Uribe al terzo mandato?
Le smanie di Uribe per essere rieletto per la terza volta
di Maurizo Matteuzzi
Fonte: Il Manifesto
21 agosto 2008
Si vedrà ora quale sarà la reazione dei paesi democratici dell’occidente (America in testa), degli ultrà del liberalismo (alla Vargas Llosa) e dei media della sinistra super-light (tipo il madrileno El País o la nostrana Repubblica) sempre pronti a gridare al lupo quando si tratta di Chávez, di Morales o di Correa. Si vedrà presto cosa diranno di uno dei loro beniamini, il colombiano Álvaro Uribe, che sbava per essere rieletto nel 2010 per un terzo mandato consecutivo — che la costituzione proibisce — e restare altri 4 anni al palazzo Nariño di Bogotá. Naturalmente, anche lui, non per ambizione personale ma «per garantire la continuità della sua politica di sicurezza democratica». Che, facendo della Colombia il (praticamente unico) vassallo degli Stati uniti nel Cono sud — è solo di qualche giorno fa l’annuncio della concessione per 10 anni di ben 7 basi militari agli Usa per combattere «il narco-traffico e il terrorismo» — e facendone quello che Chávez ha definito «l’Israele dell’America latina» rispetto ai paesi dell’area, ha portato a qualche innegabile successo, come la liberazione di Ingrid Betancourt e l’uccisione di Raúl Reyes, il numero due delle Farc (molto indebolite).
L’altro ieri, in concomitanza con la notizia che il brasiliano Lula ha escluso per l’ennesima volta l’ipotesi di un terzo mandato nel 2010 (previa anche in Brasile la riforma della costituzione), il senato colombiano ha approvato il progetto di legge che convoca un referendum per approvare la riforma della costituzione e consentire il terzo mandato consecutivo. 56 i voti a favore, tutti provenienti dai 7 partiti della coalizione uribista, 2 i contrari, ma i senatori d’opposizione se ne erano andati per protesta contro quella che uno di loro, il liberale Juan Manuel Galán (figlio del candidato presidenziale assassinato nell’89), ha definito «il massacro della costituzione del ’91». Una costituzione peraltro già riformata da Uribe 5 anni fa — comprandosi i voti, come ha dimostrato la magistratura — per consentirgli un secondo mandato. Caustico anche il commento su Uribe di Gustavo Petro, leader del Polo Democático Alternativo (sinistra moderata): «In 8 anni non è stato capace di togliere lo Stato dalle mani delle mafie». In evidente riferimento alle «infiltrazioni» (eufemismo) dei para-militari — i grandi alleati di Uribe — nei gangli statali più vitali.
Finora Uribe faceva lo gnorri. Sembrava guardare da lontano le smanie dei suoi scudieri intenti a raccogliere le firme popolari necessarie per spingere il Congresso a votare la legge sul referendum (alla fine ne sono state raccolte più di 4 milioni). In maggio sembrava addirittura prendere le distanze: il terzo mandato «mi sembra sconveniente perché perpetua il presidente e sul piano personale perché non vorrei apparire come uno aggrappato al potere». Tutto fumo. Martedì la legge sarà alla Camera, dove dovrebbe passare. Poi l’ultima parola spetterà alla Corte costituzionale, dove potrebbe trovare qualche difficoltà. E alla fine, per essere valido, il referendum dovrà registrare un’affluenza di almeno il 25% dell’elettorato (7.4 milioni, molti).
purtroppo se non è Uribe si vocifera sia Santos, a meno che i colombiani non si sveglino…
Non mi é piaciuto granché l’articolo. MAurizio é troppo inca&&ato, scrive con la bava alla bocca (uso un’immagine, sperando non mi prendiate alla lettera) ed infarcisce il panino con troppi affettati(altra immagine). A volte mi chiedo quale sia il contenuto informativo di questi articoli, metá notizia e metá commento.…
E’ indubbio però Doppiafila, che nessuno da noi farà il fracasso che è stato fatto su Chàvez… sono pronto a scommettere qualsiasi somma!
