccia la propria idea…

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    Anonimo ha detto:

    Certo che ve le bevete tutte. Il nemico rimane nemico salvo contrordini.….…Vediamo di ragionare; Brasile, cina, india, stanno formando una nuova comunità economica, molto probabilmente, con una moneta per ora virtuale( ve lo ricordate il nostro eku), per acquistare materie prime, cosa pensate che faccia il nostro Chàvez, carico di dollari, e il nostro Obama, che aspettino gli eventi, poi si va ai giardini pubblici a pescare nel laghetto. Vi pare che in questo momento, Obama abbia voglia di litigare con Chàvez, per l’ honduras,per micheletti? Micheletti beota com’è pensava che gli stati uniti fosssero con lui invece… certo a leggere quello che scrivete, e qualcuno vedi sto Carotenuto vi fa credere,che il nemico sia sempre lo stesso. Magari per qualcuno una bella guerra civile farebbe comodo, leggi brasile, con Chavez impegnato nel fronte. Forse non pensate che sia a Chavez che u.s.a., interessi forse poco, e si aspettano gli eventi. Provate ad analizzare questo fatto, che sembra centri poco ma centra; qui nesuno ne parla del discorso di raul del 26 luglio, dove salva gli Usa, e va bè incolpa il popolo cubano(a qualcuno deve dare la colpa), pensate che se gli ordini di scuderia alba, fossero contro gli usa, avrebbe fatto un discorso così. Forza, ragazzi, proviamo a leggere gli eventi scrollandoci di dosso la retorica storica. carlo

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    dema ha detto:

    ma quando mai raul ha assolto gli stati uniti? il discorso era legato alla realtà cubana e diceva solo che l’embargo pesa e per superarne gli effetti bisogna che i cubani si mettano a lavorare le terre incolte per diminuire le importazioni di alimenti, senza fare eccessiva retorica sull’imperialismo e storie varie…questo significa assolvere gli USA? che c’entra l’alba in questo caso poi?…non è che l’alternativa alla retorica storica sia la pura fantasia? la storia è utile proprio per analizzare il presente

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    Mauro Pigozzi ha detto:

    Ormai mi sembra come quando qui in Italia si grida da sinistra “Basta con l’anti-berlusconismo, è deleterio per la sinistra!” e poi la prendiamo nel deretano dal nano tutte le volte, perchè lui si che gioca sporco! Qua si dice “Basta tutti” per arrivare poi a chi?!?!?

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    Annalisa ha detto:

    Certo che sembra di leggere a volte i temini dei bambini dell’asilo. Carlo mi spieghi che vuol dire che Obama non ha voglia di litigare con Chavez? Ovvio, lui non ne avra’ voglia ma poi piazzano quettro basi USA in Colombia ed ecco che Chavez si incazza, certo non con Obama ma con Uribe, intanto Micheletti raccoglie consenso guarda un po’ proprio in Colombia e probabilmente in altra destra centroamericana che pensa di poter fare altrettanto… Io credo che Obama conti meno di quel che crediamo

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    mc ha detto:

    Dema, Juan Gelman è un buon poeta, ma non è la prima volta che scrive fanfaronate quando si addentra sul terreno dell’analisi politica. Su Proceso Digital non è mai apparso l’articolo che lui cita. E tu, citando lui, non rendi un grande servizio né a lui né a te stesso. Quella riunione tra Llorens e Romeo Vásquez (del tutto improbabile sul piano puramente logico) non c’é mai stata. E Vásquez non ha mai rilasciato alcuna dichiarazione del genere ad alcuna radio. Non è la prima volta che Gelman, molto a bravo a scrivere versi, confonde le sue fantasie antimperialiste con la realtà. E meglio sarebbe, quando lo fa, stendere il proverbiale “velo pietoso”.Giusto per salvaguardare la sua più che meritata fama di poeta. Leggi invece quello che, lo scorso 11 luglio, lo stesso Zelaya ha dichiarato Telesur (Telesur, Dema, la tv di Chávez):
    Qué opina Ud. de esa tesis de que los militares norteamericanos que están en la base militar (en Honduras) tenían vinculación con los militares hondureños?.
    No, no lo creo. Yo soy testigo de que el gobierno de EE.UU., o sea este gobierno (de Barack Obama), ahora el gobierno también es el Congreso y ahí hay otros partidos, está el Partido Republicano que hace oposición al gobierno y habrán otros sectores también que les interesan las guerras, que les interesan los golpes de Estado, aquí hay de todo. Pero soy testigo de que este gobierno trató, sobre todo Hugo Llorens, el embajador de EE.UU, trató de que no se llegara a concluir, porque ya había toda una conspiración, de que se llegara a concluir o materializar un zarpazo a la democracia. Hubo esfuerzos, el primer comunicado condenándolo fue el de EE.UU. y las primeras acciones que se dieron en la semana anterior fueron de Hugo Chávez (presidente de Venezuela) y del gobierno americano, especialmente su embajador, estuvo él insistiendo con los diputados, por ejemplo, con los militares, él mismo se encargaba de eso.
    Ti basta?

