Haiti al bordo del caos

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di Annalisa Melandri - 6 febbraio 2016

Nei giorni scorsi le violente proteste popolari registrate ad Haiti e che hanno portato ad una nuova sospensione del ballottaggio elettorale previsto per il 24 gennaio, hanno fatto parlare alcuni media, forse avventatamente,  di rivoluzione, di vittoria, di ribellione mai vista del popolo haitiano.

La cosa certa è che domani, 7 febbraio, ad Haiti scade il mandato del presidente cantante, (o ballerino, dipende dalla vena del momento), Michel Martelly, e il paese si ritrova senza guida. Il che, a dir la verità, non significa un granché, già che Martelly va via lasciandolo praticamente nello stesso degrado e caos in cui lo ha trovato nel 2011 quando ha assunto la presidenza a seguito di elezioni, il cui risultato se ebbe il beneplacito della comunità internazionale (leggi Stati Uniti), molti meno consensi raccolse a  livello nazionale.

Senza dubbio Haiti è uno stato fallito, allo sbando, con o senza presidente, e il popolo haitiano ormai non ha nulla da perdere e non crede più a niente. Nelle elezioni del mese di ottobre scorso l‘astensione fu circa del 70%

I candidati arrivati  al ballottaggio, l‘ ufficialista Jovenel Moise (partito Tet Kale) e Jude Celestìn (partito Lapeh), insieme hanno contabilizzato il 57% dei voti.  

È stato proprio Jude Celestìn a denunciare irregolarità nel processo elettorale, tirandosi fuori  dalla contesa.

Intanto a seguito della visita, richiesta da Martelly  questa settimana,  dell‘Organizzazione degli Stati Americani (OSA),  è stato raggiunto un accordo tra il presidente uscente  e i presidenti di Camera e Senato per la designazione di una presidenza ad interim,  che non governerà per più di 120 giorni. Il ballottaggio definitivo è fissato infatti per il 24 de aprile.

Martelly se ne va domani,  dopo aver informato ufficialmente del  vuoto di potere all‘Assemblea Nazionale.

E se ne va tra grandi polemiche per una canzone che ha lanciato come apertura ufficiale  del Carnevale,  nella quale si esprime in maniera denigratoria ed offensiva verso la nota giornalista ed attivista per i diritti umani, Liliane Pierre Paul. La sua  canzone dal titolo “Dagli la banana” (sic) ha scatenato infatti critiche e proteste da parte dell‘opposizione e delle numerose organizzazione civili di difesa dei diritti umani e diritti delle donne di Haiti.

In questa situazione caotica, al bordo del collasso, sono apparsi nei giorni scorsi  inquietanti personaggi, ex militari della Forza Armata di Haiti, smantellata negli anni‘90, incitando alla violenza. Oggi hanno assaltato e bruciato un posto di polizia.  Negli scontri avvenuti contro  membri dell‘ opposizione, uno di questi ex militari è stato ucciso.

Era stato anche il controverso  Guy Philippe, leader del colpo di Stato del 2004 contro Bertrand Aristide ed attuale candidato a senatore per la provincia di Grand‘Anse, sul quale pesano gravi  accuse di vincoli  con il narcotraffico, qualche giorno fa ad incitare i suoi fedelissimi  alla violenza,  nel caso di formazione di un governo interino a partire dal 7 di febbraio. 

Non è chiaro intanto come e chi dovrebbe scegliere il presidente ad interim e quali i passi da seguire. In teoria l‘accordo prevede che i partiti politici in sinergia con  organizzazioni della società civile decidano sulla  persona pu adatta a tenere le redini, almeno formalmente,  del paese.

Niente  di più difficile, al momento.  

 
 

 

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