Neppure a me è piaciuto l’articolo di Matteuzzi. L’ho trovato molto — come dire? — “alla Minà”. Matteuzzi sembra infatti — bava alla bocca a parte — molto più interessato ad usare l’assalto uribista al terzo mandato per giustificare l’analogo (ed ancor più prolungato) attacco di Hugo Chávez in Venezuela, che ad illustrare e commentare la vicenda colombiana. Ed ancor meno sembra, il Matteuzzi, interessato ad analizzare il problema del ritorno (a destra ed a sinistra) dell’ “uomo forte” — o dell’insostituibile caudillo — nel contesto della nuova democrazia latinoamericana. Quel “…e adesso vediamo cosa diranno quelli che, alla Vargas Llosa, non perdono occasione per dir peste di Chávez, Morales e Correa” (la citazione è riassuntiva, ma fedele) è davvero un’ouverture indegna del buon giornalista che Matteuzzi è sempre stato. Direi, anzi, che è solo cattiva propaganda, nonché una piuttosto patetica testimonianza d’ossequio — alla Minà, per l’appunto — nei confronti del grande leader bolivariano. Tutto sommato, è molto meglio (o molto meno peggio) essere “alla Vargas Llosa” che essere “alla Minà”. Il primo dei due — oltre ad essere uno dei più grandi scrittori latinoamericani viventi e non — si è perlomeno sempre inequivocabilmente pronunciato, nonostante le sue indubbie simpatie per Uribe, contro l’epidemia di riforme costituzionali (proposte, già approvate ed ampiamente utilizzate o, come nel caso di Lula, meritoriamente rifiutate) tese a consentire la rielezione, come direbbe il grande Totò, di chicche e di sia. Il vero problema di Matteuzzi (e di Minà) è che quando si tratta di “chicche” Chávez, anche un sospiro diventa un’insulto, mentre quando si tratta di “sia” Uribe il fracasso (e qui mi riferisco a Pigozzi) non è mai sufficiente.
Io penso, mc, che in quello che volevo dire e il fatto che tu metta di mezzo Gianni Minà, c’entri come i cavoli a merenda! Scusami, Minà scrive sul Corriere della Sera? Viene intervistato in merito dai vari TG nazionali? Viene interpellato da Repubblica? Insomma, quando attacca Uribe e difende Chàvez lo fa sui grandi media internazionali?!?!? Ma per favore! Poi tirate sempre di mezzo Lula (giustamente)…ma Lula ha con Uribe e Fidel Castro gli stessi rapporti che ha con gli Uribe e Fidel Castro Chàvez… Chiudo qui, perchè con quello che ho scritto adesso arivano tutti a bastonare!!!!!
Probabilmente l’articolo di Matteuzzi nella sua semplicità voleva solamente far riflettere sull’utilizzo dei classici due pesi e due misure quando si tratta delle vicende latinoamericane. Nessuno si sogna di chiamare caudillo o dittatore Alvaro Uribe, nessuno si sbraccia sulla carta stampata né in rete contro la sua possibile terza rielezione. Addirittura quando si dice pane al pane se ne esce Cavallini a dire che Matteuzzi fa propaganda a Chavez, che poi se non ricordo male niente mi sembra che Matteuzzi non ha mai fatto propaganda acritica a Chavez. Tuttavia ha la lucidità che a molti manca, compreso a te Massimo Cavallini, per cercare di portare l’ago della bilancia dell’analisi politica nella giusta posizione. E la lucidità ti manca soprattutto quando paragoni Minà a Matteuzzi, paragone che sai benissimo entrare in questa discussione come i cavoli a merenda.
Bentornati.
Marò Mauro ma ci siamo letti nel pensiero??????????
