La Colombia verso la legalizzazione dell’eutanasia

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Nel Continente sudamericano sono ormai molti gli stati che stanno regolamentando il suicidio assistito, sull’esempio della Spagna e dei più avanzati paesi europei. E l’Italia? E’ ancora molto indietro.
di Annalisa Melandri — per L’Indro* 12 ottobre 2012
 

Il progetto di legge che prevede la regolamentazione dell’eutanasia e il suicidio assistito e che porta il titolo di ’Termine della vita in maniera dignitosa e assistenza al suicidio’, ha ottenuto martedì scorso l’approvazione alla Prima Commissione del Senato colombiano, con 10 voti a favore e 4 contrari.

Proposto su iniziativa del senatore Armando Benedetti, in realtà il progetto di legge vuole solo riempire un vuoto legislativo derivato da una sentenza del 1997 della Corte Costituzionale (la n. 239), la quale — rispondendo a una denuncia di incostituzionalitàdell’articolo 326 del decreto 100 del Codice Penale (che stabilisce una condanna da sei mesi a tre anni di carcere per colui che ’uccide un altro per pietà’) — ne confermava la legittimità ma ne ampliava il significato, liberando da qualsiasi responsabilità penale il medico autore dell’ ’omicidio per pietà’ (come era definito dall’articolo stesso), ove fosse presente la ’volontà libera del soggetto passivo dell’atto’.

La sentenza inoltre esortava il Congresso a intraprendere nel più breve tempo possibile e - “conformemente ai principi costituzionali e alle elementari considerazioni di umanità” -regolamentare il tema della morte dignitosa.

Sulla base di questa sentenza, quindi, dal 1997 a oggi l’eutanasia, ove presente la volontà del paziente, era ampiamente applicata in Colombia senza che i medici corressero il rischio di essere condannati per ’omicidio per pietà’, che nel codice penale colombiano viene tipificato e punito diversamente dall’omicido comune. Questo ha fatto della Colombia il primo paese dell’America latina ad aprire alla legislazione all’eutanasia.

La Corte Costituzionale aveva giustificato la sua sentenza del 1997 con queste parole: “Il diritto alla vita non può ridursi a mera sussistenza, ma implica il vivere adeguatamente in condizioni di dignità”.

Il progetto di legge passato al Senato martedì in Colombia prevede che sia necessario per il suicidio assistito il consenso del paziente, che deve essere maggiorenne, affetto da malattia in fase terminale per la quale non sia possibile una cura e che provochi nel medesimo dolori insopportabili. In caso il paziente si trovi in coma, l’eutanasia non può essere pertanto applicata.

L’iter legislativo prevede che il progetto di legge sia approvato dalla Prima Commissione della Camera dei Rappresentanti e poi in discussioni separate in assemblee plenarie alle due camere del Congresso.

In un paese dove solo dal 2006 l’aborto è legale e solo in caso di malformazione del feto - quando questo mette a rischio la vita della donna o quando la gravidanza è frutto di una violenza - la discussione sulla possibilità di legalizzare formalmente l’eutanasia o suicidio assistito sta provocando dure proteste da parte della Chiesa Cattolica, che ha un peso enorme sulla società colombiana e che si oppone alla proposta di legge in nome della “difesa della vita e della dignità umana fin dal concepimento e fino alla morte naturale”.

Il dibattito è accesissimo e si esprime sulle pagine dei giornali con toni anche caricaturali, quando alcuni editoralistihttp://www.eltiempo.com/blogs/_ser_… arrivano addirittura aparagonare l’eutanasia al nazismo, come d’altra parte fece l’allora ministro italiano dei Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, nel dibattito sull’eutanasia in corso nel nostro paese nel 2006 sul caso Piergiorgio Welby.

Il Segretario Generale Aggiunto dell’Episcopato Colombiano per le relazioni con lo Stato,Pedro Mercado Cepeda, intervistato per ’l’Espectador’ il giorno del primo dibattito, ha affermato che “nessuna circostanza può convertire in legalmente accettabile il fatto di causare intenzionalmente la morte di un essere umano”.

In America latina è vivace il dibattito intorno all’eutanasia ed ha assunto maggior vigore dopo che in Spagna l’anno scorso è stato proposto per l’approvazione un disegno di legge che regola l’eutanasia quando esiste il consenso del paziente. Già nel 2010, il parlamento andaluso aveva varato una legge che dava la possibilità al malato di decidere l’interruzione del trattamento, vietando così l’accanimento terapeutico.