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    Anonimo ha detto:

    Che Obama, conta poco nel territorio sud americano è vero. Le basi in Colombia, sono un detterente per il brasile, poi ricorda che il numero di basi in sud america rimangono immutate, perchè tolte dal Equador. Dema, la retorica castrista, bisogna leggerla tra le righe, 6 mesi fa avrebbe incolpato totalmente l’ imperio per la situazione tragica di Cuba. Ora non lo ha fatto, l alba centra e come. Venezuela e Cuba, viaggiano appaiate,nella politica estera, quindi parlano sempre con un accordo di fondo. Se quello che dico dema ti puo sembrare fantasia, aspettiamo gli eventi. carlo

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    dema ha detto:

    carlo tu hai detto che raul ha salvato gli usa…mi riferivo a questo per fantasie…poi meglio non analizzare quello che scrivi del brasile avverso ad obama per la storia della nuova moneta, perché davvero mi sembra un’analisi quanto meno azzardata dove senza motivo sovrapponi economia e politica estera di un paese come il brasile…poi vedi tu ma quello che scrivi per me è totalmente assurdo

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    dema ha detto:

    così come le basi usa in colombia create per controllare il brasile!?! carlo ma lo sai che con cile e colombia probabilmente il brasile è il miglior alleato degli usa in america latina?

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    dema ha detto:

    per il signor cavallini: la ringrazio per il chiarimento, io comunque resto convinto (ovviamente lei la chiamerà “fobia imperialista”, io la chiamo lettura della storia) che molto difficilmente in centroamerica sia possibile mettere in atto un golpe militare senza che gli usa ne sappiano qualcosa; hugo Llorens nel 2002 era ‘assessore’ di bush in venezuela ai tempi del golpe…questo qualche sospetto me lo crea…andrò contro ciò che ha detto zelaya (e grazie per l’inutile informazione, conosco quel canale e mi sembra fin troppo semplice tacciare tutto di chavismo come fa lei nel caso di telesur), ma la mia convinzione resta questa; non so perché ma secondo me lei nel ’73 era sicuro al cento per cento che la cia non c’entrasse nulla nel golpe contro allende…si è solo un’ipotesi non si offenda…ma in questo mi pare più realista del re…e perché proprio lei in questo caso considera le parole di zelaya come la verità assoluta?…sarò un po’ indisponente ma non sarà perché tira acqua al suo mulino? comunque grazie per la discussione ma vi invito a guardare anche a ciò che sta succedendo ora in honduras, ieri è stato forse il giorno più duro della repressione. saluti

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    mc ha detto:

    Caro Dema quel che pensavo io nel ’73 è assolutamente irrilevante. Più rilevante è invece il fatto che tu — evidentemente a corto d’argomenti — ti sia ridotto a fare “ipotesi” su questo irrilevante tema. La cosa — troppo meschina anche per poter essere difinta “fobia antimperialistica” — non ti fa grande onore. Anzi: mi pare decisamente patetica. Così come decisamente patetico è il fatto che tu, pur di non ammettere di aver scritto sciocchezze — pappagalleggiando le fantasie di Gelman e, si parva licet comparare, Carotenuto — finisca per togliere importanza a quel che, in materia, dice lo stesso Zelaya. Quasi che anche lui, vittima (a tuo dire) delle manovre della Cia, della Cia fosse all’improvviso — e solo per il fatto di smentirti — diventato un complice. Quanto a Telesur, l’ho definita “la Tv di Chávez” per una molto elementare ragione: perché “è” — a tutti gli effetti — la Tv di Chávez. Nel senso che, notoriamente, da Chávez è stata fondata e da Chávez è (con il modesto contributo di altri governi latinoamericani) finanziata.