Cara Annalisa, quando tu parli di “due pesi e due misure”, debbo, mio malgrado, darti retta, visto che, in materia sei un’autentica specialista. Non l’unica specialista, ma sicuramente una specialista. E se io, nel criticare Matteuzzi — giornalista che, lo riconosco senza reticenze, di Minà è infinitamente più serio — ho citato il Gianni Minà, è soltanto per due ovvi motivi. Il primo: perché della politica dei due pesi e delle due misure, Minà è il rappresentante più in vista (o, se preferisci, il più caricaturale). Il secondo per mettere in risalto quanto poco “alla Matteuzzi” sia l’aver scritto un articolo “alla Minà”. Ribadisco: cominciare un articolo su Uribe criticando, o sfidando, quanti dicono male di Chávez è totalmente fuori luogo, soprattutto se a scrivere l’articolo (o, come nel tuo caso, a citarlo) è qualcuno che ha sempre difeso a spada tratta le aspirazioni alla presidente vitalizia di Hugo Chávez. O si è contro la rielezione di tutti o si accetta la rielezione di tutti. Ed è inutile mettersi a criticare i grandi medi a — quali poi? Solo qualche settimana fa, il New York Times ha pubblicato un editoriale contro la rielezione di Uribe e lo stesso Mario Vargas LLosa ha pubblicamente invitato Uribe a non ricandidarsi –quando poi ci si muove lungo linee di una del tutto analoga logica faziosa. Confesso di non aver capito nulla dell’intervento di Pigozzi (quando mai ho identificato Minà con i grandi media?). Ma posso tranquillamente esprimere la mia opinione in materia facendo mie le parole di Lula: chi vuol farsi eleggere per più di due volte di fila è soltanto un aspirante “dictatorzuelo” (parole pronunciate, presumo non per caso, durante la campagna chavista per il referendum costituzionale del 2007).
Io non ho detto che tu hai identificato Minà con i grandi media, il mio ragionamento è sul due pesi e due misure dei grandi media, che a differenza dei due pesi e due misure che dici tu di Minà, Matteuzzi etc, credo che abbiano ben altro peso sull’opinione pubblica! Poi, se Uribe vince il referendum, sarà giusto che anche lui si presenti per il terzo mandato, ma sono pronto a giocarmi le palle se Omero Ciai e Rocco Crotoneo su Repubblica e Corriere parleranno di “Presidente a vita” o ” Dittatore”!!!
Bravo Mauro,e semplicissimo quello che hai
detto in 2 righe, l’ho capito pure io che sono i****a quello che non capisco sono certi personaggi alla “mc” che fanno i finti tonti e ti fanno una pagina di filosofia senza spiegare niente.
Laqualunque
Mauro, le cose che scrivi mi sembrano molto infantili (e molto infantile mi era, del resto, sembrato anche l’articolo del Matteuzzi). Anche perché l’accusa che tu rivolgi ai “grandi media” — quella, in sostanza, di vedere la pagliuzza negli occhi di Chávez, ma non la trave in quelli di Uribe — può essere molto facilmente ribaltata. Che diritto hanno di gridare allo scandalo per il referendum pro-rielezione di Uribe — ci si potrebbe chiedere — quanti (come sicuramente Annalisa e come, presumo anche te) si sono spellati le mani quando Chávez ha seguito, con ancor più sfacciati atteggiamenti da “uomo della Provvidenza”, la medesima strada? Tra l’altro, mentre il referendum pro-Uribe si limita a reclamare soltanto un terzo mandato, il referendum, anzi, i due referendum pro-Chávez,(il primo perduto, il secondo vinto), reclamavano la possibilità di rielezione perpetua. Ed il tutto a fronte d’un presidente che, con molto mussoliniani accenti, si dichiava deciso a governare — per il bene del paese e dell’intero globo terracqueo — “fino al 2031″. Affrontare queste vicende sulla base di un molto bambinesco “il mio presidente è meno cattivo del tuo” mi pare del tutto fuori luogo. E proprio per questo affermavo che l’articolo di Matteuzzi non m’era piaciuto. L’importante è cogliere– valutate le affinità e le diversità dei vari processi in corso — il senso complessivo della rinascita del mito dell’ “uomo forte” in America Latina. Il tanto vituperato — vituperato anche da me — Mario Vargas Llosa ha scritto su questo tema cose forse non condivisibili, ma coerenti. Mi sembra invece che a sinistra — in quella parte della sinistra che si crede sempre più a sinistra — vi siano soltanto confusione e doppia morale (Minà docet).
Ma io dico magari Chavez per sempre,e perche no?
quando e il popolo a ellegerlo ogni volta,
quando la magioranza del popolo non lo votera piu se ne andra a casa semplice!
se rimane se non se ne va allora li parleremo di dittatura tutto il resto e
blablabla…discorsi di “comare“
Continui a fare il finto tonto,mahh..
affari tui ma sei ridicolo.