In Argentina,http://www.eilmensile.it/2012/05/11… a maggio di quest’anno, il Senato ha approvato con 55 voti a favore, 0 astenuti e con 17 senatori assenti una proposta di legge (Legge della morte dignitosa) per concedere alle famiglie la possibilità di decidere sugli ultimi istanti di vita dei loro cari, sempre e quando dispongano di una autorizzazione previa del paziente.

Nel Distretto Federale, in Messico, per esempio la Legge di Volontà Anticipata già permette a una persona in ottimo stato di salute di decidere che in caso di malattia terminale non gli vengano sottoposti esami o trattamenti che prolunghino oltre il necessario la sua vita e quindi permette di decidere contro l’accanimento terapeutico.

In Europa, Olanda, Belgio, Svizzera hanno reso possibile il suicidio assistito. In Italia, dove la legislazione è ancora molto arretrata rispetto a questo tema, l’eutanasia attiva è equiparabile ad un omicidio volontario, con il consenso del malato il Codice Penale prevede reclusione da 6 a 15 anni e il suicidio assistito è perseguibile penalmente come “istigazione o aiuto al suicidio”.

Varie iniziative legislative nel nostro paese sono state presentate nel corso degli annisoprattutto dal Partito Radicale e una proposta di legge che regola l’eutanasia volontaria, il suicidio assistito e il testamento biologico è già pronta, ignorata dalla politica. Per questol’Associazione Luca Coscioni proprio in questi giorni sta proponendo uno spot di sensibilizzazione sul tema cercando di coinvolgere malati terminali che facciano da testimonial, con l’obiettivo di riportare in agenda il dibattito sulla ’dolce morte’.

“Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Io non sono né un malinconico, né un maniaco depresso, morire mi fa orrore , purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita, è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche”. (Piergiorgio Welby, lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano)

 

*Pubblicato in esclusiva  su L’Indro www.lindro.it e qui ripubblicato per gentile concessione

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    Patrizia ha detto:

    Mi chiamo Patrizia, il 10 Maggio 2012 mia sorella Gisella affetta da SLA dopo 2 anni dalla diagnosi è mancata, non accettava la sua vita ormai priva di quasi tutto (no parlare, non mangiare, no camminare)e quando anche per respirare avrebbe avuto bisogno della tracheotomia ha deciso di morire.… ma siamo in Italia: c’è il Vaticano, i falsi moralisti e soprattutto gli indifferenti (il problema non è mio)Quale soluzione rimane? lasciarsi morire e così decidendo si va incontro a giorni di sofferenza fisica indescrivibile, i medici ti aiutano, ma fino a che il tuo cuore non si ferma devi soffrire e devi anche preoccuparti del dolore che vedi sul viso delle persone che ti assistono; spesso Gisella mi diceva “vai a casa, riposati, non essere triste… io rispondevo “stiamo ancora un po assieme ne sono felice. Il mio dolore è grande, ma la mia rabbia verso le istituzini è incalcolabile… i bastardi sappiano che Gisella non soffre più perchè è stata una grande persona. Patrizia

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    Pier staccato Paolo ha detto:

    La speranza per il fine vita responsabile è simile alla battaglia per la pena di morte. E cioè la speranza è che siano sempre di più i Paesi a condannare la pena di morte e ad ammettere l’eutanasia contro l’accanimento terapeutico. Due piccioni con una fava -)
    Se la civiltà si espande, il medioevo si restringe… E non è un caso che il vaticano non faccia abbastanza per abolire la pena di morte e che difenda l’accanimento terapeutico..
    Non è possibile togliere la vita a nessuno contro la sua volontà, così come non è possibile obbligare nessuno a continuare una sofferenza contro la sua volontà…La libera scelta dell’individuo è inviolabile, se non arreca danni agli altri.
    Sono due cose che vanno di pari passo? Forse si, secondo me.

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    Annalisa ha detto:

    “Non è possibile togliere la vita a nessuno contro la sua volontà, così come non è possibile obbligare nessuno a continuare una sofferenza contro la sua volontà“
    Proprio cosi’, grazie Pier Paolo

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