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    dema ha detto:

    caro cavallini…touché…se davvero gelman si è inventato tutto di sana pianta me ne dolgo…e mi scuso con lei di non avere verificato…quella del cile era solo una divagazione, forse s*****a, ma per mettere in risalto il fatto che l’ingerenza statunitense non sempre si rivela al momento dei fatti; io comunque resto dell’idea che un golpe senza il beneplacito anche solo formale degli stati uniti (non sto parlando di obama, governo e pentagono le considero entità separate) in quella zona di mondo non si possa fare. Punto. la sua espressione “la TV di Chavez” mi sembrava alquanto negativa, non credo stesse pensando all’argomento formale dei finanziamenti in quel momento. ringraziandola nuovamente la saluto

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    dema ha detto:

    comunque non intendevo che zelaya fosse affiliato alla cia solo per il fatto di contraddirmi, ma mi sembrava strano che proprio lei che nei commenti anche in altri articoli lo criticava aspramente ora prenda le sue parole come l’assoluta ed inconfutabile verità…soltanto questo…non voglio certo parlare di combutte e s*****ate simili…arrivederci

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    mc ha detto:

    Dema, Gelman non si è “inventato la notizia di sana pianta”. Ha semplicemente alterato con fervida fantasia (o con assoluta cialtroneria, vedi un po’ tu) una notizia esistente. Leggendo il suo articolo — originalmente pubblicato, mi pare, da Pagina12 (quotidiano da me molto amato) — il bravo poeta (e pessimo analista) fa credere che vi sia una ovvia relazione tra la presentazione delle credenziali di Llorens e la proposta di golpe ricevuta da Vásquez..Anzi: sembra proprio che, a rigor di logica, sia stato Llorens ad avanzare tale proposta. E proprio in questo senso tu l’hai riportata. Basta tuttavia una superficiale lettura dell’articolo richiamato da Gelman (articolo nel quale il nome di Llorens neppure compare) per constatare quanto grossolanamente distorta (e quanto poco poetica) sia la citazione. Semplicemente: rispondendo alle voci che, nella primavera dello scorso anno, ventilavano la possibilità di un colpo di Stato, Vásquez ricordava come le Forze Armate fossero fedeli alla Costituzione ed assolutamente indisponibili a qualunque atto illegale, affermando, en passant, di avere ricevuto — presumibilmente da qualche pazzerellone reazionario — messaggi elettronici che lo invitavano a rovesciare la presidenza Zelaya. La quasi coincidenza tra queste dichiarazioni e l’arrivo di Llorens è, come chiunque può constatare, puramente casuale. Nessuno allora aveva messo in relazione le due cose. Nessuno le ha messe in relazione in seguito per l’ovvio motivo che, tra le due cose, non v’era (e non c’è) alcuna possibile relazione. E cercare di costruire oggi, sull’inesistente relazione tra i due fatti, una teoria cospirativa “antimperialista” è — mi dispiace doverlo dire perché sono un ammiratore di Gelman — del tutto demenziale. Io sono convinto la demenzialità — questa demenzialità cospirativa — non faccia alcun bene alla sinistra di qualunque latitudine. E tu?

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    mc ha detto:

    Giusto per la completezza dell’informazione. L’articolo completo di Gelman lo si può leggere qui:
    http://www.juangelman.com/wordpress/?p=578
    Come si può constatare il link posto da Gelman con l’articolo de Proceso Digital da lui tanto mal citato (ed ancor peggio ripreso da Dema) è (forse volutamente sbagliato. Ecco quello autentico
    http://www.proceso.hn/2008/09/21/Pol%C3%ADtica/Jefe.de.las/8493.html

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    Mauro Pigozzi ha detto:

    …e intanto in Honduras continua la repressione, mentre noi divaghiamo su chi vi è convolto o no…direi che Micheletti si sta facendo un grande onore come dittatore, ha un grande futuro come assassino e boia!

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    Anonimo ha detto:

    per dema, visto che secondo te dicevo cose, senza senso, infatti dopo 20 di latinoamerica, aspetto te per capire le cose. Cosa mi dici di quello che ha scritto, il Carotenuto, oggi sulle basi in Colombia, che sono dirette verso la leadership Brasiliana. Quello che tu mi hai contestato, e deriso. Io l’ ho detto 3 settimane fa, ma per te che ragioni solo se te lo dicono, quelli che ti imboccano, adesso sarà vero!!!!! Certo che ragionare con la propria testa, studiare è fatica.….…Buon studio dema, e ceca di rispettare la gente che ci prova, a instaurare un dialogo costruttivo e carico di informazioni. Carlo.

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