Laqualunque
Mi dispiace contraddirti, Laqualunque, ma io tonto lo sono per davvero. Nessuna simulazione. E, da autentico tonto, faccio notare a te — che sei molto intelligente — come i principi della democrazia plebiscitaria (tipica del populismo di destra e di sinistra, nonché, da sempre, anticamera della dittatura) o si accettano per tutti, o si respingono per tutti. Io — che sono tonto (e ridicolo) — credo che vadano, con grande fermezza, respinti per tutti. Ma se quello che tu vuoi è davvero questo — Chávez per sempre finché il popolo lo elegge (e, se è per questo, il popolo ha eletto per molti anni anche personaggi come Trujillo e Stroessner ) — devi accettare che altrettanto avvenga anche nel caso (peraltro ancora tutto da definire) di Alvaro Uribe. Mi pare un concetto semplice. Forse troppo, per una persona della tua ampiezza di vedute e profondità di pensiero. Se è così, ti prego di scusarmi.
Ma parliamo noi che ci siamo tenuti 50 anni Andreotti con 7 governi e non vedo fine al Berlusconismo, se non alla morte? Perchè più di un paese in Europa non da limiti ai mandati, ma non vedo tutta questa confusione? Facciamo anche un’altra ipotesi: in Colombia succede come in Honduras (improbabile), Uribe viene deposto perchè i militari non accettano il referendum…quale sarebbe la reazione internazionale? La tua la saprei già, Zelaya è vicino Chàvez, Uribe no… Altro esempio: in Niger poco tempo fa il presidente a indetto e vinto un referendum per ampliare il mandato…notato qualcosa? Forse gli africani sono troppo morti di fame per interessarci più di tanto, salvo che non sia Mugabe (che disprezzo, non franintendere)? E’ inutile che andiamo avanti, ragioniamo su piani troppo diversi…
beh, una differenza non da poco è che Chàvez viene votato in elezioni giudicate regolari da tutti, mentre Uribe utilizza: pressioni e minacce paramilitari, voto di scambio, corruzione di parlamentari, triplo voto del medesimo elettore, elettori morti ma comunque votanti; non mi pare siano pagliuzze…
E’ vero Roberto… ma è la solita propaganda del burattinaio occulto dell’America Latina: Gianni Minà!
Mauro, già che sei arrivato fino ad Andreotti, potresti, con un piccolo sforzo, addentrarti un po’ più nel passato ed arrivare fino a Mussolini. Incontreresti un personaggio che — sul piano della personalità, se non su quello della politica — potrebbe spiegarti molte cose sul fenomeno Chávez. Scherzi a parte, debbo confessarti che faccio molta fatica a seguire te e Roberto in queste molto ardite peripezie politico cronologiche — da Berlusconi a Zelaya, passando per Mugabe — tese a spiegare (mi pare, per quel poco che ho capito) un molto elementare assioma. Quello secondo il quale Chávez è buono ed Uribe cattivo (e, se davvero questa è la tua opinione, io concordo al 50 per cento. Ovvero: solo sulla seconda parte della tua analisi comparativa). Dunque, chiudo qui, ribadendo il mio pensiero iniziale. Se valutata nel suo complesso, la spinta a cancellare dalle costituzioni latinoamericane il principio della non rielezione (o della rielezione limitata), va considerata negativa (in Venezuela, in Colombia e ovunque si manifesti), perché indica il riemergere della antica piaga del caudillismo. Quanto a Gianni Minà non credo lo si possa, in alcun modo, considerare un “grande burattinaio” (tanto meno “occulto”). È soltanto un giornalista mediocre ed ossequioso. E male ha fatto Matteuzzi a seguirne le orme.
Vedo che continui a non voler capire quello che intendo: che i cosiddetti media “Mainstream” sparano solo su alcuni (quasi sempre gli stessi), mentre dimentica che c’è ne sono altri che di porcate ne fanno, e anche grosse, più grosse dei tanto vituperati (a volte a ragione, a volte a torto marcio!) Chàvez, Mugabe, Ahmadinejad, Fidel Castro, Hamas, Talebani etc.! Poi non sono qua a dire che tutto di Chàvez mi piace e che è l’uomo della provvidenza, senza macchia etc. ma di sicuro apprezzo molte più cose di lui che della nostra così famosa (e straperdente in ogni latitudine ormai) sinistra riformista e neo-liberale europea. Punto. Poi, visto che siamo due anime inconciliabili, è tanto inutile che io vada avanti…
Benché tonto, ho perfettamente capito il senso del tuo intervento (che è poi il medesimo dell’articolo di Matteuzzi). E lo considero l’ennesima riproposizione d’un vecchio e squalificato trucco: quello di attaccare il messaggero (i fantomatici “media mainstream”, come con penosa anglofilia molti insistono a chiamarli) per evitare di entrare nel merito del messaggio. Non credi che Chávez sia l’uomo della Provvidenza? Benissimo. E allora, quando qualcuno — siano i “media mainstream” o chi per loro parlano delle porcate di Chávez, non maledirli perché non parlano, invece, male di Uribe. E discuti il problema — che nel c aso specifico è il ritorno del caudillismo — invece di rifugiarti dietro la panzana della “irreconciliabilità delle anime”.
Mi sa che a sto punto il tonto sono io…Amen!
Vedi mio caro“mc“intuisco che ti sei un poco offeso perche ti ho tratatto di finto tonto,non era nelle mie intenzioni io mi sono mica offeso che mi hai trattato di molto intelligente! io ho solo la terza media e l’ho passata per il buco della serrattura
(come si dice dalle nostre parti)
e te ne acorgerai da come scrivo,pero
non bisogna neanche prendermi per“mona”
(sempre come si dice dalle nostre parti)
rileggimi perche io non ho mai scrito
che Uribe non ha il diritto di farsi eleggere quante volte vuole,quando e fato con trasparenza e con il voto del popolo!
adesso se vuoi ti dico il mio parere,io
preferisco molto ma molto piu essere
governato da un dittatore come Castro che
da un Uribe eletto dal popolo.
Torno il vaso non ci giro,tu non ci dici apertamente che siamo dei tonti ma ci vuoi
far passare da tonti,ti sembra strano ma qui ce gente anche sveglia.
Amicalmente saluti.
Laqualunque.
Caro Massimo vedo che continua sfuggirti un “dettaglio” e cioè che Uribe tanto per cominciare non dovrebbe nemmeno adesso, in questo momento nel quale vi sbracciate per dire che “o tutti o nessuno” stare dove sta. Ricordo che i voti per l’approvazione della riforma costituzionale che ha permesso la sua seconda rielezione furono comprati. E alla compravendita partecipò attivamente colui il quale adesso è il nostro ambasciatore colombiano in Italia , Sabas Pretelt de la Vega(sotto processo). Tornando indietro, ricordo che lal sua campagna elettorale parteciparono attivamente i para del Magdalena Medio, quelli delle fosse comuni e motoseghe. Un dettagli anche questo. Come vedi stiamo parlando di aria fritta. Di impunità, di corruzione, di voti comprati, di minacce a Medina che deve testimoniare nel processo contro Pretelt, di paramilitari. Tutto ciò non si può assolutamente paragonare con il governo di Chavez, almeno allo stato attuale delle cose. Anche perchè si dimentica poi di dire che in Venezuela, credo unico paese latinoamericano, esiste la possibilità di revocare con referendum il mandato presidenziale. Roba da poco. In Honduras per non aspettare sei mesi a cambiare presidente hanno fatto un colpo di Stato.
Non credo d’aver dimenticato alcun “dettaglio”. Ed anzi — fosse il problema quello di dimostrare quanto cattivo è Álvaro Uribe — molti altri dettagli potrei aggiungere a quelli da te elencati. E potrei anche farti notare come anche tu — in questo quadro — abbia a tua volta dimenticato (o meglio: rimosso) qualcosa di fondamentale. Ovvero: il fatto che, oltre ogni dettaglio, andando alla sostanza delle cose, Uribe è diventato presidente (e probabilmente lo resterà dovesse davvero ripresentarsi) per il semplice fatto che, cattiva com’è, la sua politica di lotta senza quartiere contro le Farc (la cosiddetta “seguridad democratica”) è estremamente popolare. Non mi pare, tuttavia, che fosse questo il tema della discussione. Le critiche a Matteuzzi partivano dal fatto che quest’ultimo aveva impostato il suo articolo dedicato al probabile referendum per la rielezione di Uribe (anche se io non sono affatto convinto che la Corte Suprema lo convaliderà) su basi piuttosto grossolanamente comparative, tutte puntate sui “due pesi e due misure” dei fantomatici “media mainstream”. La mia opinione è che questa vicenda dell’epidemia di riforme costituzionali tese a cancellare il principio della rieleggibilità testimoni, nel suo complesso, un pericolosa tendenza al riemergere del vecchio caudillismo (e questo, nel caso di Chávez, con tratti addirittura caricaturali). E che, questa tendenza vada — senza cancellare le differenze — condannata nel suo complesso, Usare la cattiveria di Uribe per coprire le malefatte di Chávez, o le malefatte di Chávez per coprire la cattiveria di Uribe, mi sembra molto infantile ed improduttivo. E per questo l’articolo “alla Miná” di Matteuzzi non mi è piaciuto.
e lo abbiamo capito.
Ho capito che hai capito. Ed ho anche capito che — come spesso ti capita — preferisci parlar d’altro.
Invece sei tu che tergiversi, assolutamente non stavo facendo una distinzione tra buoni e cattivi ma sulla lettimità o meno ad essere presidente di alcuni. Tu dici che Uribe è diventato presidente perchè è amato, io dico perchè in un modo o in un altro ha rubato, ingannato, violato leggi, comprato voti. Quelli che lo hanno votato per le sue promesse sulla sicurezza, sono stati ingannati perchè sotto questo punto di vista è stato un fallimento totale. Di che vogliamo continuare a parlare? Si dessero una svegliata i colombiani a questo punto…
Si, la sicurezza…prendere ogni tanto 4 barboni morti, vestirli come militanti delle FARC, farli vedere in televisione e dire che il governo fa sul serio! Un pò come le ronde in Italia: a Milano la città se la spartiscono mafia, n’drangheta e camorra, tra droga e appalti dell’Expo, ma la sicurezza la garantiamo con le ronde a caccia di marocchini!
Sono in gran parte d’accordo con te,Annalisa, anche se ovviamente non credo — come tu scrivi in un momento di disperazione — che l’irresistibile ascesa di Álvaro Uribe si debba al sonno dei colombiani. Uribe ha vinto perché — scardinando, come Chávez, il preesistente sistema politico — ha saputo cogliere il grande malessere creato dal fallimento del processo di pace. E se è vero che, dopo quasi otto anni di “seguridad democratica”, la Colombia resta uno dei paesi con il più alto tasso di violazione dei diritti umani, vero è anche che Uribe ha ottenuto significativi successi sui due punti che, per molte ragioni, più direttamente coincidevano, in materia di sicurezza, con il sentire comune: la pratica dei sequestri di persona e la campagna militare contro le Farc (dal sentire comune, per l’appunto, più d’ogni altra organizzazione identificate con i sequestri). “Amato” non è forse il termine giusto per definire la popolarità di Uribe. Ma è difficile capire qualcosa della Colombia d’oggi senza partire da queste premesse.
Siccome mi pare di capire che nella discussione l’unico che a merenda mangia i cavoli è mc, che come sempre lancia inutili, quanto infantili provocazioni per non entrare nel merito delle questioni e tergiversare con il solito tono arrogante, riprenderei quello che sottolineava Annalisa. Il problema della rielezione, nel caso specifico di Uribe manco si pone se si pensa che nel 2002 è stato “eletto” con circa il 20% delle preferenze, in cui occorre includere i morti risorti per l’occasione e le intimidazioni e minacce delle sue squadracce paramilitari. Per la rielezione idem; le corruzioni attuate da alte sfere politiche (come Pretelt de la Vega) per corrompere senatori affinché dessero il loro voto favorevole ad Uribe, dà la misura del marciume della tanto eufemisticamente sbandierata “democrazia” colombiana. Nella sostanza un presidente può essere eletto quante volte si vuole se questa è la volontà politica della maggioranza di un intero popolo, come nel caso del Venezuela. Chavez è stato eletto dalla stragrande maggioranza del popolo venezuelano, che è anche sceso nelle piazze per difenderlo nell’aprile 2002, ed è espressione delle classi oppresse, mentre il narcotrafficante di Bogotà, oltre ad avere un consenso minimo, è espressione della borghesia più reazionaria e sanguinaria del continente. Quindi mai si potranno mettere sullo stesso piano Chavez e Uribe, sia politicamente che moralmente: è un parallelo che non sta in piedi…
Per quanto riguarda il passaggio dell’articolo di Matteuzzi sulla “sicurezza democratica”, non mi trova affatto d’accordo; primo perché il supposto successo sulla “liberazione” di madame Betancourt è stato comprovato che non si è dovuto ad una vera capacità operativa dell’Esercito paramilitare colombiano (…ora che si sono spenti i riflettori non se la caga più nessuno…) e secondo perché dopo l’assassinio di Raul Reyes, compiuto in piena violazione dei Trattati Internazionali, l’insorgenza non è affatto indebolita (basta leggere su internet i vari rapporti di guerra). La politica uribista continua a mietere migliaia di vittime tra le file dell’opposizione politica del paese e ha bisogno dei falsos positivos per riempire il vuoto della sua efficienza: questa dottrina si chiama terrorismo di Stato.
Il fatto che 7 nuove basi USA verranno collocate in Colombia, rappresenta un’aperta dichiarazione di guerra contro i processi progressisti e di integrazione dei vari paesi del cono Sud, questi sì frutto di una reale partecipazione politica.
La Colombia è l’Israele latinoamericana e bene fanno i paesi vicini a non rompere le relazioni diplomatiche con questo governo mafioso.
Saluti a tutti
Andrea
Errata corrige: scusate, volevo dire a rompere le relaziozi diplomatiche
Scusate, mi sembra che state discutendo di problemi di lana caprina. Nel senso che la rielezione di Uribe, o la rielezione di Chavèz o quello tentata da Mel, stiamo parlando di presidenti ben poco democratici. Chavèz, un populista, che con 4 pezzi di pane si compra i voti dei poverissimi dl Venezuela, Uribe che con paramilitari si compra i voti seminando la paura dei colombiani. Ma capite che la situazione in latino america da qualsiasi parte che la guardate è sempre la stessa. Il potere in mano ai soliti noti, il popolo bue che obbedisce.
L’ unico paese veramente democratico è il Brasile, che sta superando con fatica ma con successo tutte le problematiche antiche, e sta diventando la vera potenza latino americana. Voi andate ancora a rincorrere il Venezuela, l’ ALBA, e le cagate di Uribe.
Lula ringrazia.….… Carlo.
Che le cose vadano bene a Lula non mi può che fare piacere… parlare genericamente di “cagate” di Uribe mi sembra riduttivo!
Mauro, sicuramente è riduttivo, ho cercato solo un termine ” elegante”. Comunque tra Chavèz,e Uribe non so chi puzza di più. Di stronzate ne hanno fatte e ne faranno sempre molte,troppe. Sono le facce di una stessa medaglia. Carlo.
Chi scrive vive in Colombia,riporto solamente cio che vedo e sento diretttamente…
Santa Marta nell’Atlantico è stata da sempre la capitale sanguinaria della putrida e mafiosa oligarhia colombiana fin dai tempi dello sterminio degli indios Tayrona,l’assassinio di Bolivar da parte dei Santanderisti, o il massacro dei neri di Cienaga durante la rivolta bananera. Da sempre culla del piu feroce paramilitarismo..oggi mentre scrivo è sconvolta da una serie quotidiana di impressionati onmicidi di limpieza social.…..alla periferia povera nellacosidetta area del pescaito.le aquile nere eliminano sistematicamente tutto cio che è opposizione sociale o mendicanti, tossicomani,indigenti…la comunita gays è sparita dalla citta,praticamente interi settori della societa sono spariti nelle fosse comuni alle falde della sierra nevada.
Dopo le promesse di investimenti in Colombia,l’Italia secondo patner del governo mafioso e terrorita di Colombia entra con enormi capitali di societa private in odore di mafia su tutta la costa…per esempio a Pozos Colorados una societa italiana sta costruendo imponenti edifici turistici extralusso in un progetto chiamato Rocca di Mare…
La famos vineria del centro storico di Cartagena è conosciuta fin dai tassisti come il consolato di cosa nostra in Colombia!!!!! lavora atempo pieno
Nella periferia di Santa Marta Taganga è ormai chiamata Tel Aviv beach perchè li vivono decine di duri israeliani che fanno su e giu per la sierra nevada istruendo paramilitari, in mezzo ad un mare di traffici di armi e cocaina.…
Quell’aria della costa fino a Riohacha è uno deipunti di uscita di migliaia di tonnellate di droga…
Il famigerato assassino giraldo e famiglia famoso da decenni ed incontrastato capo paramilitare ancora impazza…Santa Marta che ha solo cira centomila abitanti detiene il record
mondiale di omicidi giornalieri…come ho detto le aquile negre onnipresenti,le fasce piu deboli sparite
nel nulla.anche un grande numero di stranieri piu italiani oggetto di strane morti improvvise o direttamente
assassinati ‚il povero console onorario
italiano Costantino Failace che vive qui
da trenta anni.quanto avrebbe da dire su tutto cio.….
Trafficanti internazionali vivono tranquilli come don pedro in su casa con fiammanti carte di identita colombiane
emesse dalle autorita colombiane…
Migliaia di appartamenti sulla costa verso barranquilla sono stati comperati dalle finanziarie dei paracos.…Mentre
tutto l’apparato mafioso aspetta l’arrivo dei soldati americani delle famose setta basi con gioia immensa.
Questo è una piccola storia colombiana che dimostra lo squallore criminale della squallida oligarchia colombiana.la incrdedibile e unica potenza finanziaria di questi criminali e il pericolo che corre il mondo.…e sopratutto il silenzio ipocrita e la complicita criminale dell’occi
Guarda, anonimo credo tutto quello che dici. I sistemi che elenchi sono tipici di tutto sud america e centro america. Ho solo un grosso dubbio,notizia fra le altre veramente sconvolgente, quella di israliani che addestrano i para militari. Tutto puo essere, io non conosco cosi bene il tuo paese, ma la Colombia è da sempre in difesa a tutti i nazisti del mondo, evidentemente il mosad, ha deciso di cambiare registro.….…..mah il mondo cambia e io non vedo nulla.…..Carlo.
Caro Carlo, gli israeliani stanno addestrando i paramilitari fin dal 1980, erano allora nella zona del Magdalena Medio, Boyacà, se hai pazienza ti aggiungo qualche dato in più più tardi o al massimo domani, ok? Grazie, ciao
Ammetto la mia totale ignoranza in materia. Certo che di pazzi al mondo ne è pieno. La Colombia ha difeso i nazisti fino a ieri, nascondendoli, partecipando attivamente all’ operazione odessa. Proprio vero che la demenza non ha mai fine. Grazie Annalisa. Carlo.
Riuscire a vedere nei i “quattro” ragazzini israeliani in spiaggia a taganga, pericolosi mercenari al soldo del paramilitarismo mi sembra davvero esagerato. Credi veramente che dopo decenni di violenza e massacri abbiano ancora necessita’ di essere addestrati???
uribe è stato l’unico presidente in colombia che ha causato gravi danni alla guerriglia e al narcotraffico, fin da quando questi ammazzano il nostro paese. è inutile che metta una foto in cui alza il braccio così, uribe non è fascista,ce lo vuol fare semplicemente credere mettendo,appunto,una foto del genere.
chavez,lui sì che ha fatto i danni in venezuela,è praticamente un dittatore…e non riuscirà mai a fare diventare la colombia di sinistra,mai. fanno bene a rieleggerlo ancora uribe, con lui la colombia esce dalla m***a creata dai guerriglieri(finti comunisti imbecilli) e dal narcotraffico(in gra parte mano ai guerriglieri).